AMARGINE

Estate. Futuro. Nostalgia. E bolle. Mille bolle

Come avrete certamente letto sull’inappuntabile The Guardian, c’è qualcosa di
(quasi)
interessante nelle Azzeccatissime Hit da Spiaggia di questa estate ITALIANA tutta da vivere.
È successo che sul podio delle canzoncine ci sono tre prodotti della più vecchia e malandata tra le tre megafabbriche mondiali di ritornelli. E subito alle loro spalle, altri due pezzi usciti sempre da lì, dalla vecchia Warner decisa a riprendersi ciò che NON è mai stato realmente suo, cioè le hit.
Questo dettaglio della stessa casa discografica può essere vagamente intrigante, se siete addetti ai lavori. Ma è estate, e come le canzoni, anche gli articoli devono essere spensierati: basta con questo giornalismo serio e severo che non ci dà tregua santiddio.
(ma se SIETE addetti ai lavori) (beati voi!) (troverete alla fine di questo monologo della Margina qualche osservazione tecnica, ma beninteso, al solo scopo di mostrare i muscoli a testate più chic, per rimarcare con la consueta sfumatura paranoide che il qui presente blog anche quando straparla, lo fa con solide basi) (…cribbio)

E ora, andiamo al sodo. Oltre alla fabbrica da cui provengono, i tre contenuti canticchiati hanno altro in comune.
È forse la parola “Disco”, così sapientemente rétro?
No. Però giusta osservazione. È presente in due titoli su tre.
È forse la palese citazione di successi di decenni precedenti, in qualche caso in modo esplicito, ostentata come valore aggiunto (malgrado qualcuno s’indigni, e strisci la parola “plagio”)?
Qui ci siamo più vicini. Questo è metà del lavoro.

LA PRIMA METÀ

Se è vero che la Canzone da Spiaggia per essere Azzeccatissima deve entrare in più bolle possibili
(segnatevi la parola #bolle)
e se è vero che l’estate ha più a che fare col passato che col futuro – perché così come Winter is coming, L’estate sta finendo, SEMPRE, come intuirono i Righeira, affiancando il rifugio in una nostalgia preventiva a un’ipotesi di estate allegra e proiettata nel futuro – sì, ma apocalittico e radioattivo
(segnatevi i #Righeira)
se sono vere queste due cose, nostalgia e bolle, allora una Canzone da Spiaggia Azzeccatissima si rivolge a bolle generazionali diverse, soffiando sulla nostalgia per un passato spensierato. Il cinismo della cosa (e chi è più cinico di Fedez, o di una band come The Kolors che ha deciso di riemergere dagli abissi, o di un prodücer come Ava?) è l’utilizzo della borrowed nostalgia citata in Losing my edge degli LCD Soundsystem (“Nostalgia presa a prestito per degli anni 80 che nemmeno si sono vissuti”) prestidigitosamente chiamata in causa da Fabio De Luca nel suo saggio Oh, oh, oh, oh, oh – e non lo sto citando perché siamo amichetti, giacché saranno almeno quindici giorni che non ci sentiamo, gli ho ringhiato perché mi stava facendo mansplaining su una faccenda. Va citato perché i Righeira ci vengono messi sotto il naso esplicitamente dai Kolors in ItaloDisco, così come Giorgio Moroder, ma la citazione esplicita permette di dissimulare altri rétrocanditi sparsi (“Ognuno tra i pensieri suoi” come MiticoVasco, il Festivalbar, fino a “Sbagliare un calcio di rigore” che è un’immagine che evoca sempre Roberto Baggio se non addirittura Antonio Cabrini, in vecchi Mondiali estivi) messi giù con il massimo del controllo su un pezzo che discende da Self Control di Raf.

