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Tafkat. Episodio V. Ed Sheeran, il gattyno che canta

Ed Sheeran è un punto di arrivo, è tante cose che dovevano succedere. È la rivincita del nerd, che bilancia la famoseria aggressiva di Rihanna, Beyoncé, Gaga, Katy Perry, Miley, Kanye West. È la controffensiva della musica bianca – di più: bianchiccia, niente a che vedere con Justin Timberlake. È il cantautore globalone dell’epoca di Spotify che mette d’accordo i gusti degli italiani (seconda settimana consecutiva in testa) con quelli dei vietnamiti (anche se come potete immaginare, per il n.1 in classifica se la deve giocare con Son Tung M-TP), dei cileni (con ovvio braccio di ferro con Mon Laferte & Juanes) e dei marocchini (dopo un appassionante testa a testa con Ibtissam Tiskat, che tutti ricorderete nel talent-show Arab Idol). sheeran

Ed Sheeran sul trono del mondo. È un buon segno, un cattivo segno? Non è un segno?

Voi saprete che c’è gente alla quale il calcio, semplicemente, non arriva. Mentre ce n’è altra che non si dà troppa pena per la moda, e i pantaloni con lo sbregone sul ginocchio li aveva buttati via negli anni 90 insieme al tre bottoni. O per le auto: basta che porti dal punto A al punto B. Personalmente temo di appartenere a quelli per i quali un ristorante a qualche stella o un McDonald’s non fa molta differenza. Non è un vanto. Mi è capitato più volte per lavoro di avere nel piatto cose preparate da cuochi (si può dire cuochi?) anche molto famosi. E mentre mangiavo, pensavo “Okay, mica male”. Ma se nel piatto ci fosse stata una piadona con la bresa, per me non sarebbe cambiato molto. Non offendetevi: va così. Bene. Il punto è che secondo me c’è gente come noi che se la mena tantissimo per la musica, per gli arrangiamenti, gli impiattamenti, i campionamenti, l’agrodolce, il featuring, l’abbinamento. Ma per tanta altra, Chainsmokers e Maroon 5, Pharrell Williams e Drake, Adele e Taylor Swift sono più o meno la stessa cosa. L’importante è che non capiti qualcosa di troppo difficile e speziato, roba pesante che rimane sullo stomaco. sheeran gif

Quindi, come fa una cosa a piacere a tutti? Dev’essere il più neutra possibile. Così, ognuno mangia il suo piatto nazionale – nel nostro caso, Fabrizio Moro, n.2 della settimana – ma Ed Sheeran ha trovato il modo di piacere all’utente-massa, di volgere lo scenario musicale a suo vantaggio, creando un prodotto sonoro commestibile in tutto il pianeta. Nella Mia Umile Opinione l’intuizione interessante in Sheeran è la controtendenza rispetto ai tanti bianchi che cercano di suonare nero. In America, il 2016 è stato l’anno di Drake. Cosa puoi fare, se sei un inglese roscio? Essere l’opposto di Drake. Così in ÷ (per gli amici, Divide. Seguito di + e x) (non sto scherzando) sfodera i pifferini irlandesi alla Titanic che avevano fatto le fortune dei The Corrs, più brani da britanno che scopre quanto è pittoresco il resto del mondo tipo Barcelona o Bibia be ye ye (ghanese per “Hakuna matata”), e quando si cimenta con un rap (New man) va per un flow che non cerchi nemmeno lontanamente di suonare come un bro, yo. Non vado in dettaglio sui brani, tanti articoli in questi giorni lo hanno fatto, il migliore che ho letto è di Gianni Santoro su Repubblica che si sofferma sull’uso e dosaggio degli ingredienti, su una mancanza di originalità ottenuta con pazienza, e di cui prende atto con un dispiacere che però non condivido: per me ci era semplicemente andata di lusso fino ad ora. “Alla musica bisogna avere il coraggio di chiedere di più”, dice Santoro. Ma cosa? Più sapore? Più acqua, meno acqua? Risposte? Domande? sheeran chitarra

