AMARGINE

10 motivi per cui gli U2 non interessano più a nessuno

(questo mese la rivista Rollingstòn ha deciso che non ho niente di interessante da dire. Ma perché, prima???) (uno degli articoli che gli ho mandato invano riguarda un complessino marginale) (non lo hanno pubblicato, confermando di fatto che siano marginali) (e siccome qui siamo A Margine, questo è il posto giusto)

Vent’anni fa, nel luglio 1993, gli U2 portavano lo Zoo Tv Tour negli stadi italiani (Verona, Roma, Napoli, Torino e Bologna). Vent’anni fa non c’era dubbio su quale fosse la più rilevante rockband del mondo. Oggi, non solo sembra non esserci più nessuna “più rilevante rockband del mondo”. Ma la sensazione è che comunque, gli U2 siano improponibili per il titolo. Per quanto restino un nome in grado di mobilitare enormi masse di persone, sono diventati stranamente marginali, in un modo che nel luglio 1993 sarebbe stato impensabile. A quell’epoca stavano ridefinendo il rockshow (chi vide quei concerti non se li è dimenticati) e alcune regole del business: ad esempio, in spregio al commercio, pubblicarono un nuovo album, Zooropa, in pieno tour di Achtung Baby. Erano tanto enormi che come band di supporto avevano Pearl Jam, o i Ramones. Erano tanto ambiziosi che a curare lo spettacolo come fosse la più fantasmagorica delle sue installazioni, c’era Brian Eno. Erano talmente avanti che dopo la new wave britannica e la prima mutazione verso un rock essenziale e americanissimo, avevano fatto un balzo in avanti globale che faceva sembrare conservatore il sound grunge, zeppeliniano di Seattle che aveva tra i propugnatori proprio i Pearl Jam. Erano talmente “arty”, che sembrava che Wim Wenders si ispirasse alle loro canzoni, e non il contrario.

Chi compie 20 anni in questi giorni difficilmente indicherebbe i quattro dubliners come massimo nome del rock. Forse attribuirebbe la qualifica a nomi ancora più vetusti. Ma nella sua esperienza personale gli U2, non ancora entrati nel pantheon dei “leggendari”, sono un gruppo che si fa vivo di rado e fa parlare parecchio. E Vertigo, City of Blinding Lights, Magnificent, Walk On, Beautiful Day sono pezzi carucci che non hanno cambiato la vita a molta gente. Intanto, l’influenza degli U2 viene rinvenuta in pochissimi gruppi contemporanei, che sono più bastonati che riveriti dalla critica (Coldplay, Killers).

Perciò, visto che qualche tempo fa si era parlato di 10 Reasons to Exist come possibile titolo del prossimo album, cerchiamo al contrario di capire le 10 ragioni per una sparizione.

