AMARGINE

Rapporto aMargine – ANALISONA del 2023: un sacco di laconiche classifiche

(antipastino)

Cominciamo col dire una cosa che i giornalisti molto bravi (perché si fanno pagare) potranno copiare da qui.
Solo 11 (undici) album stranieri usciti in questo decennio hanno osato varcare i confini della nostra Sacra Patria Sanrema e Tormentona. In totale i titoli stranieri sono 20, ma quasi metà sono robe vetuste.
E anche tra quelli usciti in questo decennio, solo quattro (4) sono usciti nel 2023. Mi voglio rovinare: arriviamo a 5 con quello di Metro Boomin, che è del dicembre 2022.
Si fa molto presto a elencare i miseri prodotti di queste culture musicali inferiori. Eccoli, preceduti dalle patetiche posizioni da loro ottenute tra i 100 album più ascoltati in Italia nel 2023.


(un altro antipastino. Poi cominciamo)

Vi do subito i cosiddetti flop, va bene?
(“Ehi, tipo! Ma cos’è un flop in fondo? Eccetera!” “Qui, un album che non è entrato tra i primi 100, ok?” “Bah!” “Sì, bah anch’io”)

Non sono entrati tra i primi cento gli album di Renga & Nek, Lana Del Rey, U2, Olivia Rodrigo, Sza, Lil’ Yachty, Drake, Blur, Catherine Polachek, The National, Metallica, Rolling Stones, Bad Bunny (il disco di quest’anno). Vedete, non è questione di generazioni. Lo so, a tutti piace fare commenti sulle generazioni, è così sexy. Ma non è quello il discrimine.
Comunque non dimentichiamo gli italiani che non ce l’hanno fatta: tra i cento dischi più ascoltati/venduti non ci sono Baustelle, Colapesce e Dimartino, Giorgia, Levante, Ariete, Il Tre.
Fun Fact: Il Tre è stato al n.1 in classifica. Ma evidentemente è stato solo grazie al tempismo della sua uscita, in un momento di scarsa concorrenza. E sono stati al n.1 nella settimana di pubblicazione anche U2 e Drake. Ma una volta soddisfatta la pulsione dei fan, sono stati inghiottiti dalle sabbie mobili. Erano bei dischi? Non proprio. Ma è questo il discrimine, allora? No. Ora però smettiamo di farci domande: non ci renderanno felici. Intanto, piazziamo qui l’immaginetta della madrina dell’Analisona: Annalisona. E poi facciamo una

PREMESSA

Io non credo, dopo tutti questi anni, di dover essere costretto al solito spiegone iniziale.
Su quanto siano attendibili e rappresentative le classifiche di fine anno dei prodotti con i suoni.
Sì, possiamo dedurre due o tre cose. Ma siccome in questi anni ho capito che per qualche motivo o motivetto, tutti sono persuasi di sapere come funziona la musica (molto più di quanti vi vengano a dire come funziona la politica, o i legami sentimentali, o il calcio), io non resisto a mettere le mani avanti e dire che non pretendo di darvi spiegazioni. Mi limito a dare con voi un’occhiata a questa industria e al discutibilissimo tabellone annuale dei numerini, che influenza un bel po’ della sua produzione. E, ahinoi, ahinoitutti, anche un bel po’ di giudizi di noi critici cinciallegri, sempre pronti a evocare a sproposito quel vecchio fantasma chiamato arte.

