AMARGINE

Classifica Generation ep. 2. Izi listening, ovvero #questorapchenonvende

Ah, questo rap che non vende. No, scusate: era un riferimento un po’ mellifluo a una polemica di un anno fa circa ma non fateci caso, credo che alla fine non sia entrata nemmeno nella top 10 delle polemiche musicali. In ogni caso al n.1 della settimana scorsa si è palesato Izi, con Pizzicato. N.2 Gabbani. N.3 Coez. N.5 Fabri Fibra. Incidentalmente, anche al n.1 in Francia c’è un rapper (SCH), che ha preso il posto di un altro rapper (in Germania invece ci sono Die Toten Hosen. Potreste sapere chi sono). Tra i singoli, nella devastazione delle playlist globalone che incoronano Despacito, Enrique Iglesias, Ofenbach e Clean Bandit (e non so chi mi fa più schifo) la Dark Polo Gang entra al n.3 con Caramelle – e ci sono, tra gli undici italiani in top 40 (che è un numero enorme, di questi tempi) ben nove pezzi rap. E tanto vi dovevo.

 

Izi rider. Diego Germini è di Cogoleto, è al secondo album e ha 22 anni, e nel confronto settimanale tra le due nuove uscite la sua trap stacca la old school del 34enne Coez (di Nocera Inferiore, se questo può significare qualcosa). C’è anche da dire che i due instore tour, confrontati, sono abbastanza istruttivi: in una settimana Coez si manifesta solo in quattro megastore, Izi in nove. E c’è da aggiungere che Izi ha dietro la Sony, Coez pubblica Faccio un casino con la meno pantagruelica Self. Comunque Izi se avete più di 30 anni vi sembrerà una specie di parodia. I cliché della trap ci sono tutti, ma proprio una tonnellata piena: c’è autotune colato giù come cemento, e c’è il metahumour sulla scena (invece che “Scooteroni”: “Rosiconi! Rosiconi!”) e ci sono Shablo, Charlie Charles, Sick Luke, Tedua, Caneda, Fibra, la famiglia devastata e le bitches allupate che vogliono l’impronta dello schiaffo sulle chiappe (“Sto trattando il tema delle groupies con ironia”), e fumofumofumocannecannecanne e poi fumo, canne, fumo, canne, fumo, canne, canne, fumo (“Quando ho scritto “fammi fumare un po’ di weed” il significato profondo delle frase era ”Dio fammi assaggiare un po’ di saggezza, di purezza”), però anche i pianti in cantiere (a 22 anni?) (dove ha trovato il tempo?) e un coma diabetico – esperienza che l’autotune permette quasi di condividere.

Ma non fatevi ingannare, quello che ho scritto non è necessariamente malevolo. Le mie orecchie, per quello che valgono, mi dicono che Izi è capace. L’autotune potrebbe non usarlo. Sceglie di farlo perché sa a chi sta parlando. E poi gli assegno mille punti d’ufficio perché in un’intervista a Marco Beltramelli di Rockit dice che gli piace Coleridge (“Adoro Kubla Khan. A mio avviso sono i 54 versi migliori della storia”). Inter nos, non credo che Coleridge avrebbe declamato con immenso struggimento “Fuori dal cazzzzzooo” (e nessuno mi dica che nel 2017 un poeta romantico sciacquerebbe i panni in fogna, perché tutti loro erano gente che non avrebbe mai accettato la sciatteria di linguaggio come valore). Però, ok, forse Izi per motivi di anagrafe e ascolti più nobili da voi accumulati non è proprio quello che chiedete alla musica, ma lo sapete cosa c’è là fuori? Là fuori ci sono…

 

(…perché mi guardate così?) (forse vi ho già fatto questo discorso?)

 

Va beh. Take it Izi. La faccio breve. Al n.1 domani ci sarà Renato Zero.

 

(ora preferivate la tirata su quel che c’è “Là fuori”, vero? Aha!) (bene. La parte dedicata al n.1 è conclusa) (ci ho anche infilato un teaser) (tornate su aMargine, per gli irresistibili sviluppi)

 

Resto della top ten. Quattro dei primi cinque sono già apparsi, con il n.4 di Francesco Renga la cinquina iniziale è completa. Al n.6 c’è MiticoVasco, al n.7 i Kasabian, ovviamente n.1 in patria. Al n.8 Ed Sheeran (e fanno due stranieri, ovviamente inglesi in top 10: stiamo tornando alla normalità); al n.9 TZN, al n.10 Mina&Celentano. Escono dalla top 10 Depeche Mode, Cranberries (dal n.9 al 19), Gorillaz (dal n.3 al n.17), Laioung.

 

Altri argomenti di conversazione. Entra al n.13 Diana Krall, e al n.14 i grandi successi di Nick Cave, tutti da ballare. Pollinator di Blondie entra al n.62. E vorrei che rivolgeste un pensiero a quelle 62 persone che lo hanno acquistato. Poi c’è In nome dell’amore – Volume 2 di Alex Britti che entra al n.86, ma non siate troppo severi, è un EP ed è autopubblicato e autoprodotto. E poi secondo me Britti a Masterchef meritava di più, ma secondo me Bastianich lo ha massacrato fin dall’inizio. La raccolta di TZN compie 128 settimane in classifica. Nevermind (è un disco dei Nirvana, sapete) sale invece dal n.61 al 54. Mi piacerebbe sapere quante t-shirt di Nevermind si vendono ogni settimana. Dovrebbe esistere una classifica delle t-shirt. Secondo me in Italia Nevermind se la gioca con Heisenberg e V per vendetta e Keepcalmandqualsiasicosa.

 

Miglior vita. In classifica otto album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di parenti di Renzi. Corre l’obbligo di segnalare che l’album Dreamland di Robert Miles è entrato al n.71.

 

Pinfloi. The dark side of the moon scende dal n. 39 al 43, ma anche Wish you were here scende dal n.58 al 63. Un articolo di Internazionale, citando attendibili fonti internazionali, ipotizza che si tratti di un riflesso della mancata elezione di Marine Le Pen in Francia, che diversi peggioristi del nostro Paese si auguravano febbrilmente; viceversa per Wired le immagini trapelate in settimana sull’iPhone 8 hanno diffuso un senso di felicità e fraternità esondante, riducendo la domanda complessiva di malinconia e senso di dissipazione del vissuto – salvo mantenere al n.69 The wall per inalterati livelli di incomunicabilità. In ogni caso la t-shirt di The dark side of the moon rimane nella top 10 delle t-shirt, ma occhio alla pesantezza macignosa di The division bell, solo per intenditori.