AMARGINE

Lady Gaga ovvero la morte del divertimento – TheClassifica 11/2025

PARLIAMO DI VOI. Quante cose sapete fare veramente bene? Via, almeno una ci sarà. Anzi, diciamo che ognuno di noi sa fare quattro cose veramente bene, mi pare un numero ragionevole.

“Ehi, cosa intendi con veramente bene?” “E cosa intendi con cose?”

Oh, come doveva essere bello per noi scribi quando voi, pensoso pubblico, non avevate facoltà di risposta – pensavate pensosamente e basta, di nascosto. I più anziani tra i miei colleghi parlano di quei tempi con lo sguardo che sembra perdersi in bagliori lontani, mormorando come per non svegliarsi da un sogno dimenticato. Ho iniziato a scrivere pubblicamente che internet c’era già, persino in Italia. L’abbonamento a Italia On Line, il modem che litigava col telefono di casa, la mitologica competizione tra Arianna e Virgilio, i forum, i primi insulti di tipi con pseudonimi tranchant, centinaia di nerd che emettevano a getto continuo sentenze sul mondo, il progressismo felice e pronto alle nuove sfide, per accettare il cambiamento che è il soffio della vita e rimettersi in gioco, riscaldati dal benevolo sole del liberismo. Tra i miei colleghi passo per passatista. E li potrei seppellire, con tutta la tecnologia che ho accumulato in 25 anni. O anche solo con tutte le password.

Comunque, insisto. Sapete fare molte cose benino, ne sono sicuro – ma ci sono quattro cose che sapete fare veramente bene. E tra queste quattro, molto probabilmente ne sapete fare UNA meglio di tutte.

Cosa succede quando per quella cosa non c’è particolare richiesta?

Potete reinventarvi, rispondere alla sfida del mercato, eleggere un altro nuovo segretario del partito. Oppure insistere, perché siete convinti di aver ragione voi. E poi magari in quella particolare cosa siete davvero…

NUMERO UNO. Mayhem di Lady Gaga è già il secondo album non ITALIANO che quest’anno (e siamo solo a marzo) mortifica le nostre eccellenze del territorio, e per di più è di una femmina: l’altro era stato quello di Bad Bunny. In tutto il 2024, solo due stranieri, Taylor Swift e Coldplay avevano lordato la purezza tricolore della classifica dei presunti album. Gaga Germanotta non vedeva il n.1 ITALIANO dal suo ultimo vero e proprio presunto album, Chromatica, del 2020. Avete qualche particolare ricordo di Chromatica? Al netto dell’irrilevanza complessiva degli album contemporanei? Io non molti. Non ricordavo l’iconica copertina, che a quanto pare è questa. Non ricordavo le iconiche dichiarazioni: «Vivo su Chromatica, è lì che vivo. Sono andata nel mio spazio. Ho eliminato la Terra, la Terra è cancellata. Vivo su Chromatica». Non ricordavo il singolo Stupid Love, e nemmeno il suo iconico video presumibilmente inclusivo.

Ma sapete, quando è uscito stava dilagando l’iconica pandemia. C’era altro in pentola.

Così mi sono assolto – ero impegnato a uscirne migliore – e sono andato a cercare recensioni di quell’album. E ho trovato la mia. E zio cantante, dice le stesse cose che potrei dire di Mayhem. “L’intento è una smaccata matrice dance, EDM, Davidguettiana quasi. Non è una sorpresina, in pieno 2020? Però abbinata a testi vagamente sofferenti, spiegati in interviste lunghe (…e parecchio), e curiosamente pesanti. Non per i temi, no. Se posso permettermi, per la poca incisività. Ma il disco non ha questo problema. Nella Mia Umile Opinione è un ottimo album dance. In effetti è il miglior album di Madonna da quindici anni a questa parte. Sono le sue nuove Confessions on the dance floor.

