AMARGINE

Polemistan, cap. X – Le migliori polemiche del marzo 2018

Lo so, ho saltato le polemiche di febbraio. Per cui, recuperiamo subito.

Polemiche di Febbraio:
1. Sanremo.

Ok, finito.

Polemiche di Marzo:
oh, finalmente un mese serio.

1. Selvaggia Lucarelli, dimissioni da Rollinston dopo tre mesi. Pensavo che almeno lei durasse un po’. Dai, nemmeno il toro meccanico di Buona Domenica buttava giù la gente così facilmente. Anzi, visto come vengono scagliati via mi vengono in mente almeno tre persone che vedrei proprio volentieri come direttori – io con l’editore sono rimasto in discreti rapporti, se mi chiama glieli suggerisco volentieri. Però di tutte le cose che si sono dette a proposito di questa bella polemica, mi hanno incuriosito due cose dette da Lucarelli a Giornalettismo. 1) sono scomoda perché ho lavorato con Travaglio (…e qui non so se ridere o sparare pistolettate in aria a caso in stile Yosemite Sam) 2) do fastidio perché sono una donna (se non altro non è la versione di Scanzi: do fastidio perché sono stupendo) 3) quando andavo al giornale, sentivo l’ostilità degli anziani della redazione.
…Ora.
“I vecchi della redazione”?? Ma chi??? Lucarelli, quello con la maggiore anzianità lì dentro sarà arrivato al massimo da sei mesi, e non ha ancora del tutto preso confidenza col proprio sedile eiettabile.
Comunque non mi occuperò di questa polemica perché non sarebbe elegante da parte mia.
(ahaha)

2. Spotify sistema la falla che permetteva di craccare l’abbonamento a pagamento. Rimane quello gratuito, ma questo indigna molti indignados. Al che, molti si indignano con gli indignados. Al che, alcuni si indignano con chi s’indigna. Un ottimo esempio di polemica contemporanea. Molti vanno – come esimersi! – a insultare l’applicazione a casa sua. Si legge veramente, veramente di tutto.

 

 

Vi dirò. Io ho abbastanza fiducia nell’umanità. Penso che prima o poi verremo a capo di noi stessi. Ma credo che sia io che voi che i vostri figli e nipoti possiamo scordarci l’ipotesi di presenziare a quella fase.

3. Forse in quanto fan di De André, Salvini non ama i 99 Posse. E un po’ come il tifoso che un secondo dopo la vittoria della sua squadra corre sui social a infamare i nemici che soffre di più, brinda alla faccia loro. Ma chi mai si sarebbe aspettati Zulu e soci tra i primi bersagli della sua fanfara? A differenza dello straordinario statista, era da un po’ che – spiace ammetterlo –  alcuni di noi li avevano un po’ persi di vista, perciò risulta molto utile la spiegazione della misteriosa acrimonia data dal gruppo stesso.

In verità, la battuta che porta a casa l’intera annata è insospettabilmente di Roberto Saviano.

Ma parlando di battute.

4. A X Factor, Alessandro Cattelan non farebbe male a una mosca: tratta bene tutti i giudici, tutti i debuttanti, tutti gli ospiti internazionali, persino il raccomandato da Londra James Arthur, con tutta probabilità il cantautore più insulso e inutile di quest’epoca e pure di quelle a venire (perché in fondo, come ho detto, ho abbastanza fiducia nell’umanità). A E Poi C’è Cattelan invece non fa che attaccare briga (…briga, non Briga). Prima con Ermal Meta, provocato durante un’intervista a Noemi con una battuta un po’ fiacca («Avevo proposto a Noemi una canzone piena di luoghi comuni, lei ha detto ‘No, i luoghi comuni non vanno più’ e invece guarda un po’ chi ha vinto Sanremo»)
e, che cosa stranissima!, Ermal se l’è presa. E le sue fan pure (ciao, fan di Ermal).
Poi si sono offesi i fan di Mango – e la Basilicata intera, per una battuta così demente sulla morte di Mango (“Ultimo Mango a Parigi”) che, per quel poco che ho avuto a che fare con Mango (…ma era impossibile aver a che fare POCO con Mango) (“Pino basta, io questa intervista la devo sbobinare, stiamo parlando da un’ora e un quarto” “E io che c’entro, sei tu che fai le domande, io rispondo perché sono gentile. E adesso, lascia che ti parli di tutti i musicisti con cui ho suonato. Lo sai che ho lavorato con David Rhodes?” “Aaagh!”) avrebbe fatto ridere pure lui. In ogni caso, lungi da me dare consigli su come fare umorismo in un tv show all’americana. Tranne uno: mai fare battute sui cantanti. Voglio dire, ci sono la religione, le minoranze, gli anziani, insomma ci sono tanti argomenti su cui si possono fare battute seguite da un quantitativo accettabile di polemiche – ma MAI fare battute sui cantanti. So quel che dico. Più facile fare battute sul pallone, i tifosi delle squadre di calcio non ci fanno caso (va beh, magari non tutte). O comunque, se vuoi fare battute sui cantanti, dev’essere per mandarli al tappeto. Perché se non vanno ko, si rialzano come Terminator. Per esempio:

