Wallace Hartley, si dice, si era formato suonando musica sacra, poi aveva sviluppato un interesse tecnico per il jazz. Però fondamentalmente suonava musica da ballo. Aveva 33 anni e aveva suonato un po’ in tutto il mondo quando la sua agenzia gli trovò un nuovo lavoro. Prese il violino, salutò la fidanzata. Si imbarcò sul Titanic. Lui era il bandleader, nonché più anziano dei musicisti. Nonostante l’impressione che può dare la foto, erano una giovane band. Il francese Roger Bricoux aveva 21 anni, lo scozzese John Hume 22 – sua figlia nacque pochi mesi dopo la sua morte.
Cabina di seconda classe. Nessuna assicurazione. Nessuno di loro fu registrato come membro dell’equipaggio. E non è chiaro chi suggerì di fare musica per tenere calmi i viaggiatori che si accalcavano attorno alle scialuppe, in quella metafora, cara ai metaforisti, dell’orchestrina che suona mentre la nave affonda. Se non fu una decisione spontanea, certamente non fu – tecnicamente – un ordine. Come passeggeri, avrebbero potuto accalcarsi anche loro. Quindi, non so decidere se si siano fatti prendere così tanto dalla musica da mettere tutto il resto in secondo piano (tipo: “Sì, adesso, un attimo, giusto il tempo di finire questa – poi solo un’altra ancora”, un po’ come dei 17enni che stanno facendo un videogioco). O se siano rimasti ammaliati, avvinti dal loro stesso canto delle sirene. O se, semplicemente, non riuscirono a fare a meno di accompagnare la tragedia suonando. Dopo tutto, quale location, quale contesto più incredibile? Pink Floyd, provate a fare QUESTO.
Affondarono tutti con la nave, nel Salone; secondo un sopravvissuto, Hartley, dopo aver riposto il violino nella custodia e averlo assicurato a sé, un attimo prima di essere sepolto dall’acqua gridò: “Gentlemen, I bid you farewell!” Il suo corpo fu recuperato due settimane dopo. Il suo violino fu inviato alla fidanzata. C’era su il suo nome, era stata lei a regalarglielo.
Li vorremmo tutti così, i musicisti, no? Ah! Invece ci sono solo cinque album di artisti passati a miglior vita, nella classifica di questa settimana. Whoah! Così pochi? E perché poi mi gioco questo dato, che di solito tengo come dessert, così all’inizio? Per introdurne un altro: in top ten c’è solo un anziano, ed è il 50enne Biagiantonacci. Okay, in effetti c’è anche un defunto, ed è l’altrettanto 50enne Michael Jackson (n.10). Però è successo, abbiamo svecchiato la classifica, non era questo che volevamo? Al n.1 i 5 Seconds of Summer, australiani, supporter dei fatidici One Direction. Io direi che sono un gruppo rock. Lo dice anche Kerrang! (rivista di rock fracassone, come potreste dedurre dal nome). Un gruppo teen-rock, forse, ma sempre un gruppo rock. Ci si sentono dentro i Green Day o i Blink-182. Ma non solo! Al n.2, e numero uno in Usa, c’è Ed Sheeran. Inglese, di buona famiglia, cattolico, cantautore, prodotto da Rick Rubin (e, dannazione, anche da Pharrell Williams. Sì, lo so: pure qui). Un teen-cantautore, forse, ma sempre un cantautore.
Mentre i 5SoS possono passare per infatuazione “carina”, Sheeran – beh, ecco, io l’ho incontrato. E credetemi: è tutt’altro che figo. Quello che sto cercando di dire è che forse le ragazzine stanno tirando giù a spallate quello che crediamo di sapere su di loro. Gli stessi One Direction (n.19) non sono musicalmente riconducibili ai Tokyo Hotel o ai Blue (o ai Take That, se proprio vogliamo essere didascalici). Se gli isterismi delle fan vi danno per qualche motivo fastidio, questo non significa che siano una band inascoltabile.