(ma se proprio insistete, qui c’è, in dimensione francobollo, lo spiegone dell’anno scorso) (che nessuno dica che non ho operato tutti i distinguo e i caveat)

Premessa tecnica forse anche meno necessaria. Chi esce per primo è premiato sia tra i sedicenti singoli che tra i presunti album. Per esempio, poniamo che Geolier pubblichi un disco il 6 gennaio 2023 e abbia quindi 52 settimane di tempo per accumulare ascolti. E che invece Tedua pubblichi il suo album a giugno. Voi penserete che questo sia un solido motivo per ipotizzare che a fine anno Geolier stia davanti a Tedua. O che le canzonette sceme di Sanremo, uscendo a febbraio, siano avvantaggiate sulle canzonette sceme estive. E infatti pensate bene. Poi ci sono altri fattori, su tutti l’edizione deluxe che tutti si sentono in dovere di pubblicare esattamente sei mesi dopo la prima: per esigenze strettamente artistiche, l’album viene rilanciato con dei pezzi nuovi. Poi c’è il caso di Mengoni, che continua a pubblicare Materia, aggiungendo brani e titoli tra parentesi: dopo Materia (Terra) e Materia (Pelle) c’è Materia (Prisma), che comprende i precedenti più altri 10 brani più il pezzo vincitore di Sanremo e tuttavia “Prisma” non porta a casa dischi di platino suoi, ma incassa quelli delle materie precedenti, e se siete malfidenti spreco anche una foto per dimostrarlo, a riprova che in questo business maturo e in questo mondo di artisti pieni di sacro fuoco, tutti i giochini sono leciti per apparire in top 10 e quindi negli articoli di noi idioti che non abbiamo voluto imparare un mestiere vero.


Fun Fact: i miei dischi preferiti di quest’anno sono usciti rispettivamente all’inizioinizio e alla finefine dell’anno (Madreperla di Gué Pequeno e Le cose cambiano di Massimo Pericolo). Ora però facciamo relativamente sul serio: cominciamo dalle cose meno importanti: quei prodotti coi suoni che ci ostiniamo a chiamare

ALBUM

La top 10 è rigorosamente maschia e tricolore come impone l’apertura mentale di questa nazione e della fascia di consumatori che domina la piattaforma prevalente, quella verde e svedese. Volendo però è anche un premio alle strategie “local” delle tre multinazionali: ci sono poche rime non in dialetto ne Il Coraggio dei Bambini di Geolier, fuori dal 6 gennaio 2023. Sirio di Lazza, uscito a metà del 2022, si è confermato sul podio anche quest’anno, e possiamo quindi considerarlo uno degli album fondamentali della nostra epoca. Al terzo posto c’è La divina commedia di Tedua, il più recente tra i dischi entrati nelle prime cinque posizioni. Lo seguono Pinguini e Mengoni, già in top ten l’anno scorso con due album diversi (più o meno). Il resto, è rapitaliano fino a Ultimo.


Femmine. “Aumenta la quota femminile” dice il comunicato dei discografici, sapendo che la maggior parte di noi giornalisti musicali, non avendo tempo di fare il nostro lavoro, copieremo con possanza quanto ci troviamo davanti.

Invero, che la quota femminile diminuisse ulteriormente era impossibile. E per quanto anche quest’anno non ci siano donne in top 10, ce n’è una tra i primi venti – al ventesimo posto: non è Annalisa, il cui album è uscito troppo tardi, bensì Elodie.

E già che c’è, Elodie è anche l’unica tra i primi trenta. Di fatto, la classifichina delle femmine è quasi tutta sotto la top 40. È tutta qui:


Sono tredici album. Cinque di essi stranieri (in viola. Si capiva?). Visto che Taylor Swift e Madame contribuiscono con cinque titoli, possiamo dire che ci sono DIECI femmine in top 100. Ecco, adesso verrà fuori qualche nazifemminista a rimproverare la musica italiana di essere tutta patriarcata e femminicida. Cambiamo subito argomento, presto.

