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Midnights di Taylor Swift spiegato a chi non ne vuole sapere – TheClassifica 43/2022

Midnights di Taylor Swift non è il tipo di album che i miei colleghi ascoltano e discutono volentieri. Non c’è molto da guadagnarci. A chi ne parli? Per chi ha più di 30 anni è quasi invisibile, i radar non la visualizzano – e parliamo di una che è una star da 16 anni. Sotto i 30 anni, però, di qualunque cosa parli, quasi nessuno ti legge – a meno che per qualche motivo inconsulto un critico non esca dalla nostra confortevole conigliera per bocciare un disco: in quel caso, arrivano le generazioni Z e Y e Omega a insultarlo, e chiamando rinforzi. Quindi dopo un po’ si smette di eccepire – al massimo, si cerca di far dire quello che si pensa agli artisti, aizzandoli durante le interviste (…le immancabili domande sui Maneskin anche a cantanti che non c’entrano assolutamente niente sono un esempio esemplare di questa gherminella).

Ma c’è anche il fatto che l’ITALIA è sempre stata abbastanza indifferente a Taylor Swift. Da anni è in vetta alle classifiche IFPI della discografia globale, eppure solo nel 2022, con questo Midnights, arriva per la prima volta al n.1 nella classifica ITALIANA – peraltro in una fase in cui essere al n.1 degli album significa pochissimo. Anche se il disco sta facendo ovunque numeri impressionanti persino rispetto ai suoi album precedenti, qui da noi l’impresa non era scontata, perché Taylor Swift non è ITALIANA – e per di più è femmina: come questa rubrica evidenzia con pignoleria degna di miglior causa da diversi anni, le nostre classifiche – complice il crollo dei cd e la preminenza delle piattaforme streaming esclusa YouTube – sono plasmate dai teenager maschi, i cui gusti sono più monocordi e supereroici rispetto alle loro coetanee.

Così, curiosamente, ci è voluto un bel po’ prima che questa regina bionda americana andasse al n.1 da noi. A differenza del prolungato regno della regina bionda americana degli anni 80 e 90, Madama Madonna Ciccone. È legittimo chiedersi come mai, visto che per chi ha meno di 30 anni, la diva della Pennsylvania è un punto di riferimento indiscusso. Per chi ne ha di più, invece,è ancora quella che Kanye West stroncò irrompendo sul palco agli MTV Music Awards del 2009. Episodio che Wikipedia Italia, nella pur lunghissima biografia di Swift, omette con disprezzo purissimo, evidenziando una volta di più che Wikipedia è scritta dai fan (e quindi, anche i giornali che la copincollano). E in realtà, quell’episodio fu davvero cruciale: intanto, divise forse per l’ultima volta gli appassionati di musica di fronte a un evento televisivo (…Bugo e Morganetto esclusi, naturalmente). Ma soprattutto, quell’atto prepotente innescò un percorso di crescita che forse quella che allora era una divetta pop con fiere radici nel bianchissimo country americano NON avrebbe intrapreso, se non si fosse trovata davanti a una pubblica accusa di inconsistenza artistica. Che beninteso, è un’accusa che dà fastidio a pochissima gente, in questa fase storica in cui la consistenza la danno i numeri. Però insomma, sapete com’è: davanti a tutto il mondo. E poi, da parte di uno come il selvaggio West, che ritenevamo credibile e lucido – che tipi che siamo, vero?

Ma Taylor Swift in questi dieci anni e passa ha voluto fortissimamente crescere. Espandendo il suo catalogo di suoni e generi e parole, e inglobando nei suoi testi molte delle inquietudini dei suoi colleghi più rispettati. E anche qualcuna di più perché i colleghi, per lo più, sono inquietissimi a causa dell’unica cosa che occupa il loro crapino: il successo. Poverini, il mondo sta per fondere e noi non capiamo che intorno a mezzanotte, quando loro rientrano a casa dopo aver finito di pubblicizzare qualche multinazionale, un abisso di solitudine li inghiotte nelle loro ville con i cancelli d’oro. In effetti Midnights parte più o meno da quel tipo di risentimento (Lavender Haze), non nuovo alle canzoni Swiftiane, per poi arrivare, lungo i 13 brani dell’album (venti, nella versione 3AM) a risentimenti più ambiziosi (Dear Reader).

