Ho la sensazione che con questa Giordana Angi facciano sul serio. Oddio, pareva che pure con Riki e Thomas facessero sul serio. Ma sono abbastanza convinto che lei non ingrosserà le fila delle gallerie mensili “CHE FINE HANNO FATTO I VINCITORI DI AMICI?”.
(se non altro, perché è arrivata seconda) (comunque, chissà che fine hanno fatto i primi precari di redazione che hanno fatto le prime tra queste gallery)
Giordana Angi in sé è interessante per tre motivi. Il primo è il PERSONAGGIO. Che non mi interessa.
(sì, ho appena detto che è interessante, ma mentivo) (lo so: concorrente apertamente lesbica nella trasmissione per eccellenza tra quelle per le famiglione del popolone) (quella che il sovrano dei sovranisti dice di guardare) (i media trovano il personaggio interessante, il pubblico pure) (vedete media, qui?) (vedete pubblico?) (bene) (ora, se la smetto di interrompermi, possiamo andare avanti)
Il secondo motivo interessante, è che ha una certa abilità nello scrivere. In realtà sarebbe interessante anche se non ne avesse nessuna, vero? Quindi vediamo di non dare in escandescenze. Però soffermiamoci su questo: ha 25 anni e nel 2012 era a Sanremo Giovani. A quanto pare, ha provato per cinque anni ad entrare ad Amici.
Ed è qui che arriva il terzo motivo. Ovvero, in tutti questi anni votati a capire come entrarvi, Giordana Angi ha assorbito Amici. È diventata Amici. Come tutti gli eroi fantasy, da Luke Skywalker ad Arya Stark a Daniele Capezzone, ha intrapreso controvento il viaggio mitico verso la verità mistica assoluta del suo universo: ha studiato le esoteriche arti degli oscuri creatori di canzoni da talent: Federica Camba e Daniele Coro, Roberto Casalino e Dario Faini (che oggi incede rivestito di respekt col nome Dardust), e ha imparato a spostare le emozioni del pubblicone che chiede una NARRAZIONE di giovanili ardori e patemi, di indomite ribellioni e teneri flirt, di rivalità senza quartiere e amicizie fraterne tra Lilo, Lele, Lulu, Lalo e Lolo – e che tutto questo sia impastato nell’amore unanime, devoto, umile e succube per Maria De Filippi, che in silenzio contempla e disprezza ogni creatura vivente con ferocia suprema come il Nyarlathotep di Lovecraft.
E quello che Giordana Angi ha scoperto è che alla fine di questo decennio, a differenza del frivolo pubblico di X Factor che chiede la novità per poi annoiarsene in due settimane, il pubblicone di Amici vuole il tipo di canzone che voleva alla fine del decennio scorso (dopo la crisi dei subprime). Ha scoperto la più pura essenza del brano Amico, e la applica con alacre fervore. Prendiamo, da Voglio essere tua, attuale n.1 tra i presunti album,
1. Voglio essere tua. Parte piano. Quasi con un parlato. Poi la voce sale di un’ottava – entra la batteria, ed ecco un pieno emozionale, cantato con una voce e un pathos esattamente a metà tra la superospite perfetta di Amici e la santa martire più iconica. Che incidentalmente, sono sorelle: Loredana Berté e Mia Martini. Poi però si placa. Riflette. No, non ce la fa, non c’è verso di placare queste emozioni piene di sincerità piena di cuore pieno di cicatrici piene di desiderio pieno di emozioni.
2. Le 4 Milano. Parte piano. Poi la voce sale all’ottava superiore, entra la batteria picchiando sui tom, e c’è un crescendo. Poi però si calma. Si interroga. No, non ce la fa, non c’è verso di calmare questo desiderio pieno di sincerità pieno di emozioni piene di cicatrici piene di cuore.
3. 400 proiettili. Parte piano. Quasi un parlato. Poi sale all’ottava superiore, tutta emozionale. E a un certo punto la batteria inizia a picchiare, con la solennità dell’ineluttabile. Poi però scende. Rallenta. No, non ce la fa, non c’è verso di rallentare questo cuore pieno di coltellate dritte al cuore pieno di proiettili nelle arterie;
(il cuore compare un sacco di volte. Il cuore è un concetto da ribadire. Giordana ha cuore. Chi la ascolta ha cuore. Gli ITALIANI hanno un cuore. Persino i critici musicali hanno un cuore. Infatti di solito partono piano. Poi salgono all’ottava superiore, tutti storytelling. Poi si chetano. Dubitano di se stessi. No, non ce la fanno, non c’è ragione di dubitare di una prosa incespicante tutta pagine di Smemoranda e orgogliosa marginalità)
4. Mi hai lasciato senza dire niente. Parte piano. Poi sale, quando inizia ad accusare di essere stata lasciata sola “In questo fottutissimo casino”; grida perché il rancore va gridato, e negramarizzato con il meteo: “Mi sento sola in mare aperto, dentro la tempesta dovrà pur tornare il sole, eravamo così belle tra la gente, mi dicevi”.
