AMARGINE

TheClassifica 96. I Pooh, i Modà, i Pink Floyd. Deve esistere un perché

“Ecco, adesso arriva e parla bene dei Pooh”.

Oppure,

“Ecco, meno male che invece di dare una lettura
(buonista)
(storico-sociale)
(ironico-caciarista)
(prog-italpop)
(Foglista) (e non nel senso dell’occhiuto quotidiano) (ma dell’occhiaiuto cantante)
(delirante blog-egotripica)
li distrugge come meritano”.

Ma la verità è che non ho nessun definitivismo da porgere sui Pooh (anche se li ringrazio per essere al n.1 per la seconda settimana consecutiva col loro live, e far sì che io scriva di loro invece che dell’argomento-fregola di queste 48 ore) (Bon Iver) (per completezza: il live è al n.1, la raccolta al n.24).

Pensavo di iniziare raccontando che quest’estate li ho visti a San Siro.
Ma non è niente che strappi un “Oooh!”. Se appena avete mezzo facciamico mediapeople (e se state leggendo me, obiettivamente è un po’ probabile), ci è andato anche lui e ha scatenato il dibattito mesi fa, o quanto meno ha messo le immancabili fotoLOL che tendono a seppellire ogni discussione. E quindi, da che angolo la prendo? Posso davvero dirvi due pensierini nuovi? pooh 1

Quello che segue è quello che ho GIA’ scritto. TheClassifica 37.
“Facchinetti e i Pooh sono qualcosa di fronte alla quale quella che siamo soliti chiamare critica musicale si è sempre scansata. Perché alla fine, i Pooh e i loro fan sono la prova che si può vivere benissimo senza critici musicali. Contro di loro e la loro storia non si è mai scatenata nemmeno una qualche ondata snobistica. Si è provato un certo sdegno femminista per il fedifrago – autenticissimo – di Tanta voglia di lei. Si è ridacchiato di loro con Paolo Bitta, ma il Dio delle città di Valerio Negrini non era una brutta invenzione poetica. A un certo punto si è scoperto con un certo spiazzamento che dischi come Parsifal erano presi attentamente in considerazione da stimati critici stranieri, sorpresi da un classic pop che noi trovavamo saponoso. Ma in generale, nessuno ha mai realmente sparato addosso ai Pooh (e dire che il tempo per farlo non è mancato). Forse perché in loro, insieme alle mai negate ragioni del commercio, abbiamo tutti intravisto, con un certo disagio, le pose e pretese del rock, adattate al pubblico meno sofisticato. Quelli che noi gente di un certo livello, non si calcola – a differenza di quelli che abbiamo imparato a mettere nell’armadio dei giochi, il trash degli Albani e dei Pupi”.

Due anni dopo sono ancora d’accordo con me stesso? Posso aggiungere qualcosa? Avete voglia di sentir poohntificare su un gruppo che probabilmente trovate più inverosimile che detestabile?
(“Sì!”) (grazie, non so cosa farei senza di voi)

Poohnto 1. I Pooh hanno sempre fatto corsa da soli. Nessuna vera alleanza a riqualificarli, tipo Morandi con Dalla o Baglioni con Fabiofazio. Non hanno mai avuto, credo, amici tra i critici, mentre Renato Zero poteva comunque contare sul daje Renà dell’ambiente romano, che un daje non lo nega a nessuno.
Poohnto 2. Comunque, Dodi Battaglia grande guitar hero italiano mancato.
(una volta gli ho chiesto: “Hai mai pensato che avresti goduto di maggiore considerazione se avessi suonato in un altro gruppo?”) (mi ha risposto: “Precisamente, quale?”) (e io, beh, no, non gliel’ho saputo dire) (forse avrei dovuto controbattere che non si risponde a una domanda con un’altra domanda, che è sempre un’ottima difesa) pooh 3
Poohnto 3. Una volta invece ho parlato tanto di musica con Facchinetti. Esperienza estremamente utile, perché lì ho capito quanti professionisti della musica sono più che disposti a far coincidere il gusto personale con il prodotto ben fatto – e la cosa mette in una prospettiva diversa e istruttiva tanti cliché sulla musica come arte. Facchinetti non sarà artista ma è un artigiano bergamasco molto rispettabile, fa canzoni come qualcuno fa vini, sa come si fanno e opera le sue scelte in modo da soddisfare il pubblico che più gli somiglia. Facchinetti della nostra angst non sa che farsene, del resto noi sensibilissimi possiamo scegliere tra migliaia di ardenti anime sfiorate dalle Muse – che paradossalmente finiscono per somigliarsi tra loro più di quanto chiunque abbia mai somigliato ai Pooh. Voglio dire, tra Dylan, Cohen, Buckley, Neil Young, la distanza è minore rispetto a quella che c’è tra i Pooh e i loro Artisti Simili – che secondo Spotify potrebbero essere: Cocciante, Zero, Mia Martini, Baglioni, gli Stadio, Morandi, i Nomadi.
(mancano i Modà)
Poohnto 4. Ecco, i Modà. Probabilmente, fatte le dovute distinzioni di generazione e tempi, sono accostabili ai Pooh come Poohblico. Ma se è così, non si spiega del tutto perché mi facciano uno schifo abissale, mentre potrei difendere dalle vostre ironie furbette Dammi solo un minuto, Pierre, Io sono vivo, Pensiero e almeno cinque-sei altri pezzi (che in 50 anni, insomma, forse non sono tanti) (ma coi Nomadi e gli Stadio farei certamente più fatica).
Poohnto 5. Forse se io e voi fossimo dei veri punk, ascolteremmo i Modà. Musica rancida, testi carichi di putredine la cui stessa esistenza è denigratoria dei luoghi comuni sonori e lirici. Non riesco a pensare a niente di più fastidioso di Kekko Silvestre (…fatti salvi alcuni giornalisti, ovviamente). Il che vuol dire che Kekko è il mio personale Johnny Rotten, più di Johnny Rotten medesimo: turba le mie notti serene di critico stabilizzato. Mentre i Pooh (e Johnny Rotten) non le hanno mai turbate.
Poohnto 6. Nei Pooh peraltro non c’è il rancore calcolatissimo dei testi e degli atteggiamenti dei Modà, che come Emma, Antonacci, svariati rapper e l’ultima Pausini gridano per conto terzi una rabbia piccolo-borghese che gli conferisce due pretese di personalità. Mitico Vasco e MiticoLiga, in questo, sono perfettamente assorbiti e superati a destra, a sinistra, di pancia, di schiena.
Poohnto 7. No, ho finito.

