Davide Mattei da Fiumicino ha 21 anni. E (per ora) non ha niente da dire.
Per contro, non sta zitto un attimo.
Se appena ha un secondo di traccia lo riempie gemendo belando urlettando falsettando ansimando: a suo modo è rappresentativo di un’era in cui si emerge sbalordendo (e imbalordendo) il pubblico di parole, di post, di vocali, di tweet, di dichiarazioni, di commenti. Quando tace, nel suo secondo album C@RA++ERE S?EC!@LE, è per far dire cose altrettanto inconsistenti ai suoi riveriti ospiti, venuti a farsi vedere perché la risposta a quella famosa domanda di Nanni Moretti è “ti si nota di più se sei dappertutto”. Il che finisce per far sembrare anche il suo album uno di quei programmi tv in cui appaiono sempre le stesse facce che devono promuovere qualcosa e che il presentatore cerca di far sembrare interessantissimi. Davide Mattei in arte ThaSup(reme) ha 21 anni, e per la seconda volta su due è
Il numero uno. E tanto per dare altri numeri, il suo disco di debutto 23 6451 è nella classifica dei presunti album della FIMI da 151 settimane (arrotondiamo: tre anni), e attualmente è al n.23.
Davide Mattei da Fiumicino in arte ThaSup (ora) ha 21 anni ed è abbastanza diffusamente (se non unanimemente) considerato un genio, un innovatore, un talento libero da schemi. È uno di quei ventenni che piacciono anche agli adulti, forse perché non lo vedono: tutto ciò che abbiamo di lui è il suo fumettino fumatino con la vezzosa felpa viola il cui colore potrebbe alludere a una bevanda che concede ai giovani altre opportunità di andare via di testa – perché non sia mai che vengano afferrati da due minuti di lucidità, eh.
Davide Mattei da Fiumicino ha 21 anni e quando il suo compiaciuto lallare inizia a trasmettere una noia suprema e lancinante, non si può non tenerne conto. In realtà non c’è un’età precisa in cui si può cominciare a pretendere di più da qualcuno: è ozioso (ma divertente, veh) fare mente locale e considerare che alla sua età, qualcuno aveva già mandato a gambe all’aria i Sex Pistols o aveva scritto le parole di Satisfaction, perché è anche vero che a 21 qualcun altro era ad Amburgo a suonicchiare con i suoi amici teenager, e un altro cambiava cognome e pubblicava un primo disco di vecchie canzoni folk. Poi c’è quella che a 21 anni faceva le commedie musicali a Roma mentre tutti puntavano su sua sorella maggiore, ma anche quella che a 21 anni era già considerata finita dopo la fiammata di Wuthering Heights. C’è quello il cui album di debutto conteneva già una buona quota di greatest hits (Le cose che non dici, Rosso relativo, Xdono), e quella che aveva inciso il primo disco in inglese perché all’epoca non guardava Sanremo e pensava che gli italiani stessero per dire addio alle canzoncine gnégnégnose (…poi, ha capito). E poi, mettiamoci la faccia: chi vi scrive a 21 anni era un solenne idiota, e non può dire di essere migliorato tantissimo – mentre Davide Mattei non è un idiota, e può certamente migliorare tantissimo. Però i venti pezzi di C@RA++ERE S?EC!@LE si distinguono dalla massa informe di contenuti sonori per telefonini (cioè quello che alcuni si ostinano a definire #musica) per varietà e velleità, e viene quasi da pensare che Davide Mattei sia così facile ad annoiarsi che le sue stesse canzoni sembrano mutare forma nello svolgersi come delle lava lamp (accludo foto di lava lamps, non si sa mai che qualche under 25 capiti qui e mi legga).
Però Nella Mia Umile Opinione ThaSup, che ha perso le ultime 4 lettere, abbandonando il “reme” (…non escludo che sia per motivi di marketing nonconflittuale con un noto brand) (non escludo più nulla, ormai) riesce a spiccare nella nuova generazione di artisti ITALIANI anche perché si trova nella posizione di quello che arriva e apre una trattoria ammodo in una landa dove a ogni angolo c’erano tavole fredde dove si mangiavano carogne marce schifose e maleodoranti i cui avanzi venivano riproposti anche la sera dopo e quella dopo ancora, per mesi e anni e lustri da cuochi che se la tiravano da chef pieni di spocchia, blanditi da critici privi di papille e papelle, e da fans persuasi che la peggio sbobba fosse piena di hype figoso che i boomer non capivano. Mattei dà il meglio della sua immaginazione nella preparazione delle basi, che impiatta con visibile divertimento. A volte ostenta, vuole strafare anche se non ha niente di particolare da mettere in tavola: sa che il pubblico è così abituato all’insipido, che appena concede una mezza idea di sapore all’ascoltatore, questi spontaneamente emetterà i suoi stessi urletti e falsetti, quelli che passano per la prova provata che ThaSup sia supremamente preso da quello che sta dicendo. E qui, c’è un dettaglio importante: il dogma che i miei colleghi si sono autoimposti è che i suoi testi siano pura musicalità, e non vadano realmente ascoltati. Ci si può provare. Ma su venti pezzi, è difficile non fare caso al fatto che gli spunti siano sempre quei due-tre, come nell’album precedente: la suprema esperienza di vita del Sup è stata 1) andare a scuola consapevole che era inutile, perché non avevano niente da insegnarli, e 2) assumere di continuo sostanze mediamente narcotiche.
