AMARGINE

Will Smith e Jovanotti: invecchiare un po’ di colpo o forse no – TheClassifica 14/2022

Pre-testo. Nel 1989 Will Smith era un rapper. Con DJ Jazzy Jeff vinse un Grammy Award e un MTV Award. Non era ancora un principe di Bel Air, non era ancora un attore mediocre quanto celebrityssimo. Anche come rapper, vi dirò, era simpatico, sì – ma a parte Summertime, non salverei molto. Però è interessante come questa parte della storia sia stata fatta sparire. La sua pagina di Wikipedia dedica alla sua carriera musicale le seguenti parole:
“Affacciandosi sulla scena musicale, ha conosciuto a un party Jeff Townes, con il quale ha iniziato la sua collaborazione artistica; hanno preso il nome DJ Jazzy Jeff & the Fresh Prince. Quando il duo è riuscito a guadagnare popolarità, Smith ha speso molto denaro comprando una casa, macchine e gioielli”.
La cosa curiosa è che poi Big Willie, quando aveva comprato molte più case, molte più macchine, molti più gioielli, è tornato a fare il rapper, da solo, pur non avendone stretto bisogno. E andando al n.1 in USA con Gettin’ Jiggy Wit It nel 1997. L’ultimo dei suoi quattro album solisti è del 2005. Ne ha incisi meno di Chris Rock, che ha all’attivo cinque comedy albums – nei quali non rappa, fa il comico. Naturalmente Chris Rock avrà pur fatto ridere qualcuno nella sua carriera, credo sia il minimo. Però un comico che davanti a una platea mondiale estrae dal cappello a cilindro una battuta su una tipa che perde i capelli dicendole “Potresti fare Soldato Jane 2”, mi porta a concludere che la distanza tra la comicità italiana e quella americana si è ridotta, e Pio e Amedeo e Frank Matano possono sognare: i comici che non fanno ridere hanno in mano il pianeta almeno quanto gli attori che non sanno recitare e i cantanti che non hanno niente da dire. Comunque ecco, forse semplicemente quello che è successo è che Will Smith nella notte degli Oscar è tornato a fare il rapper, con quella #mascolinitàtossica che in certi ambienti è apprezzatissima e in altri no. Voi vi chiederete: chissà se questa cappelliera introduttiva ha a che fare con
Il numero 1. No, non ci ha molto a che fare. Era per creare una specie di allestimento dimensionale. La verità è che la voglia di commentare Dove Volano Le Aquile di Luché, che ha spodestato Caos di Fabri Fibra dopo due settimane in vetta alla classifica dei presunti album, mi è passata in due mosse:
1) La lettura delle interviste in cui Luché reclama rispetto.
(Rolling Stone: “Ti faccio un esempio: se vado da Amadeus a proporgli un pezzo per Sanremo, lui probabilmente non mi conosce, e questa cosa è inaccettabile”. Rockol: “Questo disco per me è un grande passo avanti per il rap italiano”);
2) L’ascolto di Dove Volano Le Aquile di Luché.
Non è un brutto disco. Non è un grande passo avanti. È un disco normale. Così normale che ci sono i normali featuring di ogni album rap: Madame, Gué (Pequeno), Marracash, Elisa (…può darsi che Francesca Michielin avesse da fare). Comunque il n.1 lo ha avuto, ora vuole Sanremo. Ed è facile capire perché: due mesi dopo la Sacra Kermesse, ecco la situazione tra i
Sedicenti singoli. Due mesi fa sentivo dire dai discografici (che saluto) che il successo devastante di Sanremo2022 era sintomo di una musica ITALIANA che sprizza salute. Oggi nella top ten dei singoli (guidata da cinque prodotti Universal nei primi cinque posti, sempre complimenti) ci sono ancora al n.1 Blanco&Mahmood con Brividi, al n.2 Sangiovanni con Farfalle, al n.3 Tananai con Baby Goddam. E poi ovviamente sono ancora in top ten Dove si balla di Dargen D’Amico e La Rappresentante Di Lista con Conilculociaociao e Irama con Ovunque sarai e Rkomi con Insuperabile – però c’è una nuova entrata ed è Harry Styles con As It Was (n.8), che però non è ITALIANO quindi non sprizza salute. Vi segnalo comunque l’ascesa Rhove da Rho, che secondo Music Fan-page è “l’esempio positivo del rap che sta conquistando la scena italiana con Shakerando” – e dev’essere per questo che se cercate sue notizie su Rollinstòn, non ne trovate nemmeno una, dehehihohu. Non ci sono singoli di Luché in top ten; c’è il featuring con Marracash al n.11. Sui 100 sedicenti singoli in classifica, 18 sono new entries. Solo che 15 vengono dall’album di Luché.
