AMARGINE

L’assedio di Sanremo e la torre di FabriFibra – TheClassifica 12/2022

Presto questa rubrichina dovrà ridimensionare lo spazio dato agli album. Ormai interessano una minoranza. Tutti vogliono i motivetti, ci sarà un motivo. È vero che la vetusta graduatoria continua a offrire significative pinzillacchere, come per esempio quelle sui
Lungodegenti. Gli album in classifica da due anni, con i tre della Universal che sono tutti appaltati alla Island (per la brandizzazione interna al brand, una finezza), o i due della Warner che sono tutti e due stranieri. Come vedete, Dua Lipa compie due anni (104 settimane) (…ah, forse non si capisce: il primo numero è la posizione attuale, il secondo quella della settimana scorsa, quello che precede il titolo sono le settimane) (secondo me, il segnetto ÷ di Ed Sheeran non mangia il sesto panettone).
E c’è persino una FEMMINA – una su nove, una percentuale persino superiore a quella degli album femminili in top 100 (dieci in tutto). Ma non riesco a immaginare album del 2021 e 2022 ancora in classifica nel 2024. Sta cambiando il paradigma – di nuovo. Bisogna farci l’abitudine, nuovi prodotti portano nuove esigenze (…no, non è il contrario). Ma per farla breve, per qualche decennio, dopo averne fatto a meno per secoli, la musica si è trovata bene negli album. Ora ha deciso di farne a meno di nuovo, e chi sono io per oppormi. La musica ha anche deciso di fare a meno della musica, e chi sono io per oppormi. Ho usato il termine “musica” quattro volte in questo preambolino, che ho scritto esclusivamente con questo intento. Perché lo ha fatto per ben quattro volte nel suo album anche
Il numero uno. Con Caos, a cinque anni dall’ultimo Fenomeno, FabriFibra torna a fare un album e torna al n.1. Intendo dire, tra i presunti album. Non tra i sedicenti singoli, come vedremo (spoiler). Nel suo album Fibra usa la parola “musica” in quattro pezzi diversi, ed è una delle cose interessanti del disco. Non sempre la usa come sinonimo di rap e hip-hop. Ma sostanzialmente sì, e anche per farlo, bisogna credere (e volere) che siano per l’appunto sinonimi, che il rap sia ancora musica, cosa sulla quale un tempo non avevo dubbi, mentre negli ultimi anni ne ho non pochi.
Credo che la strofa-chiave, per come fotografa insieme il cambiamento della vita e della musica sia:
“Con gli amici intorno mi sentivo forte, brillavamo come stelle nella notte; ascoltavamo i dischi al mare sotto il sole – adesso quei momenti sono solo ombre. Adesso che mi sbatto, frate’, come un folle, e il tempo passa come il vento tra le foglie”.  Non è allegro. Mai stato.
La foto in copertina sembra una di quelle di MiticoVasco, no? Anche se preferibilmente, Vasco le fa su qualche binario di ferrovia o stradina di qualche posto del cavolo dove non passa nessuno. Personalmente, ho trovato un’altra somiglianza: anche l’album di MiticoVasco mi ha dato la sensazione di uno che vorrebbe dirci delle cose – e mentre lo fa si chiede se qualcuno le vuole ancora ascoltare. Prima citavo la parola “musica” – ma nell’album compare spesso anche la parola “telegiornale” – e presumo che questo sia uno dei motivi per cui, malgrado cinque anni di featuring per rimanere sulla mappa degli adolescenti, i suoi brani sono stati rimbalzati dalla hit parade dei
Sedicenti singoli. Sono passati quasi due mesi da Sanremo2022, eppure le mirabolanti canzonette regalateci da Amadeus non mollano la presa.
L’accordo con Spotify e le altre piattaforme dev’essere stato un patto d’acciaio, perché come un dittatore spietato formatosi sotto le insegne del KGB (Kermesse – Giovani – Big), la sanguinaria playlist si replica quasi del tutto anche questa settimana e praticamente nello stesso ordine delle sei settimane precedenti, lasciando a Don Tarducci solo UN posto, per quanto onorevole, nella prima diecina. Resiste pertanto Brividi di Mahmoodeblanco al n.1, seguita da Caos al n.2 e da Sangiovanni al n.3 – e da lì in poi, è tutto un Tananai, Dargen D’Amico, Irama, Conilculociaociao, Rkomi.
Con un altro malato di charts (Monsignor Giorgio Valletta) abbiamo convenuto che non si era mai vista una cosa simile. E a giudicare dalle ricostruzioni del sempre caro sito hitparadeitalia, pare che un simile strapotere in classifica della Sacra Kermesse non si constatasse nemmeno negli anni nillapizzeschi in cui l’Italia era quasi altrettanto balenga per la sua straordinaria, eccezionale, meravigliosa sagra delle canzoncine. Ma se lo sbarramento impedisce a FabriFibra di mettere in top ten dei singoli con Gué, Marra e Salmo, o qualcosa è cambiato nei fruitori delle app musicali (sì, va bene, l’età) (ma mi tocca ricordare che anche i supergiovani Bresh e Paky sono stati rimbalzati), o è cambiato nell’algoritmo.
Sta di fatto che l’unico paragone possibile per questo assedio degli stupendi motivetti del Festival è con i tormentoni balneari. A quanto pare, anche nei mesi invernali l’industria è riuscita a replicare nella nazione la sua smania – ineguagliata sul piano internazionale – per le azzeccatissime hit estive, e il loop mediante il quale per un bel po’ sembra inconcepibile ascoltare qualcos’altro. Ovviamente la questione anagrafica ha il suo peso, e Fibra lo sa: a dispetto delle rivendicazioni di prammatica, dà la sensazione di aver capito benissimo cosa sta succedendo, ma non per questo rinuncia alla sua idea di rap. L’autotune lo lascia agli altri, per i featuring cerca dei giovani che nel suo pezzo dicano qualcosa – fino al paradosso di Caos, dove è lui che sembra ospite in un pezzo di Madame e Lazza. Nel suo album parla di sé e parla del mondo – ma ai gamer del rap attuale, del mondo non frega niente. Dalla sua torre, Fibra Tarducci contempla gli ultimi bagliori di un crepuscolo. Mi sono clamorosamente sbagliato sull’impatto dei suoi brani all’interno della classifica dei singoli, quindi non faccio pronostici sull’eventualità che rimanga in vetta nei prossimi giorni, oppure che dopo una sola settimana il suo album si ritrovi nel
Resto della top 10. L’ex n.1 Paky scende al n.2, mentre da più di un mese Blanco e Rkomi continuano a sorpas-sarsi come Verstappen e Leclerc: stavolta si scambiano il n.3 (Blanco) e 4 (Rkomi). Scende al n.2 un altro sanremese (Irama), rimane fermo al n.6 MiticoMarra. Il n.1 di due settimane fa, Bresh, ostenta un dignitoso n.7; chiudono la prima diecina Sick Luke, Gué (Pequeno) e i Maneskin, col disco uscito esattamente un anno fa.
 
