AMARGINE

Ragazzi immaginari – The Classifica 9/2024

È ovvio che questa rubrica ha lettori prevalentemente sopra i 30 anni. Come qualunque rubrica.

E non sarebbe una novità se rimaneste interdetti davanti al personaggio al primo posto nella classifica dei presunti album più ascoltati in Italia. In fondo succede regolarmente, e anche quando il beniamino dei teenager ITALIANI (perlopiù maschi) in cima al mucchio ha superato per qualche motivo la barriera dell’età (Sferoso Famoso, Lazza, Geolier, Blanco) credo che pochissimi adulti abbiano idea di come suonino i loro prodotti. In questo non c’è niente di strano.

Quello che è strano ed è il grande, carmelobeniano Non Detto di questa fase è che in molti casi, e il caso di oggi è forse solo il più eclatante, anche la grande maggioranza dei ragazzi, la grande mandria indistinta che gli analisti delle case discografiche devono mungere per vivere, non ha la minima idea di chi sia…

Il numero uno. Se volete prendervi la briga di andare fuori da una scuola media inferiore o superiore di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Bari, Firenze (…fermatemi) facendo il nome di Tony Boy, pochi giovanissimi esperti di rap game vi guarderebbero con aria sapiente, o zii, informandovi che Nostalgia (Export), il suo quarto album, è n.1 in classifica. Solo quelli più attenti e nozionisti (quelli che superano i livelli più banali del rap game), quelli che si segnano tutti i mille featuring di tutti i mille singoli rap che escono in un mese, saprebbero citare le sue collaborazioni con Ava, Capo Plaza, Sick Luke, Artie 5ive (tutti nomi anche molto importanti ma per ora nessuno nel pantheon del rap italiano, che pure è sovraffollato in modo ridicolo).

Ma solo in una città vedreste i brufoli illuminarsi al solo menzionare Tony Boy: Padova. Il 24enne Antonio Hueber, che fino ad ora in carriera aveva ottenuto tre dischi d’oro (il minimo sindacale per un rapper negli anni 20) ma nessun platino (!) ha il suo bacino elettorale nella città nota per San Tony. Una fan base decisamente locally based, sufficiente a mandarlo al n.1 nel periodo di calma post-Sanremo. E senza nessun singolo non dico tra i primi dieci, né venti, né trenta canzoni più ascoltate da noi ITALIANI. Ma neppure in top 40.
Da un lato, questo conferma che la classifica importante nel comparto dei prodotti con suonini per adolescenti non è più quella dei presunti album, ma quella delle canzoncine. Ce ne siamo fatti una ragione: non è epoca per romanzi, ma per barzellette; non è tempo per film ma per spot pubblicitari; non c’è pubblico per monologhi, solo per faccine; non è clima per danze, fate piuttosto mossette.

Ma dall’altro lato della luna, quello oscuro, c’è un fenomeno che in un certo qual senso può consolare quanti tra voi ogni volta che si trovano davanti a un musico sconosciuto gemono (non credo di vero dolore): “Sono vecchio, sono anzyano, sono boomer”.

L’età non fa la differenza che credete. E non solo per Tony Boy. Il quale però torna particolarmente utile per cercare di descrivere questa balcanizzazione della musica per teenager (con tutto il rispetto per i Balcani, che saluto). Ogni giorno escono centomila canzoni, metà sono di artisti straordinari che esprimono il disagio di noi giovani come nessuno, metà della metà sono di star pronte per il trono, che hanno già fatto registrare dozzine di sold-out per il loro tour che si svolgerà l’anno prossimo (quando tutti si saranno dimenticati di loro, ma i biglietti sono in vendita ORA comprali ORA se non vuoi che – oh no, troppo tardi). Ma stanno diventando semplicemente troppi – per questo Amadeus ha bisogno di un Festival con ottomila concorrenti e un miliardo di mediapeople.

Nessuno arriva a tutti. Ma non solo. Nessuno arriva a TANTI.
Un bel po’ di gente arriva a un numero sufficiente di gente.
Lo so, non è un’affermazione da ufficio stampa, getta un grigiore insipido sul nostro ambientino di outsider glamourosi in tossicodipendenza da hype. Ma questo è il nostro comparto, oggi.

E così, Tony Boy. Sono andato a cercare recensioni su di lui. E a oggi, non ho trovato quasi niente. Eccetto sul sito rapteratura, che non conoscevo – molto asciutto e utile. Dopo di che ho ascoltato un’intervista di su Esse Magazine, in cui Dikele tratta Tony Boy con grande rispetto e incoraggiamento ma fa una fatica sisifica a tirargli fuori qualcosa. Poi ho ascoltato Tony Boy eseguire i suoi pezzi con una band, senza quel’overdose di autotune nel quale indulge più che in tutte le sostanze in cui indulge (…bene la band. Lui, fa quello che può. È il massimo che posso dire, anche se una volta fatta l’abitudine alle fatiche vocali, ogni tanto con il suo parolare pallido e assorto un sopracciglio me lo ha fatto parzialmente sollevare). E infine, tre giorni fa, quasi costretti dalle circostanze (leggi: dal n.1 in classifica) sono arrivati gli Arcade Boyz, che dopo aver messo le mani avanti con i fanboys di Tony Boy (…quanti boys in questa frase, nevvero? LOL), hanno ostentato faticosamente la loro approvazione per i quattordici brani (35 minuti) di Nostalgia (Export). Ho molta stima per gli Arcade Boyz, e per questo riporto ammirato il picco nel loro sforzo di apprezzare il prodotto senza inimicarsi la fanbase del loro omonimo Boy.

