Ben ritrovati. Ecco senza indugio il menu di questa edizione speciale di questa rubrica.
1. Ma perché un’edizione speciale? Per la Milano Music Week, ovviamente.
2. No, non è vero.
3. E non c’è realmente niente di speciale in questa edizione. Se non il fatto che mi sto abituando a edizionare ogni due settimane. Così posso mettere insieme DUE numeriuno in classifica dei quali i miei lettori sanno pochissimo. Magari l’esistenza almeno UNO dei due vi incuriosisce. Oppure vi infastidisce, ma per Giove, almeno lo fa in una volta sola invece che spalmato.
4. Al quarto punto però devo promettere che parlerò degli 883 altrimenti i miei coetanei se ne vanno. A proposito: prometterò la stessa cosa per i Cure al punto n.7.
5. I n.1 delle ultime due settimane sono Olly, genovese, rapper buonino che pensa positivo come Jovanotti nel secolo scorso.
6. E poi c’è il suo opposto, Kid Yugi, rapper di Taranto che ha studiato e fa più citazioni colte di Caparezza. Però ha bisogno di credibilità presso gli adolescenti, quindi per tornare al n.1 una seconda volta quest’anno (due volte più dei Cure) ha pubblicato sette pezzi in cui regala ai 13enni maschi le necessarie fantasie di spaccio e criminalità ed enormità genitale e successo e delirio di onnipotenza e featuring con Sferoso Famoso – elencati in ordine di banalità rappusa.
7. Con questi sette pezzini, peraltro nemmeno baciati da un enorme successo nella classifica dei singoli nella quale invece Olly svetta con una canzoncina giovanile (con Angelina Mango), Kid Yugi ha negato ai Cure un n.1 in Italia che a quanto vedo non hanno mai ottenuto. Anche 20 anni fa si fermarono al n.2 (bloccati da Buoni o Cattivi di MiticoVasco). Delle classifiche d’antan c’è da fidarsi molto meno di quelle attuali, ma pare che negli anni 80 neppure Kiss Me Kiss Me Kiss Me Licia fosse riuscito a entrare in top 10. Forse i Cure sono un po’ una temperatura percepita. Tutti pensano che abbiano una fanbase in Italia, ma forse il loro elettorato è stato assorbito dai Depeche Mode, il cui cupismo più aggressivo si confà maggiormente alla nostra innata venerazione per il Nero. O forse è per l’appunto un rifiuto santamente sovranista: I Cure (o The Cure? Entriamo in una nuova epoca e gli diamo del The?) sarebbero stati il terzo prodotto non ITALIANO ad andare al n.1 nel 2024, quindi era meglio non farsi strane idee. In top 30 ci sono solo quattro artisti stranieri (tra cui una FEMMINA, Billie Eilish, n.21), e tre FEMMINE (tra cui una non ITALIANA. Sempre Billie Eilish, sempre n.21). Chissà se glielo diranno, a tutti quegli stranieri che saranno ospiti alla Milano Music Week. Io non posso farlo: devo lavorare. Eh, lo so: fa strano anche a me.
8. E con questo ho parlato dei Cure. Visto? E tutto questo prima dell’inizio, quello in cui vi presento
1. I numeri UNO. Parte prima: Olly. Federico Olivieri, 23 anni, da Genova – quartiere La Foce – è nel rap dal 2016. Come Lazza, ci viene detto che ha frequentato il Conservatorio. Come Lazza, non ci viene detto quanto lo ha frequentato – perché allora oh, l’ho frequentato anch’io, ci andavo al bar, era davanti alla mia università e c’era gente più interessante. Proprio come Lazza, Olly ha partecipato alla Sacra Kermesse nel 2023, uno ha portato Cenere, l’altro ha portato Polvere.
(LOL)
Lazza è arrivato 2°, Olly 24°. Ha fatto peggio di Mostro (gIANMARIA) ma meglio di Stupido (Will) ed Egoista (Shari). Sacripante, che titoli fantasiosi hanno le canzoni di Sanremo. Si vede proprio, che la diffusione inarrestabile delle droghe leggere nel territorio fa volare la nostra immaginazione.
Tutta la vita, che ha debuttato quindici giorni fa al n.1 nella classifica ITALIANA, è il suo secondo album. Il primo si chiamava Gira, il mondo gira (mmm) e l’anno scorso si era guadagnato un 13° posto. Poi a giugno ha fatto un singolo con Emma, una nuova esperienza come sparring partner di una popstar FEMMINA dopo un singolo con Arisa. Hanno avuto la loro utilità, sembrerebbe – lo hanno portato al singolo con Angelina Mango. Per Due Come Noi, da due mesi n.1 nella classifica dei singoli.
