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Chi odia Ultimo, lo fa felice – TheClassifica 9/2023

Premessa. Dovendo scegliere quale album portare su un’isola deserta, non credo proprio che indicherei The dark side of the moon: opterei per Electric Ladyland di Jimi Hendrix, e questo perché su quella stupida isola non c’è corrente elettrica per il giradischi santiddio, e con buona pace dell’iconica copertina con l’iconico prisma, mi darebbero maggiore sollazzo tutte quelle signorine selezionate dalla rockstar che avrà per sempre 27 anni. Presumo altresì che molte di quelle signorine abbiano raggiunto Hendrix sulla grande copertina che sta in cielo, e che quelle che non lo hanno fatto oggi di anni ne abbiano 80, quindi è lecito dubitare che abbiano una consistenza artistica importante per noi giovani d’oggi. Sospetto che tale sospetto mi ucciderebbe ancora prima di quanto farebbero i primi cinque giorni passati a mangiare pesce anche a colazione e a parlare con Wilson di quei giorni in cui ho ascoltato DI NUOVO un album con cui, DI NUOVO, Ultimo è
Il numero 1. Con l’album Alba Ultimo è primo nella classifica dei presunti album più ascoltati dagli ITALIANI: benché inviso ai Poteri Forti e ai Radical Chic, il popolare cantautore del popolo rinnega per l’ennesima volta la promessa contenuta nel suo nome d’arte e da due settimane è in vetta alla classifica dell’arte giovane e sbarazzina. Ora, il sottoscritto è uno dei pochissimi che conosco, anche e soprattutto tra i miei colleghi, che ha ascoltato Alba nonché i primi di Ultimo (perdonate l’insistenza su questa maledizione evangelica – sapete, gli Ultimo che saranno primi, sulla quale Niccolò Moriconi da Roma, 27enne come Hendrix, marcia fin da quando era più giovane di oggi). .
Se premetto questo non è perché a volte ritengo di essere un eroe, ma perché il vero dibattito su Ultimo è sempre spostato altrove, ovvero su due circostanze.
1) I giornalisti musicali odiano Ultimo;
2) Ultimo odia i giornalisti musicali.
Non so voi, ma io mi ritrovo alle corde. Da che parte vado? Nessuna delle due, e rimango preso in mezzo tipo il regime albanese negli anni d’oro? Ma a proposito di Albania, nostra terra promessa ai tempi del Duce: parliamo serenamente, col sorriso, 🙂 del nostro amico fascismo. Non già perché alcuni mugugnano che Ultimo sia fascista o Fratello d’Italia – quanto perché per Ultimo funziona il discorso di Attila (Donald Sutherland) in Novecento di Bertolucci, sui primi fascisti: “Quelli che ci odiano ci danno forza” (…concetto molto popolare anche tra le tifoserie calcistiche e apparentemente, autisti di autoarticolati, come suggerisce la diffusione dell’adesivo “la tua invidia è la mia forza”). Inoltre, in suo soccorso è intervenuto Rosario Fiorello, al quale dobbiamo la preziosa, bonaria rivalutazione di Ignazio La Russa e altri personaggi che rischiavano di essere antipaticamente osteggiati (Amadeus, suo fratello Beppe Fiorello). Presumo che Rosario Fiorello renderebbe bonariamente simpatico anche Galeazzo Ciano. Sta di fatto che il potente opinion-maker ha bacchettato alcuni dei miliardi di giornalisti musicali presenti alla Sacra Kermesse ligure per aver gioito della mancata presenza di Niccolò Morriconi sul podio. Sul quale è così salito Mr. Rain con la sua canzoncina coi bambini – eh, benone. Analogo scandalo ha suscitato un fuorionda radiofonico su RTL 102,5 (radio di sinistra radicalchic ed elitaria se ce n’è una, veh).