  1. 1. Troppe linee dell’orizzonte. Di recente abbiamo saputo che il titolo del nuovo album potrebbe essere Manhattan. Molto significativo. Perché vent’anni fa, la seconda reinvenzione degli U2 fu un movimento in senso contrario, dall’America di Joshua Tree e Rattle & Hum al cuore dell’Europa di Achtung Baby e Zooropa – fino alla fatidica Miss Sarajevo, nel tentativo di capire cosa succedeva nel mondo, di portarlo tutto quanto nella propria musica senza mollare la propria posizione centrale nel rock. Impresa ambiziosa. Troppo, probabilmente. Certe ambizioni non vengono perdonate facilmente.
  2. 2. La sindrome di Gesù. Maledizione, è questo che rende pesanti gli U2: sentono di essere strumenti di Elevation. Che è una cosa che può succedere, certo. Ma può essere un effetto del rock, e non la base. Che non va mai persa di vista, e che è impeccabilmente contenuta nella ponderata affermazione di Little Richard: A-wop-bom-a-loo-mop-a-lomp-bom-bom (Tutti Frutti, 1955). Che il rock sia una delle forze evolutive dell’umanità è un’idea sconclusionata e (toh!) molto cattolica. Persino Joe Strummer ci andava molto cauto. Certo, a furia di rivolgerti ogni sera a 100mila persone adoranti in uno stadio, beh, il successivo, naturale step ti sembra quello di cambiare i destini del mondo. Ma è un po’ più difficile di quel che sembra. Lennon e Dylan hanno sempre negato di volerlo fare. Che è l’atteggiamento più sano: prova a farlo. Ma non dichiararlo.
  3. 3. San Bono. Sta sulle palle a parecchia gente e non può, non vuole o non sa ancora spolverare il carisma del vecchio leone (anche perché è sempre più acciaccato). Finita la fase in cui schivava il problema della beatificazione trasformandosi comicamente in un gaglioffo (l’alter ego MacPhisto), di colpo ci siamo trovati di fronte a uno di quei personaggi dai quali tutti temono il predicozzo, anche quando non arriva. I più sono persuasi che sia falso come Simona Ventura (cit.). Certo non ha il sorriso più spontaneo del mondo. Specie quando da un lato tenta di salvare il pianeta, dall’altro cerca di gabbare il fisco.
  4. 4. D’altra parte, forse non vogliamo più essere salvati. Oppure sì – ma certamente non vogliamo più essere sensibilizzati. Di fatto, dal modello Live Aid, si è passati al modello Live 8: Twitter e Facebook ci danno la possibilità di dimostrare con un “like” che siamo persone con una coscienza, oppure che siamo ironicamente privi di una coscienza, oppure che siamo, in coscienza, desiderosi di un cupio dissolvi, una distruzione di questo mondo un po’ babbione. Non è molto importante. You miss too much these days if you stop to think (Until the End of the World, 1991).
  5. 5. Sono uncool. Non c’è hipster o indie che non tema di perdere la barba se riconosce che gli piace anche solo un loro pezzo. Pitchfork li massacra puntualmente. E’ tipo un esercizio di stile, quello di infierire su di loro, denunciarne le contraddizioni, il tradimento, il gigantismo, la zelo, la hýbris (scusate), la mancanza di ispirazione. Ehi, un momento. Che lo sia anche l’articolo che state leggendo? Boh. Vedete voi.
  6. 6. Sono durati pure troppo. Non nel senso anagrafico, è ovvio: i Rolling Stones provano che si può durare tutta la vita e anche oltre. Ma per gli artisti rock la lunghezza del periodo aureo è limitata. Pochi sono in grado di indicare la strada agli altri per più di una decina d’anni. Viene il momento in cui a furia di evolverti arrivi a un punto di non ritorno. I più accorti lo capiscono, mettono il pilota automatico e procedono a velocità di crociera lungo il proprio cammino per il resto dei propri Glory Days (tanto per alludere a un personaggio a caso): tocca alle nuove leve fare le rivoluzioni (musicali e no). Onore agli U2 se per almeno 15 anni hanno fatto i dischi che tutti DOVEVANO ascoltare. I Beatles, tirati sempre in ballo in questi casi, hanno retto metà tempo.
