AMARGINE

Mentre noi parliamo d’altro, Irama – Classifica Generation, stagione III, ep. 5

Mentre noi parlavamo degli altri, lui rimboccava le maniche e faceva il lavoro sporco: i firmacopie. E con una valigetta piena di ristampe post-Sanremo dell’ultimo album, lunedì 11 febbraio era a Roma al Centro Commerciale Aura, martedì 12 era a Milano alla Mondadori Duomo, mercoledì 13 era al Centro Commerciale Piazza Grande a Padova, giovedì 14 era all’Oriocenter a Bergamo, il 15 febbraio era al Centro Commerciale Parco Dora di Torino. Ed è così che al n.1 tra i presunti album c’è Filippo Maria Fanti, nato a Carrara ma cresciuto a Monza, annuale reuccio del regno di De Filippi Maria, nata a Milano ma cresciuta a Pavia. Dietro di lui Ariana Grande col nuovo Thank U, next
(la U sta per you, sapete) (però mi chiedo perché nessun rapper abbia ancora pensato di chiamarsi U)
e al n.3 c’è l’ex numero uno Fedez, con Paranoia Airlines. Al n.4 Ultimo con l’album dell’anno scorso (senza brano di Sanremo) e al n.5 la colonna sonora di Bohemian Rhapsody.
Irama è al n.3 anche tra i sedicenti singoli, ed è l’unico dei sanremesi a stare sul podio di entrambe le classifiche. Penso che nonostante questo continueremo a parlare degli altri.

Perché su Irama non abbiamo molto da dire, vero?

Così pare. Nessuno, fatta eccezione per i giornali di gossip, trova qualcosa da cucirgli addosso se non il marchio di Maria – che sta diventando un marchio di infamia, visto anche l’arricciar di nasi all’annuncio di Sandrina Amoroso come ospite al Festival. L’EP Plume di Irama è stato il secondo album più venduto in Italia nel 2018, più di Laura Pausini, Maneskin e Ultimo – ma il favorito per la vittoria finale nella kermesse è stato fin da subito quest’Ultimo (pardon). Che ovviamente si giovava dell’autoinvestitura populista o pop-hoolista di un anno fa (“Mi chiamo Ultimo. Ultimo dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo”). Ma nell’altro trionfatore del 2018 credeva solo la Snai, che a gennaio lo dava a 6: lontano da Ultimo (a 2) e da Il Volo (2,75) ma meglio di Federica Carta, Shade e Francesco Renga (a 8). Per Sisal viceversa non era tra i primi tre (e ha avuto ragione); quanto a Eurobet lo quotava (a 9) come Arisa, Pravo & Briga (gosh), Renga, Carta & Shade. A margine, Eurobet è quella che pagava meno delle altre per Mahmood (23 volte la vostra puntata).

Quindi il punto, in breve, è questo. Maria De Filippi produce giovani cantanti di grande successo che nessuno prende sul serio.

Tutti i cavalli del re e tutti gli uomini del re e tutti i direttori artistici più simpaticissimi e gli autori e parolieri più bravissimi e i giudici più popolarissimi e gli insegnanti di canto più in gambissima e i Rudy più Zerbissimi non sembrano cambiare tutto ciò.
Per contro, è incontestabile che ogni anno con la sola sfortunata eccezione di Sergio Sylvestre (ma d’altro canto, #primagliitaliani) un vincitore o finalista di Amici viva almeno un’annata in cui vende un botto di dischi.
Poi magari sparisce in una botola con un urlo agghiacciante, come The Kolors.
Però il successo lo hanno avuto. E in fin dei conti, quello che chiamiamo successo è solo la storia che scegliamo di sentire, tra le tante che girano là fuori.

Ora devo diluire tutta questa tensione. Sapete perché gli scheletri non faranno mai la rivoluzione? Perché gli manca il fegato.

Resto della top 10. (Ri)entra al n.6 l’EP Gioventù bruciata di Mahmood. Notate il titolo apparentemente antitetico a quello di Irama – a me sembrano entrambi escogitati dal reparto marketing di una fabbrica di felpe miserevoli. Al n.7 Salmo, seguito da Marco Mengoni, Giorgia e la Platinum Collection dei Queen. Pianeti di Ultimo esce dalla prima diecina (per poco: è n.11), Madman ne esce già di più (dal n.2 al n.14), Rockstar di Sfera Ebbasta scivola dal n.9 al 24. Clash di Ensi precipita dal n.6 al n.71.