L’unica cosa che mi sconclusiona in Chromatica è che – in pieno 2020 – è ancora imbastito sul concetto di “album”. Sì, è ovvio che funziona anche a scorporare le tracce in streaming, prendendo quelle che piacciono e lasciando sul piatto le altre. Eppure tra introduzione e interludi e durata di 46 minuti e intento, si intuisce che è stato pervicacemente pensato da una persona la cui cultura musicale – in pieno 2020 – è ancora legata con affetto agli album. E vedete, io non sono un feticista dell’album, non ho mai fatto la lista dei miei seimila preferiti, non riuscirei a indicare un album straordinario nella sua totalità. Però so, proprio come lo sa la Foxy Lady, che senza la buffa convenzione di opera (…di discorso?) che l’album rappresenta, si sgretolano un pochino delle ambizioni di fare qualcosa di più che delle semplici hit, e di lasciare qualcosa che… Beh, che non siano soltanto numeri”.

Non ricordavo nulla di tutto ciò (e non vedo perché) ma mi trovo a ribadire tutto questo per Mayhem. Contiene un amore per il pop ma soprattutto la dance che credo nemmeno Madonna abbia mai avuto: Gaga è una fan assoluta la cui immensa cameretta, sul suo pianeta cromatico, è tappezzata di poster. Le sue nuove canzoni sono un invito a riviverle e sentirsi felici con lo sguardo che sembra perdersi in bagliori lontani, mormorando come per non svegliarsi da un sogno dimenticato: guardate, un lampo di Prince, uno di Bowie, uno degli Yazoo (!), uno ovviamente di Madonna, uno di James Brown, e dozzine di altri. A che scopo?

Questo è il punto.

Come Chromatica, anche Mayhem esorta a rituffarsi in una sacrosanta discoteca tamarrona, recuperando l’istinto primario del ballo che oggidì è mortificato dalla greve ma moscissima coolness del rap, dai birignao piagnucolini del pop globalone e dal compiacimento autoindulgente della techno. È curioso che questo invito al dancefloor venga da colei che con le sue iconiche mossette meccaniche, ha in qualche modo avviato i balletti dell’era di TikTok, con i gestolini e le faccette pensati per l’obiettivo di un cellulare. Beninteso, io non ho che laudi per un disco che spinge per il divertimento, ma non so quanti consensi possa trovare in un’epoca che ghigna istericamente ma che non sembra divertirsi poi molto.

D’altro canto, tra le tante cose che Gaga sa fare, dai film allo stilismo, reputo che la dance sia la cosa che le riesce meglio (laddove le ballate, a ‘sto giro non mi paiono granché riuscite. tant’è che sono tutte relegate con imbarazzo verso la fine del Mayhem). E forse anche lei ha il sospetto amaretto che oggi il suo principale talento sia sottoapprezzato. È vero che già all’inizio, nei suoi primi Ga, Ga, Ullallà, la sua baldoria pop conteneva un retrogusto di disperazione, ma in quella fase era un astuto spin almeno quanto le immancabili geremiadi sulla celebrity culture (per molti artisti, unico argomento di conversazione in un’epoca che pure ne offre assai). Oggi invece la sua abilità migliore sembra sprecata, e lei balla contro i mulini a vento. I BPM pompano e le citazioni citano, ma non c’è un singolo Ray of light, nel suo invito Into the groove. In ogni caso, Dio o Madonna la conservi, anche guardando il…

RESTO DELLA TOP 10. Apparentemente è uscito un Live Milano SanSiro di MiticoVasco, che debutta al n.2: chissà se è stato fatto uscire (dalla stessa megamultinazionale che pubblica Gaga) proprio in questa settimana per vedere cosa succedeva, se magari al n.1 ci andava lui e si potevano mangiare anche le fragole. Perché la venerdì al n.1 ci sarà Rose Villain, della Warner, e lì lo zio non avrebbe avuto speranze. Scende al n.3 Olly, e al n.4 Geolier; entra al n.5 Vita Fusa dei Coma_Cose – la loro Cuoricini è il pezzo più trasmesso dalle radio. Evviva. Al n.6 c’è l’altro non ITALIANO della top 10, ovvero Bad Bunny. E dal n.7 al 10 c’è la consueta parata rappusa: Gué, Lazza, Marracash, Tony Effe.

