AMARGINE

Machete alle crochate – Classifica Generation: Stagione III, Episodio 21

«Lo nostro cammino sarà cosparso di sudore, lacrime et sanguine. Siete voi pronti a tanto?
Siete voi pronti a morire pugnando? Noi marceremo per giorni, settimane et mesi,
ma infine averemo castella, ricchezze et bianche femmine dalle grandi puppe. Taccone!
‘nnalza le insegne! E voi, bifolchi, ponetevi all’ombra di esse, escite dalla fanga,
che io farò di voi cinque un’armata veloce et ardita che sia veltro e lione al tempo istesso».
(L’armata Brancaleone)

Il numero uno. Salmo nel rap italiano ci sta un po’ come Vittorio Gassman stava nel cinema. In lui convivono l’intellettuale, lo psicotico e il burino, così come quello era sia Amleto che Peppe Er Pantera. E qualunque cosa facesse, gli leggevi negli occhi un lampo di insofferenza, quasi pensasse “Tanto non serve a niente” – come se il pubblico alla fine, sia quello raffinato che quello buzzicone, non potesse seguirlo fino in fondo. (“La mia vita è fantastica. Non faccio un cazzo e la gente dice: caspita”)

Salmo era il solo a poter fare una cosa come Machete Mixtape 4, fulminea adunata woodstockiana coi rapper dalla seconda generazione fino a quella attuale (così come a Woodstock mancava il rock’n’roll dei veri padri fondatori, i Chuck Berry e i Little Richard). Una foto di gruppo, un punto della situazione dopo la sbornia trap. Perché, non è un mistero, la scena era stata attraversata da un po’ di maretta durante la sbornia trappusa. Questa convention pare voler invitare tutti quanti a escire dalla fanga per marciare sotto comuni insegne, restituire un senso di appartenenza a color che inseguendo lo magro guiderdone dell’orologetto Rolex e della carretta lamborghina, andavano allo sbando senza missione. Pur sospettando che tanto, non serva a niente, lui prova (perché “C’è chi può, e io può”) a risistemare il pianeta rap attorno a un suo asse. E Salmo ha dalla sua il carisma, la credibilità, gli amici giusti e preziosi (Nitro, Hell Raton, Slait) e le vendite per fare da asse – stirando via un po’ di pieghe che lo disturbano. Intendo dire che se alcune assenze possono essere casuali (che so: Noyz Narcos) altre, come quella di Gué Pequeno, ma soprattutto di Sfera Ebbasta, probabilmente non lo sono. Ci sono invece pezzi in collaborazione tra la crew di Salmo, Nitro, Dani Faiv, DJ Slait, Hell Raton, Low Kidd e Jack The Smoker, ai quali si sono uniti ospiti di lusso come Fabri Fibra, Marracash, Gemitaiz, Ghali, Izi, Tedua, Crookers, Massimo Pericolo, Tha Supreme, Shiva e tenetevi forte, in mezzo a tutti questi uomini maschili quasi tutti dotatissimi dalla natura c’è UNA DONNA, Beba – una rapper italiana, come è potuto succedere? E com’è che sono riusciti a rimorchiarne una sola se loro sono così fighi e dotati? Non sono adatte al rap? Forse le donne italiane parlano poco?
(risate cordiali del pubblico) (grazie, grazie) (Panariello, quando vuoi io sono qui)

In ogni caso la Machete Mixtape 4 è andata subito al n.1 e solo Ed Sheeran la settimana prossima potrà tirarla giù. Molto probabilmente sarà uno dei dieci album più ascoltati dell’anno: contiene qualcosa per tutti quelli che sono interessati al rap italiano, è un festival virtuale con un direttore artistico che sa quel che fa. Non è priva di difetti, di compiacimenti, di ricorso a trucchi un po’ ovvi, ma contiene abbastanza fuochi d’artificio, divertimento, buone intenzioni e maestria da farli passare. Oltretutto, come spesso capita agli uomini maschi, sapendosi deresponsabilizzati (non è mica il LORO album) non vanno al microfono cercando di fare quello che funziona, ma quello che hanno voglia di fare.
L’unica mia perplessità è tecnica: non capisco bene come possa non essere una compilation, e in quanto tale, non sia inserita in quella classifica lì – nella quale RadioItalia Summer Hits 2019 (Sony) primeggia su Hot Party Summer 2019 (Universal) e su Hit’s Summer! 2019 (chi manca? Ah, già, Warner) e su Jova Beach After Party che sta al n.4. Però immagino ci sia una postilla nel regolamento FIMI che consente all’artista denominato Machete di iscriversi al campionato vero, quello dei presunti album. E chi sono io per discutere.
Ma qui è importante introdurre i

Sedicenti singoli. Qui il machete è stato decisamente cruento: i brani del dream team di Salmo hanno spazzato via tutti gli accattivanti tormentoni dell’estate, piazzando in vetta Ho paura di uscire 2, duetto tra Salmo e Lazza, seguito al n.2 da Yoshi, nella quale Dani Faiv e Tha Supreme sono affiancati da Fabri Fibra, e al n.3 Marylean ancora con Salmo, Nitro, Marracash. I tormentoni ITALIANI di questa nostra estate tutta da vivere, così pieni di spumeggiante leggerezza, sono buttati fuori in malo modo dalla top ten, e spumeggiano dal n.5 in giù guidati da Jambo di Giusy, Takagi & Ketra. Restano solo tre hit estive in top 10. Persino il Mambo salentino (quella che fa peppereppeppé) ne è scalzato. Cattivo machete, antipatico machete, macho machete  – ma c’è tempo per fortuna per riportare ai fasti che merita tutto il buonumore di cui abbiamo bisogno. Qui preme capire se i nomi sono una garanzia.

