Come dicono i più prestigiosi influencer, bisogna trasformare una fesseria in un’opportunità. Ed è quanto intendo fare dopo aver saltato un turno di TheClassifica – e per di più in un frangente importante: il ritorno di Marracash, e il passaggio di testimone tra lui e MiticoVasco, precedente n.1 nella classifica dei presunti album. Ma altrettanto significativo è stato l’avvicendamento occorso sette giorni dopo il n.1 di MiticoMarra, perché il King della Barona si è ritrovato a cedere a sua volta il testimone al suo arcinemico Federico Lucia in arte Fedez, e me la figuro come una scena di un cartone Looney Tunes in cui il testimone è un candelotto di dinamite acceso, tanta è la sua acrimonia nei confronti dell’altrettanto milanese collega.
Come dicono i più egregi youtubers, bisogna, tipo, cioè, due piccioni con una fava e scialla, raga. Qui i piccioni potrebbero essere addirittura tre: MiticoVasco, MiticoMarra, Fedez, in una combinazione che nessuna slot machine mi darà più, che si susseguono in fila indiana al n.1. Ma posso arrivare a QUATTRO piccioni, cogliendo l’occasione per una fredda vendetta personale. Perché un dì lontano, qualcuno mi tacciò pubblicamente di odiare l’hip-hop italiano. Sono passati anni ma ancor oggi, almeno una volta alla settimana, qualche suo fan ripercorrendo la sua TL scorge quell’anatema, e mette il suo gradimento a quella sentenza incresciosa.
A lungo ho pensato che ci fossero gli estremi per la denunzia, argomentando che da quel giorno, nessuna delle ardimentose redazioni italiane mi fa più scrivere di hip-hop italiano (…ma in fondo rimane tanto altro, no?) (ahaha)
Con buona pace dell’incresciosa accusa sopra riportata, io NON odio l’hip-hop italiano, lo seguo da quando è nato e l’ho visto crescere e fare cose mirabili e altissime, e fare cose atroci e penose, e fare tante cose medie, mediatiche, medievali, mediocri.
Ma come dicono i più luminosi ospiti di trasmissioni di La7, passare la vita seduti lungo la riva del fiume prima o poi concede trionfi che la vita reale raramente regala. E così, vado a cogliere l’occasione per la ritorsione più cruenta: recensire INSIEME Marracash e Fedez. Così imparano. Il primo, a menarsela con l’odiato Cosplayer nel suo album Noi, loro, gli altri – che inspiegabile ossessione per uno che nessuno gli accosterebbe mai, che perdita di prospettiva per uno che sta così sopra. Insomma non ci senti, trattenere il respiro, quando sei lì in alto, e cammini sul filo; qui nel grande circo tu oramai sei il king.
Ma il secondo, gente.
Lo showman di Amazon (Celebrity Hunted, LOL e ovviamente Ferragnez La Serie), il tribuno politico che litiga con la Rai, che nel suo Disumano cerca di fare il rapper con la street cred. È come se Vasco ce l’avesse con Maurizio Costanzo – e intanto, quest’ultimo tentasse di imitarlo.
La stravagante verità è che soffrono in modi diversi di rap game. Non c’è da meravigliarsi: è uno dei mali congeniti di quel genere che ha permesso a entrambi di decollare (ed è un male che forse un giorno soffocherà definitivamente il rap, non me ne meraviglierei) (del resto non so voi, ma non mi meraviglio più di nulla – il che, a suo modo, è meraviglioso).
Il rap game è quel pesante accumulo di codici e comportamenti che da un lato immiserisce il genere in ostentazione stilistica come capitava ai più noiosi poeti del Seicento, anche se questo avviene in stanze assai più ghignose come “Bitch, la tua bitch fa le unghie alla mia bitch” o “Farfalle sopra un campo minato, il tuo sguardo mi uccide, mi ricordi lo Stato” – a voi indovinare chi dei due ha scritto cosa.