Anche Vetri neri, come la lucertola, ci mette davanti la coda scodinzolante di Mr. Saxobeat, hit nemmeno vecchissima (ma in odore di generazione Y) (o W o K, non so – e non mi frega niente), ma di nascosto pesca nel cantato e nell’immaginario automobilistico della più vecchia Get your party started di Pink, che arrivava flashy nella sua Mercedes Benz – auto non troppo comune nella musica brandizzata, a meno di non andare indietro fino a Janis Joplin, che pensate, contrapponeva detta auto tedesca a un’altra auto tedesca, e guarda guarda chi si vede: “Vetri neri se giriamo nel retro del Porsche”.
Quanto a Fedez, nel Disco Paradise ci sono strati su strati di substrati: si parte con le parole (in)crociate facilitate che tutti possono risolvere perché la soluzione è già lì (Battisti e Mi ritorni in mente, Sapore di sale, Girls just want to have fun) poi ci sono quelle per solutori mediamente abili (le Mille bolle blu), e quelle che vanno a colpire altre sinapsi mnemoniche (Bettino ad Hammamet, o Neruda – che diceva che di giorno si suda), e a suo modo, la presenza del suo vecchio compagno di Comunismo col Rolex, un J-Ax che così ornamentale non lo si era mai visto.

LA SECONDA METÀ

L’altro fil rouge, come dicevano in Giochi Senza Frontiere (ops) è che in ognuna di queste canzoni i protagonisti si raccontano o gettano indizi da decodificare sulla loro vita – perché ormai il pubblico se lo aspetta, li segue per questo.
In Vetri neri Annina Pepe ci racconta che ha fatto strada, nella solita pallosissima commediola rappusa tra successo e lusso e auto e bad boys – non fraintendetemi, il pezzo Nella Mia Umile Opinione è notevole, ovviamente si capiscono un terzo delle parole (per lo più quelle inglesi) ma Madame e ThaSupreme ci hanno insegnato che le sillabe sono convenzioni, la lingua italiana è gomma da masticare e con cui fare anche un po’ di bolle (aha!).
In ItaloDisco, Stash dei Kolors ventila la possibilità di suonare prima dei Coldplay (stessa casa discografica, forse era un progetto per le date negli stadi di quest’anno, forse avverrà l’anno prossimo) e allude a un tatuaggio che non gli piace più (i suoi tatuaggi erano un argomento che andava forte quando era reuccio d’Italia nell’estate 2015. Tra quello di The dark side of the moon e quello di Michael Jackson, i sospetti si addensano sul secondo). Quanto a Fedez, apre con “Tutti alla ricerca di un colpevole, quest’anno hanno deciso che toccava a me” (…beh, chiama l’avvocato), poi lancia messaggi passibili di interpretazione sulla sua storia con Chiarugia Ferragni – ma su questi, appunto, si pronuncerà la Storia. Fa pensare comunque la frase “Se penso al mio futuro vado in panico”. E visto quanto si diceva prima sull’estate e il passato, è la frase più emblematica e azzeccata tra quelle delle Azzeccatissime Canzoni da Spiaggia.

Si potrebbe aggiungere, per abbondare, la quarta moschettiera sul podio Warner, canzone prediletta dall’ampio pubblico di YouTube: Monamour di Annalisa, che ha voluto pigiare sul pedale della propria erotizzazione raccontando una sua vecchissima esperienza saffica (in realtà una cosa di cinque minuti, dice, però era chiaro che la gente reclamava una confessione del genere. Mica poteva cantare dei suoi esami alla facoltà di Fisica. Oddio, se riuscisse a erotizzare quelli, sarebbe davvero interessante.

