Premessa: Nemmeno un minuto di non-amore. È novembre ed è il caso di fare un riepilogo degli album andati al n.1 quest’anno, e quali tra essi sono stati presi a male parole in questa rubrica. E quali invece a parole gentili.
(c’è un motivo) (e verrà spiegato, anche)
Va bene, forse quelle per MiticoLiga sono state parole tra il perplesso e il gentile. E anche quelle per Annalisa. Però quella sui Maneskin era una perplessità costruttiva. Insomma, ricordatevi cosa diceva il poeta. “Perplessità è Bellezza, e Bellezza è Perplessità – questo è tutto quel che c’è da sapere”.
Ma tengo a sottolineare che gli album di successo espressamente deplorati tra queste mura sono in minoranza: 6 su 13.
E con ciò, spero sia chiaro che questa marginale rubrica rifiuta di passare per angolino di stroncature gratuite. Nessuno entra qui senza la possibilità di uscirne accompagnato da un sorriso (eccolo 🙂 ) e una fetta di panettone.
E ora, parliamo del
Numero uno. Nelle ultime otto settimane, abbiamo avuto otto diversi numeri uno. Tutti ITALIANI – tranne Drake. Come dice Spotify, e tanti miei colleghi ripetono fedelmente, sperando in un gesto d’amore, la Generazione Z è quella con la mentalità più internazionale.
La nascondono benissimo, visto che nella top 20 dei singoli, ci sono 19 canzoncine ITALIANE. Nella top 20 degli album sono solo 17, ci sono ben tre infiltrati – poi vedremo chi sono. Ora però parliamo (davvero) del
Numero uno (davvero). Edoardo D’Erme da Anzio in arte Calcutta, amichetto del cuore dei 30-40 di ssssziniztra, debutta al n.1 col suo Relax, facendo meglio di gruppi NON ITALIANI di una certa fama: Rolling Stones (n.2) e Blink 182 (n.3). POO-PO-POPOPOPOOOO, PO!!! Ne devono mangiare di pastasciutta e ce lo devono sucare, come direbbe il bravo patriota ITALIANO Bonucci.
L’album Relax, quasi completamente scritto con Giorgio Poi, Andrea Suriani e Quentin Lepoutre, dura 38 minuti e contiene 11 canzoni. Malauguratamente Calcutta canta, o dice cose, in tutte e undici. La musica è mediamente tollerabile, anche se a certi pezzi sembra appiccicato un cartellino con un sorriso 🙂 e dei puntinipuntini che specifica “Questo è un pezzo un po’ funky…”, “Questo è un pezzo un po’ elettronico…”. La musica in ogni caso lo legittima come contemporaneo allontanando il rischio di essere identificato come un Biagio Antonacci indie. Ma sotto il cappelluccio e la barbuccia che rassicurano il suo pubblico c’è una mente abietta che dà al suo pubblico estasiato tante trovatine carucce, rime cicciose e immagini tenerine-trasandatine per le quali sorridere felice (così: 🙂 )
Mi rincresce ammetterlo: sono una persona arida e vuota, e le canzoni di Calcutta non mi suscitano un sorriso: sento fisicamente gli occhi che vanno verso l’esterno delle orbite, la mandibola che si irrigidisce, un principio di licantropia. Relax è un budino coccoloso di frasine fatte per diventare meme sui social: le più inoffensive sono quelle su rapportini amorosini che sembrano uscite da un sognino di Fabio Volo. Le più preoccupanti ma rivelatrici sono quelle fumosamente identitarie, che irrompono (apparentemente) a caso, in mezzo a frammenti di niente – ma un niente dolcino tenerino. Proprio lì sono le trappole più importanti, gli arguti bacini perugina per attirare cuori di sssziniztra col cappelluccio, per aiutarli a lollarsi definitivamente il cervello.
Il vaniloquio più faticoso è quello del sedicente singolo Tutti, scritto con il celebrato Davide Petrella in arte Tropico, autore anche per Francesca Michielin, Elisa, Sandrina Amoroso, Emma, Mahmood, Elodie. Il testo contiene sia l’apoteosi del piantino generazionale (“Tu come stai? Che cosa fai? Io coi piedi nel mare e soltanto a pensare che sembriamo tutti falliti, tutti falliti”) che un’invettiva allusiva verso Jovanotti (“Non giocare col mio cuore che poi devasto una spiaggia, che ci organizzo un bel festival e poi mi lavo la faccia”). Ma è tutto molto freudiano: il dna Calcuttiano è quello Cherubiniano. Non a caso, Jovanotti è fin dal secolo scorso un alfiere di barbuccia e cappellucci. Come dice del resto l’autorevole The Guardian, ogni generazione denuncia l’inganno di quella precedente, per farlo proprio.
