AMARGINE

TheClassifica 90. Ariana, Maria, i fottuti giovani e il dannato popolo

(LOL, Pannella in copertina) (una volta per dargli la copertina aspettavano che il morto morisse) (va beh, immagino sia giusto portarsi avanti – è un’epoca epocale, e non si è mai abbastanza primi a piombare sulla salma) (…e dite, voi come state?) (bene?) (sicuri?) (no, perché casomai mando lì un famoso fotografo)

Vista l’apertura, andiamo subito alla stuzzicante rubrica
Miglior vita. In classifica solo 7 album su 100 riconducibili ad artisti defunti o band il cui personaggio chiave ha abbandonato questa valle di risate. Scendono sotto il n.100 (per il momento) Amy Winehouse e Bob Marley. Mancano da un po’ di tempo De André e Johnny Cash. Non mi spiego come in questa fase storica la loro mancanza sia venuta a mancare.

Mondo Teen. Al n.1, c’è Ariana Grande con Dangerous woman. Al n.2 e 3, i due finalisti di Amici, Sergio “Big Boy” Sylvestre (vincitore) ed Elodie Patrizi (premio della Critica). Al n.4 c’è Annalisa, ex finalista di Amici (e premio della Critica). Insomma i ragazzi li spendono, i soldi in dischi. E d’altronde, visti i prezzi dei concerti, come li possono spendere? 
Ariana Grande è anche al n.94 – con My everything, entrato in classifica 88 settimane fa e non più uscitone. Di Ariana i big media italiani non hanno ancora fatto una macchina da like e da gallerie, quindi ve la riassumo: 22 anni, cresciuta – come altre mille popstar americane – dalla tv per bambini (non Disney, ma Nickelodeon), poi passata, come le altre mille, ai produttori svedesi. In particolare Martin Karl Sandberg, 45 anni, detto Max Martin: l’uomo con più hit in Usa dopo George Martin. Le ha ottenute con Backstreet Boys, Katy Perry, P!nk, Maroon 5, Taylor Swift, e di recente con The Weeknd e Justin Timberlake. Martin ha studiato musica in patria grazie a un programma finanziato con denaro pubblico. Ha firmato (mai da solo) Baby one more time, I kissed a girl, California gurlz, We Are Never Ever Getting Back Together, Can’t feel my face. Non è stato al n.1 con Dare di Shakira e Love me like you do di Ellie Goulding. In compenso, per qualche motivo aberrante, c’è stato con Roar di Katy Perry.

Vi dirò la verità. A me Dangerous woman pare egregio, equilibrato, educato persino (in realtà è il primo aggettivo con la e che mi è venuto in mente per completare) (non è vero, il primo era “esentasse”. Però “educato” ci sta. Molto più del “pericoloso” del titolo: la mancanza di dirompenza le è molto rinfacciata dai critici delle testate più allineate d’America) (così va il mondo). Come ogni album di american pop che si rispetti schiera 11 produttori e 25 autori. Secondo me può bucare la quinta parete, quella dei 35 anni – se li avete superati, fate una prova. Ovvio che, lavorando con il Produttore Che Lavora Con Tutte Le Altre, la personalità di Ariana non paia così Grande. Però, in quella regione che va da Katy a Taylor, lei prova a rivendicare un suo territorio con un album che duri anch’esso cento settimane; risultato che ottieni quando non sbrachi, quando non vai per la hit sguaiata. Per dire, il brano Dangerous woman è un blues. Dico davvero. Un blues coi cori a cerchio tipo Adele. Il massimo di kitsch è in Be alright in cui pare la Mariah Carey di Butterfly, con tutti gli oohoohoh, seguiti da più meditativi aahahahah. che sfociano finalmente in degli uuhuhuuh dei quali un giorno gli intellettuali dovranno pur prendere atto. Pochi featuring: ci sono Lil Kim e Nicki Minaj, e – un po’ a sorpresa per me – Macy Gray. Poi va beh, il testo dice che “All girls wanna be like that, bad girls underneath, like that”. Ma non ci va giù greve come Miley Cyrus, spiega che “una donna pericolosa è chi non ha paura di prendere posizione, essere se stessa, essere sincera”. Mmh.

Barbie girls. Sapete, pochi giorni fa ho sentito al Wiredfest il boss della Mattel spiegare quanto Barbie sia empowering per le ragazze. E boh, può darsi che sia vero, che ne so io, vi sembro una ragazza? So solo che da Madonna a oggi, le femministe e le postfemministe non hanno realmente raggiunto un accordo su cosa sia empowering. Ma una persona al mondo lo sa. Maria.

