AMARGINE

TheClassifica 47. Dear Jack. Dear Pink. Dear Fred

Dear Jack, numero 1. Ancora. Brutta storia.

E d’altra parte, la radio che li impone con brutale ferocia, quella delle very normal people, è al numero uno delle radio. Quindi è l’estate dei Dear Jack. E dei Pink Floyd. Se io fossi in lei – nell’estate – un paio di domande me le farei, invece di nascondermi dietro la metafora della Costa Concordia.
(la sede Rai di Campobasso ha 70 dipendenti, dice Milena Gabanelli. Caspita. Secondo voi è vero?) (Campobasso che, ve lo ricordo, dovrebbe trovarsi in Molise)
Al n.2, i Coldplay, con Ghost stories.
(al n.1 in Usa c’è Weird Al Yankovic. La settimana scorsa c’era Sia) (crollata al n.19 dopo una settimana) (però, comunque) (al n.2 c’è Jason Mraz) (n. 54 in Italia) (al n.1 in UK c’è Ed Sheeran) (che da noi è al n.7) (al n.2 Morrissey) (che da noi è al n.21) (al n.3 una raccolta di Dolly Parton – tutto perché, con uno spirito whatif, ha avuto il suo spazietto al Glastonbury Festival)
Al n.3 in Italia, 5 Seconds of Summer. Numeri uno in Spagna.
(se siete soggetti a crampi durante la corsa, provate ad espirare in concomitanza con la battuta del piede sinistro)
Al n.4, Biagiantonacci, al n.5 Deborah Iurato. Al n.6, MiticoLiga. 
(Anna Todd, 25enne texana, ha ricevuto 500mila euro dalla casa editrice Simon & Schuster per i diritti su After, una trilogia a sfondo erotico su Harry Styles dei One Direction) (i suoi racconti su Harry, pubblicati su un portale per aspiranti autori, avevano raggiunto 800 milioni di visualizzazioni)

…Vi devo confessare una cosa. Stiamo entrando in quella fase dell’anno solare in cui per l’ennesima volta mi domando se abbia un senso commentare la composizione dei – facciamo ventimila, và – cd venduti settimanalmente in Italia.
Penso che mi risponderò la settimana prossima.
(già so che mi risponderò di sì) (però non so ancora come tenterò di convincermi) (che appassionante incertezza!)
Al n.8, Stromae. Che è n.1 in Francia.
(mentre al n.1 in Germania, The Black Market dei Rise Against) (n.3 in Usa, en passant) (chi sono i Rise Against?) (punk fracassone americano) (non in classifica in Italia) 
La top 10 si chiude con Emis Killa (PAPPAPPARA!) e Francesco Renga.

E ora, uno spunto di riflessione per la mia (e se avete voglia, anche vostra) settimana di pensamenti.

Nel 1980 i Pretenders si imposero all’attenzione col loro terzo singolo Brass in pocket, dopo che i precedenti Stop your sobbing e Kid erano passati inosservati. Una ventina dopo alcuni ex discografici ammisero di aver usato, per spingere i Pretenders e altri artisti, la semplice tattica, così semplice che risulta scema, e la diamo persino per scontata, di mandare ragazzini a comprare il singolo nei negozi monitorati per la compilazione delle classifiche. Ce ne mandarono TANTI. Da un lato, come estimatore dei Pretenders, sono contento che lo abbiano fatto, e devo in fin dei conti constatare che quella scorrettezza ha avuto ricadute positive sulla musica. Nel contempo, ne tengo conto – che non si dica che sono così frescone da fondare sulle classifiche una qualche teoria sulla musica percepita. Però, la musica percepita si è fondata sulle classifiche abbastanza a lungo. E poi, continuo a trovarle semiplausibili.

(perché insomma, i Modà quel cavolo di San Siro lo hanno riempito. Biagiantonacci pure. Keith Jarrett e Charlie Haden (n.49), mi risulta di no) (ma poi, anche la musica dal vivo) (bah, già l’ho scritto, come la penso)

Ma sentiamo un effervescente contributo.

“Io sono veramente un’anomalia… perché non sono nato come un fenomeno discografico o televisivo, ma sono nato come fenomeno live… ed è per questo che dal vivo non ce n’è per nessuno, proprio per nessuno proprio..”. (Vasco Rossi, citato chissà per quale motivo da Aldo Grasso) 