(…che periodo spumeggiante, vero? Piovono canzoni meravigliose, accompagnate da curiosità irrefrenabile)
Delle 15 canzoni di Luché, però, solo tre sono entrate in top 30: al n.11, 29 e 30. Quindi, con tutto il rispetto che Luché merita (e pretende), mi viene da dire quello che ho già detto per altri che lo hanno preceduto al n.1 nella classifica dei presunti album, cioè che è andato al primo posto anche grazie al fatto che non stanno uscendo album. Oddio, a dire il vero in tutta la settimana ne sono usciti tre, oltre a quello di Luché. Uno è entrato nel
Resto della top 10. Ed è entrato al n.2, mica poco. D’altra parte si parla dei Redivivi Hot Chili Peppers. Era da sei anni che non facevano dischi. Io non sono tra gli hater dei RHCP, mentirei se non ammettessi che considero un loro concerto una roba da vedere; il nuovo disco mi sembra onesto, solido, senza picchi, è esattamente quello che sanno fare – come del resto l’album di sei anni fa. Il che comunque non basterà mai, in un Paese che ha ripudiato i cd e il rock’n’roll e le band e gli artisti non ITALIANI a riportarli al n.1 in classifica. Se ci sono arrivati in Germania, UK e – presumo, quando aggiorneranno il sito – in Francia, è perché da quelle parti il mercato non ha ancora rinnegato del tutto il rock’n’roll e le band e i cd, vittime del compactvirus. Però i numeri di Spotify e quelli di YouTube sono implacabili: il singolo Black Summer finora ha fatto numeri inferiori, su scala mondiale, a quello dell’ultimo di Sangiovanni, dall’intenso, ispiratissimo titolo Cielo dammi la luna. Numeri che a detto singolo nonsanremese valgono un n.26 in Italia.
(io penso sempre che questi numerini parlino da soli, ma magari no) (nel caso non vi dicano niente, taglio corto: non sta uscendo nulla, perché non c’è alcun interesse in prodotti musicali che non siano accompagnati dai balletti tiktokosi di Sanremo)
Dietro ai RHCP si accomoda FabriFibra al n.3; il Taxi di Rkomi è parcheggiato (da quasi un anno) al n.4, Blanco bivacca al n. 5, chiudono la pregiata diecina altri maschi ITALIANI: Irama, Paky, MiticoMarra, Ultimo, Bresh. Dopo una settimana di #visibilità, i non ITALIANI della settimana scorsa si allontanano precipitosamente dalle parti alte della graduatoria: Mainstream sellout di Machine Gun Kelly scende dal n.10 al 28, Never let me go dei Placebo precipita dal n.8 al 49.
Altri argomenti di conversazione. La rivoluzione di Enrico Ruggeri è durata poco – due settimane in classifica. Oceano Paradiso di Chiello (da non confondere con Oceano Chiello, di Tommaso Paradiso) è durato 24 settimane. Stromae, n.1 in Francia, 4 settimane. Michael Bublé con il disco non natalizio, una settimana pure lui – non ha trovato un clima favorevole. Mara Sattei esce di classifica dopo 10 settimane. Pensavo meglio. Music of the spheres dei Coldplay ci lascia dopo 23 settimane. Mi sento in colpa, non gli ho nemmeno dato un breve e cold play. Non sono ironico: io ci ho una certa stima, davvero. Però avevo altre cose in ballo, è andata così. Forse tutti i fans dei Coldplay avevano altre cose in ballo. Romantic di Mario Biondi è stato in classifica una sola settimana, trascorsa al n.51. Tra gli album è stata una buona settimana per Sony, che ha 29 titoli in distribuzione su 100, contro i 43 di Universal (in calo) e i 17 di Warner. Comunque, non so se ricordate, vi dicevo che in settimana sono usciti altri tre album da classifica oltre a quello di Luché. Uno è entrato al n.2 (RHCP). Un altro è entrato al n. 48 ed è Oddinary degli Stray Kids, che come sapete sono una boy-band sudcoreana. E un altro non è proprio entrato, ed è
