AMARGINE

Il partito di Ferro (Tiziano) – TheClassifica 46/2022

«Mi sono detto: “Non ti porre limiti, che vuoi fare? Cantare con Ambra Angiolini”».

(TZN)

 

TZN Ferro è stato la grande popstar di transizione tra due epoche della nostra musica leggera. Prima di Ed Sheeran, col suo album segnetto in classifica per 300 settimane nell’era dei nondischi, c’erano state le sue 200 settimane consecutive nell’epoca del prodotto rotondo. Passerei delle ore a disquisire sulla natura ibridissima di TZN, su come abbia traghettato la musica della nazione dal vecchio regime a quello attuale – con più autorevolezza di Jovanotti e Laura Pausini. Vergherei di slancio lunghi tomi su come l’Italia abbia cominciato con lui, e non con altri, a sproloquiare di urban e di r’n’b e del primo dei producerz, Michele Canova (Iorfida). Di come tuttora in lui convivano il Prima e l’Adesso quasi come nel Grande Sordo di Bonn convivevano classicismo e romanticismo. Naturalmente non sarei mai così imbecille da titolare “Tiziano Ferro, il Beethoven di Latina” – ma nel mondo felicemente ebete del giornalismo musicale leggo titoli anche più cretini e nessuno ha niente da obiettare. E tuttavia:

Primo aspetto ibrido di TZN: la modalità con cui fabbrica il suo ProdottoConCanzoncine (quello che i boomer chiamavano “album”, e che i tiktokers chiamano “album” anche loro). È sia un disco rotondo che una playlist spotifona, e credo sia attualmente l’unico in Italia a poter unire il mercato di una volta, quello col coso di plastica da regalare a Natale, con la sequenza di file da ascoltare per telefono.

Secondo aspetto ibrido: il piglio revanscista da rapper, quel batmanismo un po’ paranoide che è il grande contributo artistico del rap italiano alla modalità espressiva collettiva: Fanculo a chi ci odia”, dice ne Il Paradiso dei Bugiardi, e potrebbe essere il titolo di un nuovo inno nazionale (nonché il nome di un nuovo partito che evvedi che finalmente) (io già me lo vedo Urbanetto Cairo che gongola, tutto divo e donno: “I sondaggi danno Fanculo A Chi Ci Odia al 53%” “Oggi FACCO è al 55%!”). “Nati già perdenti, ora guarda mentre vinciamo. Dimmi che farai ora che sono tornato – I’m back, bitches”. Giorgiotta Meloni non avrebbe saputo dirlo meglio.

Terzo aspetto ibrido: i featuring inutili ma studiati con tutto il reparto marketing. Le canzoni con ThaSup(reme), Caparezza, Ambra Angiolini, Roberto Vecchioni, Sting (alla fine del disco, perché non è ITALIANO e dà fastidio) sono utili perché danno qualcosa di cui parlare a noi giornalisti e come tutti featuring, collocano il prodotto in diversi scaffali proprio come i prodotti del sig. Ferrero e del sig. CocaCola spuntano in punti diversi del supermercato. Ma le canzoni in questione fluttuano leggiadre dall’insulso al penoso, rendendo apprezzabile la versione in streaming, nella quale dopo il primo ascolto si possono spedire nell’inferno delle collaborazioni dove meritano di ardere per sempre. Spiace per chi ha preso il compact disc ed è costretto ad ascoltarle, anche se molto probabilmente quel target è il più appagato dal vedere un disco con gli ospiti d’onore, proprio come usa in televisione.

Quarto aspetto ibrido: la faccenda di San Siro. E degli altri stadi, ovviamente – ma come è noto, San Siro è LO stadio della stardom italiana: quando lo butteranno giù, sarà un trauma più per le popstar che per i tifosi, ai quali non frega niente del monumento, vogliono solo che la loro squadra sia più ricca delle altre (una promettente evoluzione del capitalismo moderno). TZN, come un rapper, si bulla di aver riempito uno stadio che da anni non si nega più a nessuno. Nessuno ha sollevato un sopracciglio quando all’ombra delle polemiche sui Maneskin, il piccolo Blanco – il cui repertorio attuale consiste in 14 canzoni pari a 41 minuti di musica ed è costretto a ripetere le canzoni due volte nello stesso show – ha prenotato San Siro per l’anno prossimo (e nessuno ha detto niente. Ma parliamo della copertina di London Calling, mmmh, sì, ecco). San Siro e gli stadi sono un ottimo sistema per mungere più gente possibile, e nel contempo posizionare il prodotto-cantante nella fascia alta delle celebrities, quella nella quale si trovano i tronisti.

Quinto aspetto ibrido: l’impegnismo. Copincollo da Wikipedia: “L’album tratta differenti tematiche, tra cui il disturbo depressivo, l’omofobia, l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso e l’odio sui social network”. Wow. Bene: a differenza del grosso dei suoi colleghi – e dei miei – TZN è una persona intelligente e realmente interessante, e potrei mettere la mano su un fuoco (…uno piccolo perché il fuoco brucia, veh) sul fatto che questi temi li senta davvero. Il punto è che l’impegnismo è uno degli aspetti più pop del suo personaggio, una specie di accessorio anni 90 per la credibilità, declinato sui temi attuali. Fateci caso, potrebbero essere #tematiche presenti in un album dei Maneskin. Credo che sia stato uno dei più importanti testimonial dell’impegnismo, e sia stato capace di non buttarlo in faccia al pubblico come l’hippy dell’energia Jovanotti, che in questo paga l’ostentazione dell’impegno tipica dell’era in cui è cresciuto, tra Live Aid e Mandela Day. TZN non è un orgoglioso menefreghista come le rapstar, ma ha intuito la necessità di indossare un impegno che non impegna e non dia troppo fastidio a Destra. Perché anche se sono vent’anni che si sente caragnare sul pensiero unico di Sinistra, sareste davvero un po’ distratti se non vi foste accorti che sono vent’anni che in questo Paese si pensa solo e ovunque con l’emisfero Destro.