Il rap game (in quanto giuoco, del resto) prevede continua competizione, adesione a regole (un po’ cangianti e non precisamente uguali per tutti. Come il calcio del resto), che vengono giudicate da arbiter non di rado provenienti dai giochi stessi: il fatto che le maggiori autorità nelle recensioni dei rapper siano dei videogamer non mi meraviglia per niente (tanto per cambiare) e non è un bellissimo segnale per noi fatui critici musicali, ma non lo è nemmeno per il genere. Anche se ovviamente è un bellissimo segnale per i videogamer. E vorrei pure vedere.
Nella Mia Umile Opinione, c’è qualcosa di affascinante nel modo in cui Marracash e Fedez lottano avvinti come il Mastino e la Montagna, come i Duellanti di Conrad (e Ridley Scott, via) – come se uno in fin dei conti definisse l’altro, suo opposto e consimile. E mi viene il dubbio che la lotta sia anche un po’ interiore. A Marra fa schifo Fedez, è come se volesse espellerlo da sé – forse il suo è un calcolo. Forse questo ha a che fare con il piccolo senso di spiazzamento generato da Noi, loro, gli altri di Marracash. Perché una volta riscontrato che è una spanna sopra il resto (75% merito suo, 25% colpa del Resto), credo di non essere l’unico a notare che rispetto a Persona, si rimane meno a bocca aperta. Qualcuno ha scritto “Eh ma sai, a quel livello devi sempre ricordarti di fare i grossi numeri, perché la Universal è la supermultinazionale del rap, quindi paga e pretende”. Non è realmente quello il problema, non ho perplessità di alcun tipo sui pezzi “commerciali”. Casomai ne ho su quelli che, dopo Persona, dovrebbero essere i brani che riflettono l’idea del titolo, lo slancio verso Noi, loro, gli altri. Lo spostamento di prospettiva da sé al resto del mondo, così difficile per un rapper e così vietato dal rap game, dove si approvano individualismo e capitalismo più che nell’America di Reagan. Vedo ovviamente dove ha tentato di farlo, ma ho la sensazione che all’ultimo i suoi demoni e spettri tendano a riportarlo nelle vicinanze della casella del VIA!, nel Vicolo Corto e nel Vicolo Stretto. Così, oggi che è nel mezzo del cammin di nostra vita, sa molte più cose – ma pur avendo fatto più volte il giro della plancia, in qualche modo il vicolo continua a farsi sentire, generando in lui una qualche forma di solitudine. Perciò, mentre MiticoVasco continua in modo buffo e commovente a cercare di parlare con tutti e per tutti, lui che a suo modo ne è non l’erede (per carità) ma il successore per carisma e comunicativa, ci prova. E guardacaso, dicono cose che si somigliano molto:
“Siamo qui, soli e delusi, a confondere quello che sei dentro quello che usi”
“Voglio coprirmi di cash, sarò felice. Lo sento ciò che dirà il vecchio me: confondi il fine col mezzo.Soffocati gli idealismi, condannati a non capirci”.
Però alla fine, il suo duello con la Persona prende il sopravvento. “Sono il giocattolo rotto con cui gioca il mio doppio” oppure, altrove “Marracash ha a fianco un fratello più grande, uno che fruga nella realtà, la fuga da una realtà pesante, cercando di farci dei soldi durante”. Succede anche in altre rime, in altre tracce, e genera la sensazione che qualcuno dentro di lui freni il suo slancio nel parlare per noi, per loro, per gli altri. Temo che per il 75% dipenda da lui, ma per il 25% dipende da noi, da loro, dagli altri, che non siamo pronti a dargli ascolto.