Apparentemente sì, visto che sul podio ci sono Salmo & Lazza, Fabri Fibra, Nitro & Marracash.
Apparentemente no, visto che gli altri duetti tra Salmo & Lazza sono al n.15 e al 18. E che un Salmo & Nitro è al n.23.

Non posso fare a meno di notare che Ghali (con Sick Luke!) è soltanto al n.30. E che nei tre pezzi con la performance peggiore c’è sempre Jack The Smoker, milanese, 37 anni, forse troppo legato al rap dei fratelli maggiori (se non dei genitori) per i 14enni maschi, che sono oggi il target di riferimento del genere. E forse proprio questo si proponeva la crew Machete: riportare il rap ai maggiorenni. Magari anche con delle mosse subdole, tipo Tha Supreme (18 anni) che “uccide ‘sta trap” usando Feelin’ alright di Joe Cocker come base (non riesco a immaginare niente di più old school), o dando un’occasione a Massimo Pericolo, che barcolla sul grande abisso del nientedadire. Oppure, mettendo Gemitaiz e Izi assieme nel finale in Mammastomale, come per indurre quest’ultimo a superarsi – e a superare i compiacimenti trappisti, e dimostrare ai 14enni che il rap non è uno sciroppino. Che i produttori più giovani alzino l’asticella è evidente, che i rapper più giovani capiscano che hanno un pubblico più ampio del solito è riscontrabile in Dani Faiv che si riserva alcune delle rime “politiche” di tutto l’album (poi il carico ce lo piazza Gemitaiz) (…essendo deresponsabilizzato).
Ma in generale la cosa interessante di questo voto popolare messo nero su bianco dalla classifica, è che il popolo rap non ha scelto pecorescamente. Dal menu à la carte ha scelto le cose che gli piacevano, non necessariamente quelle degli chef più di moda. E dalle carte rimescolate, qualcuno ha avuto l’opportunità di apprezzare qualche asso al quale non attribuiva particolare valore. Ne parlavo anche con un mio amico. Ne parlavo da solo.

Resto della top 10. Al n.2 risale Colpa delle favole di Ultimo, la cui completa discografia, tre album, è tutta in top 10 grazie a Peter Pan al n.6 e Pianeti al n.7. Al terzo posto chiude il podio Western stars di Bruce Springsteen. Luché dal n.1 scende al n.4. Jova Beach Party risale al n.5, Playlist di Salmo (uscito a ottobre) scende al n.8; concludiamo con due donne, Elettra Lamborghini e Billie Eilish – sarebbe un duetto da sogno.

Altri argomenti di conversazione. Escono dalla prima diecina Madonna, il tenorino Alberto Urso, Emis Killa (finito l’effetto ristampa, scende dal n.9 al 41). I dischi a lunga permanenza sono Hellvisback di Salmo (179 settimane), The dark side of the moon (140), Quello Di Ed Sheeran (123), Evolve degli Imagine Dragons (107), Polaroid 2.0 di Carl Brave x Franco 126 (106). Escono dalla classifica generale Zoda (era entrato al n.2 due settimane fa) (suppongo che non abbia goduto di un passaparola entusiasta), Anima di Thom Yorke dopo una settimana di permanenza così come Santana e Prince, Marco Carta e The Raconteurs dopo due settimane, i Nomadi dopo 4, Sting e Coco dopo 6, Lil Nas X dopo 7.
Su 100 album in classifica, 53 sono distribuiti dalla Universal – che capisce il POPOLO. Probabilmente resterà l’unica casa discografica al mondo, e tutte le altre passeranno a

Miglior vita. Otto album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di Faceapp. Li guida Avicii al n.22, ma so che quello che volete sapere è se Nevermind è tornato tra noi – sì, è così, è al n.69 a fare il suo dovere e Kurt Cobain è sempre la star del grande concerto del cielo, che – oggi vi insegno una cosa – è il titolo di un pezzo dei

Pinfloi. The wall sale dal 94 al 62, The dark side of the moon risponde prontamente salendo dal 64 al 49. La tensione tra i due partiti di governo non potrebbe essere espressa in modo più eloquente.

5 Risposte a “Machete alle crochate – Classifica Generation: Stagione III, Episodio 21”

  1. Può essere Machete Mixtape sia considerato un album e non una compilation perché i brani sono tutti inediti?

    1. E’ una ipotesi intelligente, ma le raccolte di Sanremo, come anche lo Zecchino d’Oro e le colonne sonore vanno tutte lì.

  2. Ma è dunque la vittoria dell’indipendentismo delle label (all’ammmericana) o è un’italianata per te?

    1. Ciao, scusa se rispondo ora ma sai, le vacanze (per mancanza di migliori definizioni).
      Forse tutte e due le cose. Sicuramente è un’italianata, che per sue caratteristiche può passare per quel po’ di indipendentismo che abbiamo qui.

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