IL NUMERO UNO
Niccolò Moriconi in arte Ultimo aveva uno slot utile per andare al n.1 tra le uscite di Capo Plaza e Tedua (che sarà n.1 da questo fine settimana) e lo ha sfruttato. Lo ha fatto col suo mini-album Altrove, otto brani, lunghezza quasi 26 minuti.
(lunghezza percepita: 126)
Gli sono abbastanza grato per non aver fatto un altro album da 17 brani. Ma dopo averlo ascoltato, ho deciso che non era giusto che io scrivessi qualcosa di nuovo su di lui, quando LUI non scrive niente di nuovo. Ragion per cui, ispirato dalla sua arte, ho pensato di ricombinare quanto già sentenziato da questa rubrica in tre precedenti cimenti, ovvero:
* Chi odia Ultimo, lo fa felice (marzo 2023)
* Ultimo che vola e sogna e grida e sta un po’ sulle palle a tutti (novembre 2021)
* Ultimo, ma che ti gridi? (aprile 2019)
E curiosamente tutto questo si apre con una frase che (potete controllare, se volete) profetizzava il titolo dell’Ultimo di Ultimo: Altrove.
…
Il vero dibattito su Ultimo è sempre spostato altrove. Non sulle sue canzoni ma su due circostanze.
1) I giornalisti musicali odiano Ultimo;
2) Ultimo odia i giornalisti musicali.
Non so voi, ma io mi ritrovo alle corde. Da che parte vado? Nessuna delle due, e rimango preso in mezzo tipo il regime albanese negli anni d’oro? E a proposito di Albania, nostra terra promessa ai tempi del Duce: parliamo serenamente, col sorriso, 🙂 del nostro amico fascismo. Non già perché alcuni mugugnano che Ultimo sia fascista o Fratello d’Italia – quanto perché per Ultimo funziona il discorso di Attila (Donald Sutherland) in Novecento di Bertolucci, sui primi fascisti: “Quelli che ci odiano ci danno forza” (…concetto molto popolare anche tra le tifoserie calcistiche e apparentemente, autisti di autoarticolati, come suggerisce la diffusione dell’adesivo “la tua invidia è la mia forza”).
Quasi a irritare maggiormente i miei colleghi c’è il fatto che Ultimo, pur non facendo una musica da (Ultimo) buscadero selvaggio, è un artista realmente indie, uno dei pochissimi che non viene nemmeno distribuito dalle tre multinazionali che provvedono alle esigenze di noi giovani.
Ultimo ha un suo Ultimatum perentorio. Nel quale è invariabilmente cascato anche qualche postcomunista: “Se non vi piaccio io non vi piace il popolo”. È una specie di impasse pasoliniano che ha funzionato per tanta gente – su tutti il primo degli Ultimi, cioè Renato Zero. Che funziona perfettamente in un comparto come il mio che da quando è definitivamente diventato mercato delle scarpe si regge quasi solo su ricatti consimili, per esempio “Se non vi piace Sferoso Famoso siete vecchi”. E poi si è applicato a qualunque meteora vagamente significativa, da Bello Figo a Young Signorino fino ad alcuni giovani gangster scarsi nel rap ma abili nel capire la stupidità di noi mediapeople.
Ma rimaniamo sul pezzo, cioè su Niccolò Moriconi. Non credo sia inappropriato usare per lui, ovviamente col sorriso 😊, il concetto di “lagna”. Nel senso che
Ultimo si lagna tantissimo. In sostanza, lui ha dentro tanta bellezza ma come fa a venir fuori, in questo mondo infame? Il suo album è una vendicazione di chi è incompreso e messo a margine dal mondo, come ha cantato in Joker, che sì, è proprio il temino da prima media sul protagonista del film omonimo, sapete, il clown tristone col sorriso :-).
In contrasto, in più della metà delle sue canzoni ricorre il verbo “volare”, che stacca nettamente i sogni e le emozioni e la pioggia e le stelle. Non penso di dire alcunché di gravemente offensivo se dico che all’Università della Vita, Ultimo ha isolato in laboratorio le parole comuni e ricorrenti nella canzone italiana convenzionale degli ultimi sessant’anni. Evidentemente, come il sempiterno invito dei pubblicitari a comprare un’auto grigia per distinguersi, sono parole che funzionano. E il pubblico che lo segue vuole sentirsele dire e ci sente qualcosa, in modo diverso eppure analogo al 14enne che trae conforto dal sapere che il suo rapper preferito consuma sostanze illegali nella sua Lambo prima di spassarsela con la vostra lurida bitch e dopo avervi minacciato con la Glock insieme ai suoi bro che non ha mai tradito, non come voi snitch.
