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Kid Yugi, il giovane Vecchioni del rap – TheClassifica 10/2024

Stranger in a strange land. “…Sai cosa?”, mi dice, gentilmente. “Io non capisco di cosa parli. Il rap game, i producers, i brand, il flow, i featuring, l’algoritmo. Ma c’entra con la musica?”

Qualche giorno fa un amico con qualche meno di me mi ha scritto questa cosa, e subito dopo un altro con qualche anno più di me me l’ha detta di persona, e li capisco. In generale erano abituati a leggere di musica. (in corsivo)

Forse non ho chiarito abbastanza bene che la cosiddetta musica non è più una parte fondamentale dell’equazione: se non c’è, si possono vendere i dischi (in corsivo) lo stesso. Se nelle tracce c’è un po’ di cosiddetta musica (in corsivo), urrà. Se non c’è, pazienza. E non lo dico in modo polemico, sanno tutti che è così ma poi gli addetti ai lavori si stracciano le vesti molto brutte.

Chi lo sa. Forse dovrei tenere un glossario sempre aperto in pagina.

O forse in realtà dovrei fare come tutti quelli che hanno superato i 40 anni: lasciar perdere, continuare solo a seguire quelli che continuano a far sognare bei sogni alla loro generazione (dai cantautori ai ai BrianEni di tantissimi anni fa, dagli alternativi undersperimentalgroundgaze ai gruppi PiuttostoPostPunk) e ignorare quello che succede oggi. Anche perché sotto i 40 anni, chi legge articoli di musica (in corsivo. Però anche articoli)? E andiamo, su.

E mi chiedo: chissà se ogni tanto questo stato d’animo visita, per motivi opposti, anche…

Il numero uno. La settimana dopo il Boy Tony, in vetta alla classifica è il momento del Kid Yugi. Tutti questi Boy, Kid, Junior, Babygangosi che rimarcano la loro pimpante e pimpesca supergioventù per attirare l’attenzione degli adulti che necessitano di qualcuno cui far indossare gli occhialini minacciosi o delle felpine calducce ma cool che producono.

Eppure Kid Yugi ha qualcosa di diverso. È un animale strano in una terra stranissima.

Mettiamo alcuni punti fermi. Kid Yugi, cioè il 23enne Francesco Stasi da Massafra, Taranto, è un rapper. Non era mai entrato in top 10 da solo, intendo dire senza presenziare in prodotti altrui. Ora con I nomi del diavolo, ha debuttato direttamente al n.1 della classifica dei presunti album, e arriva al n.5 dei sedicenti singoli con Eva, appoggiato da Tedua e Junior K, e al n.10 tutto da solo con Lilith. Che sono due dei nomi del diavolo.
(Eva e Lilith, non Tedua e Junior)
Nelle altre tracce ci sono invece Il Signore delle Mosche, L’anticristo, Denaro, Paganini, Lucifero. Per qualche motivo, c’è Terrone (anzi, Terr1). E Ilva – perché sapete, Taranto. Ben giocata, dai.

“Pleased to meet you. Hope you guess my name”. (Rolling Stones, Sympathy for Bulgakov)

Cominciate a sentire un vago odore di cultura, oltre che di zolfo? Nel suo album precedente, c’erano pezzi intitolati Grammelot. Sturm und drang. Kabuki. King Lear. Il ferro di Cechov. Ecco, prendete questo titolo. Il ferro è la pistola (non dovrei spiegarlo questo, vero? Ehi, non si sa mai) e quindi sì, stiamo parlando del famoso concetto teatrale cechoviano, se c’è in giro una pistola prima o poi sparerà (…non dovrei spiegare neanche questo? Chiedo scusa. Vedete, se c’è in giro un pistola, prima o poi, spiegherà).
Il punto però è che la pistola, specialmente se la chiami ferro, è un concetto (e un aggeggio) che i ragazzini italiani maschi possono e vogliono afferrare. Così come tutti ‘sti diàbboli, oltre che personaggi che Stasi Kid sta interpretando in un concept album sulle vesti del Malignazzo nella contemporaneità, sono anche espressione di un suo patto con se stesso: provare a indicare altri riferimenti, allargare l’universo e l’immaginario di questi bambini dal pensiero ombelicale, figli di genitori dal pensiero ombelicale, fieri e tronfi di vivere nel Paese che non è l’ombelico del mondo, ma l’ombelico del loro ombelico.

Questa non è trap, puoi definirla un Horcrux
Non ho mai preso il Valium, San Cosimo era Opium
Il mio slang indecifrabile, sembra latinorum
Torno a casa su un nastro di Möbius, rap magnum opus
Un genio non ripete
Dite che mi ammazzate, io rispondo: “In quanti siete?”
(da “Paganini”)

Ovviamente non è il primo a fare un certo sfoggio di riferimenti alti nel rap italiano, anche se i rapper adulti tendenzialmente fanno ricorso più al cinema, che d’altronde è il principale generatore di mitologia da strada. E di per sé, un rap che snocciola allusioni culturali non è di per sé qualitativamente superiore – per capirci, quando Vecchioni infilava intere biblioteche nelle canzoni non ne ricavava capolavori a nastro. E in effetti ogni tanto Yugi fa la pentola. Non il coperchio.
Però oggi ci vuole più coraggio a provarci, e nel rap, che quarant’anni fa, nella canzone d’autore (in corsivo).
E in fondo, nessuno glielo chiede.
E in fondo, nessuno garantisce che funzioni.

