AMARGINE

Una Generazione Senza – TheClassifica, episodio 8/2021

PRO-LOGO. In questo momento nella top 20 italiana FIMI dei presunti album non c’è nessuno che si chiami con il nome con cui è registrato all’anagrafe. Nella top 10 dei singoli è la stessa cosa, eccettuato Marco Mengoni al n.2 – ma in un featuring. Tra i singoli la ricerca è un po’ meno indicativa perché tanto per darvi un’idea, sul podio in questo momento ci sono nove persone invece di tre – e sto contando i Pinguini Tattici Nucleari come una persona sola invece che 6.

POSSIBILI CONCLUSIONI: in quest’epoca ognuno si crea la sua identità invece che accettare quella imposta dai Poteri Forti – cioè i genitori. Bella, cioè raga etc.

…QUELLO CHE DICE “MA È SEMPRE STATO COSÌ”. “Ma è sempre stato così! Allora Nicoletta Strambelli, e Anna Maria Mazzini, e Domenica Berté, eh?, eh?, eh? E Freddie Mercury e David Bowie e Ringo Starr?” Interessante osservazione. Però il mio perentorio 19 in Statistica non si fa uccellare così: mettiamo sul piatto dei dati veri, poi discutiamo. E il confronto più significativo secondo me è sempre quello con 10 anni fa a quest’ora. Pertanto, scrutiamo la classifica FIMI della prima settimana di marzo del 2011: troveremo al n.1 i Modà con Viva i Romantici, seguiti da due rapper. Caparezza e Jovanotti. Sì, sì, dite quello che volete – ma allora li chiamavamo rapper. E troviamo anche Fabri Fibra al n.17; aggiungendo a loro un paio di persone scognomate da Maria (Emma, Annalisa), il plotone dei soprannominati arriva a cinque unità, cui aggiungere a piacere Zucchero (che pur essendo cresciuto con quel nome, all’anagrafe è Adelmo). Contro un resto della top ten frequentato da Nannini, Vecchioni, Pezzali, Antonacci; e prima che possiate dire che erano dei vekki osservanti dell’establishment, aggiungo Amoroso, Ferreri, Tatangelo, Gualazzi, che all’epoca erano giovani e pieni di quella eccitante freschezza che cambia il mondo. E siccome non voglio infierire, non sottopongo alla giuria Ligabue, che comunque sarebbe il suo cognome, ma d’altra parte anche Fibra è Fabri (Tarducci). Ad ogni buon conto, è una generazione senza nome come il cavallo degli America.

PERCHÈ VI DICO TUTTO QUESTO? Perché è importante tenere a mente che un nome e un cognome implicano a loro modo l’accettazione di uno status quo, mentre quando abbiamo VENTI artisti che lo rifiutano, possiamo vagheggiare una generazione che rifiuta di omologarsi alle regole. Oppure, una generazione che pur venerando i prodotti di lusso che vengono messi in vendita con dei cognomi (Vuitton, Gucci, Armani, Lamborghini, Ferrari, Glock) non ambisce a tanto, e preferisce considerarsi un ammiccante prodotto da supermercato. Così, dopo Capo Plaza, Mace e Gazzelle, a sorpresa (mia, perlomeno) abbiamo un nuovo soprannome in vetta.

Il numero uno. È infatti il turno di Il Tre, pseudonimo di Guido Luigi Senia da Santa Maria delle Mole, Roma. Una ventina di giorni fa Marta Blumi Tripodi su Rollinstòn lo ha presentato come “La faccia pulita del rap italiano”, che per qualunque rapper sarebbe un po’ come una sventagliata di Kalashnikov (tanto per citare un altro prodotto famoso associato a un cognome). Lui si è guadagnata una credibilità paurosa con un trittico intitolato Cracovia (“Città dove ce so state un botto de guerre”) e tutto sommato c’era una certa attesa per questo suo disco Ali. Mentre lo ascoltavo per farmi un’idea, ho fatto il giro degli YouTuber. E già il fatto che gli unici big a parlarne fossero gli Arcade Boyz, e trattenendosi per non infierire, era un segnale interessante. Ho scelto di fidarmi del giovane itsDani, non fa numeri enormi ma d’altro canto, io 38mila iscritti li vedo col cannocchiale, quindi rezpekt. Tra i commenti del giovane itsDani e un suo amico apparentemente al debutto, ma approvato dagli utenti perché bestemmiava un tantino, ho selezionato:

“Questo è un testo di chi voleva spaccare e lo ha fatto, e gli altri non ci credevano” “Qui ci sono cose vissute”

“Questa inizialmente mi sembrava è una traccia alla Ultimo, per la tipa, che ti tagli i co***oni però ci sta, poi invece è andato per la hit estiva, bene anche il testo, solita roba trita e ritrita però la usa bene”

“Lui è forte negli extrabeat, la dizione perfetta senza sbiascicare”

“Forte Bvrger, base che spacca” “Qui la barra più figa di tutte: Io Apollo Tredici, tu Apollo? Credici

“Molto bello questo testo, non ho capito un cazzo ma suppongo sia bello, ahaha”

“Qui a un certo punto sembrava di leggere i tweet dei tifosi e davvero iniziare a pensare come loro, che tutti ce l’hanno con loro” “Qui parla del suo percorso, di quanto ci abbia creduto e ce l’ha fatta cazzo, alzava la voce in certi punti e quindi si capiva che è sentito, nulla di particolare però figo, dai”

“Qui mitico Vegas nel featuring, cioè, nel senso, boh, grande, magari anche un po’ meno la prossima volta, eh?”