  7. 7. Hanno finito le reinvenzioni. Rimanendo sulla questione della durata del fuoco creativo, potremmo osservare che solo i professionisti del mutamento sono riusciti a rimanere in cima alla ruota per una quindicina d’anni: David Bowie, Madonna. Poi, appena incappati in epoche più difficili da interpretare, anche loro hanno cominciato ad avere battute a vuoto, alternate a recuperi forse anche fortunosi: a mescolare continuamente le carte, prima o poi ti entra la mano giusta. Gli U2, dalla bandiera e i chiarori infuocati di Under a Blood Red Sky al megalimone del PopMart Tour, hanno fatto tutti i salti mortali che potevano. Poi, come dopo una sbronza, si sono fermati a fare mente locale. Ritrovandosi con un certo sgomento a occupare un posto cadetto nel cuore di Brian Eno, che mette molto più impegno nei Coldplay. Con così tanti conigli tirati fuori dal cappello, l’identità degli U2 è andata disperdendosi. Hanno scritto diverse buone canzoni negli ultimi 20 anni. Ma il loro suono è così poco interessante. E poi, detto inter nos, il chitarrino di The Edge è spesso ridondante come il vezzo dei rapper di iniziare ripetendo “Aha, aha”, come a dire: “Sono un rapper, sapete? Sto per farvi un rap”. Ma dai, veramente? “Sono The Edge, sapete? Negli U2, c’è una chitarra. E’ inconfondibile. E la suono io!”. Oh, you don’t saaay.
  8. 8. How long to sing this song. Il caso degli U2 quindi è soprattutto un problema di suono, perché mentre il pop (mancando di critici spaccamaroni) ha capito che può permettersi tutto senza imbarazzi, il rock ha una difficoltà ormai incontestabile per qualunque gruppo o artista di produrre un suono che vada bene a più generazioni. E soprattutto a più latitudini (i giapponesi comprano i dischi, gli italiani no. Quindi, chi vogliamo accontentare?). A meno che il suono rock non sia sempre quello, cristallizzato e “classic”. E così il concerto si chiuderà con Satisfaction, o con la Marcia di Radetzky come il Capodanno di Vienna, con l’auditorio che batte le mani soddisfatto: il biglietto costava un rene, ma ora potrai raccontarlo. Beninteso, nel momento in cui i coolissimi Daft Punk vincono su tutta la linea rispolverando Nile Rodgers e Giorgio Moroder, è dura accusare il rock di essere “vecchio”. Poco furbo, casomai. Mah, probabilmente è colpa di quella romantica fissa del fuoco indimenticabile.
  9. 9. iTunes e lo strapotere dei singoli. Il declino dell’album a favore dei singoli e del pezzo da scaricare per conto suo ha indotto gli U2 a concentrarsi su canzoni a presa rapida come mai avevano fatto in carriera. Sapete, tra le orecchie degli ascoltatori di ieri e quelle di oggi c’è la differenza che passa tra i pollici di chi usava un Amiga e quelli snodabili di chi usa un iPhone: è intervenuta una mutazione, e i pezzi che in altre epoche hanno fatto la fortuna – anche radiofonica, eh – della band (One, With or Without You, Stay) sono agli antipodi di canzoni come Vertigo, Magnificent, Beautiful Day, per le quali comunque i Franz Ferdinand o i Kaiser Chiefs pagherebbero oro (e forse pure i Green Day, ora come ora). Ciononostante, quella era l’arte in cui gli U2 erano magistri sommi. Ora, non è che abbiano dato un taglio alle ballatone, è ovvio. Ma il loro tentativo di poppizzarle (vedi I’ll Go Crazy If I Don’t Go Crazy Tonight, Sometimes You Can’t Make It on Your Own, in parte anche Electrical Storm) produce generosi sbadigli.
  10. 10. Più niente da dire? Ma caspita, hanno già detto un bel po’ di cose. Lo Zoo TV Tour è citato più volte in questo articolo. C’è dell’intenzione. In quel preciso momento, in un’epoca sostanzialmente pre-internet e pre-telefonini, gli U2 (e Eno) misero al centro dell’attenzione l’alluvione stordente di messaggi di ogni tipo cui l’umanità sarebbe stata sottoposta. Mentre le Trabant si muovevano impazzite, i televisori sul palco sparavano velocissimi sentenze colme di senso e nonsenso come avrebbe fatto una Jenny Holzer. Immaginate un bombardamento di BELIEVE EVERYTHING – YOU ARE A VICTIM OF YOUR PARENTS – ENJOY THE SURFACE – YOU’LL NEVER WALK ALONE – EVOLUTION IS OVER – DO NOT ACCEPT WHAT YOU CANNOT CHANGE – LET ME HEAR YOU SAY YEAH – DIE! – RELIGION IS A CLUB – DIE IST EINE UTOPIE ZUNKRUFT – WATCH MORE TV – PANIC IS ATTITUDE – IS THIS ALL WE GET? – WIFE RAPE FOOD SEXY WAR BLOODY KIDS TRASH MOM JAPAN COLOUR FRENZY FISH NIGGER ULTIMATELY WHORE