(Il disastro nel) Mediterraneo di Jovanotti. A differenza di tanti colleghi che apprezzano gli spargimenti di sangue di coloro cui solo ieri baciavano le stringhe, ho un certo pudore e rispetto per gli album che vanno a sfracellarsi. Ma il dato è così impietoso che quasi non ci si crede: un album di Lorenzo Cherubini non entra fra i primi 100 in classifica: Enrico Ruggeri può consolarsi. Come è noto, il Jovane ha nel suo lungo curriculum alcuni flop considerevoli, ai quali sono sempre seguite rinascite in stile fenicio (nel senso dell’uccello arabo): entrambi fanno parte del suo  Qui però si va al di là di eventuali mancanze nel materiale proposto nell’album o nel suo formato (Mediterraneo non è uscito su disco, è solo digitale) o nella promozione (a questo giro non ha fatto la tradizionale presentazione con tanti regali ai mediapeople: apparentemente, serviva quanto il cd). I numeri sono da schiaffo violento, ecco quelli di Spotify.
Per capirci: con 600mila ascolti su Spotify, il singolo Dire la mia di Luché è al n.90. Solo I love you baby, grazie a 800mila ascolti su Spotify e forse altrettanti nelle altre piattaforme, ha strappato un n.79. Ovviamente il prossimo tour delle spiagge farà tanti sold out e non ci sarà una sdraio libera. Però ecco, con tutto il male che potete pensare di Jovanotti, e per il quale vi perdono facilmente, ora forse tutte quelle tirate che vi ho fatto sulla strage musicalgenerazionale in atto vi torneranno meno strampalate. Per me va bene, magari è anche giusto che chi ha più di 35 anni impari un mestiere invece che cantare (o fare il critico musicale) (o il comico). Il problema è che la lotta per farsi pagare in #visibilità, proprio come per i critici musicali, è acerrima. Tanto per dire, ho appreso che il rapper Blind è all’Isola dei Famosi. Curriculum del Famoso in questione: un terzo posto a XFactor 2020, l’edizione della sfiga. In un Paese rigoroso, gli altri Famosi si dovrebbero indignare per la sua mancanza di celebrità. Poi, io dubito che riconoscerei tre quarti di loro, ma sospetto che non li conoscano nemmeno gli autori, glieli avranno imposti i loro agenti e loro avranno preso quel che c’era, come fanno tutti – anche a scrivere i programmi di prima serata c’è gente pagata 500 euro e un selfie. Ma tornando a Jovanotti, sospetto che ci abbia messo del suo, per inabissarsi a questo modo. Ha voluto giocare con il digitale, proiettare per l’ennesima volta la sua barbogia nel futuro (…mi pare di vederlo: “Ehehehehe il futuro!”). Forse ha pensato di essere più grande della piattaforma, non andando a pietire posti nelle playlist. La furibonda, sanguinaria collera dell’algoritmo si è abbattuta sul Ragazzo fortunato. Peccato, perché nel comunicato stampa Lorenzo Cherubini aveva affermato che il suo disco “È tutta roba calda, ventilata e saporita”. Trivia: come Will Smith, anche Jovanotti all’inizio era un rapper – lo sapevate?
Lungodegenti. Aumenta la quota dei non ITALIANI tra gli album in classifica da oltre due anni: il segnetto ÷ di Ed Sheeran (uscito 266 settimane fa) è stato recentemente raggiunto nel club da Future nostalgia di Dua Lipa e After Hours di TheWeeknd, usciti nel 2020. Gli altri senatori sono Persona di Marracash, Colpa delle favole di Ultimo, Playlist live di Salmo, Re Mida di Lazza (prossimo n.1), Fuori dall’hype dei Pinguini Tattici Nucleari (…sì, sì, LO SO), 23 6451 di ThaSupreme. Sicuramente tra 48 anni staremo ancora parlando di questi album, proprio come dei dischi dei

Pinfloi. The dark side of the moon sale dal n.67 al 62, e la trovo una risposta tangibile alle pressioni per indirizzare le masse verso NFT e bitcoin. Continua tuttavia il negazionismo nei confronti di The wall, tuttora tenuto fuori dalla classifica e impossibilitato a portare la sua testimonianza nei talk show di La7, una rete che monopolizza l’attenzione di persone intelligenti nonostante sia di proprietà di Urbanetto Cairo. Intanto, Nevermind dei Nirvana scende dal n.76 al n.86 malgrado l’ennesimo mezzo anniversario cobainesco che presumo avrà portato gli ennesimi, puntuali piantini rituali nelle vostre tl. Il che è interessante, no? Lo spammano ma non lo ascoltano. Però che ottenga #visibilità non si discute – e una cosa è sicura: in un Paese musicalmente necrofilo, Kurt Cobain sprizza salute. Grazie per aver letto fin qui, a presto.

2 Risposte a “Will Smith e Jovanotti: invecchiare un po’ di colpo o forse no – TheClassifica 14/2022”

I commenti sono chiusi.