Sarò onesto: io trovo Fedez interessante, oltre che particolarmente astuto. La sua manifestazione che preferisco è quella più MaurizioCostanzesca, quando fa l’animatore de Il Muschio Selvaggio, in cui oltre a usare in modo sagace i media moderni, fa quello che a sinistra definiscono intrattenimento intelligente – e non di rado abbastanza ghignoso. E quando prende posizione, nel suo modo smart smart smart, Fedez pone sempre il dilemma: se la posizione è giusta, devo preoccuparmi del fatto che lui è sbagliato? Il suo disco da questo punto di vista offre qualche esempio, ecco un passaggio da Stupido stupido:
“Non si dovrebbe, la droga nelle felpe – però nemmeno sberle ad uno che è già in manette, no
Non si dovrebbe, lasciarlo in un call center, in debito per sempre – non vedi che è solo un ventenne?”
L’intento è lodevole, il risultato è un po’ cringioso. Anche perché poi Fedez è uno al quale con le parole riescono cose che a molti rapper più fighi – mi spiace per loro – non riescono (“Non amo mai, e se amo è un odio amatoriale” è una delle frasi che preferisco). Il punto, tuttavia, è che quando Fedez fa rap, pur non avendone stretta necessità ormai, scivola anche lui sulla chiazza oleosa del rap game, e di botto gli esce la rima tatuata da manzo in vacanza. “Un pochino mi manca scoparti nei cessi / Mi ricordo la notte che hai detto: “Dolcetto o scherzetto?” / E io che pensavo soltanto a riempirti come un palazzetto”.
E davanti a “Ti ho cercata tutti i sabati / Come un figlio di puttana cerca un alibi” ho avuto quasi un’esperienza mesmerica: la verità è che Fedez è ormai un rapper part-time, gli serve per completare il prodotto. Ma quando fa il rapper cerca di imitare gli altri e forse cerca proprio, flebilmente, di imitare il duellante Marracash. Come se avesse preso residenza nel Viale dei Giardini, ma gli mancasse il Vicolo Corto. Ah, che gioco a inseguirsi. Forse Marra dovrebbe tendergli un candelotto d’ulivo, invitarlo a fare la grandiosa joint-venture perché i due poli opposti trovino un loro equatore: Fabio, Federico! Amici! Provate a incrociare i flussi, perché la scena del musicale s’è impoverita e all’incontrario va (cit.).
Va beh, qualcosa bisogna pur cercare nella vita.
…
Altri argomenti di conversazione. Se permettete, mi terrei il grosso degli altri argomenti di conversazione per la prossima puntata, visto che al n.1 sta arrivando Marco Mengoni, e sono sicuro che sarà un capolavoro, però non l’ho ancora ascoltato e già non so cosa dire. In compenso, c’è una cosa che vorrei aggiungere sul n.1 di Fedez, specie dopo aver guardato i numeri dello streaming: mi pare di poter dire che il suo n.1 è dovuto al fatto che cd e vinili hanno ancora un loro peso per la compilazione delle charts, ed è un peso del quale la FIMI nella sua infinita saggezza ha deciso di tenere conto. Perché tra i sedicenti singoli, MiticoMarra occupa metà top 10, con Love e CrazyLove al n.1 e al n.2, davanti all’unico singolo di Fedez al n.3 (Sapore, feat. Tedua) e ciononostante, King Marra ha dovuto cedere il trono.
Nella classifica dei presunti album, intanto, dietro ai due inseparabili nemiciamici c’è proprio MiticoVasco, tallonato da Adele (n.4), Blanco, Zucchero, Salmo, Ultimo, Ed Sheeran – e chi poteva chiudere la top ten se non i Pinguini Tattici Nucleari? Un giorno o l’altro bisognerà parlare di loro. Ma non oggi: tanto più che non salterò a piè pari anche tutti gli angolini consueti, dai lungodegenti alla cerimonia degli addii per chi esce di classifica, e persino quello con i Pinfloi.
Anche se poi, che ne so io, magari il disco di Mengoni è il capolavoro assoluto di questo secolo. Gli amanti del pop sono tutti esaltati e poppanti. Forse ne sarò folgorato anch’io.
Non me ne meraviglierei.