AMARGINE

IL FILM COMICO DEI LED ZEPPELIN

Sta per tornare nei cinema The Song Remains The Same, film che ha molto in comune con This is Spinal Tap. Forse anche qualcosa in comune con A Hard Day’s Night – anche se finisce per essere un po’ un pastrocchio come Help! Il problema è che questi volevano essere film intenzionalmente buffi. Il film-concerto dei Led Zeppelin invece fu distrutto dai critici quando uscì, nell’ottobre 1976, perché ritraeva una band che sembrava totalmente priva di senso del ridicolo e della realtà (elementi che spesso, confinano). Insieme a Bohemian Rhapsody dei Queen fu uno degli argomenti che rafforzarono la convinzione del punk che fosse venuta l’ora di spazzare via la pomposità del rock.

Cosa potrebbe dire un vero critico musicale. Che il film documentava concerti di oltre tre anni prima (non a caso la colonna sonora ruota quasi del tutto attorno a Houses of the Holy) e non il suono cui erano approdati in quel periodo, con Physical Graffiti e il suo rock urbano e molto americano (non una qualità, per la nuova moda londinese tutta spille e sputi). I pezzi scelti per il film sono quasi tutti lunghissimi, privi non solo dei set acustici (recuperati dal Led Zeppelin Dvd) ma anche di quei pezzi brevi e di energia primordiale e concentrata che molti gruppi punk cercavano di copiare (da Immigrant Song a Communication Breakdown). Ma alla fine, il fatale ritardo nella consegna diede la sensazione che il rock fosse fermo e del tutto ignaro di tutte le tendenze del momento (oltre al punk, anche l’elettronica e la disco) fu fatale: il film andò benissimo, il doppio live pure, ma la critica, già saltata opportunisticamente sul carro dei Sex Pistols, si unì a loro nel massacrare i Led Zeppelin.

Ma per fortuna, non siamo qui per fare critica. Bensì per valorizzare i momenti più ghignosi del film. E si comincia subito: ancora prima che inizi la musica, in un preludio gangsta che annoda un filo sotterraneo tra Led Zeppelin e rap poi cucito da Puff Daddy campionando Kashmir (altro pezzo ovviamente assente dal film). Ecco quant’erano avanti i Led Rappelin.

2:05 – PRONTI VIA: FAMO UNA STRAGE
Ci sono un licantropo, un uomo senza faccia, un robot (si direbbe, dal sangue multicolore che zampilla quando viene decapitato dalle pallottole) e come nelle barzellette, un italiano (mafioso, ovviamente). Stanno giocando a una specie di monopoli nazista, quando vengono interrotti dal manager del gruppo Peter Grant e il tour manager Richard Cole, che propongono agli spettatori questa loro fantasia da boss in cui riportano la giustizia nel mondo mitragliando in stile Al Capone. Quale gruppo porta al proscenio manager e tour manager? Diciamo pure: nessuno. No, ok, forse uno: guardacaso, i Sex Pistols. In ogni caso, sta per arrivare qualcosa di ancora più criminoso.

7:22 IL CASCHETTO DA PAGGIO DI JOHN PAUL JONES
Rivedendosi, se ne pentì. Ma era troppo tardi. I suoi bambini sono pettinati in modo meno infantile. Dettaglio: quando venivano girate le sequenze delle fantasie personali dei componenti del gruppo, nessuno degli altri poteva guardare. “Ognuno sapeva che gli altri sarebbero morti dalle risate” (John Paul Jones).

8:31 GLI OCCHI ROSSI DI JIMMY PAGE
O Jim, stai forse alludendo alla tua nomea di satanista? O dobbiamo assumere che stai assumendo più eroina del solito?

12:38 ROCK AND ROLL!
Oh, finalmente. Questa è la parte che vale il prezzo del biglietto. Un inizio di concerto come questo, non ce l’ha nessuno. Perché questa del Madison Square Garden è una scena buffa? Per l’aneddoto quivi: il regista Joe Massot (regista anche di Wonderwall, film del 1968 il cui titolo potrebbe dirvi qualcosa) raccontò in un’intervista che le immagini avevano molto infastidito “alcuni componenti della band”, perché sembravano deliberatamente esaltare una parte dell’anatomia del frontman. E completò il tutto dicendo: “Non è colpa mia se Robert Plant ha un uccello così grosso”. Esilarato, il cantante chiese che la frase venisse istoriata, incorniciata e appesa negli uffici della casa discografica. Ovviamente, non ebbe soddisfazione.

