AMARGINE

Amadeus è nudo. TheClassifica 10/2022

Non entro in questo posto da gennaio. C’è un po’ di disordine. È un po’ polveroso. Eppure, stranamente, non molto. Forse c’è un nuovo ordine. Dovrei chiederlo alla polvere.

Scusate, se ci tenete a questa rubrichina mi spiace avervi trascurati. Mi sto prendendo un po’ di sabbatici, ultimamente. Ma non è solo questo. Non avevo molto da dire.

O meglio: stavano già parlando tutti, e molto forte, e tutti insieme.

Di guerra, di pestilenza, di siccità – i tre cavalieri dell’Apocalisse in giro in questo periodo?

No, del quarto. La Sacra Kermesse, naturalmente.

Siamo a metà marzo, e per più di un mese la top 10 dei singoli è stata bloccata su Sanremo 2022, grazie alle playlist (forse). Quanto alla top 10 degli album, praticamente non si è mossa se non per l’avvicendamento al n.1 di quei pochi sanremesi che si sono arrischiati a pubblicare un album. E per una settimana, hanno avuto tutti ragione. Non Cesare Cremonini, che malgrado il suo prestigio personale, non ha aderito al Patto Per Sanremo che ha unito tutti gli ITALIANI, e l’ha pagata con un n.2 in classifica. Il post-Sanremo è cominciato invece questa settimana con Bresh al n.1. Avete presente Bresh, sì?

(se capitate qui per caso o per la prima volta perché qualcuno vi ha detto “Prova a leggere questo tipo strano che pontifica sulla musica”: non sono così tonto da non sapere come funziona il mercato, e da non sapere che Zésare, pur avendo iniziato la carriera solista in questo secolo, viene da un’altra epoca. Quella degli album, appunto) (stavo fornendo quella che si chiama lettura simbolica) (per il momento)

Malgrado un certo gradiente di tonteria, non sono nemmeno così tonto da non accorgermi che l’adorazione per Sanremo 2022 è stata diffusa ed estatica. Ho visto poco, ho sentito qualcosa, e mi è sembrato tutto abbastanza mediocre, mi spiace.

(tenete conto che mi faccio certe pere di top 50 e di video di pop italiano su YouTube che voi non riuscireste a reggere: comodo, farlo una settimana l’anno alla Fashion Music Week di Amadeus e poi venir qui ad accusarmi di snobismo, o bambolini).

Di Sanremo 2022 salverei 3 o 4 canzoni su quaranta. O ottanta, centoventi, non so nemmeno più quante fossero, nella derrata di esibizioni. E ascoltare 4 canzoncine decenti in trenta ore di televisione non mi sembrano un impiego sano del tempo. Ma è un problema mio. Molto probabilmente Sanremo 2022 è piaciuto anche a voi, in qualche accezione, magari anche solo per la fregolona di guardarlo tutti assieme (ognuno a casa sua, ovviamente) ghignando o indicando momenti definitivi a raffica. E non c’è snobismo che tenga di fronte a un simile consenso, come diceva Winston Smith in 1984.

(no, non lo diceva)

Sanremo 2022 si è svolto in un clima di euforia che ricordava quello degli Europei di calcio, con i giocatori ITALIANI trionfanti in tutte le loro qualità. Casualmente pochi mesi dopo tutti stanno parlando di fallimento del calcio italiano, come è stato possibile? Sarà un caso. Comunque,

Non ho guardato ma ho percepito. Quasi, palpato un palpabile hype pazzesco – per tutto. Ho fatto una piccola raccolta di figurine con gli screenshot di quei giorni: sono troppe per metterle tutte, ma quasi ovunque ci si giri, il consenso è trasversale e beato. Se poi qualcuno aveva da obiettare, era per singoli momenti o per qualcuno dei settantamila protagonisti, ma subito l’obiezione era bilanciata dall’appoggio convinto di almeno trenta milioni di opinionisti e di almeno novanta milioni di giornalisti perentori che dicevano che non c’era da discutere, punto (e scrivendo ben chiara la parola “Punto”, appunto).