Ho già spoilerato nell’indice della puntata la mia sensazione su Olly: è un po’ Pezzalesco (e i tempi sono favorevoli) specie nella tiritera che i campioni siamo noi perdenti perché non molliamo mai, poi un po’ Pinguinesco (e i tempi sono piacionevoli) nello humour supersimpa di brani tipo La lavatrice, ma soprattutto molto Jovanottesco, quello della fase pre-comunista in cui insisteva che no, cioè raga, sono diventato grande adesso, hehehe, però energia, oh, è qui la Fefta.
I suoi testi sono più solari e chick-friendly di quelli dei tantissimi rapper della #scena che hanno come soli interlocutori i miliardi di brufoli dei loro imberbi ascoltatori maschi. In una fase in cui la classifica ITALIANA (e le tre multinazionali che producono il mainstream che deve riempirla) si sta riposizionando verso YouTube, che ha un pubblico femminile più influente rispetto a Spotify, Olly è stato premiato. I suoi testi, a partire dalla superhit Per Due Come Noi, ricordano parecchio una puntata di Uomini e Donne di Maria (o anche: Uomini di Maria e Donne di Maria) dedicata a Giovani Uomini e Giovani Donne (e quindi: Giovani Uomini di Maria e Giovani Donne di Maria): una melassa patatosa con velleità di realismo adeguatissime a uno studio Mediaset, con la Grande Fratella che controlla e sospinge i tentativi di sentimenti verso il consenso generale di pubblico e produzione.
Le rimine edificanti di Olly fanno spesso accapponare i denti ma gli riconosco una cosa: alcune delle sue canzoncine hanno una certa carica (…positiva, ovviamente) ritmica che manca totalmente al 99% dei produzers italiani: pallosi, ripetitivi e mosci come la morte, con basi delle quali solo dei 12-42enni che profittano assiduamente di droghe leggere o pesanti possono dire “Fra’, senti come spacca”. Poi non so se le scrive lui, magari non scrive mezza nota perché gliele conservano tutte al Conservatorio e fa fare tutti i suonini al produzer JVLI, uno di Aosta che ha produtto Alfa, Baby K, Emma, Fred De Palma, mmmh, che squisitume, diranno i fan del rap cattivista.
Comunque, frà, state trà: Olly è stato al n.1 solo una settimana. È ancora primo (con la Manghina) nelle charts dei singoli, ma nella classifica dei presunti album è già sceso al n.2, per fare spazio all’altro dei
I Numeri 1. Parte seconda: il Kid Yugi, di nuovo. Anche qui vi ho già regalato ghiotte anticipazioni nell’indice. Originariamente I nomi del diavolo, del 23enne Francesco Stasi da Massafra (Taranto) era andato al primo posto a marzo, e questa rubrica lo aveva trovato interessante, anche solo per l’ambizione diabolico-letteraria. Oggi, come il mercato e le sue megamultinazionali impongono a questi ribellissimi ragazzi che si arrendono sempre molto volentieri, otto mesi dopo è uscito il consueto rabbocco con sette brani in più che appiccica a questa schifezza miserella la definizione “deluxe”, in cui il prodotto è stato evidentemente diretto con più forza verso il cretinismo adolescenziale maschile, e quindi sì, le solite citazioni coltine ma anche zaffate in abbondanza di misoginia, droga, criminalismo, cliché, e l’immancabile strofina di Sferoso Famoso, che del cretinismo è l’instancabile arciprete. Ed è grazie a lui che ha un singolo al n.15, altrimenti ciccia. Ma qui sta
7. Lo smacco (volendo) per i fans dei Cure. È bene ribadirlo, in tutto il 2024 solo due prodotti non ITALIANI si sono fatti largo tra le eccellenze del territorio, e sono (per una settimana ciascuno), Taylor Swift e Coldplay. E basta. Quindi, The Cure si sarebbero ritrovati stati in una compagnia strana ma strettamente ristrettissima in questi anni di gioiosa e autarchica ossessione per il nostro ombelico tricolore.
Se non che, i singoli di Kid Yugi sono bastati a portarlo al n.1 tra gli album, ma nessuno ha veramente dilagato su Spotify. Sto dicendo che il Kid batte La Cura su quello che in teoria è il terreno dei boomer e delle loro paure e ipocondrie, e dei turbamenti che incontrano per la via – cioè i prodotti tondi di plastica con un buco. Nella classifica di vinili e cd, Tutti i nomi del diavolo è davanti a Songs From A Lost World. Il che potrebbe anche farci capire che anche di fronte alle recensioni entusiaste del prodotto attuale (come è capitato per i Cure), la nostalgia vincerà sempre, al punto da non permettere che un presente presentabile la intacchi.
