AMARGINE

Classifica Generation. RIASSUNTO ESTATE 2018.

«I campanelli della mia veranda suonano e io esco e nella speranza che si sia sollevata una brezza che porti un po’ di fresco. Questo è ciò che è sempre accaduto. Ma non quest’anno. Quest’anno non c’è che aria calda».

(Kathleen Turner, Brivido caldo)

D’estate le tendenze si fermano. Dove vanno? In quale luogo lontano dai selfie e lontano dal cuore? Loro vanno via, forse ascendono al Settimo Cielo perché le tendenze sono tutte buone e giuste – e noi rimaniamo qui per tutta una stagione con un vuoto che viene riempito da grandi tormenti.
Fino a tre anni fa scrivevo che i tormentoni non c’erano più, erano un’ansia giornalistica non suffragata da fatti e classifiche (ripeto questa cosa appunto da tre estati per fare ammenda, tormentandomi col tormentone) (…che parola così italianona, no? Esce dal cassetto linguistico da cui escono espressioni come de noantri, o mammà con l’accento, o il solleone). Sono tornati, ma mica con quella stupidera da boom dei 60 e degli 80 e in fin dei conti anche dei 90. No, sono quasi tutti efferati e impietosi come Da zero a cento o Italiaanah, sono dei cyborg creati da ingegni mercenari. C’entra YouTube, c’entrano le campagne pubblicitarie. C’entra anche il fatto che a un certo punto la giusta generazione di discografici e la giusta generazione di cantanti e la giusta generazione di laureati in marketing e comunicazione e la giusta generazione di ascoltatori hanno finito per allinearsi, come un’eclisse. Sta di fatto che io un tormentonismo così sanguinario – e in fin dei conti, charts alla mano, limitato al nostro Paese che ribolle di Cambiamento – beh, io un periodo così tormentonista non lo saprei recuperare nemmeno all’epoca in cui irruppe sulla scena Edoardo Vianello. Per capirci, persino la Pausini è scesa nella palude dei pezzi solari e un po’ pazzi, così come ci è tornato Luchino Carboni e – un piede sì un piede no – Jovanotti con quella roba zapatera, non ricordo già più come si chiamava e non googlo perché sono in treno e sapete chi vi saluta tantissimo?, il wi-fi di Trenitalia.

Ma nella palude se sarva solo er coccodrillo (cit.), e a poco serve mettere l’Estate nel titolo (eloquente segno di stima verso il pubblico) (però secondo me l’anno prossimo qualcuno fa la magata e il suo pezzo lo intitola “Tormentone ’19” (…io ho due candidati, uno è un rapper. Li scrivo in busta chiusa poi la spedisco al Presidente del Consiglio) (no, non ha ben altro da fare)
Forse i tormentoni sono l’esatto opposto delle tendenze, della musica per persone che hanno le orecchie avanti. La tendenza e lo hype vanno a braccetto (finché non spunta il solleone) con chi sostiene che la musica debba andare avanti.
Ma detto fra noi, avanti non vuol dir niente, è un inganno, è l’ombra traballante dell’Impressionismo, la conseguenza di una distorsione di quella folgorante rottura con i canoni precedenti della bellezza. Il problema è che abbiamo finito per rigirare l’equazione. Ciò che rompeva con la bellezza precedente doveva essere necessariamente nuova bellezza.
Beh, no.
Se è brutto e insignificante, non è avanti. È semplicemente qui a punirci.
Ma non era di questo che volevo parlarvi.
Volevo individuare i fatti veri in mezzo al roteare di tormentoni.