(una band inascoltabile sono i defilippiani Dear Jack, n.4, ex numeri uno. O i Modà, n. 23. Un cantautore inascoltabile è Biagiantonacci, n.9) (l’Italia sembra voler rafforzare questa leadership nel pop inascoltabile) (stiamo cercando di affermare la nostra leadership nel settore) (le nostre eccellenze)
Ma sempre premettendo che le cifre dei dischi in top ten sono quasi sicuramente inferiori ai biglietti venduti dai Rolling Stones a Roma, qualcosa forse si sta muovendo. Detto dell’abbassamento anagrafico degli artisti in top ten, gente che vende dischi a una generazione nata quando già noi iniziavamo a baloccarci con “la morte del cd”, forse (e sottolineo: forse) si muove qualcosa anche tra i venti-trentenni, quelli che il cd in teoria l’hanno ucciso. I Coldplay (n.3) sono roba loro, ma anche Lana Del Rey (n.6) e Linkin Park (n.8). Ai quali si potrebbero aggiungere i nomi di Stromae, la sorpresa di quest’anno, e il buon risultato di Paolo Nutini, n.26 con un album uscito da tre mesi.
Voi capite che se va così, mi tocca cambiare tutti i leit-motiv sardonici di questa rubrica, smettere di ironizzare sulla vecchiardìa del gusto musicale italiano, e via saputoneggiando.
Anzi, mi chiedo se il tonfo di Michele Bravi (n.30), vincitore di X Factor, non sia dovuto al fatto di aver fatto firmare pezzi a Giorgia, Tiziano Ferro, Luca Carboni, Federico Zampaglione. A chi ti rivolgi, con queste firme, al mercato under 20? O davvero pensavi di arrivare agli adulti? Con quel ciuffone? Poi è ovvio che il suo disco ha qualche momento decente, cosa che non posso dire di quello di Deborah Iurato, Amica di Maria (n.5); ma quest’ultimo se non altro ha una sua coerenza, va verso il suo pubblico, come è quasi sempre stato per le patatosità Defilippiane, da Emma a Sandrina. Quando uno di loro (Moreno, n.34) prova a uscire dal labirinto, in un attimo dopo lo ritroviamo seduto col sorriso brinoso di Jack Nicholson in Shining.
A proposito di rappusi: escono dalla top ten Emis Killa (PAPPAPPARA) e Gemitaiz & Madman, questi ultimi di colpo al n.29 – sarà finito il tour nei negozi; viceversa con sarda testardaggine Salmo rimane aggrappato al n.7. Al numero 27 c’è Led Zeppelin II, nella nuova versione ri-cosata. Come estimatore di Led Zeppelin III (n.40), mi sento sottilmente compiaciuto: fuori dal gregge, seeeh!
Poi però arriva il bollettino Pinfloi, e non riesco ad applicare lo stesso principio. Per la prima volta la carovanina è guidata da The Division Bell, disco scemo e ovvio, pieno delle canzoni lunghe e mediocri e grasse di Gilmour e privo delle alienatissime paranoie di Roger Waters, n.78. Ma questo inaccettabile scossone alla gerarchia interna è imputabile all’ennesimo stupido anniversario-reissue; quello che è fastidioso è che The Wall sia al n.84, Wish You Were Here al n. 89, e The Dark Side of the Moon al n.97. Preceduto addirittura da The Truth About Love di Pink (senza Floyd). In un mondo decente, Wish You Were Here, disco che contiene due idee (Shine on you, WYWH) e mezza (Welcome to the machine) non dovrebbe MAI precedere The Dark Side of the Moon – ma nemmeno Meddle e Atom Heart Mother e The Piper at the Gates of Dawn. Venghino pure i Floydiani a contestarmi, non li temo: dov’erano loro quando i Pink Floyd suonarono a Brescia, il 19 giugno 1971? Erano lì in platea, forse?
