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TheClassifica 19 – Killa, i Cani e Balotelli

Emis Killa è n.1 con un disco che si chiama Mercurio. Davanti al nuovo disco di Claudio Baglioni. E questo è un altro di quei segni di passaggio generazionale, no? Elisa scende al n.3. Ma ne ho già parlato, come certamente ricorderete. Oppure no – ma è troppo tardi. Ora è il caso di ripescare una cosa su Emis Killa apparsa su Corriere.it, un articolo che aveva i toni del dileggio per una brutta figura fatta nell’America, ai BET HipHop Awards. L’articolo è qui. http://www.corriere.it/spettacoli/13_ottobre_25/emis-killa-idolo-rap-italiano-bocciato-america-tornatene-casa-tua-67245aaa-3d61-11e3-80a6-86529379bbd1.shtml (noterete che siamo nel 2013 e faccio questi link così poco eleganti con tutto l’url) (non è che non so fare altrimenti) (è che non ci provo)

L’articolo solferino e sulfureo contiene alcune forzature un po’ vigliacche, onestamente mai viste in una testata di solito ossequiosa con i peggio peracottari: nulla mi toglie dalla testa che Matteo Cruccu abbia voluto punire il fanciullo di Vimercate per aver dedicato un brano a Mario Balotelli – essendo Cruccu così antimilanista da voler essere sepolto mentre fa il gesto delle manette di Mourinho.
Non sto a precisare le forzature, non ho tutto questo tempo da buttare; diciamo che penso che 30 secondi (trenta) di freestyle, in quel contesto, non possano realisticamente essere usati per dimostrare l’inferiorità del nostro hip-hop
(inferiore, superiore) (non ha nemmeno senso)
e penso che definire “leggenda del rap” un mediocre ex veejay che, mentre parla di un italiano, mostra su YouTube un piatto di spaghetti ottenendo 90mila pageview (metà delle quali provenienti dagli haters italiani, scommetto) non sia così corretto. Oltre tutto Emis Killa non è protetto da una major come chi di solito riceve i baciottoni di via Solferino. Però.

Però è ben vero che Emiliano Rudolf Giambelli, 24 anni, forse non è nato “prodotto” (il suo freestyle non è il migliore in giro, si sa, ma non fa così schifo come in quei 30 secondi penso condizionati dall’emozione, a lui concessi sulla ribaltina Usa).
Ma ha cercato in tutti i modi di diventarlo. Yep.
Eppure – seguitemi, qui, che è complicata – diventare “prodotto” nell’hip-hop italiano di oggi non è quel problema che noi avremmo pensato una volta. Non c’è furberia che non sia stata sdoganata, non c’è basso espediente che non sia rovesciabile con astuzia retorica e senso di sfida doghesco. E’ qui che si vede come l’hip-hop sia a suo modo un laboratorio attitudinale per una generazione. Nell’hip-hop più che nelle altre correnti artistiche post-warholiane la critica al sistema (perdonate l’annisettantismo linguistico) e la completa adesione ad esso sono diventate difficilmente distinguibili. Fate caso a quanti artisti odierni, tra pop e hip-hop, mostrano un’adesione incondizionata alle regole pur infilandoci elementi di disincantata ironia e distacco. Mentre per contro l’ostilità dichiarata alle suddette regole si muove quasi sempre lungo binari di opportunismo, e ricerca di una confortevole e proficua nicchia di consenso. Per il dissenso.
Ciò detto, è chiaro che Emis Killa non è sveglio quanto Fedez. Del quale arrivo anche a difendere il duetto con Gianna Nannini. Voi direte: ogni decennio un rapper fa un duetto con la Nannini, e viceversa.
Appunto.
E’ diventato un appuntamento che ci dice qualcosa del rapper più rappresentativo del decennio, e di come rappresenti la sua generazione. L’entusiasmo cagnolone di Jovanotti in Radiobaccano, il nichilismo di Fabri Fibra in In Italia, la pragmatica rassegnazione di Fedez in Nuvole di fango. Lei, di suo fa esattamente la stessa cosa ogni decennio: fa la mamma italiana appassionata. Al proprio personaggio.