Poohnto n – No, non è vero. Potrei parlare per cinquant’anni dei Pooh e del concerto e del loro pubblico e di Riccardo Fogli e di tutti gli strumenti che hanno suonato (polemicamente) e della mezzora prog e del fatto che comunque in carriera non hanno mai completamente sbragato (ricordate un loro tormentonedell’estate?). Ma non posso, i poteri forti me lo impediscono.

Il resto della top ten. Al n.2 il Boss Springsteen, con la sua nuova raccolta intitolata Nécarne & Népesce. Cinque inediti, più un brano per ogni album, se ho visto bene. Un album singolo venduto al prezzo per il quale i Pooh danno un triplo. Furbi loro, ma caino lui. Forse l’idea iniziale era allegarlo alla biografia – quella sì, che andrà al n.1. A Natale un po’ di negozianti la metteranno vicino al libro, e il 25 dicembre Gesù Bambruuuus porterà felicità in tante case. Al n.3 Shawn Mendes. Sapete chi è? Ha 18 anni, è canadese come Justin Bieber. Riassumerò lui e il suo pubblico con questa fotina:

shawn mendes
Al n.4 Raphael Gualazzi. Pensavo di più, sapete, per L’estate di John Wayne e tutto, ma potrebbe vendere bene sul lungo periodo, non è che ci si possa aspettare che la gente si precipiti a comprare Gualazzi appena uscito. Al n. 5 Zucchero, al n.6 gli Zen Circus. Fischia, quante uscite, questa settimana. Pensate che è uscito ed è al n.8 anche Giò Sada (ha vinto X Factor, no?) (non ricordo più) (X Factor mi ha un po’ saltato lo squalo). Sta di fatto che escono tutti questi dischi, uno dei quali di Bruuuus, e tutti i dischi del re e tutti gli streaming del re non sono riusciti a smuovere i Pooh dal n.1. E con Sfera Ebbasta n.7, Il Pagante n.9 e Nick Cave n.10, mi disfo con colpevole sbrigatività della top ten.

Altre carabattole. I Marillion entrano al n.14. Il loro nuovo disco si chiama F*** everyone and run. Ricordo quando chiamavano i dischi Script for a jester’s tear. Dite quello che volete, ma nei titoli sono migliorati. Al n.28, Nto‘. Al n.30 Vangelis (wow!). Al n.31, Passenger e al n.33 Joe Bonamassa. Al n.37, Dirotta Su Cuba (Studio Sessions vol.1). Al n.38, Billy Bragg & Joe Henry. Che cornucopia di nicchie, no? Al n.63 i Kansas (…i Kansas?????) (quei Kansas???) (ma veramente?) (pare di sì).

Miglior vita. In classifica, otto album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di referendum. Li guida al n.21 (caspita) Nevermind dei Nirvana di Kurt Cobain (manchi!). Gli altri sono Bob Marley (manchi!) David Bowie (manchi!) Amy Winehouse (manchi!) Fabrizio De André (manchi!) Lucio Battisti (manchi!) David Bowie (manchi tanto!) Lucio Battisti (manchi due volte!). 

Pinfloi. AHA! Il vinile ristampato etc. di Atom heart mother smuove un po’ di gente, perché si tratta pur sempre di poter adagiare in salotto la copertina con la mucca – ma si ferma al n.15. Meddle, mancando di tale copertina, si accomoda sotto – al n.17. Obscured by clouds, pateracchio di disco se ce n’è uno, si attesta su un lusinghiero n.25. In tutto questo, tra i veri pinkseller, The wall è al n.40. Mentre The dark side of the moon è uscito di classifica. Non so come interpretare questa cosa. Che sia una reazione durissima alle rivelazioni di Bettarini al Grande Fratello Vip? Alle voci su Elena Ferrante? Non nascondiamoci dietro a un dito, amici: quando The wall prevale su Dark side of the moon è perché la gente è sfiduciata. Quindi, ci siamo capiti. Il divorzio di Brad e Angelina.

3 Risposte a “TheClassifica 96. I Pooh, i Modà, i Pink Floyd. Deve esistere un perché”

  1. I Pooh hanno anche questa cosa dei fans gentili e non rancorosi. Diversamente dai difensori delle nonne carsiche e dalle combriccole dei rocker emiliani, se tu scrivi che i Pooh ti fanno schifo, loro passano, fanno spallucce, pensano con un sorriso “che cretino questo” (e onestamente come dar loro torto, se te la prendi con un gruppo innocuo come i Pooh) e rimettono Aloha sul giradischi.

  2. “Non hanno mai avuto, credo, amici tra i critici”
    non è vero, io sono un loro amico
    (ah, ma già: io non sono un critico e ci tengo a non esserlo)
    come non scritto

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