AMARGINE

Rap Italiano e Fumetti (assai) brutti – TheClassifica 48/2020

Premessa. Scrivere un qualche articolo sulla musica e mettersi in mezzo è nel 99% dei casi (percentuale assolutamente veritiera) indice di pochezza intrinseca e di ben misero narcisismo. Non che questa rubrica ne sia stata sempre immune.

(questa rubrica si potrebbe difendere dicendo “Ma in fin dei conti siamo su un blog, non state leggendo il Guardian, pieno di guardiani autorevolissimi anche se nessuno sa chi siano e da dove vengano, ma chiaramente tutti stupendi in quanto inglesi. Un blog, dicevano anni fa nel blogozoico, dovrebbe essere soggettivo per definizione”) (…ma questa rubrica non lo farà. Nel tentativo di non annoiare. Tanto più che la noia è uno dei temi di questo temino, temo)

Di fatto, un’antica esperienza di vita vissuta è il modo migliore che questa rubrica ha trovato per cercare di regalare un po’ di vivacità al vostro incontro con

Il numero uno. Andrea Arrigoni, in arte Shiva, 23 anni, nato a Legnano ma cresciuto a Corsico e quindi un po’ meno milanese dell’ex n.1 Ernia, ma abbastanza da intitolare il suo quarto disco (e primo n.1 tra i presunti album) Milano Demons, come la più famosa Crudelia. Shiva Arrigoni guarda tutti dall’alto anche tra i

Sedicenti singoli. Tra i quali finisce il TikTokesco regno di Bzrp Music Sessions Vol.52 di Bizzarrap & Quevedo, che scendono al n.2 per fare a posto ad Alleluia. Che è la traccia in cui Shiva ospita Sferoso Famoso, che ormai vive di presenzialismo come Travaglio: appare per 30 secondi, biascica “Lei era una troia, come le altre / però l’ho fatta sentire importante in Lamborghini Camo”, poi se ne va a donare se stesso altrove come il monolite di 2001 Odissea nello Spazio, pago (molto pago) per aver mandato in visibilio una platea di giovani scimmioni. Grazie a lui Shiva va al n.1 ma da solo è in grado di prendersi il n.3 con Take4, e andare al n.6 e 9 con altri due brani da Milano Demons: Non lo sai e Cup. E a proposito di Cup, è ora il momento cupo dei

Dolori di un Giovane aMargine. Molti anni fa ma per un anno intero il tenutario di questa rubrica ha difeso questo vostro Paese dall’invasore straniero, e con un discreto tour di caserme (Ascoli, Sabaudia, Rovigo, Mestre, più una settimana premio in un paesino in provincia di Pordenone del quale ha persino dimenticato il nome). No, non c’è bisogno di ringraziare: egli è stato già ripagato da un’esperienza formativa grazie alla quale ha permesso di conoscere culture che forse altrimenti non avrebbe approfondito. Per esempio, i fumetti porno. Dovete sapere che in quell’epoca pre-smartphone, le fantasticherie del giovane maschio italiano frustrato non attingevano solo a riviste come Le Ore, con foto birichine che in effetti finivano per somigliarsi molto tra loro – perché il porn game come il rap game si basava sulla ripetizione di un numero limitato di situazioni obbligate. No, il tempo veniva trascorso esaminando giornali tipo Lando, Pierino (dei quali non dovrebbe sfuggirvi il modello alto, per dirla come Tommaso Labranca), Il Camionista, Il Centravanti, e altre sublimazioni artistiche. Spero di non deludere le vostre aspettative illustrando la tesi con un’illustrazione non lasciva.

Si badi. Il tenutario di questa rubrica, di fumetti non capisce niente.

(“Ma neanche di musica – LOL!”) (ahaha, siete un pubblico impagabile)

Il che non vuol dire che non ne abbia letti in quantità irragionevoli e non abbia tre o quattro autori per quali ha speso qualche soldo in più. Ma gli piace l’idea di non capirne niente e di limitarsi a leggere ciò che onestamente lo fa contento, è l’atteggiamento sano che dovrebbe avere nei confronti della musica, dove invece qualcosa è andato storto.

Peraltro, quello dei fumetti è un ambito che merita considerazione perché come la musica – quella con le note musicali, intendo – è un trastullo per ex giovani, e morirà con loro. Ai ragazzini i fumetti non dicono quasi più niente, malgrado l’insistenza dei loro genitori che gli infliggono Dylan Dog così come gli infliggono i Led Zeppelin. È un’altra delle forme di intrattenimento destinate a essere soppiantate. Come anche i giornali porno e Penthouse e Max. E soprattutto, i fumetti zozzi. Per i quali, spero, nessuno avrà troppa nostalgia. Erano scritti coi piedi, e disegnati in modo approssimativo, ma al presente lettore sembravano avere una matrice evidente. Erano (Nella Mia Umile Opinione) un’imitazione del tratto dello scomparso Roberto Raviola, in arte Magnus, che io conoscevo grazie ai fumetti di Alan Ford e del Gruppo TNT, ideati con Luciano Secchi in arte Max Bunker. Come ho già premesso, e spero che nessuno si inalberi per questo, io di Magnus so pochissimo – ma a quello che ho capito, questa cosa di essere il padre nobile dei fumetti porno italiani non gli era del tutto fastidiosa, visto che alcune delle sue prime creazioni, nei castigati anni ’60, giocavano sul filo della censura almeno quanto Pippo Inzaghi abitava sulla linea del fuorigioco.

