AMARGINE

Sanremo e Pinfloi. Esiste qualcos’altro? – TheClassifica 7/2023

“La televisiùn, l’ha g’ha una forsa de leùn”.
(Enzo Jannacci, La televisiun, 1975)
 
Avete mai preso parte a un’orgia? Ehi, potete non rispondere. Non desidero realmente saperlo. Personalmente, non mi è mai capitato. E non la considero una lacuna della mia vita. Però mi risulta che tanta gente le trovi eccitanti – eventualmente col più complice e contemporaneo nome “festino”. Immagino che chi vi ha preso parte abbia grati ricordi di questa eccitazione condivisa.
(condivisa è in corsivo, si vede?)
Peraltro non si può negare che le orge abbiano salde radici nella Storia patria. Quanto immaginario, quanta tradizione, quanta narrazione meravigliosamente ITALIANA ci hanno dato le orge nei secoli, no? Specie quelle in cui c’è della sottomissione, magari felicemente consenziente. Ma che diamine!, anche non consenziente: perché l’orgia fotografa la nostra società, è il nostro grande romanzo popolare.
Domanda susseguente. Qualcuno deve pur rimettere a posto e pulire, dopo un’orgia. Non credo sia una cosa particolarmente gratificante. Avete mai rimesso a posto e pulito, dopo un’orgia? Non desidero realmente saperlo.
Di cosa sto parlando? Lo sapete, di cosa sto parlando. Non vorrei, ma mi tocca.
Il numero uno. E due e tre e quattro e cinque e dieci e quindici… Questa rubrica si è astenuta dall’intervenire durante l’orgia sanremese. Non ce n’era motivo. I commenti non mancavano di certo. Ma non è solo questo. L’ipervelocità nel giudicare tutto è ormai irreversibile, e implica anche certe dinamiche. Tra quelli che stanno con Sanremo. E quelli che stanno senza Sanremo.
(con) (senza)
Però ho la sensazione che sia sempre meno la gente che si sente guardata dall’alto in basso perché consacra la sua settimana (e forse anche tante altre settimane) al mito fondante di quel che rimane di questo povero logoro straccio di Paese. In compenso – è sempre una sensazione – rispetto agli anni scorsi sono sempre di più quelli che girano sui social in squadracce minacciose, per chiarire preventivamente che chi non apprezza la Sacra Kermesse è un noioso snob chic radical saccente guastafeste. I più ruvidi in proposito sono i miei colleghi mediapeople, e non penso che sia solo perché confidano che potranno ricavare qualcosina dall’orgia – hai visto mai, nel casino.
(with) (without)
(and who’ll deny it’s what the fighting’s all about?)
Non ho visto il programma televisivo in questione. Da qualche anno, faccio senza. Penso di aver visto la finale del primo presentato da Amadeus: ricordo che alle due di notte c’erano ancora ospiti improbabili che non interessavano a nessuno, però milioni di persone li stavano guardando – il che certificava l’assoluto trionfo della macchina.
(…welcome to the machine)
Pinfloi. Lo so, è ridacchioso ma anche un po’ puerile questo fatto di tirare sempre in ballo i Pink Floyd. Diamine, ora sono riusciti a entrare pure nelle relazioni internazionali, con Waters che parla all’ONU. A proposito Roger, volevo dirti che anch’io la penso come la signora Gilmour: «Sei un bugiardo, un ladro, un ipocrita, uno che elude le tasse e canta in playback, un misogino, un invidioso patologico, un megalomane e ne abbiamo abbastanza delle tue cazzate». Lo penso da decenni. E lo penso da autentico ammiratore.
(I got a little black book with my poems in. Got a bag, got a toothbrush and a comb.
When I’m a good dog they sometimes throw me a bone. Got thirteen channels of shit on the TV to choose from)
Il corpo elettorale. Il giorno dopo la Sacra Kermesse, magari qualcuno ci ha fatto caso, ci sono state le elezioni in alcune Regioni importanti. Ha votato circa il 40% degli aventi diritto. Alle elezioni politiche era stato il 63,8%. Però non è che se lo guarda meno gente, il Governo non governa. Non funziona così, veh. Gli spettatori del famoso programma di RaiUno sono calati anche loro. Ma non è che se lo guarda meno gente, Sanremo non governa. Non funziona così. Non più.
I media hanno quasi tutti sottolineato che boom, è salito lo share, dal 64,9% del 2022, al 66% di quest’anno. In realtà gli spettatori sono passati da 13.380.000 a 12.256.000. Però continuiamo tutti a considerare come dato principale lo share: alla fine è il nostro modo di riconoscere che chi guarda la tv è più importante della ampia maggioranza che non la guarda. Beninteso, 12 milioni e due sono sempre tanti, e lo sono soprattutto per il fatto che sono spalmati: la Santa Boiata ITALIANA dura ore, e ore, e ore, tra monologhi e comici strani e polemiche e messaggi che includono ma dividono (gosh!) e inquadrature delle celebrities nelle prime file e inserti pubblicitari e centinaia di concorrenti che dopo aver cantato devono anche prendersi il tempo di spiegare alla gente che la loro canzoncina bruttina e banale è importantissima, caspita – e sia il vestito che il ritornello sono un coraggioso grido di civiltà a favore di chi ha sofferto come loro.