Di sicuro non c’era un singolo bersaglio divisivo, un vilain contro cui tifare: non c’era un Ultimo, un Marco Masini o Il Volo che la Sala Stampa, Dio l’abbia in gloria (e il più presto possibile) dovesse fermare per il nostro bene. Amadeus ha deciso di farne a meno, e questo è interessante. Poi, i probabili vincitori erano stati annunciati quando cinquecentonovantotto milioni di giornalisti ITALIANI hanno ascoltato in anteprima esclusiva le ottocentododicimila canzoni in gara. E i vincitori annunciati hanno vinto.

(se pensate che esageri sul numero dei giornalisti, vi mostro solo quanta gente ha opinionato su Sanremo su il manifesto, quotidiano comunista)

Ma poi, chi NON ha vinto Sanremo? Hanno vinto tutti! Amadeus, la Rai, gli sponsor, la televisione, i media, Tananai che dopo una canzone sta facendo sold out ovunque, i giornalisti, le case discografiche, le piattaforme di streaming, i generi musicali, le generazioni diverse, i social, gli influencer, le celebrities, il Fantasanremo, i giovani meravigliosi, i vecchi leoni, le vallette nonvallette, gli ospiti, direttori d’orchestra, i truccatori citazionisti, i costumisti situazionisti, i monologhisti, e i morti omaggiati, i vivi omaggiati prima che muoiano, i progressisti, i conservatori, i rigidi, i fluidi. È stata una Celebrazione Ecumenica Della Qualunque come non credo di averne viste. Nessuno si è azzardato a dire “Diomadonna ma questa è proprio robetta”, nessun bimbo ha indicato l’imperatore Amadeus rivelando che è nudo: se vuoi lavorare nella musica in Italia in quest’epoca, è meglio abituarsi a scrivere che tutto è magnifico. È un momento meraviglioso per la musica. Eccetera. Siamo circondati, assediati da migliaia di artisti immensi. Mai vista una cosa simile. Siamo in pieno Rinascimento. D’altra parte, tanti hanno scritto che gli ITALIANI avevano voglia di festa, di musica leggerissima (ancora). Non ho niente da obiettare, questo Paese è sempre così serio.

E quindi?, come chiedono quelli fighi. Qual è l’obiezione? Semplicemente, che una volta tolto il pompaggio furibondo di tutti quelli che fanno (scusate l’espressione abusata) all-in su Sanremo, dalla Rai a Spotifai, dai giornalisti ai twitteristi, lo spettacolo rimane mediocre, sento decine di canzoni che non sono meglio delle diecimila Nuove Uscite, vedo coreografie e interpretazioni xfactoreggianti. Ma soprattutto: lo hype è enorme ma le aspettative sono bassissime. Basta un “Con il culo ciaociao” e la Sinistra esulta. Spesso, gli stessi che un mese dopo hanno chiesto che Dostoevskij venisse letto nelle scuole medie. “Abbiamo un tormentone” is the new “Abbiamo una banca”.

Però poco dopo Sanremo 2022, una cosa mi ha aperto un po’ gli occhi, ed è stata LOL, su Amazon Prime. Stesso hype, stesse palpitazioni per i giganti della montagna della comicità. Era tutto un “Oddio sta per fare Brunello Robertetti…” “Oh Signore, ora fa Padre Maronno” “Gesù, sta facendo Belen!!!” “Santa Madre Consolatrice ora fa Posaman, volo, sto male, muoio, addio!”.

E anche lì, lo hype era consistente, la gente sui social reagiva obbediente. Ma non c’era davvero da ridere così tanto. Mi è parso casomai che tutti fossero felici della semplice ipotesi della comicità, dei comici, delle gag. Era quasi una felicità religiosa, fatta di speranza in una risata migliore.

Ma alla fine, LOL e forse tutto lo spettacolo nell’anno del Signore 2022 vanno a confluire nella risata ebete e cretina di Frank Matano, una spasmodica eccitazione artificiale da drogati (e spero che Frank Matano lo sia, lo dico per rispetto della sua persona), in estasi per un po’ di polvere.

Tornando al n.1. È stata la settimana di Bresh. Ora, io so che molti leggendo questo nome potrebbero dire “Non lo conosco, ma tanto non conosco il 99% degli straordinari giovani rapper ITALIANI che si portano dentro la strada, come dice Rollinstòn di ogni rapper che abbia due ascoltatori, genitori inclusi”. Ed è qui che arrivo io ad aiutare i miei consimili boomer. Perché Bresh non ha nemmeno un singolo in top 20. E questo, potranno confermarvelo anche i miei colleghi lealisti, pieni di frizzante e salvifica modernità, sta a significare che gli ascolti gli sono venuti soprattutto grazie alla collocazione del suo nome nella schermata delle Nuove Uscite. Il precedente album del 28enne Andrea Brasi (Genova, 1996), due anni fa non era entrato in top ten.