Invece, Kid Yugi entra al n.1 tra i presunti album. Soffiando il primato al più popolare Mr. Rain, reduce dai trionfi al Festival di Sanremo (…non so, in realtà non ho seguito, ma in fondo tutti a Sanremo si coprono di trionfi). Come è potuto succedere? Perché Mr. Rain è un prodotto più presentabile agli adulti, e torna utile per i Sanremi o i saggi di fine anno alle elementari. Ma le piattaforme di streaming si muovono sull’impulso di un altro partito, che non avrà la maggioranza (non ce l’ha nessuno), ma è compatto come i pesci luna che si muovono in sincrono e conoscono la direzione in cui andare (perché Essi Sanno). Che è quella di ciò che funziona, che hanno già sentito, che masticano e rimasticano sempre uguale, cambiano solo i nomi.

E Kid Yugi Stasi non va contro le regole: le accetta. I suoi suoni sono accettabili dal branco, la sua attitudine pure. I featuring anche (per quanto il pezzo con Sfera Ebbasta non arrivi più su del n.12). C’è tutto quanto prescrive il game. Ma lo sta giocando in un modo tutto suo, e non c’è nessuno come lui in giro. Poi, non so quanto durerà. Lui è ottimista: “Non è il mio anno, è la mia Belle Epoque”.

Resto della top 10. Detto del n.2 di Mr. Rain, Annalisa resta al n.3 – il che significa che Mahmood scivola dal podio e si accomoda al n.4. Al n.5 e 6 rimangono fermi Sferoso Famoso e Geolier, mentre al n.7 c’è una terza nuova entrata: la nostalgia britpop di Liam Gallagher & John Squire, unico titolo non ITALIANO nella diecina più nobile. Che viene chiusa da Tedua (n.8), Clara (n.9) e Lazza (n.10), il cui Sirio compie 100 settimane in classifica consecutive. Poco più giù, sull’ultimo gradino della top 30, c’è sempre Lazza, con Re Mida, che è con questa classifica e con questa rubrica da 262 settimane. Che gli vuoi dire.

Altri argomenti di conversazione. Mentre il Kid festeggia, il Boy precipita: il n.1 della settimana scorsa, il 23enne Tony Boy da Padova crolla dal n.1 al n.16 – ed era un pochino preventivabile, vista la mancanza di singoli in top 40. Entra al n.14 il nuovo album di Bruce Dickinson. Poi non succede più molto altro. Pur di raccontarvi qualcosa, vi dico che esce di classifica dopo tre settimane l’album de La Sad (reduci dai trionfi sanremesi) intitolato Sto nella Sad (non so se si scriva SAD maiuscolo, nel caso chiedo scusa, per il prossimo album sarò pronto) (spero di accorgermi della sua pubblicazione). Esce invece dopo 54 settimane, ma per le sue abitudini sono poche, Alba di Ultimo. Ma in generale non c’è molto movimento. Immagino che chi uscirà questa settimana avrà grosse possibilità di andare al n.1, potrebbe essere il turno di Rose Villain che è anche in televisione, e tutti dicono che non la guarda nessuno poi sembra che la guardino tutti. Io avrei messo la tv tra i nomi del Diavolo. Ma forse la tv ha convinto il mondo di non esistere più.

Sedicenti singoli. Vi ho già parlato di Lazza? Beh, ora ricomincio. La sua 100 Messaggi spezza il ferreo monopolio della Sacra Kermesse nella classifica delle canzonette: sale al n.1, ponendo fine al regno dorato di Tuta Gold di Mahmood (n.2), con IpmeTupte di Geolier che osserva serafico dal terzo gradino del podio. Tutte le stupende hit sanremesi sono in discesa, da La Noia di Angelina Mango (n.6) a Un Ragazzo Una Ragazza dei The Kolors (n.9) per non parlare di Ricchi & Poveri, Loredana Berté, Alfa, Clara – va beh, tagliamo corto: non ce n’è una che guadagna posizioni, e non possiamo farci niente, è il ciclo della vita, come la natura anche i ragazzini maschi ITALIANI si riprendono i loro spazi. Ma credo che 100 Messaggi non piaccia solo a loro. Questo perché – vi ho già parlato di Ultimo? Beh, ora ricomincio. Perché Lazza sembra guardare con interesse a quel pop piagnone: questo singolo non è un rap, è un pezzo melodiosone, tipico rant contro lei cattiva e serpenta (letteralmente, nel video) in cui fa venir fuori l’Ultimo che è in lui a colpi di frasi #significative (“Non sai quanto mi dispiace, abbiamo fatto la guerra ma non sapevamo come fare pace”) e bullanza rappusa tutagoldiana (“Anche se ho 10 orologi so che non recupererò gli anni”).
Ultima notazione, per Benson Boone che resiste in top 30 con Beautiful Things, ancorché all’ultimo slot disponibile. A causa sua, non abbiamo trenta singoli ITALIANI tra i primi trenta. Beh, ne abbiamo ventinove in top 29. Mi fanno segno che il tempo sta scadendo, quindi è tempo di

Pinfloi. The Dark Side Of The Moon sale dal n.56 al n.45. Ma a proposito – vi ho già parlato di Kid Yugi?
E dei suoi nomi del Diavolo?
E che uno di questi è Denaro?
Del resto Money – so they say – is the root of all evil today.
(sempre qui, si torna) (alla fine)

(e questa, appunto, era la fine) (grazie per aver letto fin qui. A presto)