AMARGINE

Il Natale è una terra straniera. E se possibile, morta- TheClassifica 52/2023

“È sempre stato così”.
Me lo dico da solo, anche se non è vero. Perché quando parli di musica, appena dici qualcosa, migliaia di vecchi lupi di mare con lo sguardo paternalista (non ho detto patriarcalista, ma sarei tentato di aggiungerlo) commentano che è sempre stato così.

Invece no. Nel 2019, in era già spotifata, la classifica natalizia vedeva al n.1 ThaSupreme con Blun7 a Swishland (una di quelle canzoni eterne, che non dimenticheremo mai) davanti a Dance monkey di Tones And I, la tipa con la voce querula.
Nel 2018 al n.1 c’era Il cielo nella stanza di Salmo featuring Nstasia.
Fun fact: al n.4 poco sotto Nstasia c’era Anastasio. Sì, esisteva ancora X Factor ed era capace di cose incredibili.
Mariah c’era, entrava in top 10, ma il suo impero qui in Italia è iniziato nel 2020. Anno in cui peraltro Last Christmas degli Wham! si classificò solo ottava nella classifica dei brani più ascoltati in streaming a cavallo del 25 dicembre.
Dal 2021 a oggi, Mariah Carey con All I want for Christmas is you passa il Natale sul puntale del nostro albero.
Ma è quest’anno però, che con lei a fare da ariete, l’invasione natalizia è quasi completa.
C’è una sola canzone NON natalizia nella top 10 dei sedicenti singoli, ed è la ex n.1 MoneyLove di Massimo Pericolo feat. Emis Killa.

E no, non è SEMPRE stato così. Non si erano mai viste NOVE canzoni natalizie in top 10.

L’anno scorso in top 10 ce n’erano 6. Una sola non si è confermata, ed è Rockin’ around the Christmas tree (1958) di Brenda Lee, che quest’anno si ferma al n.15. In compenso, grazie alla vituperata parola “rock”, sale dal n.4 al n.3 Jingle bell rock (1957) di Bobby Helms, che probabilmente gli italiani immaginano ribellone impenitente Jerry Lee Lewis o Eddie Cochran, invece è stato un onesto cantante country morto nel 1997: quarant’anni prima però saltò sul carro di Rock around the clock di Bill Haley (un altro che non aveva precisamente il physique du role del ribelle) e incise un pezzo del quale anni dopo disse: “I really didn’t want to cut it because it was such a bad song”.

Malgrado tutta questa cornucopia natalosa, ci sono delle assenze peculiari.

Intanto, nessuna – anzi, lo scrivo grande
SU 39 CANZONI NATALIZIE IN CLASSIFICA, NESSUNA è italiana.
Vigliacco se c’è, non dico un Tu scendi dalle stelle, magari interpretata di passaggio da uno dei 4 milioni di partecipanti alla Sacra Kermesse ITALIANA.
Ma nemmeno hit straniere tradotte, tipo un Bianco Natale di Irene Grandi (nel 2016 andò benino). O Natale Italiano di Anna Tatangelo, che ha precorso i tempi e sempre nel 2016 ammiccò con fatale anticipo alla fiera impennata patriota di questo Paese scemottino. Ma a quanto pare non andrebbe bene nemmeno oggi. Chissà, forse alla fine Natale è tipo Halloween, una di quelle feste di importazione che accettiamo perché lo fanno gli inglesi, che sono estremamente autorevoli e fighi, come ci ricorda anche l’imprescindibile The Guardian.

E così niente, nessuno dei giovanotti mondani algoritmici che fanno le playlist per conto delle le tre multinazionali (straniere) dei prodotti coi suoni conosce canzoni natalizie italiane: hanno buttato dentro italiani che cantano in inglese (grande momento per Sergio Sylvestre, vincitore di Amici nel 2016, il cui ultimo album, natalizio, è del 2017).
Anche se in realtà oltre alle carole, qualche classicino pop natalizio italiano tutto sommato esiste. A Natale puoi di Alicia, o Natale di Francesco De Gregori, o Christmas with the yours di Elio & le Storie Tese, o l’acida È Natale di Mina o la colpevole O è Natale tutti i giorni di Luca Carboni-Jovanotti. Oppure i Natali cattivi di Salmo (Charles Manson). Una di queste, piuttosto che Perry Como al n.93, secondo me ci stava.
No, in tempi autarchici e ipernuovisti come questi, è bizzarrissimo che la canzone natalizia sia accettata solo se in inglese oltre che vecchia, quindi gli ITALIANI come Annalisa si adeguano e Christmas (Baby please come home) è al n.9. Stesso discorso per Mario Biondi o Gaia. E ho detto in inglese, quindi Tannenbaum gira al largo, i tedeschi avranno anche inventato l’albero ma se proprio dobbiamo avere una lingua che non sia l’inglese, meglio lo spagnolo di José Feliciano, con Feliz Navidad (1970) al n.4 (era al n.2 nel Natale 2021, ovviamente dietro Mariah).
Peraltro la presenza di Dean Martin (Let it snow!) (seh, hai voglia) al n.5 ci dice che preferibilmente, il cantante natalizio è defunto (George Michael, Bobby Helms, John Lennon, e il già citato Dino Crocetti sono tra i primi 10).

