Secondo uno studio di un’università inglese, in Italia ci sono quattordici milioni di giovani rapper – numero di poco inferiore a quello delle università inglesi che si tengono su con degli studi insulsi.
Di questi quattordici milioni di rapper, almeno quindici milioni sono straordinari artisti ripieni di un’intensità che voi e io non capiamo per limiti personali sconsolanti. Ma non è questo il caso dell’attuale
Numero Uno. Nuovo cambio della guardia al n.1, e qualcosa vorrà dire, forse siamo incostanti negli affetti, forse è smania da NuoveUscite, sta di fatto che il rap ITALIANO maschio torna al primo posto della classifica FIMI dei presunti album con Solo tutto, di Massimo Pericolo. Alias il 28enne Alessandro Vanetti da Brebbia, alias un piccolo posto sul Lago Maggiore dove un giovanotto vispo si sente morire, ragion per cui la sera va a Varese o Gallarate o Busto Arsizio e sta anche peggio, e si persuade presto che l’unica è spacciare droga o entrare nella Lega e spacciare il Paese come la cornucopia di parlamentari e ministri varesotti che hanno varesottizzato la nazione. Vanetti ha scelto la prima. E a differenza dei secondi, l’ha pagata: è stato messo al gabbio e non manca di ripeterlo. Perché d’altro canto (pardon) questo fanno i rapper, ripetono in continuazione le cose che gli capitano nella vita, che tendenzialmente sono quattro o cinque – cosa, quest’ultima, che mi meraviglia e mi fa pensare, perché a Max Pezzali da Pavia sembrava che capitassero molte più cose. Oppure, ipotesi a ciel sereno: vuoi vedere che Max Pezzali a Pavia, oppure J-Ax a Cologno Monzoso – osservavano un po’ meglio? E, altra ipotesi, vuoi vedere che il rap dopo 40 anni di Storia è incappato in questo problema, che fu lo stesso del rock prima di morire, cioè il genere sta generando anche nei migliori dei suoi una capacità limitata di guardarsi davvero attorno e raccontare? Oppure è la fascia di pubblico discograficamente rilevante che gli impone di limitarsi, i 13-16enni maschi che non ce la fanno ad ascoltare altro che slogan su soldi, brand, droga e troie troiose, che chiedono il rap di pancia, tanto per evocare un dibattito sulla comicità che tiene banco in questi giorni.
(a proposito: burp)
(…grazie, grazie. Siete straordinari anche voi, fantastici, è esilarante esilararvi con queste allusioni e metamessaggi) (anzi, sentite questa) (metaburp)
Personalmente, con distacco e disdegno e dispaccio, faccio un po’ il tifo per il giovane Pericolo, perché alcune, e sottolineo ALCUNE sue strofe (per noi giovani: barre. Come quel posto che piace ai toscani), per quanto ovviamente rancorose come quelle dei suoi lamentosi colleghi, sono autenticamente telluriche. Tante altre no. Ma alcune sì.E non mi riferisco solo a 7 miliardi, e al proclama “Fanculo la scuola, mi fumo la droga” o al bestemmione che lo precede, che pure vengono (pardon: venivano) entrambi gridati in coro da migliaia di ragazzi e ragazze ai suoi concerti, un po’ per l’estasi della birichinata ma soprattutto per la sensazione di essere al suo stesso ground zero, sul Lago Maggiore o in qualche altro luogo di un Paese in caduta libera continuata. I pezzi di Solo tutto sono quindici, e sono troppi. Molte barre sono noiose, potrebbero barrirle uno qualsiasi degli altri tredici milioninovecentonovantanovemilanovantanove rappusi maschi ricolmi di un sincero desiderio di possedere una Lamborghini che non sono riusciti a diventare parlamentari leghisti maschi (ma ci hanno fatto un pensiero). Pericolo Vanetti accontenta più che può la gioventù lobotomizzata con quei birignao lagnosi che esaltano il 15enne ITALIANO maschio ma si sente che certe cose al gabbio le ha imparate davvero, e ha più cose da dire rispetto alla media. Poi, è ben vero, non è immune alla smania della birichinata, e lo dimostra anche il titolo ribaldo del suo singolo – putacaso – più ascoltato (nel quale ospita Salmo, che da anni ama stupire il borghese. Forse anche troppo). Ma per quanto riguarda il suo vero impatto, è mio dovere notare anche che quel singolo, e per un album di rap italiano è sempre un po’ strano e un po’ sintomatico, non è entrato nella top 10 dei
Sedicenti singoli. Qui la top 5 è sempre konsakrata alla kermesse tenutasi un milione di anni fa, con la Musica leggerissima di Dimartino e Colapesce al n.1, Voce di Madama al n.2, e Chiamami per nome di Fedez & FrancescaMichielin che risale sul podio al n.3, scambiandosi di posto con Zitti e buoni dei Maneskin (n.4), mentre La genesi del tuo colore di Irama rimane pertinace al quinto posto. Nessun singolo di Massimo Pericolo è entrato in top ten, il che è un po’ stranino, per questo tipo di prodotto, e mi fa pensare che anche questa settimana porterà un avvicendamento in vetta. In compenso sale massimopericolosamente al n.7 Lady di SanGiovanni, il concentrato di fastidio rappuso escogitato da MariaDeFilippi. Top ten (ma anche top 12, a fare i precisi) tutta ITALIANA perché solo noi al mondo sappiamo fare bellissime canzoni ITALIANE, sono una di quelle eccellenze di cui andare fieri come le Frecce Tricolori o Casa Surace.