…Non vi ricorda niente? Andiamo, sembra un po’ il successivo, laconico computer dei Radiohead, no? E a proposito dei Radiohead, è interessante notare come poco dopo quell’orgia di messaggi, un altro paio di intuizioni degli U2 furono portate alle estreme conseguenze: da un lato Kurt Cobain, rockstar-redentore, morì per i peccati del mondo (o giù di lì). Dall’altro, l’elettronica dilagò, la dance esplose come rito collettivo che esce dai club e fa il pubblico delle arene (Prodigy, Chemical Brothers, per non parlare della Ibiza nation). Al rock non rimase che ingranare la retromania. E gli SMS degli U2 finirono. Come se avessero esaurito il credito.

 

 

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73 Risposte a “10 motivi per cui gli U2 non interessano più a nessuno”

  1. Amico mio hai tutta la mia stima! Finalmente un’analisi lucida e critica del loro lento declino. Io li ho adorati, soprattutto il periodo zooropa, ma credo che se perfino i Pink Floyd abbiano saputo dire basta, non vedo proprio perchè loro non possano farlo..

    1. Alla luce del nuovo album mi viene un pò da ridere a rileggere quest’articolo, basato molto su supposizioni, poco su fatti…riassumo in un breve e coinciso: vi meritate Justin Bieber… 😀

      1. Beh, dicci i fatti, Claudia. Orsù, i veritieri, inoppugnabili, indiscussi fatti che sanciscono la vera verità definitiva con cui tu pasteggi.

      2. concordo con te sull’ultimo album, che appena ho avuto modo di ascoltare (itunes) ho apprezzato da subito non nel complesso, ma progressivamente traccia dopo traccia. le prime due che 3 che mi hanno colpito sono state nell’ordine every breaking wave – song for someone – sleep like a baby tonight, poi anche la traccia di apertura ma dopo almeno un paio di settimane di ascolto in sottofondo (è così che mi piace scoprire gli album). oggi lo ascolto dall’inizio alla fine senza mandare avanti alla traccia successiva, preferendo sempre 4 tracce rispetto a tutte le altre

  2. la sai una cosa?non li ho mai,ma dico mai,sopportati..fin dal primo istante..quando facevano il gruppo irlandese postpunk,valevano l’alluce degli stiff little fingers..dopo lasciamo stare..solo una sequenza di furbatine mediocri a esser buoni…

  3. E’ così vero, amico mio. Quasi troppo. Se se i Bowie puoi cambiare, chiaro, hai impostato tutto su quello e te la sei c-c-c-c-c-antata pure. Ma gli U2 a ogni nuovo cambio si sono scavati un metro di fossa in più, perché non erano cambi frivoli, erano tronfi, pesanti e tutti quegli aggettivi atti a definire quel tipo di fatto U2 lì. Fino a un certo punto, la loro magniloquenza permetteva al suono di uscire dalla fossa e vincere comunque tutto, anche grazie a i megaschermi che proiettavano i contenuti della fossa medesima. Ma poi? Poi hanno scavato troppo, e te credo che no line of the horizon.
    Potrebbero però girare in tur come egregia cover band / cosplay degli U2 anni 80. Non c’è mica niente di cui vergognarsi!

  4. Di sicuro questo articolo ha il piglio dell’innamorato tradito più che del critico obbiettivo… 🙂
    In ogni caso in alcune critiche mi ci ritrovo, altre, sanno n pò di provocazione superspinta…in ogni caso, è oggettivo che dopo il reinventarsi continuo che hanno attuato fino alla fine dei 90 si è spento completamente con l’arrivo del duemila, il “fuoco indimenticabile” si è spento, penso soprattutto per una ragione anagrafica: fino a 30 chiunque ha voglia di spaccare il mondo, dopodichè o si raggiunge la pace o si resta irrimediabilmente delusi. Nel loro caso credo la prima…però, anche se non sono più quelli di una volta, non arriverei ad affermare che non interessino più a nessuno, qualcosa da dire ancora ce l’hanno, e se smettessero di guardare ossessivamente al mercato sarebbe qualcosa di affascinante e sofisticato, secondo me. Per rispondere ad un commento più sopra infine, sicuramente possono non piacere o addirittura stare sulle palle, però tutto ciò che hanno fatto dall’inizio della loro carriera fino all’idea geniale di “Pop” e tutto ciò che ci girava intorno, non erano assolutamente “furbatine mediocri” ma linee di pensiero nettissime e studiate con i controattributi…

  5. p.s.: ho scritto il commento con un pò troppa “foga”. solo ora noto i millemila errori, scusate! 😛

  6. Caro mio.
    Secondo me hai scritto una marea di stronzate.
    Critiche trite e ritrite, scritte con uno stile che cerca di essere simpatico e accattivante ma così non è.. ho ripreso a leggere varie volte le tue frasi perchè mi annoiavo ad arrivare al punto.
    Non hai detto niente di nuovo e non proponi niente di nuovo. Ti lamenti e basta. E per me questo non è costruttivo. Ed è noioso.
    Ps: nel sito web indicato ci sono alcuni brani della mia band. Io e il batterista abbiamo iniziato a suonare facendo cover degli U2 e penso che l’influenza si senta assai.
    E penso che questa sia buona musica.
    Ps: gli U2 non fanno rock.

