AMARGINE

Maneskin, piccoli profumieri – TheClassifica 4/2023

Come può testimoniare anche il sempre autorevole The Guardian, questa rubrica non è mai andata a letto con i due dogmi sui Måneskin più diffusi in Italia tra gli adulti, ovvero
1) “Burinazzi bellocci che suonano peggio di come parlano”
2) “Giovani pieni di gioventù il cui successo attira tanta invidia oltre al fastidio di VOI che invecchiate male”
No! Questa rubrica dice no (“…No!”). Questa rubrica non è né con lo Stato né con le BR! Specialmente oggi che nessuno dei due esiste più. La posizione di questa rubrica è, al massimo, di negligente sollazzo al pensiero che i Maneskin (da ora in poi senza pallino sulla a, e se volete litigare litighiamo) siano
Il numero uno. E non soltanto nella classifica italiana dei presunti album. Ma anche qua e là in questo mondo tutto pieno di problemi.
E se anche, come il 90% dei comunicati stampa, il tracotante comunicato che qui vi accludo contenesse solo un 10% di verità, sarebbe comunque un risultato impressionante. Peraltro, il novissimo Report Siae – Italia Music Export conferma che sì, al nostro padiglione della fiera, là dove gli stranieri solevano venire a chiederci Andrea Bocelli o Il Volo o – quanto meno Laura Pausini, ora vengono a chiederci con insistenza una rockband. E suscita un compunto sogghigno il fatto che proprio quando il rock è finito, ecco che l’irriducibile patria del bel canto e del melodismo fa quello che mai capitò: dona al mondo il gruppo rock più richiesto del momento. E tuttavia, l’album Rush! è la migliore spiegazione possibile del perché tutto questo sia avvenuto.
Perché tutto questo è avvenuto. Come non ha mancato di notare il sempre, sempre, SEMPRE autorevole The Guardian, questa rubrica non ha mai preso una posizione netta sui Maneskin, eppure si sente autorizzata a farlo nei confronti del disco in questione. In primo luogo, facendo notare – come da sua missione pignolista – che
• Nessun sedicente singolo tratto da Rush! è nella apposita top 20.
Il che ci dice che sì, in Italia un tot di gente sta ascoltando i Maneskin e ci spende pure qualche soldo, come indica la classifica dei vinili (in mancanza di quella dei poveri cd, che la FIMI non produce ma a questo punto non si capisce perché). Ma non sono i giovani che l’industria discografica ha scelto come punto di riferimento, ovverosia i teenager maschi che scorribandano nelle piattaforme di streaming. E quindi, molto probabilmente il primato tra i presunti album durerà giusto una settimana, nemmeno il tempo di presentarsi da numeri uno alla Sacra Kermesse – forse tornerà in sella Lazza, tanto per permettere ad Amadeus di presentarlo al popolone spiegando che è il più venduto del bigoncio e rimarcando che ha fatto il Conservatorio, e sa suonare Chopin, e parapapunzi. Ma se i Maneskin piacciono meno di Lazza, qual è il punto? E se Lazza e Rkomi, pur vendendo (streamando) di più, sono meno popolari dei Maneschi, qual è il punto? Qui è il caso di far notare un’altra cosa, sempre col pallino:
• Secondo il già citato Report Siae – e non pensate che lo citi così a man bassa solo perché ci ho collaborato (…ok, anche. Ma non solo per quello) non c’è NESSUN altro gruppo rock italiano che si sia buttato sulla scia dei Maneskin. A garantire agli artisti gli orologetti e gli occhialetti e ai discografici la seconda casa e la droga, continuano a essere il rap italiano pieno di autotune e il pop italiano pieno di autotune.
Continuano a non esserci gruppi rock al traino dei Maneskin. Né per emulazione né per opportunismo (metti caso che si ammalano, e tutti quegli show americani chiedono dei sostituti). E d’altra parte, ascoltando Rush! balena il dubbio che in generale, di rock non ce ne sia nemmeno nel loro album.
Ragioniamo. O quasi. Cosa produce, davvero, l’Italia? Roba da mangiare, vestiti, profumi, design. Forse qualcuno se lo ricorda anche meglio di questa rubrica – ma una volta si sarebbe definito tutto questo “l’effimero”. Ed è successo di nuovo. Oggi il rock è una citazione stilistica, uno spin dato al proprio prodotto – curiosamente, col punk succede da quarant’anni, c’è più punkismo nelle sfilate che nel mondo reale, e molti dei (pochi) ricchi che conosco si sentono il cuore pieno di CBGB’s e anarchia. Perciò, io Rush! dei Maneskin l’ho ascoltato un bel po’ di volte, me lo sono sentito pure in macchina e in palestra, ed è divertente, tonto e carico al punto giusto, ripetitivo e stolido quel tanto che basta per ascoltarlo a palla senza prenderlo sul serio tra una rimasticatura e l’altra. Ma il punto debole di Rush è anche la qualità che lo rende ineccepibile, ovvero
