La conferenza stampa senza di loro. Uno speciale televisivo in prima serata su RaiUno, senza di loro.
Altre due prime serate dopo Sanremo, sempre senza di loro. Un video (Amami amami) in cui non compaiono. Un album di canzoni non scritte da loro. Mina e Celentano sono due fantasmi. Le loro facce – in foto che secondo il mio umile parere sono state scattate in occasione dell’incisione del disco congiunto del 1998 – torreggiano su tutti gli invitati alla presentazione nell’Unicredit Pavillion di Milano. Curiosamente, accanto al faccione di Umberto Eco, non è chiaro perché – forse era correntista Unicredit.
Qui, Claudia Mori – brava cantante e madre esemplare – ha presentato il disco insieme a Massimiliano Pani.
Semicompiaciuti, i due hanno nascosto e avvolto in un polverone tutto ciò che potevano, tutte le misteriose iniziative promozionali che ci attendono, i cannoni di Navarone mediatici che stanno già puntando nella nostra direzione. In fondo, proprio come era accaduto 18 anni fa all’uscita del primo vendutissimo album in joint venture. Pani ripete spesso che “è un disco che arriva”, nel simonaventurismo più fortunato di sempre. Pani (figlio di Mina, qualora foste troppo giovani per saperlo) dice anche che “Mina può rappresentare diversi mondi, con Adriano ha scelto le cose che più li accomunavano”. Mori non commenta. Pani e Mori a dire la verità non sembrano in sintonia quanto i rispettivi familiari. Che poi, chissà se lo sono davvero ancora, come in quelle immagini in bianco e nero – sempre Rai – nelle quali sono visibilmente in visibilio l’uno dell’altra. A ‘sto giro, racconta Claudia Mori, si sono visti una volta, a Lugano. Hanno siglato l’accordo. Dopo di che, lei ha inciso in Svizzera, lui a Milano.
Le migliori di Mina e Celentano (non tragga in inganno il titolo: sono tutte canzoni nuove, tranne un remake di Prisencolinensinanciusol a due, pompata da Benny Benassi) sarà molto probabilmente la grande strenna discografica del Natale italiano.
Chissà cosa glielo fa fare.
Bisogno di soldi? Ma dai, pochi cantanti italiani ne hanno altrettanti. A Celentano in particolare basta alzare un sopracciglio in direzione di Rai o Mediaset, per vedere arrivare treni carichi di lingotti. Ma anche lei, a Lugano non ci sta per cosmopolitismo.
No, il vero motivo forse è autocelebrarsi. Ancora una volta. Mentre si è in vita, che il 2016 sapete anche voi che ha questo bruttissimo carattere. E farlo come coppia più bella del mondo. Perché sanno bene che molti italiani – anche ben più giovani dei loro ascoltatori – continuano a considerarli un archetipo (loro, che coppia NON sono) (si presume).
E infatti i due durante tutto il disco concedono tantissimo alla sit-com, con battute autoreferenziali sparse ovunque nei pezzi, siparietti, provocazioncine. Questi due monumenti sono gli italiani come gli italiani continuano a immaginarsi, specie nel rapporto di coppia: lei signora con artigli, superiore e intoccabile per definizione, lui forte – in corsivo, o tra virgolette e col punto esclamativo: “forte!” – ma anche, sotto la simpatia del bisbetico domato e asso e innamorato pazzo, maschio di una volta, di “quando noi ignoranti eravamo di più”. La sua voce non da virtuoso ma bassa di maschio monocorde, è da sempre il contrappunto perfetto per le ampie volute sensuali di lei. E la sitcom può dipanarsi lungo titoli che la dicono lunga: Se mi ami davvero, Ti lascio amore, Non mi ami, Amami amami, E’ l’amore.
Tra i nomi degli autori, Andrea Mingardi, Riccardo Sinigallia, Mondo Marcio, Toto Cutugno, Fabio Ilacqua.
A tessere la tela, ovviamente Massimiliano Pani, ovviamente Celso Valli. Si badi: rigorosamente separati. In un disco che esce – anche questo, un unicum possibile solo a loro – per tre etichette discografiche contemporaneamente: Pdu (lei), Clan (lui) Sony (il mondo).
Altro da dire? Sì. Ovvero: come sono, ‘ste canzoni?
Caspita. Davvero interessa ancora a qualcuno? Oh, è commovente. Beh, ne riparleremo qui. Ma se permettete, non ora. Aspettiamo che l’album entri in classifica al n.1. Che con tutta questa promozione vedo-nonvedo, è facile farsi contagiare.
scusami ma io ho una domanda che mi attanaglia: durante queste presentazioni che succede? parte il disco in filodiffusione e voi giornalisti tutti ad ascoltare e a prendere appunti? ma soprattutto: l’artista che fa? guarda le mimiche dei volti brano dopo brano? e se il disco fa schifo? io vorrei esserci. davvero!
o forse no.
Ottima domanda.
In questo caso, è partito il disco, tutti i giornalisti ad ascoltare e prendere appunti, poi domande agli artisti (o ai loro rappresentanti legali), poi eventuale consegna del disco. In genere l’artista arriva dopo l’ascolto, accolto da un applauso incoraggiato in genere dallo staff. Se un capo del mondo come Jovanotti, la presentazione si svolge in un contesto di grande fotografabilità, in modo che noi miserande creature facciamo selfie con la esclusiva location sullo sfondo e postandola subito sui social, in modo da aumentare la sensazione che l’uscita del disco sia un evento di per sé eccitantissimo che dà ragione delle nostre povere vite.
Ci sono poi casi in cui il disco viene fatto ascoltare in condizioni brusche, in una saletta della casa discografica oppure a una scrivania di essa, con una cuffia collegata a un computer, in un open space in mezzo ai dipendenti di detta casa discografica. Lì si prendono appunti, poi si dice agli addetti stampa che il disco era bellissimo per rassicurarli, quindi si torna a casa ammantati di mestizia chiedendosi rancorosamente se i giornalisti di serie A, quelli che viaggiano sul cocchio di Maria, hanno ricevuto il disco a casa loro invece che sottoporsi a questa manfrina.
In effetti con altre cinque righe potrei fare un articolo solo su questo aspetto goffissimo della vita mirabile del giornalista musicale.
quindi questa cosa di essere a contatto coi vips non è tutta frizzi e lazzi a quanto mi pare di capire. 🙂
Beh, dipende.
A qualcuno piace tantissimo.
A me, sempre meno.
Ma immagino sia anche una questione anagrafica. Quando sono entrato in questo giro ameno, mi capitava di essere abbastanza in soggezione non solo davanti agli idoli di bimbetto, ma tutto sommato, a prescindere dal gradimento personale, anche davanti ai pesi massimi dell’epoca. Che so, Alanis Morissette o Marilyn Manson o i Verve. Ora presumo che un giornalista musicale agli inizi, sentendosi dire “Stasera incontri Kanye West” o “Stasera sei a cena con Mika”, avrebbe più di un fremito. Io mica tanto. Ma ci sono ancora interviste che mi soddisfano molto, tengo a precisare. Solo che sempre più spesso mi sento più interessante io delle nuove star. E non so se è più un problema mio o un problema loro 😀
Questo album è decisamente migliore del precedente (e non venderà quanto quello perché i mercato è mutato, eccetera…)
Sul fatto che tu sia più interessante delle nuove star non ho alcun dubbio.