Proemio. Ogni tanto mi chiedo se un giorno riuscirò a essere perfettamente indifferente a Sanremo. Mi piacerebbe davvero, perché francamente mi diverte quanto mi divertono Salvini e Renzi. O Mario Giordano e Scanzi, toh. Forse, se riuscirò a intraprendere un percorso di purezza, una sera, sotto un albero di ficus religiosa saprò elevarmi al di sopra di questo trionfo della morte, questa grottesca immersione collettiva nell’abisso di vallette e omaggi a Mia Martini, di ironiedelweb e superospiti trash, di accuse di nazionalpopolarismo e controaccuse di snobismo. E come è noto, mentre il Paese guarda l’abisso, l’abisso guarda dentro di lui.
Il numero uno. Non è facile, ignorare l’abisso. E occupandomi (blandamente) di musica per lavoro, Sanremo mi viene a molestare ogni anno come le zanzare – ed esattamente come le zanzare, ogni anno diventa sempre più forte, onnipresente e molesto. Perché poi, non puoi realmente pretendere che i tuoi vicini di casa stiano attenti, che so, all’acqua stagnante nei sottovasi. Il problema è più ampio, non c’è più modo di disinfestare, nessun rimedio naturale, chimico o tecnologico funziona realmente. Sanremo diventa sempre più forte, incarognito e fastidioso, e per quanto tutto questo sia positivo per gli insettivori che se ne pasciono, ho la sensazione che l’ecosistema ne soffra.
Perché in definitiva, come è possibile che un album come la doppia compilation Sanremo 2020, che contiene così tante canzoni mediocri sia al n.1 in classifica?
Tecnicamente, ci sono due spiegazioni. La prima è che il nuovo sistema di compilazione delle classifiche, che dopo vent’anni (o trenta?) (devo indagare) accorpa le compilation agli album, ha prodotto il suo primo effetto: Sanremo 2020, pubblicata dalla Universal, entra al n.1 negando l’exploit ai Pinguini Tattici Nucleari, che comunque la prenderanno da ragazzi supersimpatici – la supersimpatia è in fin dei conti il loro genere musicale (è una sottocategoria dell’indie). La seconda è che a tutti gli effetti, gli utenti di Spotify e Applemusic e TimMusic eccetera sono andati ad ascoltare i pezzi di Sanremo, oppure sono state le piattaforme a imporglieli a colpi di playlist e autoplay. Sta di fatto che il rap ha dovuto farsi improvvisamente da parte, compreso quello mainstream di J-Ax (che scende dal n.1 al n.3, dietro i PTN), coerentemente con questa classifica dei
Sedicenti singoli, dalla cui top 10 esce di colpo tutto quello che ci piaceva prima della #kermesse, da ThaSupreme a Shiva a Marracash a Dance monkey, ed entrano Fai rumore di Diodato in testa, Viceversa di Francesco Gabbani al n.2 e Ringo Starr dei Pinguini al n.3. Lo riconoscete? È il podio di Sanremo, preciso. O meglio, il podio deciso dalla Sala Stampa, dalla saggezza degli ottocentomila mediapeople che hanno salvato la nazione da se stessa e dal televoto, dando al POPOLO quel governo pop che non sapeva di volere. Forse alla fine è tutto un progetto di democrazia ponderata, e noi mediapeople siamo il prototipo di quel governo dei migliori che realizzerà il disegno di Dio. Dato. SIete contenti? Sì, lo siete. Torniamo agli album, e al
Resto della top 10. Il n.3 di J-Ax toglie il podio a Marco Masini – sì, credeteci. Anzi, sapete chi è al n.1 della classifica dei vinili? Lui, l’uomo della Malinconoia. Perché piace anche alla nicchia, veh. Al n.5 entra Magmamemoria di Levante, che era andato malissimo l’anno scorso, se la nebbiamemoria non mi inganna, ma ora con il pezzo sanremese acquista tutto un altro spessore. Non sfonda Elodie, che sale dal n.7 al 6; entra al n.10 il piromane Anastasio ma fanno meglio di lui gli unici stranieri della top 10, i Green Day (n.8). NON entrano (per ora) in top ten i reboot di Elettra Lamborghini (n.13), Giordana Angi (n.18), Alberto Urso (n.21). Entra al n.28 Bugo, poi – volete l’elenco completo? Ok: Raphael Gualazzi n. 34, Leo Gassman n.36, Fasma n.60. Altro non c’è, o non è uscito, quindi passiamo ad
Altri argomenti di conversazione. Walls di Louis Tomlinson, ex One Direction, era entrato al n.12 la settimana scorsa. Questa settimana non è già più in classifica. Presumo che tra le fan (…che sessismo, vero? Chissà invece quanti maschi ha tra i suoi sostenitori) non sia corsa voce che era un capolavoro. Ha passato invece ben due settimane in classifica l’album di Thomas Bocchimpani, quello tra gli Amici di Maria che era stato costretto a passare dalle Nuove Proposte invece di essere infilato d’autorità tra i BIG della bella kermesse. Per quanto riguarda i lungodegenti, Pianeti di Ultimo timbra per la 102esima volta il cartellino, tre volte meno di Peter Pan di Ultimo (105); Rockstar di Sfera Ebbasta sale a 108 settimane di fila in top 100, e il penultimo Ed Sheeran (÷) si inerpica a 154. Ma tranquilli, l’album da più tempo in classifica è un disco uscito la settimana in cui La Nostra Memoria Condivisa premiava Un grande amore e niente più di Peppino di Capri, seguita da Come un ragazzino di Peppino Gagliardi e Da troppo tempo di Milva. E mi spiace dover accostare a questo grande momento della nostra Storia la sezione
Miglior Vita. Solo DUE album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di ospitate da Barbara D’Urso. Mai così pochi! E sono tutti e due dei Queen. Da un lato, fa piacere sapere che si tratta comunque di un gruppo che è stato ospite della kermesse. Dall’altro, viene da dire che con così tanti BIG di Sanremo, chi ha bisogno di morti? Sono stati momentaneamente eclissati, come direbbero i
Pinfloi. The dark side of the moon, in classifica da 171 settimane, scende bruscamente dal n.53 al 69, mentre The wall va ancora più giù, dal n.54 al 78. Come segnale politico, si direbbe inequivocabile: il POPOLO chiede di tornare a Peppino Di Capri, Peppino Gagliardi, Peppino De Filippo, Peppino Prisco, gli italiani hanno diritto a una vita Peppina, e al caffè. Possibilmente, sospeso.