Quest’estate sono successe le seguenti cose:
1) lo strano caso di Emma Muscat. La giovane Amica un giorno era in top ten, poi il giorno dopo non era nemmeno tra i primi cento, poi la settimana dopo era di nuovo tra i primi dieci, e una settimana dopo ancora non c’era negozio che ne vendesse una copia. Ho chiesto alla FIMI, mi hanno detto che non c’era nessun errore, solo la fine degli instore. Ho chiesto all’Ufficio Stampa della Warner, non mi ha risposto. Lungi da me ipotizzare che le classifiche abbiano qualcosa di strano. Lungi.
2) Universal è arrivata a metà del mercato italiano. Quasi del tutto grazie ai rappusi. Bravi. Ora però a chi ha più di 25 anni non resterà che comprarsi per la decima volta Nevermind e The dark side of the moon. D’altra parte chi ha più di 25 anni non interessa agli sponsor;
3) Ariana Grande è la quarta straniera a ottenere un n.1 in Italia negli ultimi cinque anni. Le altre sono Madonna, Adele, Britney Spears. Solo quattro, nell’epoca di Beyoncia, Rihanna, Taylor Swift, Katy Perry, Miley Cyrus e Dua Lipa. Le donne comunque continuano a non vendere. Anche le italiane – fino a cinque anni fa una garanzia – in generale sono in calo. Ora vediamo cosa accade con Sandrina Amoroso, ma già il ridimensionamento di Emma non è tutta colpa sua. Si vede che i maschi sono più bravi. Come d’altronde in politica.
4) americani in clamoroso rialzo. Dopo un paio di anni di primato nazionale quasi completo, a un certo punto ce n’erano QUATTRO in top ten: Ariana Grande, Travis Scott, Ozuna e XXXTentacion che prima di morire era americano. E mettiamoci pure Drake che è quasi americano. Il 9 agosto è andato al n.1 addirittura Travis Scott, che nel 2016 era entrato al n.42 ed era sparito in una botola sette giorni dopo.
5) tra i singoli, top 10 sostanzialmente inchiodata per due mesi, con le prime tre quasi sempre in quest’ordine: #Amoreecapoeira (LaGiusy e Takeshi e Khedira), #Dazeroacento (Baby Chei) e #Nera di Irama. Il rap con la sola eccezione della fiammata di #Pablo di Sfera Ebbasta (n.1 la settimana dell’uscita, poi subito giù) funziona nelle hit estive solo come ospite del pop. Il disagio urbano si indossa solo finché non chiudono le scuole.
6) gli #Amici dopo i due mesi mariani (maggio e giugno, da sempre) a luglio sono crollati. Tranne #Irama che è un po’ il TheKolors di quest’anno. In bocca al lupo per quando le 14enni faranno il presedicesimo.
7) Sono diventati quattro gli album in classifica da più di cento settimane, e
naturalmente sono tutti italiani e sovranisti:
– #TZN di @TizianoFerro da 197 settimane;
– #Hellvisback di Salmo che è arrivato a 135 e non credo sia mai passato in un network televisivo italiano, casomai una o due radio;
– #Santeria di @Marracash e #TheRealGue uscito 115 settimane fa;
– #SferaEbbasta dell’artista di Cinisello Balsamo, entrato nel club ad agosto e ora a 104 settimane di permanenza.
Ma poi, secondo voi come funziona questa cosa della raccolta di TZN? Forse ogni settimana centocinquanta persone crollano psicologicamente e gridano “Basta, devo averlo anch’io!”.
Perché due anni me li spiego. Ma tre e mezzo. Alla fine credo che nessuno sappia perché succede. Ma la settimana prossima, quella persona che crolla potreste essere VOI.

2 Risposte a “Classifica Generation. RIASSUNTO ESTATE 2018.”

  1. Ciao Paolo,

    forse posso ipotizzare la estrema longevità della raccolta di Tizianuccio nostro. La colpa è dello streaming. Da quando lo streaming viene conteggiato e inserito anche nell’elaborazione delle classifiche degli album (e questo è vero in Italia come negli altri mercati) la casa discografica di un artista può decidere nel caso di una raccolta di far convergere gli streaming di tutte le hit dell’artista nelle copie della raccolta, le quali però in questo modo non potranno essere sommate alle vendite degli album di studio a cui le canzoni facevano originariamente capo. Cioè o vanno ad “aiutare” le vendite settimanali del Best Of o dello studio album; ciò si vede anche nelle certificazioni ovviamente.
    Fenomeno questo che si nota anche guardando la classifica album inglese, moolti greatest hits nelle posizioni medio-alte.
    Penso che TZN di Tiziano venderebbe comunque bene già con copie reali essendo la sua unica raccolta per ora, ma lo zampino dello streaming gli dà una mano mi sa.

    1. Grazie mille per la risposta, penso che approfitterò per farci su uno studio (…dico davvero. Alcuni mi pagano per questo. Più che per le facezie sui motivetti). Scusa il ritardo nella risposta ma il sito non mi aveva segnalato il tuo intervento.

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