(certo che lo dice) (l’autorevole The Guardian dice TUTTO) (…è inglese, sapete)
Resto della top 10. Sul podio ai piedi di Calcutta ci sono, simbolicamente, due dischi rock di due band NON ITALIANE; di due generazioni diverse ma ambedue all’insegna di un vitalismo che è troppo uncool per gli ITALIANI contemporanei. Non ho letto recensioni (ci mancherebbe) su Rolling Stones (n.2) e Blink-182 (n.3); in compenso li ho ascoltati, e li trovo più che accettabili, se non altro entrambi mi comunicano, dietro al risaputo mestiere, una voglia di vivere che contrasta con quello che mi comunica il n.1, che è la voglia di leggere Libero e La Verità e guardare ReteQuattro. Dopo questo podio tutto nuovo, poco da segnalare: Geolier (uscito 42 settimane fa) è al n.4, Tedua (21 settimane fa) al n.5, ma il più attaccato alla top ten è Lazza con Sirio, uscito n.81 settimane fa ma ancora al n.8. E poi, non posso dimenticare Emma (ex n.1) al n.6.
Avendo detto cose poco gentili – ma col sorriso 🙂 – sul disco di Calcutta, approfitto per bilanciare tutto con due parole di elogio sul disco di Emma, Souvenir, n.1 la settimana scorsa.
È corto.
(sì, erano queste)
Sedicenti singoli. Calcutta riesce anche a salire sul podio dei sedicenti singoli, al n.3 con 2minuti (ed è anche al n.9 con la già citata Tutti). Al n.1 e n.2 tuttavia restano ben salde le cordate di altri artisti ITALIANI che forse qualche volta si sono pure incontrati, chi lo sa: Takagi & Ketra & Anna & Geolier & il detenuto Shiva con Everyday al primo posto, seguiti da Boro, Artie 5ive e Andry The Hitmaker al secondo con Cadillac.
Il numero uno. Everyday è una delle tante canzoni-cinepanettone che richiamano portatori di brufoli al botteghino: proprio come ai loro genitori (o nonni) venivano promesse due battute a testa di umoristi fenomenali e la visione fugace di ghiandole mammarie. Qui abbiamo i due instancabili produttori di suonerie telefoniche Takagi e Ketra, Shiva nella parte del banditino milanese sparo sniffo spendo spaccio (“Sono in prima classe sopra un volo che non decolla, dietro ho sempre una pistola, pesa più di un iPhone”), la ex teenager Anna Pepe che con i suoi esilaranti ruttini in autotune spiega “Io ti ammazzo solo perché parli con lei, voglio te, voglio te every day”, e infine, Geolier il caratterista partenopeo uè guagliò vabbuò, che afferma con tanta napoletanità: “Voglio a te, sulo a te, sempe a te”. Fa male che non sia rappresentata la capitale, ci starebbe bene Christian De Sica, anche solo per passare e dire a caso “Non me starò a diventà froscio?”.
Altri argomenti di conversazione. Ha abbandonato la classifica dei presunti album Autumn Variations di Ed Sheeran, dopo 3 settimane – lui che era abituato a starci 300 settimane. Tre settimane di festa anche per il disco di Davide Petrella in arte Tropico, il succitato coautore di quella bella canzone con Calcutta.
(Calcutta & Tropico) (non erano anche due gelati, tipo varianti del Calippo?)
E fuoriesce anche una recente n.1: Invisibili de Il Tre, che solo cinque settimane fa era il presunto album più ascoltato in Italia. Ma sapete, questo non vuol dire che siamo un popolo banderuolo. 16 album su 100 sono entrati in classifica più di due anni fa. Cinque di questi bivaccano in top 100 da più di quattro anni e malgrado la Gen Z sia internazionalissima, sono tutti album ITALIANI:
– Le basi di ThaSup(reme)
– Re Mida di Lazza
– Fuori dall’Hype dei Pinguini Piacioni,
– Persona di Marracash e, su tutti,
– Playlist di Salmo. 259 settimane consecutive che, voi mi insegnate, sono quasi cinque anni. Nella classifica italiana non c’è mai, mai, mai stato nessuno di così ostinato come Salmo da Olbia. Nemmeno Ed Sheeran. E nemmeno i
Pinfloi. Interessante impresa di Roger Waters. Il suo The Dark Side Of The Moon il Vecchio è ora al n.60 ma ha fatto risalire The Dark Side Of The Moon il Giovane al n.27. The Wall ormai in classifica non si vede più. Speriamo che il Natale deprima un po’ di gente e lo faccia rientrare.
Grazie per aver letto fin qui. A presto.