Quinto aspetto ibrido: di canzoni veramente necessarie ce ne sono probabilmente tre. Ma TZN non può far uscire un singolo al mese come Sferoso Famoso: se lo facesse, verrebbe distrutto dai teenager maschi che spadroneggiano su Spotify, e la sua canzone si perderebbe tra il n.70 nelle charts e l’immancabile mese di heavy rotation a fondo perduto su RTL 102.5. Nessun brano di Tiziano Ferro è in top 40; solo al n.41 c’è la sua joint-venture con ThaSup(reme), Rot()()nda, presente nel prodotto di entrambi e già pubblicata un mese fa dal giovane cappuccioso. I quarantatrè minuti dell’album sono un pretesto per avere cose nuove da mettere nello spettacolo. Per intercettare gli acquisti di chi non sa cosa regalare. E per infilarci le tre cose alle quali TZN teneva davvero, che Nella Mia Umile Opinione sono tre pezzi tra i quali Il Mondo È Nostro e La Vita Splendida e un terzo contenuto a vostra scelta (io direi Parlare da Zero però vedete voi, c’è quella sulla festa del papà che ha tutto un potenziale lacrimogeno-progressista).

E poi, per una bella foto col bel sorriso e il bel vestito, bitches.

Resto della Top Ten. Il podio della classifica dei presunti album è completamente nuovo ed è sorprendentemente 1) derappizzato 2) per due terzi non ITALIANO 3) rappresentativo di tre generazioni diverse ma, sia chiaro, 4) privo di femmine. Va dato atto a TZN di non aver avuto nessuna paura ad uscire nella stessa settimana di Only The Strong Survive di Bruce Springsteen, che si accomoda al n.2 per non evitare scompensi al nostro orgoglio di patrioti. Fa il suo ingresso rispettosamente al n.3 Louis Tomlinson, cioè quello degli One Direction un po’ meno bello e bravo di Harry Styles, con Faith In The Future. Che bei titoli che hanno questi album sul podio, no? Sembrano tutti e tre slogan pubblicitari per auto brutte ma costose: Il mondo è nostro, Solo i forti sopravvivono, Abbi fede nel futuro, e insomma comprati una fighissima macchina grigia, maledetto imbecille. Scende dal n.1 al n.6 Trenches Baby di Rondodasosa, che si riposiziona alle spalle di C@ra++ere S?ec!@le di ThaSup(reme) e Sirio di Lazza, rispettivamente n.4 e n.5. Chiudono la top ten Paky, i Modà con il nuovo EP Buona Fortuna pt. III (…curiosamente, è andato meglio del n.II, un po’ come Die Hard); al n.9 c’è Night Skinny e al n.10 Taylor Swift, unica femmina in top 40.

Sedicenti singoli. Qui invece niente di nuovo, ma proprio nienteniente: il podio vede gli stessi protagonisti della settimana scorsa e di due settimane fa, con un piccolo cambio della guardia tra il n.3 e il n.2: Ricordi dei Pingoni Tattici ha di nuovo superato Chiagne di Geolier & Lazza & Takagi & Ketra; in vetta rimane Bzrp Music Sessions Vol 52 degli ispanici Bizarrap & Quevedo, dei quali non si parla affatto e non è una grave perdita.

Altri argomenti di conversazione. Ci sono 80 album ITALIANI in top 100, e sette FEMMINE da sole – sempre su 100. Non provateci, non fanno testo MeControTe, Maneskin, Verdena, La Rappresentante Di Lista e nemmeno Lady Gaga & Bradley Cooper. Lieve calo per Universal, che ha 39 album in classifica: si consolida Sony, che ne ha 31, langue a 12 Warner ormai quasi incalzata da Believe e Artist First con 5 a testa. Escono dalla classifica dopo tre settimane gli Arctic Monkeys, e dopo una sola settimana i Coma_Cose e Deda (eppure erano piaciuti tanto agli addetti, vero? Dev’esser stato quello). Dopo otto settimane ha finito di battere il Battito Infinito di Eros Ramazzotti (…a proposito di vecchio regime). Otto settimane proprio come quelle dei

Pinfloi. Animals lascia la classifica dopo otto settimane di ammiccante pessimismo orwelliano, e The Wall non prende il suo posto – per ora, ma è lecito sperare che per Natale qualcuno decida di rovinare le Feste ai figli, ai nipoti, agli amici, ce l’avrete pure qualcuno a cui volete bene. The Dark Side Of The Moon invece sale dal n.98 a un più dignitoso n.97 – ma il tempo se ne è andato, la rubrica è finita, pensavo di aver qualcosa in più da dire. Grazie per aver letto fin qui, a presto.