Il numero uno. Fa caldo. Non da morire, però. Forse. È agosto. È il 2011. Dal letto della clinica, sente qualche parola che dicono qualche metro più in là. Una è “decorso”. Un’altra è “crisi”. Non sa se parlano del suo metabolismo o dell’economia. Che per qualcuno, coincidono. Perché il paziente è un’industria. Un comparto, diciamo. Grazie a lui vive un bel po’ di gente. E tanta altra trova in lui una ragione di vita. Prendiamo l’ultimo disco: è uscito a marzo ed è ancora al n.1, dopo mesi e mesi.
“Ho messo in riga un’altra volta Ligabue, e Jovanotti, e Zucchero. E i Modà, chiunque siano. E i ragazzini dei talent show della tv. E quel tipo che fa rap, come si chiama. L’unico famoso… Caparezza. L’unico tra i primi 20 in classifica”.
“Parlano di me? Parlano di questo posto? È tranquillo, fuori. Si sentono gli uccellini, oh. Non può essere Bologna. Magari sono morto. Magari non me lo dicono… Soccia, Vasco, va’ che sei morto. Come quella ragazza l’altra settimana. Amy Wine… Boh. A 27 anni. Mica a 59. Io a 27 ho fatto il secondo album. Non potevo morire allora. Il secondo l’ho registrato qui a Bologna da Umbi, no? Cos’è che c’era su… Va beh, Albachiara. E Fegato. E Silvia. No, Silvia, era sul primo. Ero andato in televisione.
Se sono morto però, voglio vedere Massimino. E poi, e poi mio padre… E Lolli, certo. So già cosa mi diranno: non dovevi morire schiantandoti in macchina? O con un’overdose di tranquillanti? Volevi i tranquillanti, ora sei tranquillo. Eh già. Se ti potessi dire quante volte ho voluto morire. Quante volte camminando sul filo, sono stato – sono arrivato vicino.
Ehi.
Rieccola.
Forse è arrivato il momento di farla uscire, questa.
Chissà se piacerà al Komandante”.
È il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi, sedato a modino.
Il Komandante. Lui e Vasco non si piacciono del tutto. Ma uno fa funzionare l’altro, e viceversa. Il Komandante non ha dubbi, è la rockstar che i suoi fan vogliono. Non quella di cui hanno bisogno. Uno come lui non direbbe mai:
“Se ti potessi dire quante volte ho pianto per capire. Quante volte sono stato sul punto di lasciarmi andare, all’inferno della mente. Quell’inferno, che esiste veramente”.
Però forse è il Komandante, che tira fuori fisicamente Vasco Rossi da quella clinica. E a un certo punto è lui a prendere definitivamente il Komando. Lui è l’uomo più semplice che c’è. L’uomo giusto per te. L’uomo di questa sera. L’uomo di primavera.
E allora, per tutto un decennio Vasco Rossi cerca il momento giusto per far uscire quella canzone che dice: “Se potessi raccontarti per davvero le abitudini di cui non vado fiero; le malinconie, le nostalgie, perfino dei rimpianti per le cose che se avessi adesso ancora qui davanti… Le rifarei esattamente così. Sì”.
“Come, no? Spiegami perché” “No, perché no. Senti qui, invece:
“Sono innocente o no, si fa quel che si può. Sono innocente ma qui, qualcuno è sempre pronto a giudicare… Qualche incidente di gioventù, che ancora mi fa male”.
Si guardano. Il Komandante dice: “Meglio, no?” Vasco dice: “Un po’ più grezza, eh”.
Il Kom alza le spalle. “Magari la tua la pubblichiamo tra qualche anno”. “Quando?” “Prima o poi la mettiamo da qualche parte”. “Ascolta, questa canzone è il riassunto della mia vita, una sintesi. Anche una confessione. Forse dovrei citare, con le dovute proporzioni, le Confessioni di Rousseau o di sant’Agostino per intenderci”. “Demis Rousseau era quel cantante greco, vero?” “…Cioè, hai capito, sto parlando di quello che mi ha sempre guidato fin qui. Insomma una canzone definitiva”. “Se è definitiva, può aspettare”. “Ma come sarebbe? Parliamone almeno con gli altri. Con Tania, con Guido… . “Ci parlo io. Tu stai tranquillo”. “…Tranquillo”.
