Quindi hanno vinto i vekkiminkia? Il PopoloDiRaiUno, identificato dall’élite e da noi giovani sbarazzini come causa di ogni male di questo Paese? Pubblicone al quale oltretutto Il Volo è stato proposto più volte da don Bruno Vespa?
Non so.
Perché allora, spiegatemi le vittorie devastanti di Marco Carta e Valerio Scanu. E spiegatemi come mai dopo il vecchio Vecchioni (2011) il Festival è stato vinto da Marco Mengoni, e dalle due vallette, Emma e Arisa. Mentre tra i concorrenti che NON hanno vinto, nell’era del televoto, segnalo Albano, Toto Cutugno, Pupo ed Emanuele Filiberto, Nino D’Angelo. E naturalmente Anna Tatangelo, regina dei follower, universalmente additata come punto di convergenza del gusto cafone italiano, dal quale oggi tanti si dissociano indignati. Ma segata in spensieratezza prima della finale.
Tutto questo considerato, a me qualcosa non torna. Dite: non avete voglia di teorizzare un bel COMPLOTTO? Dai, su, che ci divertiamo.
Primo elemento. Il festival più visto negli ultimi 10 anni non può avere solo il pubblico “generalista” di RaiUno. Che tutti ci immaginiamo completamente rimbambito, ma sorprendentemente abile nel televotare, con buona pace delle gag sugli anzyani che non sanno usare i telefonini.
Secondo elemento. Forse non si è notato, ma ieri sera mentre i Tre Trimoni saltavano tutti giovaneggianti per festeggiare la vittoria, sono apparse in modo impercettibile le percentuali di voto. Che con rapidità inconsulta glitchavano due numeri: 1) “televoto” 2) “totale”. Facendo solo intuire quindi il voto di 3) Giuria di Esperti 4) Giuria demoscopica.
Il televoto pesa per il 40% sull’esito finale. Contro il 30% a testa per Giuria di Esperti e Giuria Demoscopica.
Ma è stato il televoto a dare a Il Volo un vantaggio enorme su Nek: 59 contro 35. Malika Ayane, spazzata via. Però occhio: il dato “totale” vede scendere sia Il Volo (tanto) che Nek (un po’ meno). Quindi le due giurie ristrette hanno votato più per Malika Ayane. O perlomeno, lo ha fatto in modo corposo una delle due.
Il televoto è a pagamento per chi usa i vecchi sistemi, agratis e multiplo per chi usa twitter. Avete capito dove vi sto portando: i bimbiminkia (aka: la gioventù), in passato accusati di aver fatto vincere i Defilippiani, stavolta non ce l’hanno fatta: gli Union Jack o Moreno, Annalisa o Bianca Atzei, plausibili candidatiminkia, sono stati ridimensionati (come Anna Tatangelo). Ma non solo: la fan base di Nek, discretamente ampia, lamenta di esser stata rimbalzata dal sistema di voto.
COMPLOTTO?
(è sempre la risposta più bella) (…se avete risposto sì, andare avanti è pleonastico) (però dai, già che siete qui, fatemi contento)
Punto tre. Ipotizziamo (a malincuore) che il malfunzionamento della raccolta di voto “social” non abbia inciso, e che comunque non sia stata operata ad arte. Ovvero: diciamo che non c’è stato un danneggiamento ai danni dei rivali de Il Volo. C’è allora stato un aiuto?
Intendo dire: sarebbe possibile a qualcuno organizzarsi per televotare a tappeto il proprio concorrente (aka “le cartoline del Totip”, versione 2.0)? Beh, nulla è precluso, all’uomo determinato.
Però non è andata solo così. Nek, pare di capire, ha abbondantemente perso nel televoto, che ha ancora più implacabilmente castigato Malika Ayane, cocca della critica (oltre che di Caterina Caselli) (le due cose vanno spesso di pari passo). Ma se Nek dal 35% del televoto scende, nel totale, al 31%, è evidente che passando da giuria demoscopica e giuria di esperti, le ha prese sode anche dalla Ayane.
Per inciso. Ai tempi del voto della sala stampa in finale, era prassi che i giornalisti si mettessero d’accordo per fare fronte contro il candidato che li infastidiva, facendo convergere i voti sul meno peggio. Mi sento di dare per scontato che una giuria di esperti che contiene Cecchetto, Massarini, Mirò e Bernardini non abbia votato per Il Volo
(…ma dare per scontato le cose è un errore, quindi mi avvalgo anche di una testimonianza privata di componente della succitata giuria la cui identità ovviamente non rivelo)
Quindi va dato atto alla succitata giuria di aver votato in coscienza. Perché forse, mettendosi d’accordo, avrebbero potuto far vincere Nek.