5. Paura di morire non ne ho è un pezzo magistrale. Così come Tommaso Paradiso si trasfigura in Umberto Tozzi, Giordana Angi diventa Mia Martini – ma in un brano in reggae lineare che ha lo stile di Loredana Bertè e la sua filosofia: “Niente da perdere, tutto da vivere, mi godo il momento mi prendo il meglio”. Implicitamente poi il titolo ne evoca un altro antico e Bertésco che contiene, tutta anticristosa, la bestemmia suprema del suo ordine religioso: AMICI non ne ho.
In pratica, le canzoni che piacciono al pubblico di Amici sono canzoni-hobbit. Perché la canzone di chi ama Amici, ovvero ogni buon ITALIANO, non parte promettendo un’epica fin dalle prime note come il tipico brano sanremese – no, si preoccupa di dubitare di quell’epica, nella parte iniziale e poi dopo la prima battaglia. In pratica si muove come qualsiasi protagonista di qualsiasi quest eroico secondo la teoria de Il viaggio dell’eroe di Joseph Campbell: ritrosia iniziale, illuminazione, terribile confronto con il mistero e con la propria più intima natura, accesso a una nuova consapevolezza. Ed è il caso di essere consapevoli che con o senza il suo attuale sponsor Tiziano Ferro, Giordana sarà ancora nei quartieri alti alla fine del prossimo decennio. O forse no.
Resto della top ten. Entra al n.2 Tradizione e tradimento di Niccolò Fabi, e al n.3 l’album di debutto del rapper napoletano Geolier. Scalano al quarto posto i Modà e al quinto l’ex numero uno Renato Zero. Forse un po’ più basso del previsto l’ingresso di Mecna e Sick Luke, sesti davanti a Lazza, Ultimo e Night Skinny – con Gemitaiz e Madman sull’ultimo vagone del trenino della top ten. Che è una top ten tutta ITALIANA, come piace al POPOLO. Ragion per cui, mi rifiuto di chiamarla “top ten”: la chiamerò Decina in cima. Peccato che abbia finito di parlarne.
Altri argomenti di conversazione. Escono dalla Decina in cima (aha!) Levante, Mika (primo degli stranieri, al n.15), Machete Mixtape e Rocco Hunt. Escono invece dalla classifica il Re Mida in versione solo piano di Lazza, che ha incuriosito i fan per una settimana di permanenza al n.19, ma è già sotto il n.100. Fuori subito anche il live dei Simple Minds e quello degli Helloween, Ghosteen di Nick Cave e i Darkness; ci sono state due settimane di gloria per gli Opeth e sei per i Tool. Entrano al n.23 i Lacuna Coil e al n.72 Tones And I. L’élite degli album da più di cento settimane in classifica parte sempre da Hellvisback di Salmo (193 settimane), The dark side of the moon (154), ÷ di Ed Sheeran (137 settimane), Evolve degli Imagine Dragons (121), Polaroid 2.0 di Carl Brave x Franco 126 (120), The wall (103).
Sedicenti singoli. C’è una nuova numero uno anche tra i singoli: scivolano via subito Lazza & Sfera FEATURING Capoplaza (dal n.1 al n.6) e conquista il primo posto Dance monkey dell’australiana Tones And I, ovvero La ragazza Con La Voce Strana Nel Video Molto Strano. Sale al n.2 Ti volevo dedicare di Rocco Hunt FEATURING J-Ax e Boomdabash, e resta aggrappato al n. 3 Fred De Palma FEATURING Ana Mena con Ancora una volta, la loro hit dell’estate FEATURING tutte queste zanzare che ancora non sono passate a
Miglior vita. Dieci album su cento sono di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di influencer. Ne è capofila Emozioni di Lucio Battisti al n.36. Ma ormai non possiamo più girarci attorno: manca ormai da mesi, ci siamo persi Nevermind, ultimo avamposto del rock presso i giovani. Ma no!, non è vero, scherzavo, sapete che resiste baluardico quel rito di passaggio che chiamiamo
Pinfloi. The wall sale dal n.74 al 60, mentre The dark side of the moon cresce un po’ meno ma cresce, dal 45 al 44; secondo i sondaggisti, questo elettorato diviso tra le preferenze per il più vecchio dei due album rispetto al più 40enne è una chiara risposta all’ipotesi di Beppe Grillo di togliere il diritto di voto agli anziani. L’unico problema è che per metà dei sondaggisti la risposta è un chiaro “no”, per l’altra metà è un chiaro “sì, caspita – e includiamo anche i 40enni, vero?”.