A questo punto potrebbe essere interessante

(quasi)

notare che nelle Canzoni da Spiaggia del passato-passato, raccontarsi non era un’opzione così frequente. C’era una specie di patto, per il quale i protagonisti eravamo noi babbioni da bagnasciuga, e gli ispirati cantori ci suggerivano le parole da usare sul molo a parlare all’infinito, con le ragazze che sghignazzano e ci fan sentire soli, o da usare se volevamo essere portati via via via da queste sponde, o persino – per arrivare ad anni più recenti – l’invito a vestirsi in fretta perché ho voglia di far festa, sai non importa il trucco, la bellezza è in testa, fino a tutto questo sbattimento per far foto al tramonto, che poi sullo schermo piatto non vedi quanto è profondo, vorrei ma non posto. Evidentemente il tuffo nel mare nazionalpopolare ci dice che nel 2023 anche d’estate a nessuno interessa di sapere di due Anna & Marco qualunque, o di quello che le donne qualunque non dicono: non abbiamo più artisti ma solo celebrities, che seguiamo morbosamente come Urbano Cairo. Per forza questo genere ha finito per chiamarsi Urban: come lui, non ha alcun interesse per le nostre esistenze.

PIGNOLERIE FINALI

Come promesso, ecco la parte per i più interessati ai dettagli industriali.
In questo momento la Warner, casa discografica di tutte le canzoni di cui si è parlato finora (e anche, alla lontana, dei Righeira) ha 10 titoli completamente suoi tra i 100 della classifica dei presunti album (contro i 45 di Universal e 32 di Sony). Fino all’anno scorso la Warner era la villa elegante ma demodé in cui trovare Pink Floyd e Coldplay, MiticoLiga e Laura Pausini, Ed Sheeran e Max Pezzali. Mentre le due major rivali, di per sé non prive di nomi appartenenti all’antica nobiltà dei dischi rotondi, si erano appropriate per tempo del rappo e dell’urbano: lo avevano fatto proprio nel momento in cui il mercato si spostava verso i contenuti da sentire nei telefonetti, che alcuni chiamano “musica”

(definizione ormai riduttiva e banale, che confligge con l’entusiasmo nuovista di chi deve campare con quest’industria) (ma non è affar mio)

Sta di fatto che alla fine dell’anno scorso alla Warner qualcuno ha picchiato il pugno sul desktop, ed è partito il nuovo corso, algoritmico, spregiudicato e pregiudicato (Baby Gang e Niko Pandetta sono tra gli album Warner in classifica, e addirittura in top 20, perché dai carceri usciranno i nostri eroi di domani). E quindi, nelle prime due settimane di luglio la situazione, secondo la classifica FIMI dei sedicenti singoli, è questa:

Le compartecipazioni sono dovute, segnatamente, alla presenza di Anna Pepe (Virgin) e Articolo 31 (Columbia). Mentre Annalisa e CapoPlaza sono da anni nel roster di Warner, laddove Fedez e The Kolors sono nuovi arrivi. Per completezza d’informazione, questo è il quadro sulla piattaforma di streaming più utilizzata per la musica in Italia e nel mondo – YouTube.

Altro tecnicismo: queste classifiche sono due perché i “brani più ascoltati” tengono conto che una canzone può avere il video ufficiale, o quello con solo il testo, o che diamine. Ed è per questo che i numeri sono più alti. Potrete notare la presenza, molto in alto, di Mon Amour di Annalisa (Warner) e Ci pensiamo domani di Angelina Mango (Warner), così alta che non è letale sbilanciarsi e allargare da tre a cinque il numero di Azzeccatissime Hit da Spiaggia che giunge a noi dai server Warner.
Insomma, Qualcosa è cambiato. Titolo di un film prodotto dalla Sony – perché iniziavo a sentirmi a disagio.
(quasi)

Grazie per aver letto fin qui. A presto.

Una risposta a “Estate. Futuro. Nostalgia. E bolle. Mille bolle”

  1. E non hai nemmeno parlato dei “simpaticissimi” Pinguini che hanno sfornato la più pallosa canzone simil Coldplay che abbia mai sentito, se posso la salto sempre.
    Quella dei The Kolors è la meno pallosa ultimamente, meglio però fà, secondo i miei gusti, “Pazza Musica” di Marco Mengoni, ma vedo che non è assolutamente gettonata (già questo verbo denota vecchiezza, anche se lo uso di seconda generazione, i juke-box non esistevano più da decenni…).
    Grazie per i pezzi che sforni, sono sempre belli e interessanti!

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