AMARGINE

TheClassifica 50. Il forcone e il tormentone

Anche quest’anno, i giornali presentano il loro pezzino sulla scomparsa del tormentone. Ah, che meraviglia. Lo fanno da una decina d’anni. Ormai si è capito, è un esercizio di stile – e chiama il like e il commento. Sono forse più furbo di così, io? No, mai stato. E infatti eccomi.

Il primo pezzo che ho visto era dell’ANSA: “Estate senza sole e senza tormentone”, datato 1 agosto (e io che sono cresciuto pensando che l’Ansa fosse l’Accademia della Crusca delle notizie, quella che ci raccontava l’esangue realtà). Poi è apparso su Repubblica il contributo di Stefano Bartezzaghi, il quale ha sostenuto che il tormentone 1) lo decide il popolo e 2) non è necessariamente una canzone. A suo avviso il tormentone 2014 sarebbe la frase di Laura Pausini “Yo la tengo como todas”. Decreta viceversa nel suo pezzo su La Stampa Marinella Venegoni: “Il tormentone, dunque, non c’è. Ma si sente molto anche senza volerlo, in giro e sulle spiagge, A sky full of stars dei Coldplay con la marmitta modificata da Avicii. Dunque, abbiamo inaugurato la novità del tormentone nella stagione senza tormentone”.

…In questo momento, siete autorizzati a immaginarmi con l’espressione del Ragazzo morso da un ramarro, del Caravaggio.

Ancora più interessante Carmine Saviano (ancora su Repubblica) per il quale quella senza tormentone è “un’estate atipica” – salvo poi prodursi in un curioso elenco di tormentoni 2014 che sì, un po’ tormentano, ma gli manca sempre qualcosa: lui non dice cosa, ma io sospetto che sia quella che a Milano si chiama “la stupidera”, termine che peraltro ha un vago suono ispanico 

(…e qui vi guardo con un’occhiata significativa) (“Vamos a la playa” – “La tengo como todas”) (c’è una sillaba in più, ma ci starebbe il mash-up)

I tormentoni mancati di Saviano vanno da Summer di Calvin Harris, che da un bel po’ di settimane è n.1 in tutta Europa (ma gli manca il ritornellone) a Maracanà di Emis Killa (ma l’Italia non ha vinto i Mondiali, quindi forse non va bene), dal tastierone dei Coldplay della già citata A sky full of stars a Logico di Cesare Cremonini che tra airplay radiofonico e spot del Cornetto si è sentito veramente a ogni pié sospinto. E il ritornellone ce l’avrebbe pure! Ma forse Cremonini era tacciabile di tormentosità solo quando era giovane e sconosciuto, ai tempi della Vespa Special. Apparentemente il TORMENTONE è certificabile solo quando a interpretarlo è una METEORA. Questo, vi direi, se fossi un tormentologo.

Ma so di non esserlo: Silvia Danielli su Rolling Stone il 29 luglio ha specificato che il Tormentologo per eccellenza è al servizio del Corriere, e lo ha interpellato: “Negli anni dei mondiali è normale che arrivi a estate inoltrata. Accadrà così anche quest’anno. Anche se potrebbe esserci la possibilità che il tormentone non arrivi proprio”.

(“Così accadrà, oppure no”) (…roba fina, vero?) (oh, se uno sa il fatto suo, lo sa)

Googlando ho scoperto che già l’8 luglio il tormentologo precisava che nel 2014 “è mancato il classico tormentone: nessuna canzoncina che abbia fatto veramente presa da canticchiare in spiaggia. Ogni quattro anni, capita”.

Sarebbe interessante capire il legame coi Mondiali. Ma perché spiegarlo, è così più divertente fuffare in libertà. In ogni caso, si evince che l’8 luglio lui era già in spiaggia da un bel po’, e aveva già preso gravi decisioni sulla pelle del popolo italiano.

(“Trattieniti. Ci avete gli amici in comune, e una volta eri suo amico pure tu”) (“Mi trattengo, prometto”) (“Seh, come no. sembrate Grattachecca e Fichetto”) (“Io però sono Grattachecca”) (“Ma è quello che finisce male”) (“Ma muore col nomignolo migliore”) 

No, non finisce qui. Spietato come Ebola, tre-quattro giorni fa sul Corriere è comparso UN ALTRO suo pezzo, che titolava: “Niente sole né tormentoni. E ritroviamo noi stessi”.