    1. Cara Alice, grazie per le tue critiche. Sono costruttivissime. E sicuramente non sono noiose – ma piene di brio.
      Ps: puoi avvisare tu il mondo che gli U2 non fanno rock? Io non posso, sto uscendo.

      1. Guarda Paolo.. io non so manco chi sei. Il fatto che scrivi (o hai scritto) su Rolling Stones non mi fa nè caldo nè freddo.. anche perchè spesso i critici musicali non capiscono una fava.
        Sinceramente non sono riuscita ad essere noiosa spiegando per filo e per segno tutto ciò che c’è di sbagliato nei tuoi 10 punti un pò perchè appunto non volevo essere noiosa, un pò perchè ho anche di meglio da fare. Un giorno se ne ho voglia ti smonto l’articolo pezzo per pezzo, così è costruttivo.
        Gli U2 non interessano più a nessuno ma ci vanno comunque migliaia di persone a vederli. Sinceramente non mi sento di basare il metro d’interesse su quanti dischi vengono comprati, sappiamo entrambi che la gente non ne compra più.
        Ah, per la cronaca, ho dato una sbirciata gli altri tuoi articoli in questo blog e devo dire che mi sembrano l’uno la fotocopia dell’altro.
        Vabè insomma.. comunque io questo articolo l’ho beccato per caso su facebook.. Quindi d’altronde non mi interessa se scrivi male.

    1. Uff, però ero curioso. Voglio dire: io gli U2 li ascolt(av)o da War, posso elencare tutte le canzoni al contrario da Zooropa a Three (e non a Boy, pischelli), ricordo a memoria da che parte pende il pisello di Adam Clayton (e ne farei a meno, comunque sinistra, vedi cover di Achtung Baby) e sono perfettamente, assolutamente, incontestabilmente d’accordo con il Barman.

      E poi sono curioso sul genere: ho sempre avuto il sospetto che ci fossero echi del prog di Canterbury in “Desire”.

      Dai, Alice, torna. Illuminaci.

  7. I critici musicali sono troppo dei grandi: non sapendo suonare, decidono di “criticare”. E’ come se io, non essendo un ingegnere edile, aprissi una rivista in cui parlo, “critico” e pontifico riguardo i ponti e le dighe costruiti dai veri ingegneri edili. E’ incredibile l’invidia malcelata che si legge in tutti gli articoli di un critico musicale. Invidia del successo e dei soldi ad esso legati. La prassi è la seguente: finchè un gruppo non prende un soldo e rimane un segreto di pochi, finchè vende 12 copie e fa pezzi che piacciono a pochi, allora viene osannato dalla critica come se avesse inventato chissà che cosa. Poi, appena diventa un minimo famoso, inizia l’opera di distruzione fino ad arrivare, in alcuni casi, all’infamia. Se non si reinventa, allora è un gruppo morto. Se si reinventa, allora è un gruppo falso. Adesso, ad esempio, l’amore di tutti i critici si spreca per gli Arcade Fire (spiegatemi poi cosa hanno fatto di nuovo): aspettate che facciamo un singolo minimamente radiofonico (che prima o poi succede) e vedrete il massacro mediatico. Guarda: ho 43 anni, ascolto gli U2 da quando ne ho 13. War è il primo album che ho comprato in vita mia, con la paghetta dei miei. Li ho visti live 25 volte in questi anni. Ma non sono un nostalgico. Seguo un sacco di band nuove e alternative, vedo un sacco di concerti, ma sai cosa ti dico? Che dal vivo (e come me la pensano milioni di persone) ti danno un emozione che pochi altri sanno dare, pezzi dell’ultimo album compresi. La differenza è tutta lì. Guarda, sei un critico musicale, dovresti sapere che lì, sotto il palco, è dove il cerchio si chiude: lì si vede chi ha un cuore e una credibilità. Ce l’hanno gli U2, ce l’hanno i Pearl Jam e così via. Altri che pensi che ce l’abbiamo, poi ti accorgi lì sotto che non è così. Concludo con un’altra cosa: sai, starà sul cazzo a molti, Bono. Generalmente sta sul cazzo perchè ha molti soldi. Guai poi se il critico è di sinistra: allora, in tal caso, avere molti soldi è quasi diabolico. Poi sta sul cazzo perchè, come dici tu, ha la mania di salvare il mondo. Bè, informati bene sui benefici della One Champaign e su quello che sono riusciti a fare. Prima di pensare a ciò che gli altri hanno fatto per falsità e pubblicità, come pensi tu, fatti questa domanda: cosa ho fatto io? Credo sia una domanda interessante da porsi. Ora ti lascio e ti consiglio di esaltarti un pò con gli Arcade Fire, sperando solo che Reflektor non vada primo in classifica, altrimenti ti tocca ammettere che sono commerciali. Ah, dimenticavo: impara a suonare qualche strumento, così ti rendi conto meglio che il chitarrino di Edge ha segnato un epoca e uno stile. Di solito, suonando, si diventa più bravi anche a commentare il lavoro degli altri. Ti saluto.