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Altri argomenti di conversazione. Madame (n.2) e Maneskin (n.3) si tengono aggrappati al podio, sul quale si trovano pertanto tre artisti che iniziano per M. Per il discoanniversario, questa settimana è il turno del rap ITALIANO maschio con Il ragazzo d’oro di Gue Pequeno, edizione 10 anni dopo, che si insedia al n.4. Regge sempre egregiamente Mace al n.5, resiste eroicamente in top 10 Justin Bieber (n.6). A un anno dall’uscita risale al n.7 Future Nostalgia di Dua Lipa, al n.8 beccheggia Capo Plaza, entra al n.9 Malifesto di Malika Ayane e chiude la decina più prestigiosa Gemelli di Ernia. Fuori dalla top ten debuttano Maxtape di Nerone (n.14) e gli Evanescence (n.20) (ah, quanti ricordi) (già, quanti? Due? Non ricordo). Poi, Dimartino e Colapesce sono subito scaraventati fuori dalla top 10, dal n.3 al 18. Escono di classifica Il meglio dello Zecchino d’Oro dopo 30 settimane, i Foo Fighters dopo 7 settimane, Ornella Vanoni dopo due mesi, Mecna dopo 23 settimane. Ma a proposito di #uscite
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Non benissimo. Tutto quanto ha prodotto Lo Stato Sociale è svanito dalla top 100: non ho capito bene cosa abbiano voluto fare, ma sono sicuro che era molto arguto e che il comunicato stampa mi rassicurerà in merito; sta di fatto che dopo due settimane la raccolta è uscita dalla classifica – mentre i dischi solisti in stile Kiss non ci sono mai entrati. Rimane invece tra i cento album più ascoltati in Italia La voce del padrone di CapireBattiato anche se lascia la top 10 scendendo dal n.5 al 74 (finito l’anniversario, gabbato lo santo), mentre tre album che erano in passerella la settimana scorsa curiosamente si ritrovano ora stipati nell’angusto spazio tra il n.62 e il n.64: Lana Del Rey (che aveva debuttato al n.7), Drefgold (il cui repack era rimbalzato al n.10) e Ghemon (che era entrato al n.8).
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Lungodegenti. Bisogna fare una festicciola: sono usciti proprio due anni fa – e da allora non sono mai usciti di classifica – Fuori dall’hype dei Pinguini Tattici Nucleari, ma soprattutto Colpa delle favole di Ultimo, che a lungo si fregerà questo record di avere tre dischi in classifica da più di due anni (in effetti, i primi due sono con noi da più di tre anni). Potrei anche produrmi in un’iperbole da comunicato stampa tipo “Unico artista ad avere tutta la discografia in classifica da più di due anni”, ma c’è Billie Eilish che fa saltare tutto col suo unico album (105 settimane). Concludiamo il riepiloghino con Re Mida di Lazza (109), Post Punk di Gazzelle (122), Salmo con Playlist Live (125), Diari aperti segreti svelati di Elisa (127), 20 di Capo Plaza (154), e l’immancabile ma evitabile Segnetto ÷ di Ed Sheeran, uscito 213 settimane fa e quindi a meno di due mesi dal sottrarre il record di permanenza continuata ai
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Pinfloi. The dark side of the moon era al n.36 la settimana scorsa.
(pausa drammatica)
Questa settimana
(faccina sgomenta) 😮
è di nuovo fuori dalla classifica, a 6 settimane dal suo rientro.
Non credo che sia di nuovo indisponibile nei – ehm – negozi, anche se riconosco che è un po’ anomalo questo sprofondo dal n.36 al numero 0 per un disco che, numeri alla mano, vende sempre, e sempre, e sempre (detto con la voce delle gemelle di Shining). Sta di fatto che questo comporta una settimana trionfale di rivalsa rancorosa per The Wall, che pur scendendo dal n.65 all’82 sventola la sua bandiera bianca da 46 settimane. Questa circostanza mi induce a paragonare The dark side of the moon ai servizi segreti bulgari, oggi malinconicamente dimenticati, e The wall al KGB, sempre in gambissima, specie nella persona del suo ex colonnello un po’ assassino, e forse proprio per questo stimatissimo da migliaia di varesotti che non lo considerano un Massimo Pericolo.
Grazie per aver letto fin qui. Vi premio con una foto di Ultimo.
Vivo sul Lago Maggiore, sulla sponda piemontese, e qui conosciamo e disprezziamo da sempre i varesotti bagnati dalla stessa acqua di lago. Leghisti e non, che poi son la stessa cosa.
Sempre ottime recensioni.
Ma no, dai, dovete pensare ai Piccoli Pericoli che abitano di là, mandategli dei messaggi in bottiglia con parole di incoraggiamento.
La chiusura dei negozi avrà fatto male a darcsàid?
Ormai io pensavo a un singolo furgone Amazon tutto nero con prisma carico di mille cd tutti neri con prisma che ogni settimana percorreva l’Italia per consegnarli, pensavo trascendesse i negozi. Anche se è vero che almeno cinquecento copie ogni settimana venivano prese da gruppetti di giovani che dopo un’ora alla Feltrinelli pronunciavano le fatidiche parole: “Regaliamogli questo, dai”.
Ciao Paolo, confermo indisponibilità di TDSOTM nei negozi. stop.
Confermo presenza di gruppetti di teenagers( sempre meno in verità) da Feltrinelli essendo io dipendente di tale azienda. stop.