Ebbene: yeah.
C’è un solo momento, all’inizio, in cui sembra a tanto così dallo scoprirsi:
“Non mi aspettavo così da grande (Okay)
Eppure il mondo era diverso (È okay)
Spero si avverino ‘ste mie speranze che ho
Ma, se ci penso, forse avevo (Forse avevo)”
…Beh, non sperate che arrivi qualcosa. Non vi dirà cosa (forse) aveva. Non completa: forse lascia a VOI, il compito di completare. È tutto così, solo qualche tratto di matita che non diventa mai dipinto, però neppure quadretto: rimangono solo disegnini. Se il dogma è che il nientedadire sia in realtà la sua forza, per me va bene – ma dopo dieci pezzi il nientedadire inizia già a mostrare tutti i suoi limiti, e spiega perché metà del successo di Davide Mattei stia (per ora) nell’aver affidato alla sua raffigurazione fumettata e ai suoi caratterini specialini il compito di evocare un immaginario sognante.
Sedicenti singoli. E qui vale la pena notare che Mattei non riesce a squassare la classifica dei sedicenti singoli come ci si aspetterebbe dal suo brand marketizzatissimo: solo (come dire) sei delle venti tracce (con undici featuring) provenienti dal suo Cratere Speciale entrano in top 10, e nessuna sale sul podio a unirsi a quella che già ci ronzava attorno da tre mesi, ovvero S!R!, con il doppio featuring di ReMida Lazza & Sferoso Famoso. Canzonetta che a sua volta deve contentarsi del n.2 e inchinarsi al primato di Ricordi dei Pinguini Piacioni Pucciosi: la nuova canzone cicciosa della #irriverente band bergamasca si conferma n.1 nel podio completamente ITALIANO delle canzoncine. Tra l’altro, anche i Pinguini fanno parte del cast dell’album del felpato giovane PRODUCER, in una collaborazione artistica che sa di un’autenticità suggerita dai rispettivi manager. Vale la pena poi sottolineare che Mattei è un prodotto pensato per l’utenza di Spotify, ma non per quella più ampia e trasversale di YouTube. Colgo l’occasione per uno di quei confrontini che appagano solo me e cinque o sei di voi.
Non vi sfuggirà il fatto che la classifica FIMI somiglia molto a quella di Spotify e per nulla a quella di YouTube. E non vi sfuggirà nemmeno il clima pop-vacanziero-caciarone che, ancora a ottobre, rallegra la classifica della seconda, in cui ThaSup è decisamente meno rappresentato. Ma non dovrebbero sfuggirvi neanche (a voi non sfugge niente, diamine) i numeri di visualizzazioni di quest’ultima, verosimile corpo elettorale della nazione musicale.
Altri argomenti di conversazione. Tornando agli album, Botox del PRODUCER Night Skinny cede la vetta ma tiene il secondo posto, mentre Sirio di Lazza compie sei mesi di vita con un perentorio terzo posto. Al n. 4 c’è Noi, Loro, Gli Altri di Marracash che veleggia verso il suo primo compleanno, e al quinto posto c’è un disco ancora più stagionato: Taxi Driver di Rkomi, uscito diciotto mesi fa. Ma al n.6 viene interrotta questa coazione a riascoltare, grazie all’ingresso di Manuel Agnelli e del suo Ama Il Prossimo Tuo Come Te Stesso (ah, che bel titolo significativo). Alle sue spalle, l’unico non ITALIANO di questa classifica comunque rigorosamente, santamente al maschile: Bad Bunny, con Un Verano Sin Ti. Completano la top ten altri dischi sui quali si è posato da settimane il primo strato di polvere virtuale: al n.8 Blu Celeste di Blanco (uscito 56 settimane fa), al n.9 Il Giorno In Cui Ho Smesso Di Pensare di Irama (32 settimane fa), e al n.10 Persona di Marracash, uscito tre anni fa e mai sceso, mi pare, sotto il n.20. Mentre i Verdena, emblemi della Generazione Verdena, scendono sparati dal n.2 al n.28 dopo una settimana di laudi. The End, So Far degli Slipknot entra al n.20 (scusate se mi commuovo: li ho visti nascere). Viceversa, Fossura di Bjork, che forse nella vostra TL è stato per un mese il disco più discusso, entra trionfalmente al n.52, Il che va a dimostrare che la gente parla parla parla, eccetera. Temo che il maggior ricordo che lascerà Fossura sia aver fornito il destro agli infaticabili della sagacia per una piccola ventata di calembour inneggianti alla Fessura.