In ogni caso ci sono assenze abbastanza sorprendenti. Perché per esempio io Wonderful Christmastime di Paul McCartney io l’ho sentita veramente spesso, ma tanto, in negozi e centri commerciali ma pure per radio o nei tre programmi tv che vedo. Però niente. Si vede che i pupari delle playlist non l’hanno messa. E nemmeno A Fairy Tale of New York. Ok, non contiene la parola Christmas, però magari con la recente morte di Shane McGowan e un po’ di viralità del video in cui la cantano al suo funerale – nah, niente. E poi ok, lo so che Christmas in Hollis dei RUN D.M.C. proprio non si poteva, gli ascoltatori italiani di rap non possono tollerare quelli che il rap lo hanno inventato.
Visto che ne parliamo spostiamoci tra i

Presunti album. Ovviamente dopo una settimana, vista anche la manifesta inferiorità dei singoli, X2VR risupera QVC10, nel senso che Sferoso Famoso ritorna in vetta davanti a Gemitaiz. Il terzo posto sul podio è di Michael Bublè con Christmas (2011) davanti a Merry Christmas di Mariah (1994). Sono anche gli unici stranieri tra i primi dieci, e la loro nefasta presenza toglie dalla prima diecina due dischi ITALIANI: Intimate di Elisa ad Abbey Road e Il concerto di Venditti e DeGregori.

Altri argomenti natalizi di conversazione. Il grosso dei presunti album natalizi (e non) è distribuito dalla grossa Universal, che ne vanta 46 in classifica contro 27 di Sony e 20 di Warner. C’è più magica armonia tra i sedicenti singoli, tra i quali Universal ne vanta 35 davanti a 32 di Sony e 27 di Warner.
Però il terzo album natalizio in classifica non lo indovinereste mai, è Everyday is Christmas (2017) di Sia, n.23, davanti a Nat King Cole e Dean Martin. A riprova che il Natale cantato in italiano fa fatica, persino Natale con Luì e Sofì dei MeControTe è uscito di classifica, e una settimana prima di quella natalizia. Resiste solo la cosca di Don Piersilvio, con il n.41 dell’album natalizio di Gerry Scotti (evidentemente in grado di vendere tutto, persino i prodotti musicali). Il suo disco precede A Christmas Gift from Phil Spector (1963). Io onestamente se Phil Spector mi si fosse avvicinato dicendomi che aveva un regalo di Natale per me sarei scappato molto velocemente – però non avrei avuto nulla da obiettare se lo avesse fatto a Gerry Scotti.

Altri argomenti di conversazione. L’epidemia continua: ci lascia un altro big shot del mercato, Harry Styles, il cui Harry’s House è stato in classifica 83 settimane, poi di colpo è precipitato di trenta posizioni come tanti altri long seller in questo periodo. Fuori dopo 2 settimane Fiorella Mannoia e i Nomadi, mentre Paolo Conte Alla Scala esce di classifica dopo 4 settimane. No stress di Irama e Rkomi esce di classifica dopo 24 settimane. E dire che sembrava così una buona idea, un loro album congiunto, due top seller come loro.
No, non è vero, non sembrava.

PInfloi. Flessione di The Dark Side Of The Moon, che riesce a rimanere tra i primi venti (proprio al n.20). Sale al n.92 The Wall, tutto bianco e pieno di buona volontà, per quanto mi riguarda album natalizio per eccellenza. E non solo: torna utilissimo anche per gli auguri: possa il vostro 2024 vedervi pattinare sul ghiaccio sottile della vita moderna, possa il 2024 dimostrarvi che c’è qualcuno là fuori, possa il vostro spettacolo continuare. Grazie per aver letto fin qui, buon anno.

4 Risposte a “Il Natale è una terra straniera. E se possibile, morta- TheClassifica 52/2023”

  1. Ma sei sicuro che abbia a che fare con gli ascolti della ggente? Non c’era supermercato, bar, parrucchiere, gommista, andrologo, patologo, ristorante, onorante funebre che non avesse Spotify a ròta con ‘sto stracciume di palle natalizio : (((

    Buon anno eh! Chissà che musica bellissima e immortale ci porterà il 2024!

    Magari sarà la volta che l’anno si divide netto in due: Sanremo/Estate farcito qui e là di rapper del cacchio? (Che secondo me hanno le ore contate: quelli svegli – e che possonostanno iniziando tutti a “cantare”, mi sembra). E le nuove classifiche con dentro YT che nuovi brividi porteranno? Cielo, saremo almeno decine di persone in febbrile attesa!

I commenti sono chiusi.