Ora, io non credo che Bresh o qualcuno che lo frequenta mi legga, ma prima che ci rimanga male preciso subito che il suo n.1 in classifica non vale meno di quello di Irama o della Magna Elisa, che si sono fatti il loro turno in vetta, all’uscita. Quello a cui stiamo assistendo è il definitivo crollo del concetto di album, e ora magari la mia pignoleria nel precisare “presunti album” da cinque anni sembrerà meno sfiziosa. Gli aggregati di tracce uscite in contemporanea (eccetto quelle tenute per la presunta “edizione deluxe”) (ma deluxe di cosa? Streaming deluxe?) non hanno più nulla a che vedere con gli “album”: finché non si ritorna ai cari, patetici firmacopie l’album è un semplice pretesto per essere intervistati e per fare il comunicato stampa che annuncia stancamente il n.1 tra i (presunti) album. SferaEbbasta sta guadagnando di più da singoli e dai suoi infiniti featuring che non dall’album che a detta di tanti amici, avrebbe dovuto catapultarlo a livello mondiale. Arisa sta guadagnando di più facendo quella strana roba su RaiUno, che non con il suo presunto album. Gli album sono una modalità perdente, il commercio esige brevità e motivetti, ma non è per la musica che si va a Sanremo, quanto per posizionare ovunque il proprio personaggio di dolente manichino vestito da Gucci (…spero perlomeno che l’azienda radiotelevisiva statale prenda qualche soldo per piazzare ogni anno lo straordinario artista Achille Lauro e il brand che rappresenta con la sua sensibilità di stoccafisso). Un tempo il disco era il centro della musica, ma succedeva quando era un oggetto (col buco al centro). Oggi la musica è un profumo, un’essenza – un odore. Non riesci realmente a ricordarla, ti ricordi soprattutto la sensazione. E chi la portava.

…Smetti di annoiarci e parlaci di ‘sti singoli. E va bene, eccoli.

Naturalmente, sono tutti meravigliosi, perché il pubblico sceglie sempre il meglio, come quando va a votare. Spero che apprezziate il fatto che la top ten è identica a quella della settimana prima, con un solo lievissimo rimpasto. E non ho molto altro da aggiungere, quindi sarei per passare agli

Altri argomenti di conversazione. Irama scende dal n.1 al n.3 dei presunti album, mentre Rkomi, chi lo ammazza, è ancora al n.2, ed è uscito 45 settimane fa. Ma so cosa volete sapere: Tommaso Paradiso, dove sta? Al n.5, sotto Blanco. Lo so, è un mondo ingiusto e cattivo – per fortuna. Però dai, è sopra Marracash (n.6). C’è persino un NON ITALIANO: è Stromae, il cui disco entra al n.10. Piccolo argomento di conversazione per Dargen D’Amico: il suo singolo, essendo stupendo come tutte le canzoni della Sacra Kermesse, va molto bene, ma i suoi album andavano meglio prima. Ma tanto, a impiastricciarci con gli album siamo solo io, voi, gli uffici stampa e i discografici esultanti, e in fondo siamo tutti solo un mattone nel muro, come dicevano i

Pinfloi. Mi sono dilungato e a pagarne il fio sono le sottorubriche sui dischi lungodegenti, le meteore e quelli usciti di classifica, me ne scuso. Ma non posso esimermi dal farvi presente che The Dark Side Of The Moon è sceso dal n.34 al 64, mentre The Wall al momento non è in classifica, il che va a dimostrare che Sanremo 2022 ha portato una ventata di ottimismo nel tessuto sociale. Nevermind è rientrato al n.90, ma probabilmente per occupare quella posizione bastano quattro copie. Quindi, guardatevi dentro, tutti voi che mi leggete: siamo abbastanza per mandare The Wall al n.1. È ora di agire. No, non è vero, è ora di salutare. Grazie di aver letto fin qui. A presto. Dico davvero, non come l’ultima volta.

Vi lascio un po’ di robe qui sotto. Solo alcune.