(mettetevi comodi)

“La tv degli anni 60 voleva insegnare come si sta al mondo, dal maestro Manzi fino alla religione, era una tivù che voleva educare. Noi invece non vogliamo insegnare niente a nessuno, non abbiamo presunzione, non giudichiamo. Berlusconi ha portato l’audience e l’americanismo in Italia, che significa non avere la puzza sotto il naso, significa non aver schifo del popolo, dei suoi sentimenti e delle sue passioni. Ed è questa la ragione per cui poi il Cavaliere sfondò anche in politica. Ecco, Maria De Filippi, oggi, è la sublimazione massima, di maggior talento, della nostra televisione”.
(Fedele Confalonieri)

A me i programmi di Maria De Filippi fanno un cospicuo schifo. Mi spiace, so che perderò degli Amici (ahaha). Ho la puzza sotto il naso? Se lo è, dev’essere puzza di Confalonieri, e della sua rancida pretesa di difendere i sentimenti del popolo. Però lo ammetto, ogni tanto qualcosa mi fa schifo. E lo dico sapendo che l’espressione “mi fa schifo” è diventata, di per sé, indice di snobismo. L’unico modo di non essere snob è dire, forte e chiaro: “Mi piace tutto”. O meglio: “Mi piace quello che piace al popolo”.
Io e il popolo, devo dire, siamo in discreti rapporti. Ci frequentiamo da anni. Siamo andati a scuola insieme, e pure in vacanza, e allo stadio, e abbiamo pure fatto il militare in Artiglieria. Quindi boh, forse bisogna passare all’altro macroargomento: mi fa schifo perché sono anzyano? Sentite, a me i programmi di Maria avrebbero fatto schifo anche a 15 anni – e mi faranno schifo a 85. E se siete capitati su questa pagina per caso, ribadisco (…tocca farlo, che ho avuto degli incidenti) che non ho gusti sofisticati, sono cresciuto pascendomi di quel pop che oggi tutti amano sfoggiare. E Amici mi fa schifo.
Sia chiaro, la Maria è bravissima eccetera: lo dicono tutti, dev’essere vero. Sicuramente funziona. Vende. E – veniamo al dunque – piace ai giovani. Cosa che ne fa il santino di ogni contrordine di sinistra, il palcoscenico fenomenologico per ogni Umbertoeco in fieri. Mentre Barbara D’Urso, Giletti e Fazio vengono dileggiati ed esecrati, lei piace agli stramaledetti GIOVANI. 

(sapete, io sono a tanto così dallo sbottare sullo stucchevole e fintissimo tifo per i giovani che già Pippo Baudo simulava decenni fa. I giovani fanno idiozie, dicono idiozie, pensano, comprano, twittano, ascoltano idiozie. Non so se sia un loro diritto. Perché è vero che vengono da noi, quelle idiozie. Ma c’è un limite a tutto, e quando eravate giovani, lo sapevate. Almeno, credo)

Ma ora fatemi tirare le fila, dai. Se mi trovo in questo discorso, è perché di fatto, del n.2 e n.3 in classifica ho meno da dire che di Maria che ce li ha messi. Perché quello che ho ascoltato dell’enorme Sergio Sylvestre che sembra Hozier ma anche Adele, o di Elodie prodotta da Emma Marrone e scritta da Federica Camba e Fabrizio Moro (e sì, insomma, i soliti) mi risulta parimenti sconsolante. No, al n.2 e 3 e 4 in classifica in realtà c’è Maria. E di lei vi parlerò. La cosa più interessante che ho letto di recente è un dissing sul Corriere in cui Big Shot Aldo Grasso bacchettava Alcide Pierantozzi, che ha scritto un saggio sulla Maria.
Dice Big Grasso: «Ho avuto attimi di smarrimento, una sorta di dissociazione: ma quello che vedevo sullo schermo era la stessa cosa che descriveva Pierantozzi? “La realtà è che come in un romanzo di Murakami, l’indie e il mainstream non sono più scindibili, è inutile tentare di prendere una direzione rispetto a un’altra. Se esiste una nuova idea di qualità, è il condensato di ambedue le culture. Possibile che nessuno in Italia se ne sia accorto? Se n’è accorta e in tempi non sospetti Maria De Filippi”. E ancora: “Film come La grande bellezza e Lo chiamavano Jeeg Robot sono figli legittimi del modo id fare tv della De Filippi e del suo tentativo costante, forse naif, di riportare a galla le vecchie nicchie di mercato. Di standardizzare le qualità”. Oddio, cosa mi sono perso? Amici è un complesso e costosissimo carrozzone con una sua estetica arcobaleno molto coerente. La DeFilippi ha un’oratoria controllata e ipersemplificata che parla agli istinti ed è imbattibile nel fiutare l’aria del tempo, ma il suo invidiabile armamentario di pubbliche relazioni, la sua propensione al politicamente corretto (i balletti sui migranti!) dovrebbero essere buoni motivi per frenare l’invasamento di chi si vuole scrittore. Fanno a gara i nostri giovani intellettuali, a voler capire più di quel che c’è da capire».