In ogni caso, una volta stabilito che gli ultimi sono i primi (quindi, a che pro stimolarli a diventare, che so, quintultimi) Ultimo li mette a loro agio con frasi intensamente banali. Che ruotano attorno ad alcuni concetti- base.
– Ultimo è in grado di volare. Anche dentro di sé, dice.
– Ultimo prova tantissime emozioni.
– Ultimo ha il coraggio di provare emozioni straordinarie.
– Ultimo sogna veramente.
– Ultimo vorrebbe che voi non foste come gli altri.
(…come a poker, se vi state chiedendo chi sono “gli altri”, vuol dire che gli altri siete VOI) (potrei parlare per ore di come si è arrivati all’esatto opposto di “Gli altri siamo noi” di Umberto Tozzi e Giancarlo Bigazzi. Potrei parlare per ore di Ultimo)
Ma questa è solo parte della questione: queste emozioni lineari ma gridate, gli Ultimers le vogliono sentir GRIDARE dal giovane Ultimo. Quello che è piaciuto a quel pubblico è lui, la sua faccia, la sua connotazione popolare e gridante: l’ostilità delle élite non fa che convalidarne l’attitudine, e anche la sua mancanza di piacioneria è un bonus, una dimostrazione di autenticità dopo anni in cui i simpatici hanno tradito gli ITALIANI. Se c’è uno che è stato scelto dal pubblico – e mi chiedo se non sia questo, che turba noi turbanti – è lui: portato dalla piccola etichetta Honiro nel dicembre 2017 a Sanremo Giovani (non era stato accettato tra gli Amici di Maria: come avrebbe potuto farsi degli Amici?), rapido come Napoleone nella Campagna d’Italia ha accumulato dischi di platino e sold out, infiammando le masse orfane di Modà, Dolorimestruali Antonacci, Negramaro e di qualche monumento anni 70 che poi vedremo. Nella sua ascesa, ha subito il primo rovescio in carriera a Sanremo, dove come nella baia di Abukir una flotta di giornalisti è riuscita a sbaragliarlo. Maledetti invidiosi.
Simpatia per il Diavolo, Invidia per Ultimo. Su una cosa ha ragione: qualcosa di invidiabile ce l’ha, e no, non è il successo che del resto, non lo rende più allegro. Niccolò Moriconi ha un’invidiabile facilità melodica, ma soprattutto una impressionante capacità di sintetizzare e rimodulare gli stili compositivi di suoi predecessori di grandissimo successo. Non c’è mai qualche scelta sorprendente, sul suo pentagramma. Tutto è molto prevedibile, sono tutte strade già battute e rassicuranti, perché Ultimo è un’Intelligenza Artificiale, un ChatGPT della canzone popolarissima ITALIANA: oltre a Renato Zero, ci si può sentire qualcosa di Riccardo Cocciante, di Claudio Baglioni, di Marco Masini, e dannazione pure di Giggetto D’Alessio ma pure di alcuni rapper giovani ma propensi a lamentarsi perché nessuno li capisce (…mica come noi, qui, che tutti ci capiscono e ci capiamo l’un l’altro a spron battuto). I suoi riferimenti, e apparentemente eterni riferimenti di gran parte del pubblico e dell’elettorato, sono nomi che forse noi snob abbiamo snobbato, e noi radical chic abbiamo chiccato, ma il loro mestiere nell’usare la melodia per ottenere una reazione emotiva immediata avrebbe fatto bene a tanta gente sulla quale noi critici ci siamo incistati.
Però, zio cantante. Cocciante – e i suoi parolieri – non hanno mai cercato deliberatamente il voto degli scontenti, gli “ultimi” dei quali Ultimo si proclama profeta. E in ogni caso, malgrado le sue frasine di insoddisfazione personale suscitino una simpatia istintiva nei tanti incompresi ITALIANI, il suo album è un monologo, mai un dialogo: lui, lui, lui è la perla di questo mondo ostricone. In questo è naturalmente molto contemporaneo ma come mostra il brano “Tu”, a Ultimo di domandare, come Baglioni, “Tu come stai?”, non viene per nulla in mente. Perché sì, gli ultimi servono ad arrivare al potere – ma che se ne stiano al loro posto.
Di sicuro, un’altra cosa ha capito di Cocciante, Zero, Baglioni, Masini: che per risultare più convinti e convincenti si mettevano a gridare come faceva Wanna Marchi. Forse la consacrazione dell’idea che il POPOLO ha da gridà, nasce con Marco Masini: Ramazzotti per esempio non lo ha mai fatto, pur essendo uomo della gente, e MiticoVasco non ha mai avuto nell’impatto vocale la sua forza (anche se pure lui si è adeguato e ci ha lavorato).
Se soffri, gridi. Se ami, gridi. Se sei contento, gridi. Se piove, gridi.
