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Generazione di Ernia – TheClassifica 47/2022

“La mia generazione di bugiardi, son finti dinamitardi”

(Ernia, Bu!, 2022)

Il numero uno. Matteo Professione, 29enne di Milano, in arte Ernia. Quarto singolo più ascoltato del 2020 (Superclassico), sesto album più ascoltato del 2020 (Gemelli, in classifica da due anni consecutivi, attuale n.35). Viene dal quartiere QT8. Un po’ più in qua di San Siro. Molto strano, periferico ma ammodo. “Storie da marciapiede – Quartiere 8 tu non cambierai… È un po’ che non ci si vede. Non ero il primo a scuola e tu lo sai, ma il treno della vita almeno una volta si fermerà. Per quelli della strada, qualcuno una canzone scriverà”. Questo non è lui: era la PFM nel lontanissimo 1981, Franz Di Cioccio aveva 35 anni, allora si era considerati vecchi per il rock. A 29 anni, Ernia si sente vecchio, ma non per il rap di per sé, quanto per la attuale, bambinissima scena rap. Gli viene naturale uscirne. Poi rientrarci. Poi girarci attorno. Poi scavarci. Poi seppellirla. Sto facendo confusione. Ma ha cominciato lui.

Ernia è uno che confonde. Questo perché Ernia è uno che sembra confuso. Sì, poi nelle interviste magari ha detto che sa perfettamente quello che vuole – e del resto chiamare il disco Io non ho paura (debutto al n.1 tra i presunti album) sa di proclama smargiasso. A margine: voi leggete interviste? Davvero? Ma cosa vi spinge? Questa gente non parla già abbastanza nei dischi? Soprattutto i rapper. Fai un disco pieni di pezzi e pieni di parole, come può esserci bisogno di uno spin doctor che ti lasci chiarire dove stai andando a parare? Credetemi, c’è un solo modo di affrontare dischi come Io non ho paura, ed è senza paura – ma soprattutto senza manuale di istruzioni. Perché amici (con la minuscola), siamo soli nell’immenso vuoto di musica che c’è, naufraghi ini una marea di milioni di album, travolti da un solito tsunami di miliardi di tracce in streaming, ombre nella pioggia di rime e basi, rimescolate da un algoritmo come in un grande mortaio. E ripetiamo tutti insieme: mortaio. Mortaio!

Ma ecco che di colpo, questa rubrica è colta da un deja-vu. Era rimasta confusa già due anni fa.

(immaginatevi ora lo schermo che ondeggia, per l’effetto flashback) (eventualmente, muovete un po’ il telefono) (ed ecco…)

 

E siamo di nuovo lì. Io non ho paura contiene ammicchi soul, canzoni pop, trucidismi testosteronici e melanconie autunnali, sfoghi rap (vecchia scuola, nuova scuola, davanti alla scuola tanta gente), almeno un omaggio smaccato agli 883. Contiene Marco Mengoni e Salmo, Geolier, Rkomi e Gué (Pequeno) – ma non molti altri ospiti perché sì, c’è la ricerca del singolo per RTL 102.5 ma non c’è il featurismo senza limitismo che il giuoco del ruap impone: Ernia, viene da dire, si piega alle leggi che vuole lui. In compenso, a differenza di tanti suoi colleghi coniglietti supercattivi, non ha paura di guardarsi attorno e dire qualcosa di sinistro. “I rapper san così poche parole che gli è pure difficile pensarle certe cose / Nulla in contrario se ciò li gratifica, ma a furia di non dire un cazzo non trema più la classifica”.

(gli offrirei da bere)

“Putin che va in UA perché un po’ vuole l’UE. L’orso ha messo il muso nel recinto del bue / L’America condanna, qua son colonie sue – a me però spaventa scegliere tra ‘sti due”.

“È come non si contemplasse la possibilità di tacere. Diceva Eco: eravam stupidi anche prima / Ma almeno non urlavamo nel megafono dei media”.

Ma come premesso, non è tutto sopra la media della mediocrità. In generale, Ernia non è tutto: è DI tutto (…ed è già qualcosa). È anche poesiole pucciose di sogni nei cassetti e occhi come rubinetti, in canzoni come Non ho sonno o Rose e fiori o Bella fregatura, che fa rima con paura – di chiedere troppo a chi ascolta. In particolare chi lo ha inserito tra i preferiti dopo Superclassico, una delle prime megahit italiane di questo decennio. Così, languideggia: “Vorrei che un po’ di te capisse / Che un po’ di me sarà sempre triste”. Il tutto però con un videoclip in cui cita a piene mani The Sopranos.