(EP2 di Baby Gang per ora non si giova dell’arresto dell’artista, anzi: dal n.74 scende al 72, mentre Crimi di Simba La Rue in effetti sale dal n.94 al 90: bella per Simba! Infine, un ultimo piccolo dato: nella classifica dei presunti album, sette dei primi dieci titoli sono distribuiti da Universal, mentre in quella dei sedicenti singoli, nove delle prime dieci tracce sono distribuite da Sony. Credo sia grazie a questo che, come leggo un po’ ovunque, la musica ITALIANA vive un momento di straordinaria vitalità e originalità: dovremmo davvero ringraziare ogni giorno la nostra fortuna. Tra l’altro, in classifica ci sono 19 album non ITALIANI su cento. Direi che Morganetto (come sempre) ha ragione, bisogna fare una legge per proteggere la musica patriota e spazzare via del tutto questa marmaglia straniera – e già che ci siamo, vorrei rivolgere un messaggio a Grecia e Albania: DOVETE DORMIRE PREOCCUPATE.
(Etiopia e Libia no, tranquille, anzi: vedano di lasciarci dormire)
Lungodegenti. Il segnetto ÷ di Ed Sheeran celebra le sue 292 palindrome settimane in classifica al n.80, e nel club dei bicentenari lo segue (per ora) un uomo solo, Salmo con Playlist Live (204 settimane); poi ci sono gli ultracentenari: Re Mida (Aurum) di Lazza (uscito 188 settimane fa), Fuori dall’Hype dei Pinguini Carini (183 settimane), i già citati Persona di Marracash (153) e 23 6451 di ThaSupreme (151), un’altra non ITALIANA e per di più femmina, Dua Lipa con Future Nostalgia (132), Tedua con Vita Vera Mixtape Aspettando La Divina Commedia (che aspetta da 122 settimane), e Gemelli – Ascendente Milano di Ernia (120). Fanno nove album con oltre due anni di militanza continuata in classifica, e ne sta arrivando un decimo – manca un mese, ma arriverà, voi nel frattempo cercate di indovinare (indizio: è il disco pensato per portare il rap italiano a livello mondiale e blablabla. Ma ha finito per starsene più comodo a casa). Sei album in top 20 sono in classifica da più di un anno. In compenso, escono subito dalla top 100 un sacco delle nuove entrate della settimana scorsa: Edda, Banco Del Mutuo Soccorso, Editors, 5 Seconds Of Summer. Escono anche Lizzo dopo 4 settimane, e Ozzy Osbourne dopo 3 settimane, che non è nemmeno poco, con rispetto parlando. Perché sono tempi difficili per i vecchi, persino per i
Pinfloi. Animals scende (muggendo e ringhiando) dal n. 24 al n.50. Di The Dark Side Of The Moon e di The Wall, che un tempo qui pascolavano pastorali (il primo) o paranoici (il secondo) non v’è traccia, e credo che sarà così fino a sotto Natale. Temo di dovervi dire che questa porzione finale della rubrica, rassicurante come tornare a casa e riscaldare le proprie ossa accanto al caminetto, non vedrà il 2023, e non sentirà a lungo un suono di campane che attraverso i campi, inviterà i fedeli ad ascoltare mentre il magico incantesimo viene recitato con dolcezza. Che malinconia, vero? Ma grazie per aver letto fin qui. A presto.
Caro Madeddu,
sempre gustose le tue cronache dalla galassia italiota che non leggevo da un po’.
A proposito di confronti tra le varie classifiche, vedo che trascuri l’audioplay che invece è molto istruttivo e dove in realtà si forma la memoria collettiva più ancora che su quella Fimi che è invece interessata alla sola monetizzazione dei suoi affiliati.
1 abbraccio
Illustrissimo! Vedrò di fare ammenda. Grazie.