(…”Trattienimi”) (“Ma come, scusa – prima hai detto trattieniTI”) (“Lo so. Ora trattieni me”)

All’interno, spiega che la canzone dell’estate è Logico: “Se non l’avete sentita, avete la sintonia bloccata su Radio Maria o Radio Radicale, e “stesso discorso per A sky full of stars”.

Ah. E vedi che allora, forse.

E invece no! Perché “Nessuno dei due pezzi, però, è un vero tormentone. Non sentiremo la mancanza di quel brano che ci insegue ovunque, da balletti dei miniclub dei villaggi vacanze agli chalet di Cortina”.
AH NO??? NON NE SENTIREMO LA MANCANZA, DISSE IL TORMENTOLOGO CHE NE SCRIVE OGNI DUE PER TRE?
Gesù cavallerizzo, ditemi voi quanto posso essere scemo io, a infoiarmi. Perché ci sta anche, eh, che io dopo anni di giullarità io sia diventato quello pesante e fieloso cui manca la leggerezza per per apprezzare questo balletto di puttanate in salsa corriera, questo delizioso giornalismo dei telefoni bianchi. Sicché, uno cosa fa? Esce dalle pagine musicali mainstream e cerca una boccata d’aria fresca nel cuore pulsante dell’opinionismo indie, giusto? Giusto. Veniamo a Pitchfork.

Io vorrei stampare la mia faccia su uno zerbino e spedirla a quelli di Pitchfork a mo’ di complimento per la zampata del leone che hanno piazzato qualche settimana fa. Ovvero: il listone dei migliori dischi del decennio.
Ma come? Questo decennio? Sì. QUESTO. Ma non è nemmeno finita la prima metà, direte voi, gente piccina. Ovviamente non è questo il punto. Il punto è il bagno di sangue, è imporre la propria regale arroganza come dei Lannister del web: cosa credevate, cosa credevamo, noi velleitari che cerchiamo una credibilità nei Sette Regni: quella di Pitchfork è una tirannia sontuosa, esercitata su sudditi che sono troppo oltre, per immaginarsi tali. E invece nel momento più inaspettato il Forcone piomba su tutti noi, a imporre il confronto con la sua ennesima lista. Anzi due: ci sono anche le 200 migliori canzoni (38milacinquecento condivisioni) (non like: condivisioni) (Repubblica.it ucciderebbe la Boschi, per cifre simili).

Intermezzo. Rai4, Premiazione degli Emmy Awards. Gene Gnocchi, arruolato come commentatore: “Io volevo dire che anche in Italia verrà lanciato un nuovo reality, si chiamerà Il Nanetto, riguarda un signore piccolino che viene messo un po’ da parte e deve cercare di infilarsi dove può. Ed è Magalli”.

Quando il 19 maggio è uscito Ghost Stories dei Coldplay, il 20 maggio Pitchfork lo ha demolito (4,4) (voto massimo, 10) (…spiace che la Snai non quoti le stroncature di Re Forcone, ci piglierei più che col calcio). Ghost Stories, con buona pace di Pitchfork e del fatto che il suo singolo estivo NON è un tormentone, è al n.1 questa settimana. Inutile ribadire che tutti i numeri uno d’agosto, come il numerouno di Giorgia l’altra settimana, vanno presi un po’ così. E tuttavia, io non vi nascondo che secondo me è stata una buona estate per il pop. Sarò l’unico scemo, ma ci sono un bel po’ di pezzi che secondo me hanno fatto il loro mestiere. E per fare un esempio, già la classifica dei singoli ne premia due: n.1, Prayer in C, di Lilly Wood e tutta quella gente; n.2, Hideaway di Kiesza. E alla fine, mi ricorderò anche del singolo estivo dei Dear Jack: mica posso negarlo, Iddio mi perdoni. La pioggia è uno stato d’animo ha uno dei testi più deficienti di questo decennio (…ma come, se il decennio è a malapena a metà, etc.), ma sulla musica e il ritmo non ho niente da dire, fossi un discografico andrei da quelli che fanno i singoli per i vincitori di The Voice e X Factor e gli direi “Voglio questa roba qui – più, due mestolate di simbolismo meteorologico”. I Dear Jack sono al n.2 degli album, seguiti da Biagiantonacci, Giorgia, e Francesco Renga – che come Giorgia, non è esploso nell’immediato, ma tiene sul lungo periodo. Chiudiamo la top ten con Sandrina Amoroso, Emma, Caparezza, il già citato Cremonini – ma occhio: con la raccolta, non il nuovo album: rimbalzo dal n.29! Decimo, Stromae. Unico altro straniero. Escono dalla top 10 MiticoLiga (n.11) e Max Pezzali (n.20).