29:43 NO QUARTER
Essendo un brano dalle atmosfere torbide, si alza una nebbia che nemmeno in Fog di John Carpenter.

Un trionfo di ghiaccio secco, uno dei primi espedienti scenici del rock – e in questo film ci sono TUTTI. Perlomeno, quelli più vetusti: laser, gong in fiamme, quelle cose sane di una volta che fanno pensare ai pomeriggi dalla nonna.

36:06 IL BASSISTA: UNA BRUTTA PERSONA
Un tipo in maschera fa ogni sorta di nefandezza ai danni di inermi villici e villiche di inermi villaggi e inermi ville.

Poi arriva a casa, toglie la maschera e diventa un perfetto gentiluomo e padre di famiglia, amato da tutta la lieta servitù. “Vedete, quello che faccio in giro con gli altri scemi non è come sono veramente, non sono così brutto e disgustoso”. Caschetto da paggio a parte.

42:00 …FINORA ABBIAMO SCHERZATO
Due premesse. Intanto, Robert Plant è una delle persone più amabili della storia del rock’n’roll, e si potrebbe essere indulgenti nei confronti di un ragazzone che da un anno all’altro, era passato dall’asfaltare le strade attorno a Birmingham all’essere un Dio Dorato (“I am a golden God! Uahaha!” – frase poi eternata da Almost Famous) e ha seguito un percorso musicale affascinante e ancor oggi coerente. Ma Il Signore degli Anelli, uno dei primi libri che gli capitò di leggere, lo mandò in orbita come tanti suoi e nostri contemporanei e insomma, questo è il risultato, forse non più scemo della maggior parte dei videoclip di questo secolo. Ad ogni buon conto, ecco quel che accade…

43:21 ROBERT PLANT E LA SUA BARCA MAGICA
La barca medievale produce miracolosamente fumo come se a sospingerla fosse combustibile fossile invece che Thor in persona. Del resto, Robert pianta una spada sul bagnasciuga e trova il petrolio, perché in un attimo la spiaggia prende fuoco. Ma lui è già altrove: trova un fungo dall’aria poco raccomandabile e un attimo dopo ha imparato a cavalcare (ed è davvero lui). E non finisce qui (proprio come The Rain Song, che va avanti come un lungo pomeriggio piovoso).

45.14 UN PO’ DI FALCONERIA STA BENE OVUNQUE
Circondato da animali – per quanto meno pericolosi di John Bonham – Robert duella qua e là, infilza degli armigeri (o dei fan dei Rolling Stones) e poi sarebbe pronto a liberare la bella prigioniera, donna dei suoi sogni. Che però, d’oh!!! Come in Going to California, in realtà non esiste veramente, perciò si dissolve. Robert si volta verso lo schermo serafico: le sue fans, sollevate dalla sparizione della pericolosissima rivale, faranno la fila per consolarlo.

46:18 TI FACCIO VEDERE IL MIO SPADONE
Visto il suo cantante con lo spadone, Jimmy Page ristabilisce le gerarchie sfoderando il DOPPIO SPADONE: la chitarra a due manici, simbolo di doppia virilità chitarristica.

Non c’è chitarrista di band di scemi che prima o poi non ci abbia fatto un pensiero. Naturalmente, prima o poi qualcuno doveva superare questa fantasia adolescenziale. Una generazione di chitarristi con un sano equilibrio interiore? No: Steve Vai, con la sua chitarra a TRE manici.

1:10:11 FERMI TUTTI: HA PRESO L’ARCHETTO
Dazed and confused contiene uno dei momenti che hanno letteralmente fuso il cervello a due generazioni di chitarristi. L’arco del violino che va in pezzi mentre Jimmy Page duetta con Robert Plant e il suo gemito primordiale (cfr. Jimmy Page stesso) è una delle scene clou del film e sia Page che il regista se la giocano benissimo. Poi però bisogna passare alla fantasia personale di Jimmy Page. Che è:

1:12:18 INCONTRA TE STESSO DA VECCHIO, JIMMY
Dopo una arrampicata a quanto pare lunghissima in una notte di luna piena di dicembre presso Loch Ness (e dove, se no) in un terreno appartenuto ad Aleister Crowley (e chi, se no) il chitarrista incontra un anziano eremita, che – colpo di scena – è lui medesimo da vecchio.

