Il collega che mi precede si accomiata con una battuta su Fedez, qualcosa del tipo “Basta che non diventi grillino come lui”. Fabio Rovazzi, con un sorriso indulgente sotto il baffino mormora “Ma no, non è grillino”. E a questo punto, cosa potevo fare: la domanda non era affatto nelle mie intenzioni originarie, però sapete come sono i media.
Ah, non è grillino?
Oh, iniziamo benissimo…
In effetti. Però quello che hai detto è interessante – mi risulta che il tuo amico abbia scritto l’inno del MoVimento e abbia sempre appoggiato…
(mi guarda. Come per dire “Vuoi davvero parlare di questo?”)
E la verità è che no, voglio parlare di lui, Fabio Rovazzi, l’esile giovane di Lambrate che ha tirato giù tanti birilli: disco d’oro senza aver fatto il disco, hit estiva senza passare dalle radio (“Solo un network, oggi, ha iniziato a trasmetterla”, mi dice), successo online ma senza download, popstar senza aver mai voluto fare il cantante. 22 anni, comico, videomaker e autore entrato nel giro di Fedez e J-Ax, è arrivato a 31 milioni di visualizzazioni su YouTube con Andiamo a comandare. Per non parlare dei 4 milioni di ascolti su Spotify. Ma controllate, oggi potrebbero essere 32 e 5. Domani, 33 e 6. E quindi, molto più di Fedez, mi interessa capire se la fortuna “virale” dello slogan Andiamo a comandare, più che all’irresistibile balletto di Rovazzi, riflette in qualche modo le sempre più diffuse rivendicazioni generazionali dei millennials.
Ricominciamo dalla cosa di cui, così a naso, in questo periodo stai parlando di meno. Dalla musica.
Sì, i giornalisti me lo chiedono poco, forse fanno bene, non so.
Cosa ti chiedono?
Se il balletto ha un nome, se sono un pazzo o sono un genio. Se quelli del video sono YouTubers famosi. Molte domande sulla politica.
Ah, lungi da me.
Ho visto. Faccio presto: io la politica non la seguo. So che è sbagliato. Però non mi ci ritrovo. Mentre la musica in cui mi riconosco, quella che ascolto è la musica elettronica. Mentre non ho mai realmente seguito la musica Italiana, se non il panorama EDM. Da mio padre invece ho ereditato The Who, Led Zeppelin, Elio & le Storie Tese e Frank Zappa. Questi ultimi mi colpivano molto quando ero ragazzino perché facevano comicità musicale.
Il pezzo Andiamo a comandare, da chi è firmato?
Da me, Merk & Kremont per la base, e Danti dei TwoFingers che mi ha aiutato a mettere fisicamente in metrica le cose, io non lo avevo mai fatto. Su iTunes mi hanno messo nella categoria Hip-hop ma tutto sommato hanno ragione quelli che sclerano, io non dovrei starci, casomai dovrei stare nella EDM. Io non so scrivere in metrica, non sono un rapper.
Cosa sei?
Un comico e un autore.
Quale comicità preferisci?
Quella inglese, Monty Python soprattutto. Ma anche gli americani, The Lonely Island, Jimmy Fallon. Mi piace veramente tanto anche Maccio Capatonda, però penso che pure lui anche se è bravissimo abbia gli stessi problemi che abbiamo tutti in Italia, e cioè che il trash è sempre in agguato. Per dire, i Lonely Island fanno Jizz in my pants, e lo fanno con Justin Timberlake. Se lo fai in italiano “Mi sborro nei pantaloni”, suona molto meno giocoso.
Ehm, ok, forse ho colto.
Suonano meglio anche le parole. E poi, voglio vederti ad avere la star italiana più famosa con un testo del genere.
Beh, però Elio & le Storie Tese sono riusciti a fare certe cose. E tra l’altro, Servi della gleba è uscita in un periodo in cui risultava molto più audace rispetto a oggi.
Gli Elii fanno scuola a sé.
Parlando di scuola. Ti eri iscritto al liceo artistico, hai lasciato a un anno dalla maturità.
La verità è che mi dà molta più soddisfazione essere autodidatta. E oggi ci sono tutti gli strumenti per esserlo. Per contro, se una cosa mi viene imposta dall’alto non mi va più di farla. Internet ti dà tutti gli strumenti per fare molte cose. E devo dire che onestamente, quando ho iniziato a lavorare facendo gli aftermovie nelle discoteche, molto presto ho capito che me la cavavo anche senza aver seguito un corso.
Esattamente, per cosa ti hanno notato Fedez e Ax?
Facevo, e faccio tuttora anche se magari non con la stessa costanza, dei video virali su facebook. Ho fatto questo video intitolato “Come evito il sabato sera”, con me che invento scuse per non uscire e mando agli amici un video col green screen in cui fingo di essere in un locale. Grazie a quel video sono stato contattato da Federico, sono andato a casa sua e siamo diventati amici, abbiamo iniziato a fare cose insieme. Questo era un anno e mezzo fa.
Prima cosa pensavi di Fedez?
Non lo dico per come si sono messe le cose, ma sono sempre stato un suo fan, anche non seguendo il genere lui mi è sempre piaciuto come personaggio fuori dalle righe, innovativo, dice quello che pensa.