Cosa c’entra tutto questo. Il rap italiano – quello attuale, prodotto industriale da tempo cofidicato e non più confrontabile con la Preistoria, cioè Jovanotti e J-Ax – ha avuto tra i suoi padri nobili alcune testacce geniali, che a un certo punto hanno definito un tratto al quale era difficile resistere, e ha finito per fare scuola. Personalmente non amo incondizionatamente Alan Ford e credo che dopo gli inizi ruvidi abbia avuto una fase di inventiva e trovate irresistibili, per poi entrare in una fase di compiacimento se non di sciatteria (io sto pensando ai Club Dogo, ma voi siete liberi di pensare ad altri, precedenti o successivi). Il punto è che la maggior parte della produzione attuale è l’imitazione triste di quel tipo di segno, ma priva di genio, vitalità, carica spiazzante. Solo che gli unici clienti dell’edicola sono minorenni italiani maschi, e a loro questo fumetto brutto e scemo piace tantissimo; l’abbassamento del livello per contro è una garanzia di sopravvivenza per la casa editrice, che può arruolare numerosi disegnatori scarsi invece di affannarsi a pubblicare qualcuno che provi a fare qualcosa di raffinato: in caserma qualcuno portava Milo Manara, ma ai più risultava complicato – figuriamoci il vecchio Crepax. L’album di Shiva, i suoi video pieni di cliché (i bro che lo seguono in strada, i macchinoni dai quali spuntano pistole che sparano a caso sulla STRADA, il cash mostrato come in uno spot del Governo contro il pagamento con POS), i testi in cui a tratti cerca di dare peso a tutto questo giàsentito sfoderando rivendicazioni così noiosine che sembrano concordati con Walter Veltroni, sono semplicemente la versione povera di un tratto precedente, semplificata per un pubblico che si accontenta di fantasie ridottissime.

Poi, naturalmente, anche i fumetti (molto) brutti hanno i loro strenui difensori tra la gente studiata e i critici. Ma come detto, di fumetti non ne capisco niente; per quanto riguarda il mio ambientino, invece, mi scuso per l’immagine triviale ma credo sia abbastanza nota la capacità eroica di molti miei colleghi di intervenire con solenni seghe mentali a supporto di materiale che viene prodotto per altri tipi di segature.

Resto della top ten. Alle spalle di Ernia, che come detto è sceso al n.2, entrano nella parte alta della classifica anche alcuni nomi che sopra i 18 anni riscuotono maggiore popolarità: MiticoVasco con il live al Circo Massimo (n.3), Tananai al n.4, Cristina D’Avena (unica FEMMINA in una classifica sacrosantamente tutta ITALIANA) al n.6. Francesco Guccini tiene decentemente al n.5, e chiudono la diecina più nobile C@ra++ere S?ec!@le di ThaSup(reme) al n.7, Sirio di Lazza al n.8, Il Giorno In Cui Ho Smesso Di Pensare di Irama al n.9, Il Mondo È Nostro di TZN Ferro.

Altri argomenti di conversazione. Entra al n.11 Alice con Eri Con Me, dedicato a CapireBattiato; al n.16 c’è la famiglia Bocelli (Andrea, Matteo, Virginia) e il suo Family Christmas (brr), al n.40 Escono dalla top 10 Bruce Springsteen, Paky, Rondodasosa (dal n.8 al n.20) e Mina, che dopo una settimana precipita dal n. 9 al n. 40. Compie 300 settimane di fila in classifica, record di sempre, il segnetto ÷ di Ed Sheeran, ma immagino lo abbiano già scritto tutti gli altri, quindi passiamo a salutare i fuoriusciti: tre nomi di spicco, durati solo una settimana in classifica: Neil Young, Nickelback, Massimo Ranieri. Sui quali non regalerò dei lazzi avendo tirato in lungo coi pornazzi, quindi poche storie e chiudiamo coi

Pinfloi. Balzo repentino di The dark side of the moon dal n.97 al n.87, ben 10 posizioni, un salto del 10% che fa ben sperare per un Natale dolcemente alienato. A proposito, è ora che qualcuno si decida a mettere in commercio il pandoro The Dark Side Of The Moon e il panettone The Wall – perché immagino che possiamo concordare sul fatto che tra i due il primo è quello che più somiglia a un brioscione zuccherato mentre quello che a molti non piace del panettone alla fine sono quei frammenti di esistenza che cercano inutilmente di ignorare, ma perché farlo? All in all, they are just canditi in the wall.

Grazie per aver letto fin qui, a presto.