“Quella roba della trap shit drill è passata in mano ai ragazzi di seconda generazione mentre i ragazzi che una volta facevano trap drill che ovviamente ora non sono più credibili sono passati a fare il boom bap – però non sono capaci perché hanno problemi tecnici. I più fortunati fanno il pop – quindi vendono – e questa roba che è una wave più vecchia a livello di anni, è figa perché la rinnovi e la rinfreschi e la porti avanti e non rimane la moda del momento, che la devo fare come tutti gli altri”.

(Arrigo Sacchi avrebbe detto: “La biscia si rivolta al ciarlatano”)
(la bìssia, per la precisione)

Il game si fa peso e tetro, nessuno ormai può più dire di niente “Ma questo è un paciugo inascoltabile”. Perché poi, alla fine, lo è e non lo è.
La produzione dei prodücers (dodici, se ho letto bene – non ci sono molte informazioni in giro) rende penosa la maggior parte dell’album, ma se un giorno la multinazionale che ha mandato Tony Boy al n.1 (la nuova Warner ricolma di piccoli incrociatori di numeri) deciderà di spostarlo verso il pop, forse gli farà un favore. Forse in tempi più semplici e musicali Antonio Hueber sarebbe stato un buon cantautore, oggi deve misurarsi col cretinismo del game e adattarvisi. Però ha trovato qualcuno che lo ha mandato al n.1 e gli ha fatto avere i suoi 15 minuti di notorietà. Gli auguro di averne tanti altri. Ma anche di avere 15 minuti di musica migliore.

Resto della top 10. L’album dell’outsider padovano ha posto fine al regno dorato di Mahmood, durato una settimana, ma Nei letti degli altri si sdraia momentaneamente al n.2, davanti ad altri due sanremesi: Annalisa (n.3) e Alfa (n.4). Al n.5 c’è Sferoso Famoso e al n.6 Geolier, diventato sanremese pure lui, e corresponsabile del n.7 della compilation Sanremo2024.

Ma ovviamente tutti i cuori dei boomer di sssinìztra battono per un solo nome, ed è CCCP: finalmente è arrivato in classifica l’album della band che ha cambiato radicalmente, profondamente, visceralmente questo Paese, o così perlomeno diceva il tipetto che li ha presentati a Berlino. Altro che nuovo nuovo fa il suo trionfale ingresso al n.8, davanti al disco di debutto di Clara e a un’altra new entry, Mezzosangue col disco già pubblicato, ma ora in edizione addizionata.

Altri argomenti di conversazione. Escono dalla diecina nobile Kanye West, unico straniero tra i primi venti (n.16) ma soprattutto i Club Dogo (n.13), proprio alla vigilia della loro interminabile serie di concerti al Forum di Assago. Ci sono 38 album distribuiti dalla Universal in classifica, con 25 targati Sony, 19 Warner; tra le minors, 4 prodotti a testa per Believe e Self. L’album più anziano è anche questa settimana Re Mida di Lazza, pubblicato il 1º marzo 2019, e da cinque anni esatti in classifica senza mai uscirne. Gli altri lungodegenti, li ho elencati la settimana scorsa, questa settimana saltiamo.

Sedicenti singoli. Ribadito che Tony Boy non è entrato in top 40 (e questo, temo, prelude a una sua rapidissima caduta dal trono conquistato in gran parte grazie ai vinili acquistati dai fans), la classifica delle canzoncine testimonia la terza settimana consecutiva di granitica fedeltà alla Sacra Kermesse da parte degli ITALIANI, con la top 5 dei sedicenti singoli identica da venti giorni. E pertanto guidata da Tuta Gold di Mahmood, seguita da IpmeTupte di Geolier (n.2), Sinceramente di Annalisa (n.3), La Noia di Angelina Mango (n.4), Casa Mia di Ghali (n.5). La vera notizia è che la necessità assoluta di continuare ad ascoltare le hit della Sacra Kermesse nega un posto tra le prime cinque al nuovo singolo di Re Mida Lazza, il cui 100 messaggi – unica nuova entrata – riesce giusto a sottrarre a The Kolors il n.6. So che volet sapere dei Ricchi & Poveri (i CCCP dei vostri genitori): salgono, ma non riescono a entrare in top 10, fermandosi proprio al n.11.
Migliora la percentuale di stranieri in top 30: ce n’è uno. Ed è Beautiful things di Benson Boone, 21enne tiktoker americano, in perentoria e irrispettosa ascesa al n.27. E non c’è molto altro da dire, se non parlare di

Pinfloi. The dark side of the moon scende dal n.55 al 56. E lo trovo un atteggiamento saggio, quel passo indietro che dovremmo fare un po’ tutti per riflettere su – boh.
Bene. Grazie per aver letto fin qui. A presto. E Bene.