ALTRI ARGOMENTI DI CONVERSAZIONE. Escono dalla top ten Kid Yugi, la playlist Sanremo 2025 e Noemi (dal n.7 al 46. Se vi preme il responso per l’ultimo album dei Jethro Tull, posso dirvi che è entrato al n.52, è la più bassa delle sei nuove uscite (non molte, no) che hanno fatto breccia in top 100. Poi, cosa vi posso dire. Boh. Che Kendrick Lamar, n.1 negli USA in attesa dell’ingresso di Gaga, da noi è al n.40. Oppure che Universal ha 43 titoli in classifica, mentre Sony e Warner messe assieme ne sommano 46. Ah, ecco una cosa che potete giocarvi a cena con gli amici: ci sono 13 album che sono in classifica da più di due anni, ma tre di questi ci sono entrati da prima della pandemia e non ne sono mai usciti: Re Mida di Lazza (n.51, uscito il 1 marzo 2019), Fuori dall’Hype dei Pinguini Piacioni (n.74, 5 aprile 2019), Persona di Marracash (n.22, 31 ottobre 2019). Sei anni o giù di lì in classifica, mai successo nella storia della musica italiana eccetera.

Invece nella classifica dei singoli c’è un solo pezzo che – per poco – è in top 100 da più di un anno, in effetti da 53 settimane, ed è Devastante, di Olly.

SEDICENTI SINGOLI. Nessun nuovo titolo in top 40, e quanto alla top ten, è ancora e sempre Heil Sanremo. Il singolo più alto di Lady Gaga, Abracadabra, è al n.37. Invece la Sacra Kermesse, a un mese di distanza, continua a occupare le prime 10 posizioni e con le stesse canzoncine della settimana scorsa. Ancora n.1 Balorda Nostalgia (Olly), ancora n.2 La Cura Per Me (Giorgia), sale di una posizione Incoscienti Giovani (Achille Lauro), scende al n.4 Fedez. Per riassumere:

PINFLOI. AM degli Arctic Monkeys è al n.90. Voi direte, gli Arctic Monkeys mica sono i Pink Floyd. Ve lo sto dicendo come in quella barzelletta del tipo che telefona a casa e chiede “Come sta il gatto?” “Eh, è morto” “Ma me lo dici così? Potevi prepararmi un po’, dirmi, guarda è salito sul tetto, però è scivolato, è caduto, abbiamo fatto il possibile ma purtroppo – va beh, ormai è andata, piuttosto come sta la nonna?” “È salita sul tetto”.

Insomma, The Dark Side Of The Moon, in squisita concomitanza con il furore sanremista, ha lasciato la classifica. Anche quella degli oggetti tondi (vinili e cd).

Forse tornerà a trovarci. A Natale, come un lontano parente. O forse è salito sull’altro lato del tetto.

Comunque grazie per aver letto fin qui. A presto.

PS: se avendo visto lo screenshot che dice che Lady Gaga è la seconda artista più ascoltata al mondo su Spotify, vi siete chiesti chi sia ora come ora il n.1, eccolo. Is there life on Bruno Mars?

2 Risposte a “Lady Gaga ovvero la morte del divertimento – TheClassifica 11/2025”

  1. E comunque Gaga all’occorrenza è ITALIANA eccome, per discendenza, per la nonna, la zia, per la Madonna, per quello che vuoi ma c’è verso di piegarne le origini a piacimento.

    1. E forse anche Bad Bunny, alla fine – BENITO Antonio Martinez Ocasio. A scavare, almeno un prozio abruzzese salta fuori.

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