“È incazzatissimo il ragazzo, eh” “Ha fatto incazzare anche me, Dio****”

“Bella questa traccia, col testo cattivo contro i ragazzetti facciadaculo” “Noi stessi che siamo 2000, 2001 siamo MOLTO diversi dai 2004, siete un po’ tutti teste di cazzo” “Stiamo scherzando eh” “Generalizziamo” Quasi” “Mi dissocio a metà da quello che ho detto”

Questa, ovviamente, è la parte che ho amato di più. Però mi sono divertito molto a guardarli, la verità è che le reaction ai dischi di rap italiano sono quasi sempre divertenti da guardare, e forse le fortune del rap italiano dipendono sempre più dalla sua capacità di generare questi spettacoli derivati, questa condivisione. E non c’è musica più adatta, io alla loro età non avrei mai potuto fare qualcosa del genere ascoltando gli U2 o i Depeche Mode o men che meno i Massive Attack – e figuriamoci la musica italiana dell’epoca. Forse solo il metal veniva ascoltato così da qualcuno, giovani maschi che si chiudevano in cameretta con gli amici per sentire i pezzi muovendo le teste, gesticolando, facendo le facce e gridando “Sììì!!!”. Non a caso, il metal è nel background di molti rapper.

Ma ora che ci penso. L’ascolto da cameretta lo facevano i fan del metal, ma anche le ragazze con le boy-band (eh, sì).

Poi, questo tipo di fruizione da un lato favorisce la bulimia golosa di #nuoveuscite, da scoprire e ascoltare e commentare tutti nelle stesse ore, e quindi spara al n.1 i prodotti pensati per fare il loro piccolo botto al primo ascolto, ma dall’altro fa sì che queste basi e queste rime e queste barre di rivalsa vengano a noia con una certa velocità, sono fuochi d’artificio che dopo il primo “ooh”, devono lasciare lo spazio a quelli conclusivi. Mi dispiace per Il Tre, e per il suo rap ammodo – ma mi sento scagionato da ogni cattiveria quando vedo che in lui non trovano originalità nemmeno i suoi coetanei, che peraltro a differenza di noi boomer sono di bocca buonissimissima e da un album rap si aspettano poco più di quanto si aspettano da una puntata de Il collegio: una roba da commentare insieme ghignando. E forse fanno bene. Questa cosa della musica, a loro non li frega come ha fregato noi.

Sedicenti singoli. Anticipo questa sezione perché mi serve. Non tanto per il podio, che come ventilavo prima, è occupato da Blanco, Salmo, Mace, Takagi, Ketra, Marco Mengoni, Frah Quintale, Ernia, Pinguini Tattici Nucleari (converrà farlo un po’ largo ‘sto podio, vero?). Quanto per il fatto che escono dalla top 100 un po’ subito Blu di Gazzelle, e 7 di Gazzelle, e GBTR di Gazzelle, e OK, Lacri-ma, Scusa e Un po’ come noi di Gazzelle. E con questo responso a una settimana dall’uscita dell’album (e quindi dei relativi sedicenti singoli) mi faccio una ragione del fatto che nel

Resto della top ten ha tenuto egregiamente Mace al n.2, ma il severo Gazzellone ha mollato repentinamente il primo posto scivolando al n.3. Entra al n.4, più in basso di quanto pensassi, l’album di Venerus; scendono al n. 5 Capo Plaza e al n.6 Sferoso Famoso. Chiudono la prima diecina dei nomi che si ripetono da un po’: Pinguini Tattici Nucleari, Ernia, The Weeknd, BTS (rimbalzone dal n.80, mi sa che è uscita un’edizione deluxe).

Altri argomenti di conversazione. Escono di classifica due leggende del rock in un colpo solo, nonché due ex n.1: Power Up degli AC/DC, con 14 settimane di permanenza, e Letter To You, di Bruce Springsteen, dopo 17 settimane. Ben più lunga la permanenza dei primi due album di Ultimo, Peter Pan (159) e Pianeti (156); poi ci sono 20 di Capo Plaza (149), Diari Aperti Segreti Svelati di Elisa (122), Playlist live di Salmo (120), Post Punk di Gazzelle (117) e Re Mida di Lazza uscito 104 settimane fa, due anni di permanenza, auguri. Certo, il segnetto ÷ di Ed Sheeran di anni ne compie quattro: è suo il record tra gli album usciti in questo secolo. Non è più l’unico disco straniero a tre cifre, è arrivato When we all fall asleep, where do we go? di Billie Eilish (100 settimane). Sheeran tra qualche mese potrebbe insidiare il record assoluto di quel disco dei

Pinfloi. The dark side of the moon, attualmente al n.24, aveva una striscia di oltre 220 settimane consecutive nella nostra classifica, ottenute oltre 40 anni dopo l’uscita. Qualche settimana fa, pare per motivi di ristampa, la sua casa discografica gli ha negato la possibilità di prolungare all’infinito questa permanenza.

(oppure)

Oppure, essendo detta casa discografica la medesima Warner che pubblica l’album Segnetto di Ed Sheeran, ha deciso di interrompere la striscia dei Pinfloi per poter inneggiare tra tre mesi al record di un disco pallosissimo e insulso della sua star planetaria. Lo so, è una tesi un po’ complottista. Se siete autentici fan di The dark side of the moon, non sarete d’accordo – ma d’altra parte, se invece siete più fan del disco che questa settimana scende al n.59, cioè The wall, siete un po’ paranoici e quindi SAPETE che è così.

Grazie per aver letto fin qui. A presto.