AMARGINE

Dove sono andati i voti ovvero rancore e voglia di natiche – TheClassifica 39/2022

Dopo ogni elezione viene il momento di fare i conti. In tutti i sensi. Perché sì, noi che attribuivamo un certo piccolo peso alla musica avevamo avvertito che c’era un certo possibile sbocco dopo quindici anni di straordinari artisti ITALIANI, palestrati e rigorosamente maschi, impegnati a informarci senza sosta che le donne sono troie (tranne la mamma) e che a scuola venivano bocciati ma ora, AHA!, bitches – ora accumulano Lamborghini e orologi d’oro (…dei quali spero sempre che un giorno facciano lo stesso uso di Cristopher Walken in Pulp Fiction). Fare i conti però offre la possibilità per suggestivi pensierini. Tipo: dove sono andati i voti che prima andavano al rock o, viceversa, a certe forme musicali vagamente raffinate? Da nessuna parte. Di chi è la colpa? Dell’algoritmo, dei giovani, della sinistra milanese come dice Selvaggia Lucarelli (il PierPaolo Pasolini della nostra epoca)? Tra l’altro non posso esimermi dal constatare che l’ex direttrice di Rollinstòn ha indirizzato una tempesta di guano su una tipa (di Parma, ma fa niente: se ci sta sulle balle è di Milano) che ha semplicemente delirato quello che nel mio ambientino delle canzoncine si è detto per anni ed è stato a tutti gli effetti messo in pratica con grande soddisfazione, ovvero limitare la facoltà di voto degli over 40. Non una grave perdita, presumo. Però a me pare che fosse un auspicio di tanti, ricordo male?, quando a vincere era Forza Italia: maledetti i vecchi, che votano Berlusconi, che senso ha farli votare quando il futuro è dei giovani, meravigliosi giovani pieni di gioventù eccetera. Poi salta fuori che i giovani hanno votato come i loro padri – tranne gli studenti della Bocconi che hanno votato il giovanissimo Calenda.

Ma quello che mi chiedo, anzi vi chiedo (altrimenti, cosa vi scrivo a fare?) in questa resa dei conti è: come mai oltre al rock con la sua utopia novecentesca, si sono schiantate anche le correnti liberali, socialdemocratiche e repubblicane? Sono svanite, almeno quanto il voto cattolico e quello demoproletario. Per esempio, dove sono andati i voti che prima andavano ai Dire Straits? Oppure, se come tanti avete in uggia i Dire Straits: dove sono andati gli elettori di Sade? O i voti che andavano a Peter Gabriel? E quelli di Joe Cocker, o dei Simply Red? Quelli dei Cure o dei Depeche Mode – hanno finito per convergere su Billie Eilish, giusto perché rantola e ci tiene il broncino? O dovrei individuare invece una continuità con Alanis Morissette, solo perché è femmina? E i voti dei Massive Attack? Degli Skunk Anansie? Parlo di gente che in Italia aveva percentuali altissime. E l’eredità politica di Sting è stata raccolta da Ed Sheeran? Seriamente? Lo so che sono domandine un po’ oziose e lo so che ognuno è figlio del suo blablabla e del suo trallallà. Però certe declinazioni ideologico-musicali sono state fatte fuori, non solo nel rock ma anche nel pop (e pure nel rap, ma quel partito certamente prospera ancora). Cos’è, non esistono più quelle istanze? Solo rancore e un’infinita smania di vacanze e di natiche, sia a destra che a sinistra? Sarà per questo che, dicono, salgono gli astenuti – gente che ascolta i podcast o Crusciàni (“perché sì, guarda, lo so, che – però come trasmissione”). Oppure annulla la scheda, ho letto da qualche parte che sono sempre di più quelli che decidono di sfuggire allo streaming, ultimamente anch’io vanifico i miei tre abbonamenti ascoltando cd che ho in casa, e magari non ricordavo più perché erano stati trangugiati velocemente tipo le serie su Netflix, per la stupida spinta a sentire e vedere SEMPRE le cose nuove, manco fossimo dei critici televisivi o ancora peggio, dei critici musicali (ehm). O forse certe cose di sei o dieci anni fa hanno più cose da dirmi adesso che allora, anche se nella mia bollicina è considerato inusitato, molto più che riscoprire continuamente McCartney. Ovviamente immagino che molti politologi qui, in sala, abbiano risposte semplici

(perché bisogna SEMPRE avere risposte semplici) (altrimenti la gente non mette il like al tuo post e al tuo partito)

Io non ne ho, ma non è solo perché non sono un fine politologo: in realtà mi piacciono più come domande nel vuoto, con le loro spettabili risposte nel vento. Casomai le risposte le cerco altrove, per esempio ne

Il numero uno (e quelli dopo). Perché forse qualche risposta ce l’ha qualcuno che lavora alla Universal Music, alla quale fanno capo il n.1 e n.2 e n.3 e n.4 e n.5 e n.6 e n.7 della top ten ITALIANA dei presunti album. Davvero, è ammirevole come questa megamultinazionale planetaria intercetti i gusti degli ITALIANI, che si sa che non si fanno imbrigliare, oh no. Non fosse per Bad Bunny (al n.8) e Irama (n.9), dovremmo alla Universal l’intera prima diecina, record mai ottenuto nelle istorie patrie. Ovviamente la top ten è costituita solo da MASCHI, anche se uno di loro non è ITALIANO. Va da sé che la Universal non è al vertice della piramide – nessuna casa discografica, nemmeno la più grande del mondo (Universal, appunto) lo è realmente, in uno scenario come quello attuale; però è stata la più pronta ad adattarvisi, tanto che trovo indicazioni per il futuro in un dettaglio: la sua quota di album in classifica stia lentamente calando, mentre aumenta il suo ferreo controllo nel mercato vincente: quello dei singoli (questa settimana, 56 canzoncine sulle 100 della classifica).