Chissà, forse questa rubrica è infastidita da Rosario Fiorello per motivi territoriali: ecco, arriva questo e adesso deplora la sala stampa di Sanremo. Ma lo è anche dall’evidente ricatto di Ultimo, il cui ultimatum, nel quale è invariabilmente cascato anche qualche postcomunista, è: “Se non vi piaccio io non vi piace il popolo”. È una specie di impasse pasoliniano che ha funzionato per tanta gente – su tutti il primo Ultimo, cioè Renato Zero. E funziona perfettamente in un comparto come il mio che da quando è definitivamente diventato mercato delle scarpe si regge quasi solo su ricatti consimili, per esempio “Se non vi piace Sferoso Famoso siete vecchi”. E poi si è applicato a qualunque meteora vagamente significativa, da Young Signorino a Massimo Pericolo fino ad alcuni giovani gangster scarsi nel rap ma abili nel capire la stupidità di noi mediapeople. Ma non lasciate che questa rubrica vi trascini – col sorriso 🙂 – sui suoi luoghi comuni incomunicabili ovvero gli strali contro la miseria autentica del mestiere di critici e l’esasperazione per le litanie dei discografici ITALIANI sul mercato ipergiovane. Rimaniamo sul pezzo, cioè su Niccolò Moriconi. Non credo sia inappropriato usare per lui, ovviamente col sorriso :-), il concetto di “lagna”. Nel senso che
Ultimo si lagna tantissimo. Fin dal primo album, i suoi schemi di gioco sono semplici ma implacabili come quelli di Mourinho. In sostanza, lui ha dentro tanta bellezza ma come fa a venir fuori, in questo mondo pieno di limiti? Altro che la mindfulness: è un approccio alla vita che chiude gli spazi agli attaccanti e favorisce il contropiede, e se vi piace lo spettacolo andate al circo, come diceva Fabio Capello (che aggiungo a Mourinho per aggiungere altre tifoserie a quelle che ho irritato citando Mourinho). “Limiti” è una delle rime-chiave del singolo portato alla Sacra Kermesse, che dà altresì il nome all’album, ed è eziandio l’unico pezzo di Ultimo entrato in top 10. Limiti, Lividi, Simili, Brividi, Limiti (ancora), Comici, Simili (ancora), Pensami, Abiti, Perderti. La maggior parte delle rime è data da trisillabi conclusi da una “i”, ai quali si aggiungono Mia, Tua, Via, Bugia, Mia (ancora), Via (ancora), Follia, Via (ancora). Importante: la parentesi con scritto “ancora” implica una variazione su una stessa parola: “Amo l’alba perché è come fosse solo mia” vs “Amo l’alba perché spesso odio la vita mia”. Ma il resto dell’album è una vendicazione di chi è incompreso e messo a margine dal mondo (ehm): l’apogeo si ha con Joker, che sì, è proprio il temino da prima media sul protagonista del film omonimo. Del quale accludo col sorriso 🙂 una strofa altamente esemplificativa dell’Ultimismo.
 
Invidia per Ultimo. Su una cosa ha ragione: qualcosa di invidiabile ce l’ha, e no, non è il successo che del resto, non lo rende più allegro. Niccolò Moriconi ha un’invidiabile facilità melodica, ma soprattutto una impressionante capacità di sintetizzare e rimodulare gli stili compositivi di suoi predecessori di grandissimo successo. Non che ci sia mai qualche scelta sorprendente, sul suo pentagramma. Tutto è molto prevedibile, sono tutte strade già battute e rassicuranti, perché Ultimo è un’Intelligenza Artificiale, un ChatGPT della canzone popolarissima ITALIANA: oltre a Renato Zero, ci si può sentire qualcosa di Riccardo Cocciante, di Claudio Baglioni, di Marco Masini, e dannazione pure di Giggetto D’Alessio ma pure di alcuni rapper giovani ma propensi a lamentarsi perché nessuno li capisce (…mica come noi, qui, che tutti ci capiscono e ci capiamo l’un l’altro a spron battuto). I suoi riferimenti, e apparentemente eterni riferimenti di gran parte del pubblico e dell’elettorato, sono nomi che forse noi snob abbiamo snobbato, e noi radical chic abbiamo chiccato, ma il loro mestiere nell’usare la melodia per ottenere una reazione emotiva immediata avrebbe fatto bene a tanta gente sulla quale noi critici ci siamo incistati.