…Io? No che non c’ero – ma state scherzando, nel 1971, quanto mi fate vecchio?
In realtà me li sono persi pure nel 1989 a Venezia.
Lunedì prossimo però vado a vedere Nick Mason che ciondola a Palazzo Marino per presentare la lucrosissima mostra dei Pink Floyd in arrivo a settembre, preparata come un tour, probabilmente farà incassi da megashow. Vado, per veder affondare almeno Nick Mason nel salone di qualcosa.
Ovviamente sono un po’ atterrito all’idea delle domande dei Giornalisti di Maria sull’Evento Sensazionale Che Cambierà La Storia e Regalerà (…Sì, Proprio in REGALO) Emozioni A Malapena Sostenibili: l’ipotesi che i Pinfloi pubblichino gli scarti di un disco marginale! Uuuh, il sogno Pinfloi, la magia magica, il senso di infinito di The Endless River, cucinato con la roba rimasta fuori dallo scemo e ovvio The Division Bell. Davvero mi viene da dire: meglio i 5 Seconds Vattelapesca. Meglio che AhhlamagiadeiPinfloi, #cifosseroancoraiPinfloi. Meglio di #cifossestatoBerlinguer, di #cifossestatoPasolini, #cifossestatoRinoGaetano, #cifossestatoNedved. Con che coraggio irridiamo le 16enni che ascoltano gruppi nuovi e i 16enni che ascoltano i rappusi fumettosi, se poi continuiamo a infoiarci per Rolling Stones e Pink Floyd?
(“Sì, bravo, adesso dì che i 5 Seconds Of Summer sono meglio dei Pink Floyd, l’ennesima infantile provocazione per farti notare”) (“Non sto dicendo questo”) (“Sì”) (“Okay, in un certo senso sì. Sai, meglio un asino vivo che un dottore morto”) (“Ma il dottore morto è un diamante pazzo che continua a risplendere”) (“Oh, per piacere”) (“Ehi, a proposito. Il disco vecchio di Lana Del Rey?”) (“126ma settimana in classifica, n.50”) (“Oh, per piacere”)
Non so la tua idea a riguardo, ma al di là di amare o non amare i Pink Floyd pubblicare un album fatto di “scarti” a mio avviso rovina la discografia di una band (che per molti non doveva più chiamarsi così dopo The Final Cut, ma almeno gli album usciti dopo erano “fresh” e non scarti). Capisco che per i Pink Floyd siano sempre vive le operazioni di marketing dettate dalla nostalgia ma un conto è ripubblicare cofanetti costosissimi un altro è far passare come “nuovo disco” un cd che in realtà non lo è (manco fossero morti tutti).
Venghino pure i Floydiani a contestarmi
oohhh, e diciamole le cose come stanno
Non ho capito, mi sto perdendo qualcosa a non aver mai preso sul serio gli One Direction?
Grazie.
Aggiungo, i 5 Seconds of Summer stanno al rock come Avril Lavigne al punk e Fred al calcio.
Allora: è evidente che non sono i Led Zeppelin. Sono una band di ragazzotti al primo disco. Ma già il fatto che i loro pezzi abbiano sapore chitarroso in una fase in cui sembra tutt’altro che conveniente, per me è interessante. Chiudo con secchiate di retorica ricordando il primissimo disco dei Beatles, e quanto deve aver irritato i rockers col ciuffo a banana dell’epoca.
Fred non è certo il terminale offensivo ideale per un tridente, ma utilizzato nella sua posizione è un onesto attaccante, un Osvaldo; sentito troppe telecronache della RAI?
Lo paragonerei a Matri, anche… Comunque più che la Rai è un amico brasiliano ad influenzarmi!
Comunque, sono stato ingiusto con lui, hai ragione. è scarso, ma non è un impostore come gli altri due!