Ma non è vero: il suo aspetto, oggi lo sappiamo, non sarà quello di un venerabile vecchio saggio, ma quello di Flavio Briatore. E dovevi saperlo, Jim, che saresti stato punito per quelle tresche con Satana.


1:24:38 STAIRWAY TO HEAVEN
Siccome quando si porta sfiga non c’è limite temporale, nel momento in cui Robert Plant annuncia “This is a song of hope”, appaiono le Twin Towers. Aneddoto: la frase venne tagliata a metà. Plant diceva: “Questa è una canzone di speranza ed è un pezzo melodico quindi state un po’ MUTI”. I fans erano molto indisciplinati. Come tutti gli spettatori di concerti dell’epoca, da quelli dei Pink Floyd che tiravano petardi (più di Roger Waters) a quelli dei concerti italiani che salivano sul palco e sbeffeggiavano John Cage o bullizzavano De Gregori o coprivano di sassi o molotov Santana e Lou Reed. Altro che gli sputi per quei delicatini, su a Londra.

1:36:15 L’ASSOLO DI BATTERIA
“L’assolo di Bonham dura il tempo che io impiego a cenare”. (Mick Jagger). Gli altri Led Zep se ne vanno nel backstage a bere e drogarsi invece di ascoltare – il pubblico invece se lo deve sorbire tutto, LOL.

Ma non il pubblico del film, che può seguire Bonham mentre guida ogni tipo di mezzo di locomozione possibile, tracciando una parabola significativa storica e sociale, dal carro trainato da cavalli a un dragster.

1:52:54 UN THEREMIN????
Jimmy Page inizia a fare gesti buffi – perché è in un mondo di oscillazioni, quello del theremin, strumento con solide radici nella psichedelia degli anni 60. Fu uno dei peccati più evidenti del film: in giro c’erano i sintetizzatori (li usavano anche i Led Zeppelin), nel film si vede un theremin come fosse una figata. Peraltro, le immagini probabilmente sono finte. Il regista Massot venne licenziato dopo due anni perché oltre a lasciare insoddisfatti “alcuni componenti della band”, aveva un po’ trascurato di riprendere i concerti. “Non c’erano sequenze di Whole Lotta Love, erano tutti troppo strafatti. Anch’io ero strafatto, però salivo sul palco e facevo il mio lavoro”. Così, diverse canzoni vennero mimate in studio per il nuovo regista Peter Clifton, ricostruendo il palco del Madison Square Garden. “Il filmino casalingo più costoso che avessi mai visto” (Peter Grant).

2:03:01 E PER FINIRE
Non facciamoci mancare niente: diamo fuoco al gong.


2:05:44 “COSA STAI RAPPANDO? HAI TANTE MACCHINE? OH, OK, BRAVO”
Ora di lasciare New York e tornare al di là dell’Atlantico – perlomeno, finché per motivi fiscali non decidono che sì, Dio salvi la Regina, ma a mantenerla pensateci voi. Come tornare a casa? Con il loro Boeing 720B personale in cui al posto dei sedili per i passeggeri ci sono divani, camere da letto e il bar. Aneddoto economico finale: il losco e pericoloso manager Peter Grant pagava davvero i suoi ragazzi, a differenza di tanti altri manager che sparivano con la cassa. Però in occasione dei concerti di New York che si vedono nel film, 180.000 dollari dell’incasso che aveva depositato nella cassaforte dell’albergo sparirono misteriosamente. I suoi dipendenti pensarono: “Quando sparisce un dollaro diventa matto, chissà adesso come esplode”. Invece pare proprio che quella volta, la prese con filosofia e con un sorriso. Si direbbe che la canzone a volte rimane la stessa, a volte cambia.

Una risposta a “IL FILM COMICO DEI LED ZEPPELIN”

  1. “…una band che sembrava totalmente priva di senso del ridicolo e della realtà (elementi che spesso, confinano)” sì ma un atteggiamento assai diffuso nell’ ambiente.
    alla domanda se non si sentisse un po’ ridicolo alla sua età a sculettare su un palco pare che mick jagger abbia risposto: ” se fai questo mestiere non puoi avere senso del ridicolo”. e penso anche al culetto ostentato da lenny kravitz nel suo ultimo video. ma questi culetti sono, in un certo senso, spettacolo.
    non posso dire altrettanto delle chiome foltissime e tintissime di musicisti coetanei di mio nonno, imperdonabili come il caschetto di john paul jones.

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