Due album in studio, cinque dal vivo. Sempre al numero uno. Stadi strapieni. Il concerto con più paganti della Storia. Il decennio di Vasco Rossi è stato questo. E si chiude con un altro album dal vivo al n.1. E in definitiva, senza fare niente di che. Ha pure vinto uno dei sondaggi più patetici dell’era delle fandom, quello organizzato da un giornale sulla canzone più bella del decennio. Però intanto l’ha vinto. Eh già.
Il resto della top ten. Alle spalle di Vasco nonstop live tiene Tiziano Ferro e recupera ThaSupreme, mentre scivola al n.4 Cesare Cremonini. Al n.5 c’è Marracash, al n.6 MinaFossati, al n.7 Salmo, al n.8 FSK Satellite (per gli over 30: tre trapper di Potenza). Al n.9 gli unici stranieri tra i primi dieci, i Coldplay. Al n.10, Biagio Antonacci (mi scuso per la circostanza). Escono dalla top 10 Zucchero, il nuovo Jovanotti e la raccolta dei
Pinfloi
No, non è ancora il momento. Prima abbiamo
Altri argomenti di conversazione. Entra al n.44 Camila Cabello (non solo è straniera, ma è pure donna. Cosa vuole??) e al n.70 il postumo di XXXTentacion (non solo è straniero, ma è pure morto); meglio di lui, essendo morti solo al 50%, The Who che entrano al n.35. Juice Wrld entra al n.78, Motta dal vivo entra appena sopra, al n.77. Mi pare chiaro che ha una piccola fanbase molto battagliera. Non ci posso far niente. Continua il grande momento per le donne: ce ne sono addirittura due in top 30, e sono le giovani Gianna Nannini (n.21) ed Elisa (n.25) più Mina, socia al 50% del proprio disco. Escono dalla classifica Enzo Dong dopo 6 settimane. Levante dopo nove. Neverland di Mecna e Sick Luke dopo due mesi. Jova Beach Party e Mainstream di Calcutta prendono entrambi congedo dopo 26 settimane. Davide di Gemitaiz invece dopo 85 settimane, che ammettiamolo, è un bel po’. Ma non quanto le 127 settimane di Polaroid 2.0 di Carl Brave x Franco 126, che salutiamo dopo due anni e una ventina di giorni di permanenza in classifica. Quindi, ora gli album da più tempo in classifica sono ÷ di Ed Sheeran, che ci allieta da 145 settimane, Evolve degli Imagine Dragons (129), e un altro che ne farà 100 la settimana prossima. Ma la striscia più lunga in corso è quella dei
Pinfloi
Sedicenti singoli. Blun7 a Swishland di ThaSupreme rimane la canzone che gli italiani non si stancano di cantare in coro, davanti a Dance monkey di Tones And I e alla new entry di Salmo, Dani Faiv, Nitro & Lazza, intitolata Charles Manson – il loro brano natalizio. Manson che, lo ricordiamo, due anni fa è passato a
Miglior vita. In classifica ci sono dodici album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di presepi. Nevermind è solo al n.95 ma, ne converrete, l’importante è che ci sia. E con questo, possiamo dedicarci ai
Pinfloi. Ci sono tre loro album in top 40 (uno è la nuova raccolta The later years, al n.28). The dark side of the moon è in classifica da 162 settimane, The wall da 111. Ma naturalmente il dato che interessa ai sondaggisti è quello sulla posizione: The dark side nel tentativo di ristabilire la tradizionale supremazia sale dal n.54 al 39. Ma The wall sale dal 39 al 32, che conferma che il decennio degli italiani si chiude all’insegna di paranoia e depressione, delle quali ricorre l’anniversario. In fondo è giusto riscoprirle: riempiono le nostre vite, e non chiedono nulla in cambio.