La cosa curiosa, però, è che oggi Taylor Swift è cresciuta ma si fa fatica a capire chi sia. Perlomeno, musicalmente. Midnights è un disco notevole, è pop ma non è scemetto e infantile. A 33 anni TS non fa l’errore di competere con gente più giovane (e coreana), ma ascoltando Midnights “in cieco”, come si usa dire in campo scientifico, senza conoscere un’informazione fondamentale – ovvero che è lei che stiamo sentendo – credo che solo i fans di strettissima militanza le attribuirebbero a colpo sicuro queste canzoni. Personalmente trovo Midnights un disco ragguardevole, e non ho problemi a risentire tutto il suo risentimento. Ma ascoltando la maggior parte delle canzoni, se mi avessero detto che erano di Lorde o di Halsey o persino di una nuova, matura Ariana Grande, temo che sarei stato ingannato e pubblicamente sbeffeggiato come certi illustri sommelier costretti a degustare un vino bendati. So che non è Dua Lipa, anche se ne sento l’aroma fruttato, e non è Lana Del Rey, anche se c’è quel non so che di sottobosco (oltre a un featuring); ma certe strofe, se le biascicasse invece di cantarle, non sarebbero inverosimili nell’ultimo album di Billie Eilish. Tirando le somme: so che è un buon disco. Ma non so bene di chi sia. È un problema? Forse no. Però è una cosa che un pochino mi inquieta, mentre lo ascolto intorno a mezzanotte, nella mia villa con i cancelli d’oro.

Resto della top 10. Quindi c’è un’artista NON ITALIANA e per di più FEMMINA al primo posto nella classifica dei presunti album: e guardacaso, proprio nella settimana in cui in ITALIA abbiamo un nuovo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri – che ci ha tenuto a precisare che il n.1 in ITALIA si declina sempre al maschile. Taylor Swift è l’unica femmina nei primi 50, a dimostrare che la nazione premia il merito e non il gender e il fluido e il #metoo e tutte quelle robe lì. Ma al di là delle polemiche di genere che lasciamo a Certa Sinistra, ci sono altri pericolosi segnali di pericolosa apertura verso il pericoloso mondo esterno: entra al n.6 The Car degli Arctic Monkeys, e resiste al n.10 Bad Bunny, il che significa che ci sono ben tre album NON ITALIANI in top ten. Per quanto riguarda i sette album ITALIANI di sesso maschile, solo due sono usciti negli ultimi sette mesi e sono C@ra++ere S?ec!@le di ThaSup(reme), n.2, e Botox di Night Skinny, n.4. Al n.3 c’è Sirio di Lazza, e completano la nobile diecina i diversamente recenti Materia (Pelle) di Marco Mengoni nella versione autunno-inverno, Dove Volano Le Aquile di Luché (che risale dal n.26, anche lui con la versione autunno-inverno) (non sbadigliate, su), Noi, Loro, Gli Altri di Marracash, e infine Taxi Driver di Rkomi al n.10, con quel suo impareggiabile sapore di Primavera 2021.

Altri argomenti di conversazione. Parlando di maschi che onorano la nazione, l’album di Niko Pandetta, arrestato per spaccio ed evasione, porta a casa un risultato che rincuora chi crede nell’indie-rap, entrando al n.14; mancano invece la top 20 i Simple Minds (n.21) e gli A-Ha (n.72). Volevo Magia dei Verdena, Ama Il Prossimo Tuo Come Te Stesso di Manuel Agnelli e Special di Lizzo hanno qualcosa in comune – e non è il fatto che sarebbe difficile decidere quale ha il titolo più cringioso, bensì l’uscita piuttosto celere di classifica, dopo un breve soggiorno rispettivamente di 4, 3 e 2 settimane.