Altri argomenti di conversazione. Esce dalla top ten il cantautorato pop dei decenni scorsi, ovvero Cesare Cremonini ed Elisa (era l’unica FEMMINA tra i primi dieci). L’album di Mr.Rain debutta al n.17, quello di Rosalia al n.24, Enrico Ruggeri al 39. Escono del tutto dalla classifica Delinquente di Baby Gang (dopo 11 settimane) e Devastante del Pagante (8 settimane), e fa ciaociao (in tutti i sensi) My mamma de La Rappresentante Di Lista (un mese e mezzo) (capite per quanta gente non avrà più senso fare un album?). Salutano dopo una comparsata di una settimana Bryan Adams e i Ghost. Il 45% degli album in classifica è distribuito da Universal, 31 da Sony, 15 da Warner; le briciole sono soprattutto di Artist First e Believe (3 a testa). A proposito di Universal, complimenti alla Universal anche per l’Oscar alla cantante Billie Eilish della Universal per il film No Time To Die della Universal. Tra l’altro è un film particolarmente vicino al disagio di noi giovani – il venticinquesimo James Bond. Trivia: le canzoni storiche della saga 007 non hanno mai portato a casa un Oscar (candidatura senza vittoria solo per Nobody does it di Carly Simon). Dal 2012 a oggi invece lo ha vinto tre volte (le altre due con Skyfall e Writing’s on the wall). Ma basta parlare di musica vintage, veniamo ai
 
Pinfloi. The dark side of the moon scende dal n.70 al 78 – non è un buon momento, credo che siano tre settimane di discesa consecutive; in compenso The wall continua a essere fuori dalla classifica, mi chiedo se dipenda dal fatto che su Amazon non è disponibile al momento – sta a vedere che lo hanno tolto per tutte quelle canzoni sulla guerra che poi ci tirano giù il morale. Non lo so, però il solo pensiero mi tira su il morale. Certo, mai quanto il fatto che abbiate letto fin qui: grazie, e a presto.