    1. tre appunti, signor Passoni:

      1 _ quindi, visti i successi di pubblico, i Modà sono inattaccabili?
      “Guarda, sei un critico musicale, dovresti sapere che lì, sotto il palco, è dove il cerchio si chiude: lì si vede chi ha un cuore e una credibilità. ”

      2 _ se per poter criticare bisogna saper suonare, chi può attestare che qualcuno sappia suonare e quindi è libero di criticare gli altri?
      “Di solito, suonando, si diventa più bravi anche a commentare il lavoro degli altri.”

      3 _ in effetti è risaputo che Madeddu è un misero scribacchino fallito ed invidioso.
      Pensi lei signor Passoni, come siamo ridotti noi, a leggere ed addirittura commentare un misero scribacchino fallito ed invidioso!

      1. Rispondo ai suoi 3 appunti, signor Carter:

        1) Non mi vorrà paragonare il tour degli U2 con quello dei Modà. Dai, siamo seri, i paragoni si fanno tra cose che possono essere paragonabili. E il non essere paragonabile qui non si basa sul mio gusto soggettivo, ma su dati oggettivi. Quali? Che TUTTI hanno cercato biglietti per vedere gli U2, che TUTTI ci volevano andare. Parlo di tutto il mondo, tranne lei e Madeddu che siete le voci fuori dal coro. Non mi risulta che questo accada per i Modà, e lo sa bene anche lei. Quindi niente retorica, atteniamoci ai fatti: la Ferrari e la Peugeot non si possono paragonare, perchè sono 2 cose diverse.

        2)Non mi prenda in giro con frasettine ad effetto sul chi può attestare che qualcuno sappia suonare e quindi possa criticare. La sua frase è la stessa cosa che dire “è nato prima l’uovo o la gallina?”. Resta il fatto che la critica musicale è un’anomalia della nostra società. Mi spiego: in nessun altro campo dello scibile umano chi non è esperto di una cosa (quindi chi non fa lo stesso lavoro) si permette di criticare il lavoro degli altri. Perchè? Perchè non sarebbe ascoltato. Nella musica invece vi sono dei critici (che non sanno suonare e quindi non fanno lo stesso lavoro di chi compone) che predicano dal pulpito e vengono persino ascoltati. Dimentichiamo troppo spesso che stanno esprimendo un OPINIONE. E anche loro, i critici, dimenticano che stanno esprimendo un’opinione, e si vede da come scrivono: credono di esprimere, invece, delle verità. La loro opinione ha lo stesso valore della mia, perchè siamo entrambi ascoltatori.

