AMARGINE

È ora di chiudere l’album – TheClassifica 18/2023

Occorre un cambio di prospettiva. È una frase fatta vaniloquente, concordo con voi. Anche se basta immaginarla ripetuta una ventina di volte con tono salmodiante-farneticante alla Giovanni Lindo Ferretti, e già pare significativa. Resta il fatto che questa rubrica ha bisogno di traslare da qualche parte, perché il valore indicativo della classifica dei presunti album è in picchiata. Non solo in questa picchiante nazione. Dove comunque
Il numero uno. È di nuovo Geolier da Secondigliano, con il suo prodotto in lingua non ITALIANA. Aspetto che va rimarcato, perché non succede così spesso a un disco in dialetto. Pino Daniele, per esempio, dovette aspettare quindici anni di carriera e il traino ITALIANO di Io per lei al Festivalbar, per andare al primo posto nella classifica degli album. Ora: dal nuovo primato di Geolier possiamo dedurre che i nostri teenager maschi siano capaci di apprezzarlo pur senza capire tutte le parole, e quindi privilegiandone la musicalità? Sarebbe interessante, ma oggi la conquista del territorio da parte di un’eccellenza local è molto molto (molto!) più facile: alla Borsa delle Playlist, un +2% può bastare se non c’è nessuno con un prodotto nuovo consumato più intensamente. L’entusiasmo per Innamorato di Blanco (n.2) è durato una settimana, e il vecchio Sirio di Lazza pascola da più di un anno (e al n.3!) in una top ten nella quale non c’è nessuna novità, anzi: ritornano in alto per inerzia ThaSup(reme), Guè (Pequeno) e Men(goni). Trenta album su cento sono in classifica da più di un anno (tredici, da più di 24 mesi) ma non stiamo nemmeno contando quelli che sono rientrati da poche settimane, per esempio il segnetto di Ed Sheeran, Astroworld di Travis Scott, Lewis Capaldi, AM degli Arctic Monkeys.

In breve. Metà dei dischi in classifica, anche nelle posizioni molto alte, sono vecchi. La più alta nuova entrata è Cultura (n.13), di Diss Gacha & Sala, forti di UN solo singolo in classifica, al numero 60 – il che equivale a dire che se volete pubblicare un album, è il momento di farlo: con due ascolti di vostro cognato volerà in top 20. In pratica, a Geolier è bastato (come da abituale pratica industriale del comparto rappiero) aggiungere 16 minuti di nuove esternazioni a Il coraggio dei bambini, per riportarlo in vetta a tre mesi dall’uscita, col nome Il coraggio dei bambini Atto II. Vedete da voi che sarebbe più corretto dire che in vetta ci sono l’Atto I + Atto II ma il comparto, pur di fare i suoi giochini coi numerini, va oltre questa inutile e greve serietà di facciata. Ma questo ritorno è un sintomo di qualcos’altro. Ovvero:
Lo streaming sta accelerando l’obsolescenza del presunto album come formato. Anche nei confronti di apparenti fenomeni generazionali come Blanco o Madame, la voglia di ascoltare tutte le sfaccettature del roboante talento dei nostri giovani straordinari artisti non può competere con la caduta libera della soglia dell’attenzione dei giovani straordinari ascoltatori. A fare la spia (infame!) è l’altra classifica, quella dei sedicenti singoli, che rivela le piccole debacle delle tracce degli album che vanno per la maggiore quando, non più sostenute dai pasdaran della fanbase, sono lasciate libere di diguazzare nello stagno con tutte le altre canzonette. Le cifre dei loro ascolti sono nettamente inferiori rispetto a quelle delle centinaia di duetti o trielli o quartetti – all’interno dei quali peraltro troviamo quasi sempre Sferoso Famoso che entra nel pezzo per 20 secondi, ci informa che è veramente ricchissimo, e se ne va. Con questo sistema, l’ispiratissimo Sferoso ha nove canzoni in top 100, e NESSUNA da solo. Un unico singolo di Geolier è in top 10, ed è Il male che mi fai, con Marracash. Il secondo album in classifica, quello di Blanco, ha un pezzo al n.1 (il duetto con Mina), salvo poi scomparire dal radar delle charts fino al n.22. Proprio alle sue spalle, al n.23 c’è il disco di Mina, uscito una settimana fa (altri tempi, quando Mina pubblicava sempre a ottobre, per essere in pole position nel mercato natalizio, riposi in pace) è entrato al n.4 e subito crollato, malgrado la canzone n.1 in classifica.  Quindi sì, il mercato italiano, come nei felici anni Cinquanta, è trainato dai singoli, che però non trainano gli album.
Non è che succeda solo da noi. Negli USA ora come ora la top 10 degli album ospita due album di Morgan Wallen e due di Taylor Swift, e ovviamente solo uno di essi è roba fresca. Per quanto sembri strano vedere uno di nome Morgan al n.1, anche laggiù le fanbase sono sufficienti a monopolizzare la scena. Incidentalmente, nei sei slot rimanenti, la top 10 ospita i messicani Eslabon Armado e i sudcoreani Seventeen (al n.2). Questi si trovano tra i primi dieci anche in Germania, tra gli americani Metallica e The National. In Francia, Agust D, degli altrettanto sudcoreani BTS, è primo. Ma non vi preoccupate: nel nostro Paese Patriota e felicemente infilato nel proprio ombelico (a meno che non si tratti di incoronare qualche negriero inglese) queste orrende presenze straniere non si sono verificate.