• Non è rock: è il suo profumo.
Dopo aver prodotto tanti coolissimi rapper e Coconude pop, la musica italiana ha capito che quello che funziona, alla fine, sono i testimonial per i vestiti, o i profumi, o gli altri prodotti effimeri (tranne Laura Pausini e Tommaso Paradiso, che vendono televisori, o Elio & le Storie Tese che vendono qualunque cosa). Ai musicisti italiani nessuno chiede di produrre arte, l’arte agli ITALIANI non piace, li annoia a morte (ed è per questo che si divertono tanto a votare infiniti buffoni). I Maneskin e le canzoni di Rush! invece potrebbero entrare con totale naturalezza nelle pubblicità di profumi finto-oltraggiose che Mediaset trasmette milioni di volte ogni giorno, per i suoi spettatori che inseguono quella vita da ribelli del tutto immaginaria. Non è un caso se negli spot che reclamizzano odori, si vedono tanti cantanti, se non attori che si atteggiano a cantanti.
Rush è lungissimo, ma proprio tanto, dall’essere un capolavoro. Questa rubrica però confida che i Maneskin, sotto sotto, siano meglio di così – qualunque cosa voglia dire “meglio di così”. E il giorno in cui Damiano David padroneggerà meglio l’inglese e non la butterà in caciara biascicando “gneeeii fac fac fac” quando non sa cosa dire, potrà scrivere cose più ambiziose – ma è già molto significativa la frase-chiave di Gossip: “You’re not iconic, you are just like them all. Don’t act like you don’t know”. Nell’attesa, eseguono la loro mission in modo impeccabile, e vederli al centro del carnevale è nello stesso tempo esilarante e deprimente.
Resto della top 10. I Maneschi mettono alle loro spalle tutti i rapper: Geolier al n.2, l’ex n.1 Gué al n.3, Shiva al n.4, Rose Villain (nuova entrata) al n.5 e Lazza al n.6. Ci sono solo loro e i Pingoni Tattici a fare del nonrapitaliano in una top 10 come sempre tutta ITALIANA, chiusa da Marracash, ThaSup(reme) ed Ernia.
Sedicenti singoli. Bizarrap torna in testa con la sua 53esima sessione musicale, quella che ospita Shakira e la sua revenge song contro la Renault Twingo; scende al n.2 Cookies’n’Cream di Gué feat. Anna e Sferoso Famoso, e sale un po’ a sorpresa al n.3 Flowers di Miley Cyrus. Un’altra che fa pubblicità ai profumi, veh.
Altri argomenti di conversazione. A uscire dalla top 10 dei presunti album sono Irama e Medy; c’è addirittura una FEMMINA (e femminista) in top 20 ed è la già citata Rose Villain con Radio Gotham. La stessa Rosa Luini (33 anni, milanese) si fregia anche della più alta nuova entrata tra i singoli, Due facce, featuring Tedua. Non è altissima: n.47. Tutta la classifica dei singoli, in generale, inizia a ricordare la stagnazione di quella degli album, con la persistenza delle produzioni di un anno fa e oltre: fino a due-tre anni fa un singolo che si spingeva oltre gli 8 mesi di permanenza nelle charts, ne usciva spontaneamente per l’imbarazzo. Tra l’altro, nella top 100 dei sedicenti singoli Sony supera Universal (46 vs 39) e anche in quella dei presunti album si protrude quasi fino a toccare la megamajor rivale (35 vs 38). A Warner tutto questo non interessa, loro hanno i
Pinfloi. The dark side of the moon sale al n.39, e questo è niente, vedrete quando arriverà il suo giubileo; rientra in classifica anche The wall (al n.99) ma preceduto in modo deprecabile, al n.95, da Wish you were here. Beh? Mi state prendendo in giro? Vi hanno convinto a scambiare i vostri eroi con dei fantasmi? O non c’è mai stata alcuna differenza? Pazienza. Intanto, grazie per aver letto fin qui. A presto.

Una risposta a “Maneskin, piccoli profumieri – TheClassifica 4/2023”

  1. ecco, grazie, finalmente ho capito quella sensazione di impalpabilià nell’ ascoltare i maneski (a mia insaputa, tipo quando ascolto la radio in macchina e me li erogano a sorpresa) – però cacchio anche l’ ultimo singolo di miticovasco: imbarazzo&raccapriccio.
    commento rigorosamente anonimo perfavore non ti vendere il mio ip adress.

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