        3) Guardi, per i motivi di cui sopra, evito praticamente SEMPRE di leggere critiche musicali, perchè non mi interessano. Mi è arrivato questo articolo per vie traverse e l’ho letto e ho pensato di dire la mia perchè mi aveva colpito il modo con cui è stato scritto: ripeto, sa di invidia e di crociata anti-U2-commerciali-rubasoldi-evasori-amicidiberlusconi. Sinceramente sono atteggiamenti che non riesco a capire, perchè li trovo gratuiti. Della serie: non ho niente da scrivere, parlo male di qualcuno così la gente, che per sua natura è incline alla polemica, mi legge. Ma a parte questa eccezione, dettata anche dal fatto che sono un fan degli U2 da lungo data e che ho vissuto bei momenti grazie alla loro musica (rida pure, non mi interessa), ho smesso a 17 anni di comprare riviste musicali, proprio perchè non mi serve leggere di qualcuno (di parte) che mi spiega com’è un CD. Se lo voglio ascoltare me lo compro e decido io se è bello o brutto. Non ce l’ho personalmente con Paolo, non ce l’ho con nessuno, penso solo che quello che ha scritto non è condivisibile per quanto sopra spiegato.

        Aggiungo un punto 4: perchè mi risponde lei a non Paolo?

        1. 1) Perché li ho già visti. E al loro meglio. E penso che potrei solo rimanere deluso. E i loro ultimi dischi non sono abbastanza belli da farmi dire: “Wow, sono proprio curioso di vederli”.
          2) Cioè i critici cinematografici fanno anche gli attori? O i registi? I critici letterari sono anche noti scrittori? I critici gastronomici hanno tutti un ristorante? E quindi vanno a parlar male di quelli degli altri?
          2 bis) Davide, la invito a sottopormi un mio singolo articolo da cui si evinca che “credo di esprimere una verità” invece che di “esprimere un’opinione”. Le concedo tutto il tempo che desidera per cercarlo. Fossero anche ottant’anni, centonovanta, duemilasessanta, quindici milioni di anni – mi impegno a non morire prima che lei abbia trovato quel pezzo. Quindi, cerchi con comodo.
          3) E’ molto possibile che io sia fan degli U2 più di lei, come ha ipotizzato qualcuno nei commenti. Che io abbia lanciato una crociata “Amicidiberlusconi” è una sua personale fantasia. Spero, perlomeno, erotica.
          3 bis) Afferma che la mia è solamente un’opinione e che non la condivide. In tal caso, perché si scalda tanto?
          4) E’ capitato. Si vede che aveva voglia di risponderle. E’ una brutta cosa? Io invece non avevo voglia di risponderle per la sua sciocca presunzione che io non sappia suonare. Mi venga a trovare, le faccio una serenata. Che strumento preferisce? Chitarra, tastiere, basso? Flauto dolce, scacciapensieri, armonica?

          1. Sono un pò in ritardo a risponderti. Ma ti rispondo perchè è divertente questa conversazione, nel senso che tu vai a cercare il pelo dell’uovo in qualsiasi cosa una dica, per contrattacare. Mi sembra di parlare con un avvocato, che te la rigira sempre come pare a lui. Ti scrivo perchè vorrei sapere una cosa. Me la devi spiegare perchè non mi è chiara. Allora, come ti ho detto, non leggo riviste musicali. Ma devi sapere che il mio gruppo preferito oltre agli U2 sono i Pearl Jam. Che non centrano niente con gli U2, ma così è. Perchè te lo dico? Perchè vado a casa di amici a cena, vado in bagno e trovo un numero di qualche mese fa di Rolling Stone con i PJ in copertina. Mentre sono in bagno mi guardo le pagine dell’intervista e vedo che c’è un trafiletto con la recensione di Lighting Bolt scritto da te. Allora mi incuriosico e lo leggo. Penso: adesso li massacra. Perchè? Perchè l’album è niente di più o niente di meno di ciò che potevi aspettarti dai PJ a 50 anni. Un album classico, in stile PJ classici post-grunge. Personalmente lo reputo molto bello, sicuramente uno dei migliori dal 2000 in avanti: quello che mi ha colpito non sono i suoni o la produzione, sono le canzoni, alcune delle quali le ritengo notevoli. Il suono e la produzione sono sempre quelli malgrado qualche piccola novità. Quindi penso: se Paolo è coerente, li massacra perchè sono più accessibili del solito, perchè non c’è niente di nuovo, non c’è reinvenzione, non c’è sperimentazione, sono tutte cose che bene o male ti danno fastidio negli U2, che reputi la parodia di loro stessi. E invece no. Dell’album ne parli molto bene, come se fosse un pregio non reinventarsi. Se ricordo bene, tra le novità che noti citi “più di una voglia di U2”, ma lo scrivi con un accezione positiva, o almeno dai questa sensazione. Allora mi chiedo: ma quale è il metro del giudizio? Perchè se gli U2 fanno un album classico sono morti e se lo fanno i PJ sono vivi? Perchè se gli U2 si reinventano sono dei burattini e dei falsi e se per caso lo facessero i PJ sono degli sperimentatori? Forse perchè è difficile parlare male dei PJ perchè sono una band “integra”? Perchè Eddie non fa il santo in giro a predicare? Ma vi rendete conto, voi critici, che nel momento in cui parlate dei PJ come band non mainstream e “non venduta” o “non commerciale” state parlando di una band che tutti conoscono e che ha venduto decine di milioni di dischi? Sinceramente non riesco a capire perchè ci sono due metri diversi di giudizio. Quindi la mia domanda è: ma quando arrivi a casa con un CD nuovo di cui devi scrivere la recensione e lo metti nel lettore e lo ascolti, in base a cosa giudichi? Cos’è che ti fa dare un giudizio positivo o meno? E’ una domanda seria, cerco di capire come funziona la mente del critico. Io, non essendo un critico, mi baso solo sulle emozioni che mi arrivano o non mi arrivano. Ma voi su cosa vi basate? Vi trovo contradditori e vorrei davvero capirvi.