Però, zio cantante, Cocciante – e i suoi parolieri – non hanno mai cercato deliberatamente il voto degli scontenti, gli “ultimi” dei quali Ultimo si proclama profeta. E in ogni caso, malgrado le sue frasine di insoddisfazione personale suscitino una simpatia istintiva nei tanti incompresi ITALIANI, il suo album è un monologo, mai un dialogo: lui, lui, lui è la perla di questo mondo ostricone. In questo è naturalmente molto contemporaneo ma come mostra il brano “Tu”, a Ultimo di domandare, come Baglioni, “Tu come stai?”, non viene per nulla in mente. Perché sì, gli ultimi servono ad arrivare al potere – ma che se ne stiano al loro posto.
Resto della top 10. Alba di Ultimo era subentrato a Lazza (che ecco, è uno di quei rapper che gli somigliano) che comunque, prima o poi torna al n.1. Il suo Sirio resta in agguato al n.2 mentre al n.3 risale Geolier spingendo al n. 4 l’album del 2021 di Marco Mengoni. Dietro all’ex vincitore di X Factor e bivincitore di un noto Programma di RaiUno trasmesso da una cittadina ligure, altri nomi consacrati dalla tv popolano la prima diecina: Elodie, Tananai, Maneskin e Pinguini Climatici; in mezzo a loro si insinua il solito rap milanese, vintage (Gué Pequeno) o nuovista (Shiva).
Altri argomenti di conversazione. Per mera cattiveria mascherata da necessità di aggiornarvi sul mercato spotifone, con un sorriso 🙂 vi faccio presente che così come Giorgia con Blù (con l’accento) non era riuscita a entrare in top 10, anche Francesca Michielin si ferma al n.14 – laddove Levante era riuscita a fare il suo ingresso al n.6 (per poi scendere subito al n.20). D’altra parte, alle spalle di Michielin (più altra nuova entrata), i Gorillaz strappano un risicato n.17. E poi basta, nient’altro da dire se non che i tre album di Sferoso Famoso sono in fila indiana al n.36, 37 e 38, e non lo trovo sospetto per niente, visto che anche un altro artista della Universal, TheWeeknd, ha un album al n.48 e uno al n.49. Per contro, gli album in classifica da più di due anni senza MAI uscire sono ben tredici su cento. È evidentemente un’epoca ricolma di capolavori che non ci stancheremmo mai di ascoltare, per esempio Ok un cazzo di Gazzelle, uscito 107 settimane fa e in ognuna di queste settimane capace di comunicare emozioni irripetibili oltre che giovani. Ok?
Sedicenti singoli. Con Cenere, udita nella Sacra Kermesse del Sanremo, Lazza è sempre primo, e anche questa settimana lo scortano sul podio la bella tiritera bambinetta Supereroi di Mr. Rain e Due Vite di Marco Mengoni, anch’esse auscultate nella Santa Trasmissione di RaiUno: la musica ITALIANA invero scoppia di salute, ed è inutile scappare, le schegge si conficcheranno ovunque. Ma è il momento di tornare ai
Pinfloi. The dark side of the moon è al n.15, quindi è davanti ai succitati Gorillaz, ed è anche il disco della Warner più alto in classifica. The Wall, grazie all’anniversario del prisma, sale anche lui in classifica – al n.73, ma avendo il carattere che ha, non ne è contento: il mondo non capisce nemmeno lui, goodbye cruel world, e arrivederci a voi, grazie di aver letto fin qui. 🙂