Altri argomenti di conversazione. Va beh, non tergiversiamo: ecco come sono andati gli album dei concorrenti di Sanremo (quelli che hanno pubblicato dei nuovi album, beninteso. Il Volo per esempio non lo ha ancora fatto, e nemmeno Ultimo). Sono entrati tutti in classifica. Due, già citati, sono entrati tra i primi 10. Ecco gli altri:

n.12 Negrita – I ragazzi stanno bene (raccolta)
n.15 The Zen Circus – Vivi si muore (raccolta)
n.16 Ex-Otago – Corochinato
n.17 Patty Pravo – Red
n.18 Simone Cristicchi – Abbi cura di me
n.19 Loredana Berté – Liberté (ristampa Sanremo Edition)
n.20 Briga – Il rumore dei sogni (raccolta)
n.25 Arisa – Una nuova Rosalba in città
n.27 Shade – Truman (ristampa Sanremo Edition)
n.30 Anna Tatangelo – La fortuna sia con me
n.75 Boomdabash – Barracuda (ristampa Predator Edition)
n.82 Claudio Baglioni – 50 (raccolta)

Rispetto alle elezioni precedenti, un risultato meno soddisfacente. Anche un anno fa un album pubblicato da un concorrente era andato al n.1 (Ermal Meta), ma in top ten erano entrati più di due partecipanti (Fabrizio Moro n.3, Ultimo n.4, Lo Stato Sociale n.6, Max Gazzé n.9). In ogni caso, parlando di confronti, mi corre l’obbligo di parlare dei

Sedicenti singoli. La settimana scorsa avevo fatto notare che i brani del Festival non avevano precisamente causato un terremoto. Questa settimana devo dare notizia del contrario: le sette canzoni più ascoltate arrivano direttamente dal Teatro Ariston. Faccio prima a mettere la fotina.
In questo caso abbiamo un risultato migliore rispetto al 2018, anche se non in modo fragoroso – giacché nella settimana post-kermesse il podio era comunque kermessizzato, con Una vita in vacanza al n.1, Non mi avete fatto niente n.2, Il mondo prima di te (Annalisa) n.3, ai quali si aggiungevano un n.5 (Il ballo delle incertezze, Ultimo) e un n.10 (Frida, The Kolors). Cosa ci dice tutto questo? Non ho tempo di dirvelo, devo dar conto degli altri piazzamenti:

n.11 Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood
n.13 Simone Cristicchi – Abbi cura di me
n.15 Daniele Silvestri feat. Rancore – Argentovivo
n.16 Il Volo – Musica che resta
n.17 Arisa – Mi sento bene
n.19 Ghemon – Rose viola
(…occhio qui)
n.25 Ex-Otago – Solo una canzone
n.31 Paola Turci – L’ultimo ostacolo
n.34 Francesco Renga – Aspetto che torni
(ehi, occhio anche qui)
n.41 Nek – Mi farò trovare pronto
n.45 Motta – Dov’è l’Italia
n.47 The Zen Circus – L’amore è una dittatura
n.55 Einar – Parole nuove
n.60 Negrita – I ragazzi stanno bene
n.61 Patty Pravo & Briga – Un po’ come la vita
n.63 Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce
n.75 Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte

Cosa ci dice tutto questo?
Avete fatto caso a quando ho scritto “Occhio qui”? Okay. La cosa da occhiare è che chi si trova in alto è entrato in classifica una settimana prima degli altri, che hanno tardato a concedere il brano alle piattaforme di streaming. Ghemon è il più alto tra quelli che sono entrati in classifica QUESTA settimana. Renga è il più basso tra quelli che erano già entrati DURANTE il Festival, e comunque sono tutti saliti in modo imperioso, incluso Renga e malgrado il passo falsone sul sessismo vocale: sale comunque dal n.94 al 34. Ma pure gli altri: Cristicchi era n.43, Berté 48, Nigiotti 56, Arisa 77, Mahmood 81. Posso accettare che due-tre giorni non fossero bastati a spingerli adeguatamente. Ma mi viene anche da pensare che le sempre pimpanti playlist di Spotify abbiano fatto la loro parte. Poi se non avessi la sensazione di risultare pesante direi quelle cose tipo “In fondo non è un festival per gli album, è il festival della canzone, quindi eccetera”. Però se permettete basta con Sanremo, perché se ne parlo un altro po’ mi viene il cimurro.

Altri argomenti di conversazione. Che poi c’è un mondo davanti al quale Sanremo scompare, ed è il mondo in cui Salmo è in classifica da 158 settimane con Hellvisback, seguito da The dark side of the moon con 119 settimane ed Ed ed Sheeran il cui ÷ (Divide per gli amici) è in top 100 da 102 settimane. Manca un centenario: Vascononstop dopo 117 settimane non è più tra noi 🙁
Come lui ma non come lui escono di classifica Frenetik & Orang3 (dopo una settimana), i duetti di Cristina D’Avena (dopo undici) (questi no, non sono andati bene), Tiromancino (dopo 19 settimane), Springsteen on Broadway (8 settimane), Ernia (6 settimane), i Backstreet Boys (2 settimane) e, credeteci o no, Nevermind è passato a

Miglior vita. Oltre a MiticoVasco e Cristina D’Avena, l’altra vittima illustre del vento d’amore che soffia furente dalla Riviera è l’evergreen dei Nirvana. Ovviamente ritornerà, ma intanto piangono la sua dipartita i soli cinque album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di esorcismi. Fanno muro contro quel vento i

Pinfloi. The dark side of the moon perde tre posizioni (n.48) mentre The wall ne guadagna quattro (n.68), oscillazioni che ci dicono in modo inequivocabile che il tradimento del televoto ha intristito il telepopolo, gettatosi sul disco più tristo. Per contro, le uscite pubbliche di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non sono accolte da un’impennata di Wish you were here, che scende al n.93.