Ma torniamo a Killa. E’ l’ultimo dei rapper italiani che ascolterei. Ma questo, ad esempio, potrebbe essere già un punto per lui. Che diamine, ho il doppio, forse il triplo, o il quadruplo degli anni del suo target di ascoltatrici.
(…il quadruplo?) (fatemi fare un po’ di conti) (mi sa che ho esagerato) (però forse no: alle elementari qualche bambina che sa chi è Emis Killa ci sarà pure, dai) (anche se non è il suo arcinemico Moreno) (ecco, Moreno) 
Emis Killa è il complemento di Moreno, con un po’ più di credibilità – che è una patente interessante, nell’hip-hop. E’ interessante per come la si consegue: la si prende con le collaborazioni, che sono attestati spendibili come i bonus dei videogiochi. Sono dei crediti, come quelli scolastici. I testi di Killa sono la versione scarsa dei testi scarsi di qualcun altro, hanno una superficialità brutale che è sicuramente fruibile dal cinno di quartiere così come lo sono i gommosi rancori delle stelline defilippe. Ma intanto ha fatto pezzi con Fabri Fibra, Two Fingerz, Gué Pequeno, Vacca, Marracash. Li può mettere in curriculum come io metterei il Corriere della Sera o Repubblica o Radio Deejay. Che io però non ce li ho in curriculum, capite? Quindi ha più credibilità lui di me.
(…Gesù scalmanato, questa rivelazione non me la aspettavo. Due minuti fa stavo scrivendo tranquillo, ed ecco che di colpo mi sono fiocinato da solo. Che angoscia) (LOL)

Scosso dal paragone con un Killa di Vimercate, mi faccio un regalo: bypasso Baglioni al n.2, che proprio non ne ho voglia; vi rammento che Elisa è scesa al n.3
(avete letto lo scorso TheClassifica su Elisa e le ragazze degli anni 90?) (secondo me NO) (ha fatto un numero insoddisfacente di paginevista) (e NON L’HO PRESA BENE) (…oh, cosa scrivo a fare se non mi leggete?) (finirò questo pezzo in piena depressione)
e i Pearl Jam al n.4. E per senso della routine vi sottolineo le altre due nuove entrate in top ten: Katy Perry (n.5) e James Blunt (n.7). Il resto della top ten è spaghetteria pura: Alessandra Amoroso, Jovanotti, ScriviVecchioni, Modà. Escono dalla diecina nobile Luca Carboni, Miley Cyrus, Paul McCartney ed Emma. Ma non la conseguono (altro segnale importante, col n.2 di Baglioni) due campioni dell’anzianità musicale tricolore, Andrea Bocelli (n.14) e Renzo Arbore (n.18). E sono contento di citare questi due nomi appena prima di accennare all’ingresso in classifica de I Cani, al n.48, con Glamour.

I Cani – ovvero Niccolò Contessa, da Roma (anzi, Roma nord, che pare sia un dettaglio importante per lui, così come per i detrattori) sono forse la cosa più contemporanea ci sia in giro oggi nella musica italiana.
(ha senso dire di una cosa che è “contemporanea”?)
(potrebbe averlo. Perché queste canzoni hanno una forma, un linguaggio, un taglio, destinatari e bersagli che non potrebbero avere tra un anno) (e vale anche il contrario) (penso che molti aspetti di quello che c’è in giro non siano raccontabili in altro modo)
Contessa ha di interessante che è della stessissima pasta degli haters e degli hipster, questi h-something che sono fatalmente indecisi se sprezzarlo o adorarlo. Ed è un passo avanti a loro, c’è già stato, ha già visto la loro – nostra, se vi fa piacere – vanità, la loro non disvelata miseria. Ancora più che per i testi, io stravedo per le sue interviste. Ce n’è una in cui manda per le terre un tipo di Vice (che comunque ha l’onestà di pubblicare un attacco che si ritorce in boomerang). Questo è un passaggio cruciale:
“Tu dici che quella dei Cani è una forma di critica ipocrita, e che alla fine tutto si risolve in una pacca sulla spalla e una stretta di mano e ‘siamo fichi così’. Be’ mi dispiace se lo pensi e ti ho già detto che per me è ovvio il contrario. Ma vedi, anche il discorso del… diciamo del ‘ve la cantate e ve la suonate’ è molto pericoloso. Perché è applicabile a praticamente tutto, o perlomeno a qualsiasi espressione musicale al di fuori del mainstream”.
Ecco, io se permettete rilancerei, posso?
(prego, fai pure)
Per me quello che dice è applicabile anche al mainstream, a Emis Killa come a Lady Gaga fino a MiticoLiga, ovviamente con livelli di raffinatezza diversi, ma in fin dei conti l’amico Emis afferma indomito: “Io e Balotelli siamo simili perché siamo giovani entrambi, simili nell’esuberanza e nel carattere, che a volte è sotto critica. Simili anche nelle critiche stesse che non ci vengono risparmiate. Mario è una persona che si fa fatica a capire, ma di certo è uno che si è fatto dal niente”.
Forse ci sono più affinità tra i Cani e Killa, Orazio, di quante io ne possa tollerare. Ma sai cosa c’è Orazio, io ti saluto qui perché ora ho da fare davvero.