Stranieri. Nessuno in top 20, per carità. I primi sono Travis Scott al n.22 e The dark side of the moon (LOL) al n.23. Eppure, caso curioso, l’album più ascoltato non è strettamente in italiano. Malgrado il titolo, Il Coraggio dei Bambini di Geolier di rime in italiano ne comprende poche, e malgrado la migliore buona volontà, non è totalmente comprensibile a tutti i connazionali. Lo segnalo solo come curiosità, perché poi entrando nel merito, la cosa non è affatto interessante. Se non per un aspetto: le multinazionali che decidono come esprimere il disagio di noi giovani stanno puntando tantissimo sulle risposte “local” permesse dallo streaming. Fateci caso: la top 10 può essere letta così: Napoli, Milano (Lazza, Tananai, Sferoso, Shiva, Gué Pequeno) Genova/Milano (Tedua), Roma (Ultimo), più Mengoni e Pingoni, di Viterbo e Bergamo, che non accorpo alle metropoli più vicine (…ma avrete notato che sto facendo ampi gesti allusivi). Ogni città urbanissima ha i suoi campioni; viceversa, rimangono a bocca asciutta alcune regioni che un tempo furono protagoniste delle classifiche dei dischi rotondi (Emilia, Sicilia, Puglia). Si rifaranno con le robe da mangiare, dai.
Comunque gli stranieri sono 20 su 100. È un numero enorme rispetto agli anni scorsi, e immagino che siate atterriti quanto me. Ma a ben guardare, potete tirare un sospiro di sollievo: gli stranieri in classifica sono un po’ meno. Perché

The Weeknd ha 3 album in classifica
Taylor Swift ha 3 album in classifica (l’ultimo uscito, Midnights, è al n.46. Eppure ha prenotato per due sere San Siro, praticamente sold out in mezza giornata. Che strana circostanza, vero? Ma allora ‘ste classifiche, eccetera!)
Travis Scott ha 2 album in classifica
– ne sussegue che rimane spazio effettivo per quindici stranieri, giusto? Però non con album nuovi, eh no.
– perché quattro album sono apertamente di altri decenni (AM degli Arctic Monkeys, Pinfloi, Christmas di Bublè, Divinely Uninspired di Lewis Capaldi) (…peraltro, anche tra i dischi di Swift, Scott e TheWeeknd ce ne sono quattro del decennio scorso)

In ogni caso. Un quarto della classifica degli album ci è dato da otto persone. Cioè, 25 dei dischi più ascoltati provengono dai seguenti artisti: Sferoso Famoso, Ultimo, Tedua, Capo Plaza, Pinguini Piacioni, The Weeknd, Taylor Swift, Marracash.
Tra questi, solo Tedua, Sferoso e Ultimo hanno pubblicato album quest’anno. Vogliamo allargare il campo? Metà della classifica (cinquanta presunti album) è appannaggio di venti artisti: sono quelli che hanno almeno due album tra i primi 100. Di questi, solo due contro diciotto non sono ITALIANI. Il che ci dice un pochino che non sono tanto gli album che gli utenti stanno ascoltando, quanto le playlist: This is Madame, This is Luché, This is Ernia, This is Shiva, This is the world we created. Sì, è il momento di ripeterlo: continuiamo a chiamarli album per convenzione, ma che senso ha quando ogni x mesi vengono ritoccati, sanremati, deluxati perché ehi, aspettate, devo assolutamente aggiungere un capitolo della mia strabiliante vita, ho un contratto con una nuova bevanda o dei nuovi gioielli dozzinali. Detto questo possiamo passare ai single, e alla loro solitudine.

SINGOLI

Il tallone di ferro della Sacra Kermesse schiaccerà per sempre la nazione con sua somma estasi, e nessuno di voi snob si azzardi a opporsi. Podio completamente appaltato alle vincitrici della insulsa e interminabile trasmissione di RaiUno. Da segnalare però:

1) una FEMMINA al n.7;
2) Che vedo!!! Uno STRANIERO al n.9 e
3) ben tre stranieri in top 30.
4) ben tre femmine da sole in top 30 – da sole, mica in featuring con la solita particina nel video per scuotere le cosine di fianco a un maschione ITALIANO tatuato e virilmente ammantato di rispetto dai bro
5) un brano mai stato sul podio nel 2023, e nemmeno ora: Gelosa di Finesse che evidentemente ha azzeccato tutti i featuring per entrare in tutte le playlist che agganciano i brufolosi al potere uscita a febbraio, chiude davanti alle hit estive. Che come vedete, pagano dazio all’ingresso tardivo nelle classifiche e nelle nostre vite

6) le canzoni-cordata, nate dallo slancio di due, tre, quattro, cinque manager decisi a unire i numerini di due, tre, quattro, cinque artisti, sono esattamente la metà di quelle in top 100. Nemmeno molte, se contiamo che ogni album rap che si rispetti annovera almeno sei featuring tra tizi che nella maggior parte dei casi si schifano e hanno semplicemente mandato ai producerz i file con le loro barre buttate giù alla meno peggio.