Facendo parte dei 48 milioni di italiani che NON hanno guardato la Sacra Kermesse, non ho un giudizio complessivo su questo particolare Festival. Come quelli che si astengono, alla fine mi va bene il Governo che decidono gli altri. Poi, tutti dicevano da settimane che avrebbe vinto Mengoni, e ha vinto Mengoni. Come l’anno scorso quando tutti anticipavano che avrebbe vinto Meloni, e la gente ha votato Meloni. Perché gli ITALIANI decidono spontaneamente di fare quello che gli dicono di fare.
Visto che questa rubrica commenta la classifica, ho ascoltato qualcuno dei pezzi che sono andati meglio. Spero di non offendere nessuno ma non ho sentito nulla che avrei un gran piacere di risentire. Ma non è importante: quello che lo è, è lo stato di euforia manifestato dalle case discografiche e dall’ambientino musicale per il risultato, ovvero la completa sanremizzazione della classifica dei singoli. Ho letto iperboli sullo stato di salute della musica ITALIANA, e gli immancabili inviti a celebrarne la giovinezza, primavera di bellezza. Oh, per me va benissimo. Mica voglio fare la voce fuori dal coro.
(è il coro, che non mi vuole) (LOL) (bastardi) (e pensare che sono così intonato)
Però c’è una cosa stramba e stravagante. E questa non riesco a tenermela per me, mentre rimetto a posto e pulisco in giro. Mi riferisco alla suddetta (orgiastica) euforia degli addetti ai lavori nel compiacersi se il pubblico ascolta le canzoncine che gli dice la televisione. E non è solo un dato che emerge in questa settimana post-kermesse. Alla fine, con la sola esclusione dei rapper provenienti dalle grandi città (la cui fanbase locale è così robusta da permettere il botto – temporaneo o a lungo termine – su Spotify) il nostro star system musicale continua a essere espressione 1) del programma di punta di RaiUno, 2) degli Amici di Maria su Mediaset e 3) degli ultimi bagliori di X Factor (…guarda un po’ chi ha vinto quest’anno). La musica va al traino della tv, esattamente come la politica. A piccola riprova, accludo questo grafico di un account chiamato YouTrend, che col suo scatter plot (wow!) candidamente testimonia il trend: guardare la tv e ascoltare chi vince.
Trovo buffo che la discografia e l’ambientino musicale siano in solluchero per le enormi fortune della Sacra Kermesse. Perché forse non se ne accorgono, ma non è un risultato lusinghiero per loro. Ma sono propaggini di una scuola di pensiero vispa e frizzantina che da anni insiste che la tv è morta. Beh, forse da qualche parte lo è. Ma non qui, dove è sempre la tv a dire agli ITALIANI cosa fare e chi votare. Forse non è più l’Italia di Silvio Berlusconi, e con ciò? È l’Italia di Piersilvio Berlusconi. E vale quanto lui.
Altri argomenti di conversazione. Tra i seimila concorrenti, non tutti i kermessisti con i loro vissuti tristi tristi potevano entrare nella top 20 dei sedicenti singoli: qualcuno è stato ingiustamente osteggiato dai Poteri Forti. Non sapendo bene chi fosse in gara e chi no, mi azzardo a fare qualche nome degli infelici: Anna Oxa – Cugini di Campagna – Leo Gassmann – Gianluca Grignani. Ma naturalmente noi mediapeople non li lasceremo svanire nel nulla e ci batteremo per il loro importante messaggio, in modo che contribuisca all’impareggiabile dibattito. Per quanto riguarda poi la classifica dei presunti album, Lazza (come precisato puntigliosamente nel testo del suo brano sanremese) è di nuovo al n.1, con Sirio. Mengoni grazie a Due vite può rieditare DI NUOVO il suo album del 2021, che ora risale dal n.20 al n.2. Al terzo posto entra la compilation Sanremo 2023, al n.4 debutta il nuovo album di Elodie. Risale al n.5 Tananai, e scendono al n.6 Geolier, al n.7 i Maneskin, al n.8 Gué (Pequeno), n.9 Shiva, n.10 i Pinguini Sociali. Non c’è molto altro di cui parlare. Tranne, ovviamente, dei
Pinfloi. The dark side of the moon scende al n.41, ma The wall entra al n.85. E ora, via: è un giorno impegnativo, ho tante cose per la mente.
(ma no, ovviamente non è vero) (però grazie per aver letto fin qui) (a presto)