Sarei fin d’accordo con la velenosa chiusa del profe. Perché ve ne sarete accorti anche voi, tanti intellettuali radicalz ADORANO l’establishment, ciccini che sono. Ma curiosamente, proprio Grasso anni fa in un suo libro elogiava Pierantozzi per la sua visione mariana, premettendo: «Maria non è solo dominatrice di talenti in erba, ma vera e propria Flaubert di una moderna educazione sentimentale. Con Amici non solo ha insegnato agli adolescenti a fare piroette e vocalizzi, ma anche a esprimere i proprio sentimenti fornendo loro un nuovo vocabolario e una nuova sintassi comportamentale. Gli ha dato il gusto per le tonalità emotive alte e urlate, e ha rinchiuso tutto questo all’interno delle sue creature più riuscite, come Emma Marrone. Che uno scrittore interessato all’adolescenza di oggi si lasci guidare da Maria De Filippi non è solo naturale, ma persino doveroso: Ivan il terribile di Alcide Pierantozzi è un libro in presa diretta su quel mondo». (segue riassunto della intricata trama del libro che, badate bene, non è il saggio dell’articolo, ma un altro, precedente atto d’amore) 

In un articolo di Salvatore Merlo sul Foglio, scopro viceversa un altro saggio (…quanta saggezza, attorno a Maria De Filippi): è di Massimiliano Panarari, professore della Luiss, autore nel 2010 per Einaudi di un libro dal titolo L’egemonia sottoculturale: «Sostenere che Maria De Filippi sia un genio creativo è socialmente accettato, anche a sinistra: è una specie di luogo comune salottiero. Barbara d’Urso, che pure non è più volgare della De Filippi, invece per questi stessi ambienti è rivoltante, non è socialmente accettata. L’una è trash, l’altra è pop. Chissà perché».

…Io lo so! Io lo so!!! Colpa dei GIOVANI. 

Dal n.5 al n.10, musica per ADULTI. Zucchero, Francesco Renga, Vinicio Capossela, J-Ax (n.8, nuova entrata), Renato Zero. La raccolta di J-Ax, va detto, non è un’operazione avallata da lui, per la sua etichetta, quindi ho la sensazione che non la stia promuovendo; del resto ha la canzone del gelato a cui pensare. Al n.10 chiude un po’ il cerchio Alessio Bernabei (ex finalista di Amici) (e premio della Critica).

Escono dalla top 10. Max Pezzali versione refurbished (dopo sole due settimane), Izi (dal n.3 al n.16), Marco Mengoni, Beyoncé, Elisa, Radiohead (dal n.10 al n.33).

Altre nuove entrate. Eric Clapton n.12, Bob Dylan n.14, Richard Ashcroft n.34, Katatonia n.60.

Adiòs. Escono dalla classifica Elio & le Storie Tese (dopo 14 settimane), Anohni (2 settimane), 99 Posse (4 settimane) ed Eros Ramazzotti (dopo 53 settimane).

Pinfloi. Niente 🙁 The wall, che era n.89, non tiene, e sprofonda pure lui fuori dalla classifica. Ma non siate tristi, tra poco arrivano le ri-ri-ristampe dei vinili. Ah, avete letto? I giovani stanno riscoprendo il vinile. Dehehihohu.

5 Risposte a “TheClassifica 90. Ariana, Maria, i fottuti giovani e il dannato popolo”

  1. Commento da questa parte del muro dei 35, pertanto chiedo al bravo estensore dell’articolo di perdonarmi se salto a pié pari Ariana Grande e Amici di Maria: i tempi sono maturi per sancire la raggiunta irrilevanza dei Radiohead?

    Frase del giorno: “figli legittimi del modo id fare tv della De Filippi”; quando una svista si trasforma in arte.

    1. Gosh. (questo era per la svista)
      Mmh. Secondo me non ancora. Ma in gran parte anche per questa voglia improvvisa, un po’ inaspettata, di recuperare attenzione. La fase del “Ci si nota di più se disdegniamo tutto e tutti” è finita. Poi, a me diverse cose dell’ultimo album piacciono. Ma lo dico sadicamente, da Coldplaysta becero che li aspettava al varco.

  2. mdf è accettata perché col suo tono di voce basso sembra tanto una brava persona
    gli altri, al confronto, appaiono come imbonitori da fiera urlanti

  3. Maria è brava, è “polite”, è chioccia, dà sicurezza. una Universal Mother come direbbe la nostra amata Sinéad. Non si può odiarla insomma (sebbene i suoi programmi siano terrificanti).

    Tuttavia la questione che più mi fa specie e terrorizza è quella dei gggiovani. Mi inquieta il fatto di non conoscerli (da questa parte del muro dei 35). Non ho nipoti, non ho cugini, non ho figli di questa età. Pertanto non ho motivo di frequentarli.
    che posso fare? pensavo di mettermi a leggere dei romanzi di superesordienti. chissà magari cerco di inquadrarli.

    mi sento così impotente.
    aiutami 😉

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