Vi ricordo altresì e con isterica insistenza che questa era l’ultima classifica annuale in cui Spotify ha avuto la quota di maggioranza, dall’anno prossimo YouTube potrebbe portare novità. Facciamo subito un confrontino.

Forse lo avrete notato: le donne aumentano, il rap diminuisce (strana correlazione, nevvero?), lo straniero sparisce. Per qualche motivo di marketing che non vi saprei dire – ma è lampante da anni, ed è lecito sospettare che ci sia dell’algoritmica intenzione – gli ascoltatori di Spotify sono soprattutto ragazzini dai 12 ai 16 anni che sognano un mondo migliore in cui vi derubano con i loro bro in modo da avere tantissimi capi firmati e drogarsi e caricare le bitches sulle Lambo. Per qualche altro motivo che non vi saprei dire (lo so, sono deluso anch’io da tanta insipienza) YouTube non la pensa allo stesso modo, temo ci siano molte femmine nell’utenza, che del resto è quasi il quadruplo di quella di Spotify. Mi sbilancio: l’imminente ingresso di YouTube in classifica costringerà i tre neuroni dei discografici e i due neuroni dei giornalisti musicali a ridimensionare le loro teorie sull’afflato artistico del Topexan sonoro con cui (in combutta) hanno inondato questo Paese, forse allo scopo di fornire adeguato ricambio alla generazione altrettanto cretina ma forse meno monocorde che l’ha preceduta.
Forse. E visto che si parla di loro:

Le nostre amiche majors. Tra i singoli, vince Sony, con 42 tracce su 100; seguono Universal con 31 e Warner con 20. Tra gli album, Universal si rifà con 40, davanti a Sony (36) e Warner (15). Ma in generale, sembrano tutti contenti. E così spero di voi.

Stranieri. Nel senso delle loro classifiche. Quest’anno la francese SNEP batte un po’ la fiacca, quindi non posso mettervi a parte di quello che ascoltano oltr’Alpe. Laonde, mi vedo costretto a sottoporvi nell’ordine le top 10 di Germania, Regno Unito, e Stati Uniti. Tenete conto che non usano i nostri stessi parametri (mi sembra evidente per esempio che in Germania il peso dei dischi di plastica sia più forte che qui). Penso che si possa dire in ogni caso che in tutti e tre i casi questi popoli, i cui limiti sono fragorosamente evidenti a tutti gli ITALIANI, sono un po’ più disponibili con femmine e stranieri. Beh, ma certo: quando loro ancora vivevano nelle palafitte, noi già piagnucolavamo nell’autotune. E infine:

Pinfloi. Come probabilmente avete già notato, The Dark Side Of The Moon conclude l’anno al n.23, mettendosi alle spalle il triste n.78 dell’anno scorso. Quanto ai Beatles, niente da fare, dovevano impegnarsi di più. Gli servirà di lezione. E con questo vi saluto, vi ringrazio per l’attenzione, vi auguro buon anno e con l’amico Simba La Rue vi ricordo di ricordarvi di chi sta al gabbio. Ma soprattutto, di chi ci dovrebbe stare.

2 Risposte a “Rapporto aMargine – ANALISONA del 2023: un sacco di laconiche classifiche”

  1. Ancora una volta grazie a te, martire che ti sacrifichi per noi al fine di trovare le noccioline nella cacca. Ce n’è sempre meno ahimè, ma pazienza: la nutella piace proprio perché cremosa.

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