In nessuna delle due charts sono cambiati i numeri uno, ma coalizioni in qualche modo di sinistra si affacciano rispettosamente al n.2 tra i presunti album e i sedicenti singoli. Nella classifica del prodotto che insistiamo a chiamare album, Night Skinny con i suoi 40 ospiti scelti tra il meglio del capitalismo muscolare ITALIANO ribadiscono la propria supremazia nel nome di Botox, album del quale mi sento di dire una cosa positiva: venerdì 8 ottobre verrà divelto dal n.1 da ThaSup(reme). Ed è la sola cosa positiva che mi sento di dire.

Al secondo posto però ecco Volevo Magia dei Verdena, schieramento che ha iniziato a muovere i suoi primi passi poco prima di quel G8 di Genova che tanto ha fatto per la nostra disponibilità alle utopie. Il loro disco scavalca un compatto blocco di album ITALIANI che la Universal ha pubblicato tanto o tantissimo tempo fa ovvero: Sirio di Lazza (n.3, uscito sei mesi fa e stancamente dominatore dell’annata 2022), Noi, Loro, Gli Altri di Marracash (n.4, uscito dieci mesi fa), Taxi Driver di Rkomi (n.5, uscito un anno e mezzo fa, dominatore dell’annata 2021), Blu Celeste di Blanco (n.7, uscito un anno e un mese or sono); in mezzo a loro c’è al n.6 Battito Infinito di Eros Ramazzotti, che resiste commovente da due settimane in top 10, cosa che pochi suoi coetanei riescono a fare – chissà se c’entra il fatto che anche lui è distribuito da Universal. Completano la prima diecina Bad Bunny al n.8, unico non ITALIANO (ma ovviamente anche lui MASCHIO), Irama al n.9 (album uscito otto mesi fa) e Paky al n.10 (album uscito sette mesi fa).

Altri argomenti di conversazione. Non è vero, è sempre lo stesso argomento: al n.11 c’è Persona di Marracash, uscito tre anni fa. In top 20 tra gli album ci sono anche due album dei Pinguini Carini Piacioni: Ahia!, uscito nel dicembre 2020, e Fuori Dall’Hype, uscito nell’aprile 2019. Al n.22 poi c’è Re Mida di Lazza, uscito nel marzo 2019, e al n.25 c’è Le Basi di ThaSupreme, uscito nel dicembre 2019. In tutta la top 100 gli album usciti il decennio scorso sono parecchi – non sto a contarli perché attanagliato da un dilemma etico (cioè, farlo gratis. Mi siete simpatici, ma diciamolo, cosa avete fatto per me durante il vostro mandato?). In ogni caso, delle due l’una: o il pre-Covid ha lasciato più strascichi del virus stesso, oppure l’algoritmo sta un po’ battendo in testa, e forse non c’è nemmeno più interesse a dargli quel paio di martellate che nascondano questa inclinazione dei giovani (maschi) a essere conservatori e nostalgici.

(poi va beh, c’è il micidiale segnetto ÷ di Ed Sheeran che è in classifica da 291 settimane consecutive, al n.88 ma ormai non spero più che esca: forse moriremo EdSheeraniani)

Illusion di Edda entra al n.73. Il Banco Del Mutuo Soccorso con Orlando: Le Forme Dell’Amore debutta al n.35, davanti alla ristampa di Dirt degli Alice In Chains (n.40). Fa meglio di tutti 5SOS5, il nuovo album dei 5 Seconds Of Summer, al n.28. Escono di classifica con grande rapidità i Suede e la raccolta di Robbie Williams (una settimana) nonché Sour di Olivia Rodrigo, che invece ci è rimasta la bellezza di 70 settimane. Infine, tra i primi 40 album ci sono sei nomi stranieri (inclusi Pink Floyd e Alice in Chains), uno dei quali è quello delle uniche FEMMINE – Blackpink al n.29.

Sedicenti singoli. La cafonesca Ferrari di James Hype, Miggy Dela Rosa feat. Lazza mantiene il primato, ma anche qui c’è un gruppo il cui nuovo prodotto debutta al n.2: sono i Pinguini Jovanotti Pucciosi, la cui Ricordi scavalca Giovani Wannabe dei medesimi Giovanotti Tattici Nucleari, salda al n.3  Non è l’unica nuova entrata in top 10, c’è anche al n.9 OKK@PP@ di ThaSup(reme). I singoli di NightSkinny invece sono tutti già usciti dalle prime dieci, a differenza de La dolce vita di Fedez Sattei e Tananai che rimane aggrappata al n.10, perché la fantastica estate ITALIANA tutta da vivere non muore facilmente. Le cifre dei singoli smentiscono le conclusioni drastiche che avevo tratto dagli album: nella top 40 ci sono addirittura tre femmine non scortate da un maschio, e gli ITALIANI diminuiscono radicalmente, scendendo a trentadue su quaranta: altro che autarchia, siamo praticamente invasi.

Pinfloi. Animals è uscito dalla top ten e scende dal n.4 al 24, ma il suo proverbiale carico di spensieratezza non può bastarci a lenire il dolore per l’assenza dalla classifica dell’Iliade e l’Odissea di Ruggero Acque e dei suoi nemici (…chiamarli amici mi sembra improbabile): sia The Dark Side Of The Moon che The Wall sono stati bocciati dal voto popolare, e non aggiungerò altro perché fatico ad arginare l’ondata di similitudini sociopolitiche che mi infestano la testa davanti a tutto ciò. Grazie per aver letto fin qui, buon ottobre.