4. Venditti rules. Era il dicembre del 2000 (pazzesco che sia anche solo esistito, il dicembre del 2000) e una troupe de La vita in diretta, ineffabile programma di RaiUno, all’epoca condotto da Michele Cucuzza – fondatore di Radio Popolare, piace ricordarlo – blindò Venditti fuori da un ristorante. Antoné non ne volle sapere e rispose in malo modo: le immagini andarono in onda lo stesso con commenti sarcastici degli ottimi inviati del servizio pubblico, ma tanta grande bellezza fu riproposta pure nel 2005 in una “Classifica dei personaggi più antipatici e scorbutici del mondo dello spettacolo” (e qui devo riconoscere alla Rai che nel 2005, in era pre-social, era all’avanguardia sulle boiate). Antoné otteneva il n.2.
(vorrei TANTO sapere chi era il n.1, ma non ho trovato nulla) (escluderei Mango)
La voce fuori campo spiegava: «Chissà, forse Antonello Venditti non è più abituato alle luci della ribalta. Del resto, ormai è molto tempo che non lo illuminano più».
(ah, briganti) (che poi, per quanto mi riguarda, è naturale che succeda. Quando un riflettore incontra Venditti, è Venditti che lo illumina)

Antoné avrebbe potuto farsi una risata (no, non è vero: per una risata ci vuole una battuta). Scelse di fare causa NON per danno di immagine o cose del genere, ma per violazione del diritto all’oblio. Buffo, no? Nel 2014 la Corte d’Appello stabilì che il servizio rispettava “l’essenzialità della notizia e la sussistenza del diritto di satira”.
(si può discutere) (come di tutte le cose senza né capo né coda)
Invece la Cassazione, in questo mondo di ladri, gli ha dato ragione! Mi chiedo se questi 13 anni abbiano giocato a favore. Mi chiedo se sia il caso di iniziare a cancellare cose che ho scritto 13 anni fa. Mi chiedo se è il caso di fare una classifica dei più simpatici, con Ermal Meta, Elisa, Ligabue, Zampaglione – oh, accidenti, per me sono tutti numeri uno.

5. Vasco annuncia su Facebook la band per la tournée. E mancano all’appello “la Ferrari” Clara Moroni e Andrea “Cucchia” Innesto, sassofonista (fermo un giro perché “ha preso un terzo cartellino giallo”). La Clarona in realtà aprirà alcune date – nella band entra invece addirittura Beatrice Antolini – però qualcuno si adonta. Vasco si adonta il doppio: “Nessuno è obbligato a venire ai miei concerti E non devono piacere a tutti (…) Ai social-mentecatti, che mi immaginano nelle mani di altri o pensano di sapere come devo comportarmi, rispondo che Vasco Rossi sono io”. Che come risposta, dovrebbe sistemare tutto. Purtroppo, salta fuori che comunque, Cucchia non ci sarà anche perché “il sound e la set list che stanno nascendo in studio non prevedono il sax”. 

Oh, non so voi, ma mi crolla un mondo. Liberi liberi, Splendida giornata, Una canzone per te, Bollicine, Toffee – io non riesco a immaginare Vasco senza sax, è come un film di Tarantino in cui tutti sopravvivono. 

6. Morandi fotografato in un autogrill mentre fa scendere la pioggia. Si gira (cioè, non tutto. Solo la testa) per mandare a remengo la tipa, ma questa non rinuncia allo scoop e condivide l’immagine. Deve aver pensato che il rischio che Morandi le faccia causa è minimo. Infatti io fossi in lui farei causa all’autogrill. Aumento del 2,9% nel fatturato nel 2017, possono permetterselo.

7. Valerio Scanu contro Maria De Filippi. Nel suo SECONDO libro autobiografico, intitolato Giuro di dire la verità: dalla A alla Zia Mary
(sa già di opera fondamentale)
spiega che a Maria deve molto, sarebbe un ingrato a non riconoscerlo, ma ci sono stati momenti in cui è rimasto deluso e dimenticato da lei. “Disse che mi avrebbe aiutato dopo l’Isola dei Famosi ma non l’ha fatto”. Io mi meraviglio che abbia bisogno di aiuto, specie guardando la copertina del libro e ascoltando il nuovo brano Ed io, che ventila “la possibilità di un legame spirituale e reciproco tra l’Onnipotente e la fragile creatura umana… Il dubbio che si staglia nell’animo di ogni essere vivente, quello ancestrale dello spogliarsi della propria armatura per raggiungere e toccare le corde del divino, si risolve con l’immagine accecante di una cometa nel cielo: una stella più luminosa di tutte le altre perché fiera di portare in grembo l’Amore tra un Figlio e un Padre che si donano senza remore e limiti”.
Ok, forse ha bisogno di aiuto. E per finire:

8. Ministri contro Maneskin. “Certo che se il rock è quello che fanno loro… Complimenti a Manuel Agnelli che li ha lavorati ma cantare cover aggrappati a un palo non ci interessa”.
Neanche a me, ho già dato. Grazie per la visita, al mese prossimo.

 

Una risposta a “Polemistan, cap. X – Le migliori polemiche del marzo 2018”

  1. io non conosco bene le dinamiche dei late night shows americani. ci sta che si facciano certi tipi di battute. Trovo tuttavia, in generale, avvilente il lavoro che si sta facendo di annullamento/annientamento di un bravo e talvolta geniale cantautore come Mango. Uno che non ha mai rotto il ca**o a nessuno e che ha avuto come unica pecca, quella di non essere stato un esaltato “primadonna” presenzialista. Magari non avrà scritto “la donna cannone” però non si merita tutto questo oblio.

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