Ma alla fine, in fondo, perché avrebbero dovuto? Non sono mica giornalisti, non hanno il compito di educare il gusto degli italiani e far vincere gli Avion Travel (anche per compiacere la Caselli, vedi sopra). A me personalmente il pezzo di Malika Ayane non piace, lo trovo melagnoso. Ma se ne capissi di musica, non sarei qui.
Prospettive. La vittoria de Il Volo è strategica nell’anno dell’Expo? Boh. Forse stiamo trascurando il fatto che anche Nek vendicchia all’estero, e con il suo pezzo un po’ coldplayco avrebbe potuto decorosamente fare il suo in Europa e Sudamerica. Certo, non nelle proporzioni di un Bocelli. O, forse, de Il Volo. Perché mentre europei e sudamericani – quei sottosviluppati ignoranti – apprezzano anche la nostra musica più recente, il bel canto è l’unica possibilità che gli angloamericani (che noi veneriamo come divinità pagane, in qualunque campo) concedono alla nostra musica. E il fatto che Bocelli esattamente vent’anni fa sia stato rimbalzato da Sanremo con uno dei più grandi successi globali partoriti in Italia, è ancora fonte di trauma e autocritica a livello discografico.
E anche il fatto che Il Volo non vendesse in Italia era un po’ antipatico.
Il primo disco de Il Volo (2010) è andato al n.1 in Austria, 3 in Belgio, 6 in Italia e in Messico, 8 in Germania, 10 in Usa e in Francia, 18 in Australia, 43 nel Regno Unito, 46 in Svizzera. We are love (2011) è arrivato anche lui al n.10 in Usa. Non è stato pubblicato in Italia.
(quanto vi piace il titolo We are love?)
In compenso il loro Christmas Album del 2013 è arrivato al n.32 in Italia, n.39 negli Usa. Ponendo evidenti basi per la – ehm – riscossa.
Cose che potete citare a cena. A lanciare Il Volo è stato Roberto Cenci, ex ragazzino zozzone nel glorioso film Il vizio di famiglia (1975), con Edvige Fenech. Oggi è regista de L’isola dei famosi. Era regista e autore di Ti lascio una canzone nel 2009, quando Gianluca Ginoble (che non è un tenorino!, è un baritonino) vinse da solo, ma fu spinto da Cenci a unirsi agli altri tre e a formare il fenomenale trio. A procurare il contatto con Jimmy Iovine (ex produttore di Springsteen, ora boss della Geffen) è stato poi Tony Renis.
Silenzi per cena. Tony Renis non lavora più con il trio, come spiega un’intervista di Gianni Sibilla su Rockol. Gli dispiace un po’, ma si rifarà lavorando con Bocelli. Ora Il Volo ha un contratto con Sony Latin ed è seguito sempre dal manager storico, Michele Torpedine. “Il loro cruccio è di non avere avuto il giusto riconoscimento in Italia”, dice Tony l’amicodiamici. “Questa era una loro amarezza, ma penso che anche il nostro paese riconoscerà loro quello che valgono”.
Gli piaccia o no.
E comunque. Vogliamo prendercela se Sony vuole investire in una realtà italiana, con questi chiari di luna? Insomma, dov’è il nostro patriottismo. Lo vogliamo mostrare un po’ di senso di responsabilità o no?
(…quanti danni ha fatto nella nostra storia nazionale questa domanda?) (oltre ad essere intrinsecamente posta al popolo sbagliato)
Finale: la bella favola di Francesco Boccia. Il napoletano autore di Grande amore, anche lui non ha avuto in Italia il successo che meritava, con la pregevole Turuturu (Sanremo 2001, con Giada Caliendo). Due anni fa è apparso a I migliori anni. Carlo Conti gli ha chiesto che facesse oggi. Ha detto “Uè, vi ashpetto da domani in dishcuteca, con il mio shpettacolo Mèid in Italì”.
Lui sì, ha il senso dello shpettacolo.
Gomblotto gomblotto! Va peraltro sottolineato che anche nei talent angloamericani appena si presenta un cantante lirico da supermercato vince a man bassa quando è l’ora del televoto.
La conseguenza ineludibile è che il centro della musica mondiale di ogni tempo, attorno al quale tutti i gusti e tutte le tendenze sono solo periferia, è un tenore di mezza tacca che canta il Nessun dorma con un enfasi da neomelodico napoletano.
Stamoce.