AMARGINE

Miss Mango, A Working Class Hero – TheClassifica 23/2024

Oh, finalmente! Oggi anche questa rubrica può occuparsi, come le testate più autorevoli, di famiglie di sangue azzurro. Salite a bordo, sto per trascinarvi in un volo pindarico verso un mondo agitato che mi ero scordato.
(e ora, guardate lo scorrere di tremule immagini in bianco e nero) (no, non così tanto tempo fa. Però la prima volta che ho incontrato suo padre, agli inizi di questa mia tracotante carriera, la n.1 in classifica non era ancora nata) (ed è morto nel 2014. Forzando la storia, l’ho ascoltato, e gli ho pure parlato, da prima che iniziasse a farlo lei) (zio cantante, aveva 13 anni quando è morto) (…non vi scriverei una cosa così scema se non pensassi che significa qualcosa) (forse alla fine riuscirò anche a capire cosa)
In compenso, pare che suo padre nonostante i molti, molti dischi e cassette e cd venduti (nei negozi) non sia mai riuscito, ad andare a
 
IL NUMERO 1. Probabile che sia la prima della sua famiglia. Ma di sicuro Angelina Mango è la prima femmina ITALIANA a ottenere il primo posto nella classifica degli album quest’anno. Credo che tutti vi siate fatti una mezza idea di lei, magari non dalle hit dell’anno scorso
 
– Ci pensiamo domani, 41 milioni di visualizzazioni su YouTube e 71 milioni su Spotify
e la successiva
– Che t’o dico a’ffa’, 48 milioni su YouTube contro 38 milioni su Spotify
 
ma da La noia e la sua vittoria alla Sacra Kermesse. Imprevista ma non imprevedibile: quando i novecento milioni di giornalisti in Sala Stampa hanno in uggia il favorito del popolo, opteranno sempre per dare al popolo quello che non sa di volere.
Ed è qui che la cosa diventa interessante.
 
(“Anche se i gioielli di famiglia non li riconosco, forse casa mia mi si è impigliata al collo” – Gioielli di famiglia)
 
Angelina Mango è la rampolla di una famiglia che – come succedeva nel Medioevo dell’Occidente ma anche in quello della musica – si guadagnava il suo titolo nobiliare riportando vittorie sul campo. Fu dopo quasi dieci anni di tentativi e trecento copie vendute (di tutta la sua discografia messa insieme, ripeteva ridendo, ma credo fosse vero) che Pino Mango trovò la sua miniera: Oro. Fu dopo dieci anni di dischi e festival e cori in album altrui che Laura Bortolotti in arte Laura Valente fu chiamata a sostituire Antonella Ruggiero nei Matia Bazar.
 
E DUNQUE: PER NASCITA, ANGELINA È DI SANGUE BLEU. Il che nella musica italiana non è mai una buona partenza, se ci pensate. Magari due o tre figli d’arte superano la diffidenza del pubblico e di noi severissimi, scrupolosissimi addetti ai lavori. Ma sono molti, molti di più quelli che vengono stroncati dal fuoco incrociato del rancore verso i #raccomandati e dalla convinzione che si possano ereditare le fabbriche, gli studi notarili e le cariche pubbliche, ma non la magia.
 
Credo che sia evidente – e non so quanto interessante – che ci sia il DNA paterno nella vocazione mediterranea di Mango Jr., e anche nel modo di rallentare e accelerare il fraseggio per gusto di interpretazione, da parte dell’altro cantante per cui hanno scritto sia Mogol che Pasquale Panella. Ma nello stile vocale in realtà c’è anche molto della madre, forse di più. Oh, ma tutto ciò è molto ozioso. Non siamo qui per questo. Bensì per Servire il Popolo. Perché Miss Mango, con i suoi quarti di nobiltà, riesce a porsi come donna del popolo dieci volte meglio di centinaia di sue colleghe e suoi colleghi visti in questo secolo. Il team che lavora alla sua immagine lo ha intuito e la sbatte di continuo in mezzo a una strada, tra le bancarelle del mercato, oppure in un monolocale tra i calzini stesi ad asciugare. E in tutto questo lei, che potrebbe risultare artificiale lontano un miglio, risulta più che credibile e parla (in stato di sovreccitazione estremamente urbana) un linguaggio contemporaneo di Noia e di Crush e di melodrami da centro commerciale che risultano tutt’altro che artefatti, a differenza dei trenta milioni di rapper ITALIANI pericolosi che fumano e del mezzo milione di popstar ITALIANE straziate (e pericolose anche loro, per motivi diversi). Peraltro, figlia di un lucano e una milanese, ha vissuto diversi anni a Milano ma in qualche modo suona più napoletana di Pupella Maggio.
 
