Il numero 1. Tra i presunti album, è ancora Western stars del Boss Bruce Springsteen (…vorrei precisare che lui non ama essere chiamato Boss).
Resto della top ten. In compenso al n.2 non c’è più Madonna che scende al n.5: al secondo posto c’è la più alta nuova entrata: Ufo l’EP da 20 minuti di Daniele Sodano in arte Zoda, 23enne di Latina, fino all’anno scorso youtuber che commentava videogames, oggi artista completo, prodotto da Big Fish.
A questo punto di norma c’è la parte in cui vi sottopongo parte di un testo di Zoda quasi come se lo additassi al vostro ludibrio.
Poi viene la parte in cui io stesso mi dico che è meschino decontestualizzare, in fondo qual era il messaggio profondo di Tuttifrutti di Little Richard – e sbandiero una vibrante difesa di un giovane dei suoi tempi con tutte le sue sfaccettature, nonché lo sdegnoso rifiuto di prestarmi al compiaciuto trastullo del confronto generazionale. E con ciò, mi pare di aver fatto il mio dovere di Critico Di Razza, e con felpata leggiadrìa – imperciocché possiamo affrancarci da queste gnàgnere e passare al n.3 di Supereroe di Emis Killa – ma come, era al n.85! Sì, ma è uscita una nuova edizione arricchita – davvero, sapeste che ricchezza. Al n.4 c’è l’olimpico Ultimo con Colpa delle favole, e alle spalle della già citata Madame X c’è l’altrettanto nobile Elettra Lamborghini, regina twerkona ma anche artista completa: da Riccanza a Pem Pem, da Ex On The Beach Italia a Tòcame, e sia chiaro che se non vi piace, allora non vi piace il POPOLO. Chiudono la prima diecina Jovanotti, gli Amici Alberto Urso e Giordana Angi e Jamil (con una nuova edizione di Most hated, a rimarcare che è molto odiato) (lo invito a non prendersela) (di sicuro tanta gente là fuori è in grado di vedere la bellezza del suo cuore) (no, io no) (mi spiace) (cosa vi devo dire, sono un arido).
Altri argomenti di conversazione. Passato il 35ennale, gabbato lo Zucchero, il cui Oro incenso e birra esce subito di classifica; una sola settimana anche per gli album di Bastille e Gallagher. Il biopic di Elton John non ha avuto precisamente lo stesso successo di quello dei Queen: la sua raccolta Diamonds torna in miniera dopo 3 settimane. Escono anche l’Amica Tish dopo 5 settimane e Clementino dopo 7. Non hanno questo problema i membri del club dei perennials, a partire da Hellvisback di Salmo (177 settimane), The dark side of the moon (138), Coso di Ed Sheeran (121), Evolve degli Imagine Dragons (105), Polaroid 2.0 di Carl Brave x Franco 126 che compie due anni di top 100. Solo 49 album su 100 sono pubblicati o distribuiti dalla casa discografica Universal. Meno della metà: che succede, gente? State perdendo il polso della nazione? Siete diventati radical chic, EH?
Sedicenti singoli. Eccoci finalmente, dopo tanto passeggiare il cane per il pollaio, agli accattivanti tormentoni. L’ora segnata dal destino è giunta: Jambo di Takagi, Ketra e LaGiusy va in vetta al podio, con Ostia Lido di J-Ax e Calipso, il brano dei più famosi rapper italiani, a farle da damigelle d’onore. Siccome sono parzialmente d’accordo con una cosa che ho scritto altrove su Jambo, ribadisco anche qui che l’esotismo di Takagi & Ketra andrebbe studiato: è una Instagram Story per chi le vacanze le passerà a Cogoleto o Jesolo o Senigallia, ma anche – più sottilmente – l’Aiutiamoli a Casa Loro del pop italiano. Sta di fatto che, dopo la cartolina dal Brasile (Amore e Capoeira, singolo più ascoltato nella nazione in tutto il 2018), arriva la cartolina da un’Africa africanissima, e alla fine tutto il Terzo Mondo è paese, tra il tormentone del 2018 («Cachaça e luna piena!») e quello del 2019 («Tra il cielo e la savana!»), è tutto un villaggio vacanze. Cionondimeno, sul neocolonialismo di questa canzone (che ha due meriti: il primo è che non è un reggaeton) non perderei troppo tempo, anche perché mentre stavate leggendo è già finita e il video è già ai ringraziamenti: «Grazie Tanzania per l’ospitalità, grazie Rwanda per averci prestato i tuoi talenti, grazie Giamaica per i tuoi suoni e colori, grazie Abbiategrasso per la donna bianca Giusy che ogni estate mette in scena le sue fantasie da sciùra italiana che di giorno insulta i négher – ma di notte, mmmh».
(ok, quello che viene dopo “colori” me lo sono inventato)
Ma dicevo che Jambo bwana ha due meriti: il secondo è che è breve. Tutto è fulmineo perché una delle nuove misere astuzie dei PRODUCERS mondiali è che accorciare i tempi permette due clic in cinque minuti. Poi va beh, venire a noia dopo soli due minuti e mezzo è più difficile – un po’ come quegli artisti completi che ancor giovani e flamboianti passano a
Miglior vita. Ci sono in classifica sette album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno lasciato questa valle di buonismo. Non è tra questi, DI NUOVO, Nevermind – non mi piace per niente questa faccenda, amici. E mi tocca sfoderare parole dure.
Perché sì, io accuso apertamente della precarietà di Nevermind i miei – come dire – colleghi. I quali, celebrando ogni singolo giorno un centinaio di anniversari di Dischi Dopo I Quali Nulla Sarebbe Più Stato Come Prima, stanno togliendo punti di riferimenti ai giovani. E so che il loro turpe obiettivo è far uscire dalla classifica i
Pinfloi. The division bell è al n. 88 ma è una di quelle belle favole edificanti per una settimana ma inopportune nel lungo periodo tipo il Sassuolo in Serie A: quello che interessa a tutti gli strategists là fuori è l’asse DarkSide/TheWall e posso dirvi che The dark side of the moon sale di due punti, dal 69 al 67 – un flebile segnale di ottimismo in corrispondenza dei flebili cali dello spread e della disoccupazione – mentre The wall sale dall’87 al 79, un tangibile segnale di sfiducia nel futuro dovuto al blackout dei social network, che ha lasciato milioni di anime out there on your own, sitting naked by the phone.