In fin dei conti, il pop italiano di questo secolo è spesso un’apoteosi dello sbraito, come la politica.
Poi, avete ragione anche voi: pure Twist and Shout faceva gridare la gente. Ma in allegria. E insomma, questo pure in barca a vela con una bionda che gli saltella intorno tutto il tempo ha lo sguardo un po’ risentito, che guarda nel nulla. Forse perché nel nulla, nessuno può sentirlo urlare.
RESTO DELLA TOP 10
Se Ultimo è primo con Altrove, altrove (Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Olanda, Francia, Germania, Irlanda, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito) è prima con Hit me hard and soft la rediviva Billie Eilish, che però non è profetessa in patria, dove Morgan Wallen non molla la vetta e le concede, anche lì, solo il n.2. che nella classifica ITALIANA debutta al n.2. In ogni caso è già tanto che riesca a soffiare la piazza d’onore a Salmo & Noyz Narcos, che come tutti gli imprenditori di disagio delle strade, ribellandosi alle convenzioni dell’industria hanno ripresentato il prodotto di sei mesi fa in edizione deluxe, esattamente come tutti gli altri ribelli in commercio. Abbiamo quindi un podio completamente nuovo, dal quale precipitano gli Articolo 31 – che scendono dal n.2 al n.14 dopo il debutto della settimana scorsa. Aw, che triste.
SEDICENTI SINGOLI
C’è una inaspettata novità in top 10 ed è Paprika di Ghali, che si issa dal n.9 al n.3 – ma a parte questo, Come un tuono di Rose Villain & Gué Pequeno si conferma la hit stagionale ITALIANA seguita fedelmente da 100 messaggi di Lazza al n.2. Nessun singolo dell’album di Ultimo è tra i primi dieci, ma è escluso che gli interessasse. In effetti, solo tre dei suoi otto pezzi hanno più di un milione di ascolti su Spotify. Ma è importante, Spotify, quando la maggior parte degli ITALIANI, soli e infelici, sono su YouTube?
ALTRI ARGOMENTI DI CONVERSAZIONE
– In classifica ci sono ben undici album su cento che non sono distribuiti da Universal (39), Warner (25) e Sony (24).
– Continua quella buffa cosa per cui gli unici artisti che si presentano col loro nome e cognome nostra top 30 sono stranieri (a Taylor Swift, Travis Scott, Benson Boone, Dua Lipa si sono aggiunti Billie Eilish e Jack Savoretti), mentre tutti gli italiani sono “in arte” qualcun altro, con quei nomi da concorrenti di X Factor
– (a proposito: tutti i giudici della prossima edizione abitano a Milano, per risparmiare) (Giorgia no, ma per riguadagnare il suo nome proprio credo sia disposta a spendere di suo)
– Dark Matter dei Pearl Jam esce di classifica dopo 4 settimane (uh!), mentre una ex n.1 come Quello Che Vi Consiglio di Gemitaiz si congeda dopo cinque mesi, stessa permanenza di Motivation 4 The Streetz di Artie 5ive e RondoDaSosa. Una sola settimana di fulgore per i Kings Of Leon al n.75 prima di abbandonare la nostra congrega. Quanto a Buona Fortuna di Ermal Meta, è rimasto in classifica 2 settimane: le fortune dei cd ai supermercati sono decisamente finite.
– Quanto a chi dalla classifica non se ne va mai, niente da segnalare: che Re Mida di Lazza stabilisca un record ogni settimana dovrebbe esservi già noto, siamo a 273 settimane di presenza continuata in classifica, ed è al n.53: i suoi inseguitori (oh, paradosso) sono davanti a lui: Fuori dall’hype dei Pinguini Piacioni (268 settimane) è al n.33 e Persona di Marracash (238 settimane) è al n.32. Forse dopo cinque anni e mezzo la gente può stancarsi un pochino persino di un album epocale come Re Mida di Lazza – del resto, gli ITALIANI, soli e infelici (voi ed io compresi) lo sanno a memoria e lo citano continuamente quasi come accade per quel disco dei
PINFLOI
The Dark Side Of The Moon scende dal n.56 al n.71, ma questo perché è in un periodo un po’ particolare – intendiamoci, niente di grave, lui è sempre lo stesso, relativamente parlando, siamo noi che siamo più vecchi – però vuole stare un po’ da solo, a casa, a riscaldarsi i solchi vicino al fuoco.
Grazie per aver letto fin qui. A presto. Firmato: Universo.
Sor Madeddu sto ascoltando il best di Jannacxi, faccio bono?
Credo di sì. 😀
Com’è?
Un sacco di gente che ho incontrato mi ha detto che lo trovava inascoltabile – per la voce.