Lo streaming sta fissando la nuova aristocrazia, sta spazzando via dalle orecchie del mondo Madonna, U2 e RHCP e tutti gli altri vendono immensamente meno dei nuovi big, i loro concerti-messa continuano a richiamare adunate di fedeli ma persino per i pesi massimi del decennio scorso è dura, da qualunque reame provengano: Coldplay e Linkin Park e P!nk e Britney e persino i Weezer, tutti inseguono le delizie del pop alla svedese – Robbie Williams non l’ha fatto e l’ha pagata cara. Sheeran invece ha cercato di incidere “The biggest fucking pop album it could be”. Non sono nemmeno convinto che gli piaccia quello che fa. Che sia convinto è chiaro (“Scommetto che venderà più del precedente. Non credo che ci sia alcuna possibilità che venda di meno. Quello dopo, prometto che venderà meno, ma non questo”) ma che gli piaccia, chi lo sa. Eppure, a suo modo, quella di Sheeran è anche la vendetta della musica sull’immagine – anche se la sua faccia bianca come squacquerone, gli occhialoni, i capelli frastagliati color gattino, è talmente estrema rispetto all’impeccabilità degli altri che buca il display quanto la loro. Ma lui i dischi li deve vendere davvero, non è Lady Gaga, che può permettersi di fare flop ed essere lo stesso sinonimo di successo e spettacolo. Lui di spettacolo non ne fa troppo, dal vivo suona da solo (“È un grande argomento di conversazione”). Ma tanto, ai concerti dell’Uomo Gattyno non ci andranno i miliardi di ascoltatori, di utenti che popolano questo pianeta. A loro basta una musica che ricorda qualcosa, senza qualità eclatanti – e questa forse è una qualità. Più o meno bella. Che dove la metti, sta. E che non rimanga sullo stomaco. stato sociale

Resto della top 10. Come vi dicevo, al n.2 c’è Pace di Fabrizio Moro. Ermal Meta scende al n.3, Mina&Celentano al 4, i ComunistiColRolex risalgono al n.5. Al n.6 entra Lo Stato Sociale, con Amore, lavoro e altri miti da sfatare; Gigetto D’Alessio sale al n.7. Chiudono TZN Ferro, la reunion dei Decibel al n.9 e Anime di carta di Michele Bravi. Escono dalla prima diecina Samuel, Le Luci Della Centrale Elettrica (dopo una settimana), Fiorella Mannoia.

Altri argomenti di conversazione. Crolla La Giusy, dal n.11 al n.29. Entra al n.44 Marco Ligabue, fratello di MiticoLiga, incide per una indie. Al n.55 nientemeno che Don Backy. Entra al n.72 l’ultimo album dei Modena City Ramblers – l’ultimo dei Gang è già uscito dalla classifica. Il best di TZN festeggia al n.36 la 120ma settimana in classifica. Ci sono ben due artisti stranieri in top 20 – ovviamente inglesi – e sono Ed Sheeran e Coldplay. Allargando alla top 50, i nomi stranieri sono otto. Tenete conto che tra questi ci sono Rolling Stones, Pink Floyd, Nirvana. Ah, un’altra cosa sugli stranieri: gli americani come sapete sono oggetto della nostra giusta sudditanza quasi quanto gli inglesi, ma ce ne sono solo dieci nella top 100, e solo sei di loro sono vivi o in attività. Uno solo non è bianco – ed è Miles Davis, che da un mese è in classifica con Kind of blue. MilesDavisKindofBlueVi ricordate quando per un anno intero tra gli hipster è stato obbligatorio comprare My life in the bush of the ghost dei due saputoni? Chissà se Kind of blue è il nuovo album con cui rendersi interessanti. In ogni caso Miles Davis ci porta immancabilmente a

Miglior Vita. Sono – ah, che interessante concordanza – anche gli album in classifica per artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di programmi di Paola Perego; li guida il sempre spumeggiante Nevermind dei Nirvana al n.43 (più dieci posizioni rispetto alla settimana scorsa). E per finire,

Pinfloi. The dark side of the moon sale dal n.47 al n.33 – un incremento nella disperazione quieta che potremmo ricondurre al morbillo che avanza. Se sale The dark side, necessariamente scende il maggior indicatore di cupezza, The wall, dal n.62 al 69. Mentre Wish you were here, il meme dei Pink Floyd, scende dal n. 49 al n.54, ma non rappresenta niente. Però sapete, dove lo metti, sta.

2 Risposte a “Tafkat. Episodio V. Ed Sheeran, il gattyno che canta”

  1. Potremmo fare il toto-hipster del prossimo disco as-so-lu-ta-men-te imprescindibile. Io dico In den Garten Pharaos dei Popol Vuh.

  2. Eh, non sarebbe male – ma credo che la componente angloamericana sia imprescindibile.

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