Altri argomenti di conversazione. Da noi i Metallica sono entrati al n.14, The National al n.34, Agust D dopo un insidioso ingresso al n.7 è stato subito scortato al n.45, sotto ai Seventeen che sono entrati al n.42. Non solo la top 10, ma anche la più ampia top 20 dei presunti album è rigorosamente autarchica e prodotta con 100% di mangime italico. Quasi analogo il discorso per i
Sedicenti singoli. Tra i primi dieci c’è un solo brano straniero, Mirage di Ozuna, nel quale però si palesa premurosamente Sferoso Famoso che ci informa che fa veramente molto sesso – e fuma molte sostanze che gli rendono tollerabile ascoltare la propria musica – poi se ne va. E tuttavia, visto che gli album stanno precipitando verso l’irrilevanza pura, a questa rubrica occorre un cambio di prospettiva. Concentrarsi sulle canzonette più gradite alla maggioranza relativa, cioè la vecchia hit-parade. Anche qui, nella Grande Spasmodica Attesa delle canzonette da spiaggia, tutto è identico a tre settimane fa, con le prime cinque posizioni votate a quel sano immobilismo ITALIANO che ci rende i più simpatici di tutti. Al n.1 c’è la già citata Un briciolo di allegria di Blanco & Mina, in effetti un pezzo di Blanco a tutti gli effetti, anche se pesca con sorprendente sapienza dal repertorio della famosa cittadina svizzera. Poi, osservato con osservanza che quattro canzoncine della Sacra Kermesse continuano ad aleggiare nei primi posti (Cenere di Lazza al n.2, Tango di Tananai al n.5, Due vite di Marco Mengoni al n.8 e Supereroi di Mr. Rain al n.10), corre l’obbligo di segnalare l’ascesa del pensiero stupendo di Annalisa: Mon amour è n.3 per la FIMI, n.1 per YouTube (che ridimensiona Blanco e Mina al n.4) (YouTube è da anni meno succube del patriarcato). Invero sta invecchiando a spron battuto anche la classifica dei singoli, all’interno della quale sarebbe stato difficile trovare, alla fine del decennio scorso, una canzone capace di reggere 87 settimane consecutive. Perché in pratica, Pastello Bianco dei Pinguini Estatici Nobiliari sta alla classifica dei sedicenti singoli come, all’interno della classifica dei presunti album, quel celebre disco dei
Pinfloi. The Dark Side Of The Moon scende dal n.23 al n.31, il che significa, se avete memorizzato un po’ di numeri, davanti alla posizione di debutto di The National e Seventeen, e già che ci siamo davanti a Vinicio Capossela, il cui Tredici Canzoni Urgenti è entrato al n.5 ma urgentemente sceso al n.35 dopo una settimana (si rifarà coi concerti e i libri e i film, l’avrà capito anche lui che gli album sono l’anello debole). The Dark Side Of The Moon è altresì l’unico punto fermo della classifica dei vinili, che – ironia – è la più imprevedibile di tutte, con solo due LP in graduatoria da più di un mese, e in tutto questo il prisma è lì fisso da due anni, presidente di garanzia del nostro mondo sonoro, un po’ rassegnato in quieta disperazione. Ma potrebbe essere peggio: dati alla mano gli inglesi gli preferiscono da sempre la raccolta degli ABBA, fareste cambio? Pensateci: intanto, grazie per aver letto fin qui, a presto.

2 Risposte a “È ora di chiudere l’album – TheClassifica 18/2023”

  1. Ciao Paolo. Ma infatti: sono mesi ormai che fai fatica a trovare qualcosa di cui parlare, perché ormai è solo Sanremo e Canzonettestive e le mezze stagioni non ci sono più nemmeno sulla pizza. Non è colpa tua eh, so che lo sai. È vero, ci vuole un cambio di prospettiva: spero tu abbia già qualche idea, perché mi dispiacerebbe restare orfano di Amargine. Da par mio penso che sarebbe bello tipo andare a vedere cosa fa nessuno su Bandcamp (perché su BC non c’è nessuno) non sempre eh, ma tipo un giro ogni tanto. O roba così. Anzi senti che roba: non so se frequenti la Lidl, ma la colonna sonora di quel supermercato è illuminante. È solo ed esclusivamente neo-pop italiano fatto di canzoncine d’amore con giri di parole e metafore troooppo clever, cioè raga, così contemporanee. Non so nemmeno se vengono trasmesse altrove, ma sentirle così tutte assieme, una in fila all’altra, anonime e per lo più sciape, ma commestibili come i prodotti Lidl (scherzo: alcuni prodotti Lidl sono ottimi) è quasi catartico.
    E poi senti quest’altra: i ragazzini delle medie (che immagino siano i più consumatori di fuffa al mondo, da che ricordo) le canzoni non sanno nemmeno di chi sono e come si intitolano, perché sono “quella del video pov di TikTok”. Non è interessantissimo?

    E niente. Nun ce lassà!!!

    1. Non ho un LIDL in zona, ma il prodotto di cui parli è abbastanza presente all’Ipercoop e all’Esselunga – anche se mescolato a 1) botte di nostalgia per ex lettori del Mucchio Selvaggio 2) piccoli aiuti in forma di Siae a cantautori e cantanti pop 40enni travolti dal terremoto discografico. Comunque sono incuriosito, farò una visita alla LIDL più vicina. Anche se non ho la tessera e ci vado a rimettere i punti. 😀

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