Sedicenti singoli. Controsorpasso dei Maneskin ai danni dei Pinguini Jovanotti Putiniani: The Loneliest torna al n.1 e Ricordi torna al n.2, mentre Viola di Fedez & Salmo saluta subito il podio per lasciare il posto agli ispanici Bizarrap & Quevedo, i quali salgono al n.3 con BzrpMusicSessionVol52, ottenuta mescolando 52 milioni di altre hit di quest’anno – ma con grandissima attenzione. Non ci sono singoli di Taylor Swift tra i primi 20, il che induce a pensare che presto sarà sostituita al n.1 dei presunti album da un maschio ITALIANO come vogliamo tutti.

Excursus extemporaneo. Stranieri al n.1 in ITALIA negli ultimi cinque anni.

2022 (finora, 3): Taylor Swift, Harry Styles e i Muse. Una settimana a testa.
2021 (4). Una settimana a testa per Billie Eilish, Iron Maiden, Kanye West (e tutti dalla prima settimana di agosto alla prima di settembre, mentre gli ITALIANI erano in spiaggia ad ascoltare la melma estiva). Poi, Ed Sheeran a novembre. Non per molto.
2020 (5): AC/DC, Bruce Springsteen, Lady Gaga, Pearl Jam, The Weeknd. Ma c’era il Covid e i nostri erano tristi, non potevano fare dischi.
2019 (1): Bruce Springsteen. Ecco, qui il Covid non c’era ancora.
2018 (4) Ariana Grande, Eminem e Travis Scott, però ad agosto (LOL); negli altri mesi solo Ed Sheeran (a febbraio).
2017 (5) Inglesi ovunque: David Gilmour, Coldplay, Ed Sheeran, Depeche Mode e Jamiroquai.
2016 (5) Americani, per lo più (…e includerei un certo inglese che sì, Londra e la cabina di Ziggy eccetera, ma preferiva New York): David Bowie, Green Day, Red Hot Chili Peppers, Ariana Grande più Adele, col disco del Natale precedente.
2015 (5) Inglesi, con Adele in testa a Natale (ultimo caso: quattro settimane al n.1) One Direction, 5 Seconds Of Summer, David Gilmour, Iron Maiden.
2014 (7) (lo so che avevo detto cinque anni, ma mi sono lasciato trascinare: anzi mi è quasi parso di individuare un’inarrestabile avanzata del nazionalismo ITALIANO) (ma nessuno potrebbe collegarla a una contemporanea avanzata di un partito di patrioti, vero?): One Direction, Pink Floyd, U2, Coldplay, Pharrell Williams, Stromae, Bruce Springsteen.

Ma la spiegazione è semplice: noi ITALIANI (oltre a dare il meglio nelle difficoltà eccetera) siamo i più bravi di tutti a fare musica, e come dice il maschionissimo e patriotissimo Leonardo Bonucci, gli stranieri ne devono mangiare di pastasciutta (…Bonucci è noto anche per un altro invito a chiunque metta in discussione gli ITALIANI, ma è troppo virilissimo per questa rubrica caviar gauche nonché Sinistra ZTL). In ogni caso, ci sono addirittura 21 album stranieri in top 100, in pericoloso aumento dai 16 della settimana scorsa, speriamo che il patriota Morganetto, che finalmente avremo il piacere di mantenere con denaro pubblico, metta in atto i suoi propositi per frenare questo orrore antisovranista. Tra gli album stranieri, peraltro, ce ne sono ben due dei

Pinfloi. Animals risale al n. 53 ed è da SEI settimane in classifica, allietandoci con il suo pessimismo zoologico. Intanto il più illustre The Dark Side Of The Moon, ancorché lontano dai fasti degli anni scorsi (e d’altra parte, avete notato la sparizione dei cd dalle librerie Feltrinelli e Mondadori?), vive e lotta al n.92. Sì, dalla classifica manca ormai da tanto The Wall, è vero. Sì! Vero! What has become of you?
Grazie per aver letto fin qui. A presto.

Una risposta a “Midnights di Taylor Swift spiegato a chi non ne vuole sapere – TheClassifica 43/2022”

  1. Ciao ti leggo sempre con piacere, sono Dan the Man della feltrinelli, è vero che la musica è quasi sparita infatti dopo 20 anni sono finito in cassa.
    Sono un grande fan di musica country e dunque non amo TS , le riconosco però uno spessore maggiore rispetto ad altre colleghe. Ciao.

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