…Oh, MiticoVasco. Mi spiace, ma stai dicendo mitiche balle. Tu sei stato concepito alla radio con qualche pezzo strampalato e originale tipo Vado al massimo e Voglio andare al mare, finché non sei nato davvero sul palco di Sanremo quando sei andato via prima di concludere Vita spericolata. Poi, so anch’io che in questa fase storica, tutto ciò che è dal vivo ha un’aura di figaggine, quindi avanti con la fanfara. Ma non mi interessa. Il concerto sta alla musica come il teatro sta al film. E io tutto ‘sto entusiasmo per il teatro non lo vedo. A costo di ritrovarmi a donchisciottare contro i mulini a vento, io insisto che questa smania per il live rispetto alla musica in studio è una distorsione social: il concerto è erede di un momento di condivisione della musica suonata che si sostanziava in gran parte nel ballo – dai fienili alle sale da ballo ai postacci dove i Beatles suonavano ad Amburgo. Poi, col loro successo, il live è gradualmente divenuto il luogo della condivisione dell’isteria. Gli smartphone levati al cielo e il livetweeting ne sono la versione attuale. E mentre quelli suonano, si balla obiettivamente poco – tranne che ai concerti di Bandabardò, Ska-P, quelle cose di spropositata tristizia paramilitante. E in generale, la musica è ampiamente secondaria.
Forse è semplicemente così: chi ama l’artista, va al concerto. Chi ama la musica, compra il disco.

(“Ti dirò: anche se non è vero, suona bene. Ma perché, di grazia, ribatti questo chiodo?” “Mettiamola così: forse alla fine io sono qui a cercare di capire qual è la musica percepita. Sai, come la temperatura percepita. Perché i media distorcono la nostra percezione del reale, e i social la distorcono anche il doppio”) (“Gosh. È un proponimento nobilissimo – ma chi ti ha chiesto niente?”) (“Ottima domanda”) (“e poi: perché TU?”) (“A questa so rispondere! Perché non lo fa nessun altro. È una missione piuttosto facile, theclassificare”) (“Sì, ne ha tutta l’aria”)

Bollettino Pinfloi. E così in questo luglio malmostoso, The dark side of the moon vola al n.19 (n.18 la settimana scorsa); The wall è n.26, la raccolta A foot in the door n.35, The division bell n.36, Wish you were here n.44,l’opaco live Pulse!, n.81. C’è anche da dire che i prezzi sono momentaneamente ribassati. Hanno diversificato l’offerta: c’è il The Wall Discovery Edition, diciamo il livello amateur, 11 euro e 69 su Amazon; c’è quello semipro, la Experience Edition, a 13 euro e 89 – consta di un terzo cd con qualche demo – e poi la Immersion Edition, SETTE cd di paranoia in pompa magna per colui che è veramente indispettito col genere umano e per il quale alla fine 71 euro non sono che 71 mattoni nel muro.
Heyheymama. Led Zeppelin III è al n.82, Led Zeppelin I è n.87, Led Zeppelin II è n. 91.
Migliorvita. Sei su cento, guidati da Michael Jackson al n.15.
Born to dài. Il nuovo album di Lana Del Rey è al n.13; il disco precedente Born to die è al n.68. Ed è in classifica da 129 settimane. Ha!
Infine. Non si è più parlato di Fred, l’attaccante del Brasile diventato zimbello globale nella semifinale contro la Germania. Ha comunicato il suo intento di lasciare la nazionale, schiacciato dalla riprovazione del suo Paese. Penso che il suo Paese sia d’accordo. Però in questo momento, chissà come si sente Fred. Nessuno ce lo dice.

7 Risposte a “TheClassifica 47. Dear Jack. Dear Pink. Dear Fred”

  1. Bah, non lo so. Io sono andato a tanti concerti e di tutti quelli dei quali sono andato a vedere i concerti, a casa avevo anche i dischi (fino a quando continuare a comprare vinile o cd ha continuato ad avere un senso, intendiamoci….).

  2. le clasdifiche… mah!
    voglio dire: fossero anche vere a chi dovrebbe fregare?
    ai decerebrati che entrano a comprare un cd, un libro o un film o magari su anazon o itunes e si fermano al promo scaffale o alla prima schermsta, quelli con le robe in classifica, mah!
    i live… è un po’ come le partite o altri eventi: una specie di isteria collettiva indotta e autoindotta, ma forse è solo invidia
    invidia per quelli che ai concerti si divertono (mia moglie molti anni fa mi disse che non sarebbe più andata a un concerto con me perché sembravo una guardia… e questo la metteva in imbarazzo, credo)
    resta solo da capire perché vengo a leggere questo blog se non mi interessano le classifiche… boh, è divertente

    1. Beh, grazie. Ma in effetti la classifica non è che il pretesto per parlare dei mali della nazione.

  3. fimi_it su Spotify: 84 follower.
    la sua classifica dei singoli: 189 follower.

    Billboard su Spotify: 381.294 follower.
    la sua Hot 100: 1.722.467 follower.

    C’è una Lega Nazionale Musicisti Dilettanti da cui prendere il presidente che rilanci la FIMI seguendo il modello statunitense?

    P.S.
    Come Randolph Carter sono bannato???

      1. Peccato… Con quel nickname mi appare un “Tu non puoi passare”.
        Va beh, prima o poi dovrò riappacificarmi con i miei cookie.

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