Anche se ovviamente, la nostalgia non è più quella di una volta. E questo ci porta dritti al capitolo
8.83. Sento parlare con fervore della serie di Sky, e vedo che da Corriere a Repubblica in giù, ogni giorno i media vezzeggiano il pubblicone con contenuti attinenti, per ottenere le condivisioni sui social. Continuo a non essere interessato, grazie (e se volete lo dico brandendo come un maglio la mia copia di Nord Sud Ovest Est, attuale n.23, regolarmente comprata a suo tempo. Oppure quella di Hanno ucciso l’uomo ragno, attuale n.31). Sono personalmente molto annoiato dalla famosa invasione dei biopic sui cantanti, prodotti con l’approvazione entusiasta loro e del management.
Oh, magari è gelosia. Cercate di capire: per buona (troppa) parte della mia vita ho raccontato questi bellimbusti – loro e i loro colleghi bellimbusti – cercando di rendere l’idea di com’erano, magari anche il fatto che erano meglio di quello che sembravano. E adesso tutti loro, da Freddie Mercury a Liberato, da Nada ai Duran Duran, da Laura Pausini agli Smiths, fanno a meno di noi zerbini, potendo contare su una fase avanzata dell’adorazione: accanto alle messe cantate nei forum e stadi, al culto delle reliquie e dei selfie, si è definitivamente affianca la sempre più irrinunciabile agiografia berlinguera, in un profluvio di Vite dei Santi diventate imperdibili contenuti delle petrolifere piattaforme che provvedono alla nostra felicità. Ma personalmente, ho già dato, zio cantante. Comunque, a proposito:
Sedicenti singoli. Con Un Deca si prende una rivincita storica inerpicandosi al n.60 davanti a Come Mai (n.69) e Hanno Ucciso l’Uomo Ragno (n.80). Certo in tutti e tre i casi, finora siamo mooolto più in basso rispetto al podio – che è identico a quello della settimana scorsa nonché di due settimane fa: al n.1 la già citata Per Due Come Noi di Olly, Angelina Mango & JVLI (il produzer), al n.2 Il Filo Rosso di Alfa (Fun Fact: fu il primo a credere in Olly. Duettò con lui nel 2017 in un pezzo intitolato Chiara Ferragni. Il che va a dimostrare che gli argomenti del rap sono cambiati in modo copernicano). Al n.3 infine Ora Che Non Ho Più Te del vecchio Cesare Cremonini che resiste alla risalita di Mi piacciono le armi di SimbaLaRue, molto apprezzata dai governi che si fanno rispettare. Chissà quando sarà pronto il biopic su Cremonini. Nell’attesa del vecchio, le uniche nuove entrate in top 20 sono due brani del già citato Kid Yugi.
Resto della top 10 (degli album). Vi si aggira un po’ malmostoso attorno al podio ReMida Lazza, n.4, e completano la top ten altri sei artisti ITALIANI: Night Skinny, SimbaLaRue, Anna, Geolier, Tananai e Shiva.
Altri argomenti di conversazione. Gli album che sono entrati in classifica più di due anni fa e non ne sono più usciti sono attualmente 17. Sono tanti, no? E non sto contando ovviamente i dischi stravecchi che rientrano in classifica per una comparsata deluxe (da Thriller di Michael Jackson agli 883). Ci dev’essere una grande nostalgia persino per il 2022 (vale tutto, purché sia alle spalle). Ma più di tutti ci manca tanto il 2019: Re Mida di Lazza ha superato anche questa settimana il suo record ed è a 297 settimane consecutive di permanenza, seguito da Fuori dall’hype dei Pinguini Piacioni che avrebbero superato il record per primi, non fossero usciti cinque settimane dopo Lazza. Nel club della biennale ci sono ovviamente (da 1008 settimane) i
Pinfloi. The Dark Side Of The Moon è al n.87, ha perso di botto ventiquattro posizioni ed è legittimo essere preoccupati, anche se poi forse è solo un contraccolpo per l’elezione di Trump: Roger Waters ha detto che gli fa schifo quanto Kamala Harris. Ma quello che non sa è che sull’altra faccia della Luna, c’è Elon Musk.
Grazie per aver letto fin qui. A presto.