MA, EHI – TUTTO QUESTO È NORMALE? Non è anche una specie di fallimento del Popolo? Oppure
(perché non sia mai che non accuso di qualcosa i discografici) (se non lo faccio ci rimangono male e pensano che ce l’abbia con loro, per citare uno che faceva ridere)
forse invece Miss Mango ha avuto un privilegio che gli altri non hanno avuto, cioè non ha dovuto pagare il prezzo che come in tutti quegli Hunger Games e Black Mirror e Squid Game, gli eroi della classe lavoratrice hanno dovuto pagare: adeguarsi a delle regole imbecilli che nessuno mette in discussione perché come abbiamo deciso da tempo, chi produce il prodotto sa cosa piace al Popolo. Che gli piaccia o no.
Comunque, devo ammetterlo. Questa cosa di avere intervistato sia padre che figlia e in entrambi i casi uno dei due non era in vita, mi scamazza un po’. Chiedo adesso perdono.
RESTO DELLA TOP TEN. La Divina Commedia Deluxe di Tedua lascia subito la vetta e scende al n.2, mentre Tony Effe resta al terzo posto. Debutta solo al n.4 LoneWolf di Madman, il che fa pensare che le nuove classifiche youtubiche abbiano iniziato lentamente a ridimensionare alcuni tra i quindici milioni di imperatori del rap ITALIANO. Nessun altro nuovo ingresso in top 10, e nessun’altra segnalazione di rilievo in merito, se non il fatto che dopo una sola settimana, Giggetto D’Alessio e il giovane Holden sono stati invitati ad accomodarsi fuori.
 
SEDICENTI SINGOLI. Voi lo sapevate e io lo sapevo e loro lo sapevano: un pezzo intitolato Sesso e Samba non poteva non eccitare le menti degli ITALIANI, pertanto Tony Effe & Gaia si ritrovano catapultati al n.1 al posto della Beatrice di Tedua featuring Annalisa, che anzi viene scostata con mala creanza al n.5 come se gli ITALIANI si fossero stancati subito della loro azzeccatissima hit, non abbastanza estiva. Al contrario, della coppia RoseVillain & Gué (Pequeno) non si stancano mai, sicché Come un tuono è sempre al n.2. Ma dal momento che a sua volta un pezzo intitolato Sexy Shop non poteva non eccitare le menti degli ITALIANI, il pezzo di una terza coppia, Fedez & Emis Killa, debutta al n.3. C’è sempre e solo una canzone non ITALIANA tra i primi 20 (…ma facciamo pure tra i primi ventinove) ed è Gata Only del cileno Floyymenor. Con due ipsilon. E un orologio. Non ci sono brani di Angelina Mango tra i primi dieci singoli, quindi ritengo che il suo album nonostante tanto vaniloquio passerà presto tra gli
 
ALTRI ARGOMENTI DI CONVERSAZIONE. Ah, sembra ieri che la multinazionale Warner veniva canzonata dalle altre due smargiasse, e guardate ora: ha 38 sedicenti singoli in classifica su 100, contro 30 di Universal e 23 di Sony. Tra i presunti album, Universal resta il partito di maggioranza con 34 titoli, ma anche qui Warner, con 28 titoli, guadagna terreno, dicono grazie ai ceti benestanti (la musica ZTL) e – per esempio – Angelina Mango. Sony insegue a 22. Cenere di Lazza, entrata in classifica 70 settimane fa, è il singolo da più tempo nelle charts. Sempre Lazzinho, con Re Mida, supera il (suo) record di permanenza continuata nella classifica degli album, con 274 settimane – and counting. Primo dei tanti inseguitori che bivaccano in top 100 da anni e anni, il solito Fuori dall’hype dei Pinguini Piacioni, con 269 settimane.
Chi tanto, chi poco: Cowboy Carter di Beyoncé lascia la classifica italiana dopo sole 9 settimane di permanenza. Paul Weller, dopo una settimana al n.73, si congeda ancora più velocemente. Per l’album di Liberato, 3 settimane di permanenza prima di liberarci dalla sua impresenza. Ma è inutile dire che tutto questo ruota attorno al Grande Motore Immobile dei
 
PINFLOI. The Dark Side Of The Moon risale di 8 posizioni, portandosi al n.67, un gesto di spiccato valore simbolico, giacché così facendo viene a inserirsi esattamente tra Famoso di Sferoso Famoso e il già citato Re Mida di Lazza. Il primo è il disco che ambiva a essere la risposta italiana all’immortale prismone, il secondo magari non ambiva all’immortalità ma dopo cinque anni e mezzo in classifica si direbbe ben duro a morire. E con questo io vi saluto e ringrazio per aver letto fin qui.
PS: Fun Fact: ho dovuto rimuovere questa immagine dalla presentazione del pezzo perché facebook la censurava, e con lei il pezzo tutto, perché “violava i nostri Standard della community in materia di spam”. LOL.