Mi colpisce il fatto che in diversi video in cui siete insieme, lui accentua la sua prestanza fisica, fa addominali, fa pugilato. E’ voluto?
Cerchiamo la gag, in fondo vogliamo far ridere. Ci troviamo molto bene. Non mi aspettavo che uno come lui si interessasse a uno come me, che non faceva numeri esagerati. Invece è molto attento a tutto, è un buon talent-scout.
Lui ha moltissimi fan, e moltissimi haters. Cominci ad averne anche tu?
Ho due tipi di haters. I primi li capisco, per gli altri sono dispiaciuto. Capisco quelli che fanno musica, perché vedono me che faccio una canzone e non è il mio mestiere, però ottengo il disco d’oro con un trattore in tangenziale. Poi ci sono quelli che dicono “Sei raccomandato”. Mi spiace per loro, ma mi sono sempre sbattuto, andavo in discoteca a fare i video, ho fatto il cameriere beccandomi gli insulti, se sono arrivato a Fedez e Ax è stato sbattendomi. E non faccio le cose calcolando quello che funziona. Faccio quello che mi piace. Anche perché una legge del web è che se fai le cose per fare i grandi numeri, non ti arriveranno. Se appena c’è il sospetto che stai fingendo, o che stai facendo una marchetta, i commenti ti sommergono.
Interessante. Nell’hip-hop le marchette vengono ostentate, sono un elemento del successo.
Il web è il contrario. Ho fatto un video in cui assicuro di essere rimasto umile…
L’ho visto, quello con l’elicottero. Ma l’elicottero da dove arriva?
Un ragazzo mi ha contattato e mi ha detto “Se un giorno ti servisse un elicottero, io posso mettertelo a disposizione”. Molte cose che faccio nascono così.
Leggo molti commenti riguardanti le tue magliette.
Quello è uno dei miei vizi, ci spendo soldi. Cerco di avere almeno qualcosa di figo. Almeno quello.
Gli altri vizi, come sottolinei in Andiamo a comandare, li deplori.
Fumare non fumo, ogni tanto bevo. Ma non è quello il punto, io sono sicuro che ci si possa divertire senza alcolici e droghe. La smania di sconvolgersi è un cliché.
Alludi all’hip-hop o che so, a Il Pagante?
Loro sono amici. Sono ironici, non credo siano sempre lì a sbocciare. Non mi va di giudicare il Pagante. Anche perché lì l’esagerazione è talmente…
Esagerata?
Ecco. Mi riferisco più a certi elementi del mondo rap che sono molto più crudi sulla droga, ne fanno una specie di mito. Devi tener conto che hai un grosso seguito di ragazzini.
Da un grande potere…
…derivano grandi irresponsabilità.
Il prossimo pezzo su cosa sarà?
Non te ne posso parlare.
Sento dire che sarà sui social. Dimmi un’altra legge del web.
Non è che io sia uno studioso, eh.
Questo è già emerso.
Eh, infatti. Però penso che il web sia un’arma a doppio taglio. Ci sono cose deleterie. Tipo Andrea Dipré. C’è un sacco di trash. E non è nemmeno il peggio. Forse la cosa peggiore è la cattiveria impunita. Sai, tipo il bambino o la ragazzina che canta una canzone nella cameretta, la mette su YouTube e viene insultata. E la gente dice “Se lo metti sul web te lo devi aspettare”. Beh, per me no. Quindi ecco, il web è anche molto cattivo. Però può cambiare. In fondo è una cosa nuova.
Nuova?
Voglio dire che non è ancora al 100 per 100.
Ti ci vedresti in televisione? O per quello che vuoi fare, il web è meglio?
Io vorrei fare tutto quello in cui mi si dà la possibilità di essere me, e di svecchiare tutto quello che c’è in giro.
Oh, qui ti volevo. Sullo svecchiare. Tu hai per caso la sensazione che ci sia in giro una specie di conflitto generazionale? Giovani contro adulti. C’è un giovanilismo spinto, e una generazione che è infastidita da quella che la fa sentire vecchia. Forse gli anni 60 erano quella roba lì.
Beh, gli anni 60 vengono ricordati come begli anni. Comunque ci sono un sacco di persone di mezza età che io stimo un sacco e hanno idee innovative, e d’altro canto ci sono miei coetanei universitari rigidissimi. Il primo esempio che mi viene in mente è Andrea Pellizzari. Lui è una persona che stimo molto. Lui dovrebbe fare ancora più di quello che fa.
Cosa fanno più fatica a capire quelli sopra i 40 anni?
Trovano offensivo il successo di Andare a comandare. E in effetti, so che contiene cose insensate. Che però sono messe lì per un motivo.
Strano che una generazione cresciuta con “Sei come la mia moto” di Jovanotti e “Non me la menare” di 883 sia così puntigliosa sulle canzoni che ascoltano i figli.
Crescere coi dARI è stato peggio. Però capisco perfettamente che risulti incomprensibile il successo di questo prodotto. Io stesso sono stupito. Sinceramente, speravo in un milione di pageview. Non ventuno. Però, oh – devo anche dirlo… Sono contento di comandare.