(e per questo gli offrirei anche il pranzo)

Forse la verità è che non ne può più del rap, che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ernione. Ma senza rap, dove andrebbe? Dove vanno i rapper che non rappano? Dove va chi rimane smarrito, in un’alba d’albergo scordato? Si trasforma in Coez? Diventa Ghemon? Si sveglia la mattina ed è Achille Lauro? C’è da capirlo, se tiene i piedi in un intero calzaturificio. Quindi, a ‘sto giro, il voto della Giuria della Comasina è 7. Perché se lo merita, perché nel suo disco c’è della musica (uh! Speriamo che nessuno se ne accorga), ma anche perché il mainstream attorno è sprofondato a livelli inaccettabili. Lui non ha paura di guardare in quell’abisso. Qualcuno di noi però ci guarda da troppo tempo, e più che paura prova una noia abissale. E se tu guardi nell’abisso di noia, l’abisso di noia guarda nel

Resto della top 10. C’è una bagarre di nuove uscite nella zona alta dei presunti album, con Francesco Guccini che debutta al n.2 con Canzoni da intorto – e occhio: non ha nemmeno provato la strada dello streaming, il suo album è solo su cd e vinile (dove, per quel che può valere, è al n.1, mentre Ernia è terzo). Okay, è chiaro che su Spotify non ci sarebbe stata partita. Il Maestrone si è proprio rifiutato di giocarla. Al n.3 c’è C@ra++ere S?ec!@le di ThaSup(reme), e al n.4 c’è TZN Ferro, già sceso dalla vetta (eh, non è più l’epoca dei cd). Nella parte bassa della top 10 c’è una affascinante sezione Oldies But Goldies, con Bruce Springsteen al n.6 davanti a Thriller di Michael Jackson (n.7) e Mina (n.9 con The Beatles Songbook). Essendo entrata una FEMMINA tra i primi dieci, deve farle posto un’altra FEMMINA: Taylor Swift abbandona le zone alte dopo quattro settimane. Completano il gruppo due rapper per ragazzini ostili: Rondodasosa (n.8) e Paky (n.10).

Sedicenti singoli. Qui per il momento il Leone di Ernia non ruggisce – ma anche Superclassico ci mise molto a crescere con lentezza inesorabile, sostenuto più dalle radio che dai bambini di Spotify. Sale sul podio al n.3 con Buonanotte, ma il n.2 gli viene negato da Shiva con Take4 e il n.1 è da tempo pertinenza della affatto bizzarra Bzrp Music Sessions Vol.2 di Bizarrap & Quevedo, da sempre punti di riferimento importanti per noi giovani e argomento ricorrente delle nostre più impegnate conversazioni.

Altri argomenti di conversazione. Sia Ernia che Guccini sono distribuiti da Universal, che ha 39 album in classifica contro 31 di Sony e 15 di Warner. Entra in classifica al n.40 il solito Christmas di Michael Bublè, immagino grazie a negozi e ristoranti che si portano avanti (o si portano avvento). Ci sono undici album in classifica da più di due anni ininterrotti. Sono tanti. Non so se elencarli tutti. Quello più in alto è Ahia! dei Pinguini Jovanotti Carini, al n.19. Ovviamente il lungodegente per antonomasia è il segnetto ÷ di Ed Sheeran, giunto alla settimana 299 – oggi potrebbero essere 300. Oppure no. Forse qualcuno dovrebbe farci un articolo in cui ne spiega il successo abnorme. Ehi, non guardate me. Guardate le penne mirabolanti dei vostri giornali raffinati preferiti. Lasciatemi stare. 😊 Lasciatemi qui con i

Pinfloi. È rimasto solo The dark side of the moon, ed è fermo al n.97, dove si trovava la settimana scorsa: fermo sulle sue posizioni come il 50enne che sta per diventare. Fra quattro mesi esatti compirà mezzo secolo, e tutti potremo rispolverare gli articoli scritti per il 40ennale aggiungendo le sensazioni regalateci da una nuova edizione deluxe e da un eventuale album in cui, prisma che sia troppo tardi, viene rivisitato dai big di oggi, con Dua Lipa e Billie Eilish ed Ed (ed) Sheeran, e Kanye West che interpreta Money e Brain Damage – cantandole contemporaneamente, beninteso. Anche in questo caso, non guardate me, non scriverò niente, ho un piano B, ispirato da questo ritaglio di giornale qui sotto. Non ne faccio un problema di dignità (ho recentemente scritto un articolo su X Factor, più in basso è difficile scendere) e so per certo che qualcuno mi guarderebbe. Forse proprio voi. Dopo tutto, siete così gentili da leggermi fin qui. Grazie, e a presto.