A questo punto, pensavo di darvi il mio parere sulle secchiate.

Scherzavo.

Pinfloi. The Wall sale al n.25 e sono contento per lui, ci teneva e ha creduto in questo risultato, impegnandosi seriamente, superando The dark side of the moon (n.30), che invece ha manifestato l’autocondiscendenza tipica della sua generazione, adagiandosi sugli allori. Sale al n.40 anche Wish you were here, e sono contento per il giovane che abita sopra di me, che me la suona dalle 4 alle 10 ogni singolo giorno dal 2002
(non sto scherzando) (se volete potete venire a casa mia a controllare) (è la mia nemesi, una vita plagiata dal rock) (il suo sogno è campare di musica, e temo ci stia riuscendo, sento dire che dà lezioni di chitarra) (nel resto della giornata ripete assoli da rock discount, col feeling di un Dodi Battaglia)
Però al n.39 tra gli album più venduti in Italia c’è A foot in the door. Al n.78 Pulse, al n.80 The Division Bell. Ora, Pulse è uno dei live più farlocchi di sempre. Ogni tanto, davvero bisogna prendergli le pulsazioni per scoprire se è (dal) vivo, con le sue versioni fiocchettose di tutto Dark Side (tutto!), e Shine on, e QUEI tre pezzi da The Wall, i brani da Division Bell e insomma i pezzi più ovvi (tranne Astronomy Domine, unico momento inconsulto dei Pink Floyd sballoni). In classifica non entrano mai, lo ripeto stolidamente da anni, Meddle o Atom Heart Mother, The Piper o Animals.
Ah, sapete il voto di Pitchfork ad Animals? 10.
LOL, ma forteforteforte.

Born tu dài. Tra i dischi di Lana Del Rey, controsorpasso del nuovo Ultraviolence, che va al n.32 mentre il suo predecessore Born to Die è al n.34. Ma è ben vero che è entrato in classifica 125 settimane prima. In totale, 133 settimane di permanenza. Penso che possa puntare al record assoluto per l’Italia. Mi chiedo se sia il ricco padre di Lana Del Rey che ogni settimana ne ordina quaranta copie da Amazon.it pur di leggere, un giorno, “Lana Del Rey supera il primato di Adele” (o era di Tiziano Ferro?) (non ricordo)

Miglior vita. Jacko guida il gruppo, ma Faber incalza al n.28. In tutto undici album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno lasciato questa valle di risate. Era un po’ che i morti non alzavano la testa.

LedZep. III al n.65, I al n.91, II al n.99.

Infine. Volevo dirvi la mia su Robin Williams.
Mmh, magari un’altra volta. Bene, ho finito. Dite, avete ritrovato voi stessi?

6 Risposte a “TheClassifica 50. Il forcone e il tormentone”

  1. Favoloso. Io voglio su Discovery un documentario di un’ora sul perchè dell’andamento dei dischi dei Pinfloi.

  2. Complimenti al genio di Cosetto:
    afferma :”Negli anni dei mondiali è normale che arrivi a estate inoltrata” e “è mancato il classico tormentone (…) Ogni quattro anni, capita”

    Ci sono solo queste canzoni a smentirlo: Waka Waka nel 2010; Hips Don’t Lie e Siamo una squadra fortissimi nel 2006; Aserejé nel 2002; La Copa de la vida nel 1998…

    Ma chi è ‘sto qui??? L’EPIC FAIL fatto a uomo???

    P.S.
    anche Sia con Chandelier ha infilato un bel singolo, questa estate…

  3. Pitchfork diede 10 pure a quell’accozzaglia di rumori vari, gli Animal Collective. Si vede che se c’è la parola ‘animal’ a quelli gli scatta qualcosa.

  4. io pensavo che il tormentone fosse il pezzo di liga che fa “chi doveva pagare non ha mai pagato” perché nella spiaggia dove stavo e nelle piscine dove sono andata (estate povera la mia quest’anno, lo ammetto) la mandavano sempre venti volte al giorno! e era divertente perché con il nipotame la ricantavamo in versione… scatologica (hanno un’età in cui la cacca fa ridere tantissimo). ma io che ne so dei tormentoni! (mica scrivo sul corriere infatti). a margine, comunque, volevo dire: bel post, divertente e intelligente.

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