          2. Tanto per cominciare, non mi pare di aver cercato il “pelo nell’uovo”. Mi pare di aver risposto, in quattro punti (più due bis) e senza rigirare. La mia sensazione è che Lei mi imputi di “rigirare” quando la risposta fa sembrare le sue obiezioni un po’ farlocche. Ma siccome sono più paziente di quello che mi si imputa, eccomi qui di nuovo.
            La recensione dei Pearl Jam la ricordo molto bene, e ricordo molto bene anche come si conclude, con un accenno al testo di Jeremy, per sottintendere (per il lettore più acuto, beninteso) che quel gruppo non esiste più, e al suo posto c’è un gruppo che fa mainstream rock. E una volta chiarito questo, il recensore avverte che si sta regolando di conseguenza.

            Per contro Lei, Davide, scrive queste parole:
            “Vi rendete conto, voi critici, che nel momento in cui parlate dei PJ come band NON MAINSTREAM e “non venduta” o “non commerciale” state parlando di una band che tutti conoscono e che ha venduto decine di milioni di dischi?”

            Queste invece sono le parole scritte nella mia recensione:
            “Il disco di un gruppo di gentiluomini di mezz’età felicemente approdato al mainstream rock”.

            Quindi, se Lei trova contraddittorie cose che io NON HO scritto, posso solo dedurre che Lei ha deciso di cercare i piccoli piaceri nella vita nel petulare inutilmente e nel cercare di dimostrare che Lei è una persona più furbina di me.
            Sono desolato, ma anche con la migliore buona volontà, non v’è alcun riscontro in merito.
            Buona giornata.

  8. ma perchè sempre e soltanto criticare?….L’ultimo concerto che ho visto (U2 a Roma) mi dovevo difendere da chi era venuto apposta per criticare, non per cantare insieme a chi, nonostante tutto, ha ancora, nel fondo del cuore, la febbre sacra della musica che brucia e fa emozionare……voglio dire che se ti piace ascolti, se non ti piace: libertà di spegnere, non scaricare, non comprare canzoni, cd o vinile….Non riesco a staccarmi, non riesco a non farmi venire i brividi ascoltando la musica degli U2, mi dispiace, sono mediocre? non me ne frega niente…Sto cercando di far crescere i miei figli evitando di catalogare ed etichettare gli stili o i generi nei quali dividono la Signora Musica, sto cercando di far capire loro che quello che devono cercare è l’emozione, i brividi, indipendentemente dal nome, dal genere e dalla moda!

    1. Comunque, Maria, hai ragione: non esistono le categorie, non esiste la musica commerciale e quella non commerciale. Esistono invece le emozioni create dalla musica. E’ chiaro che le mie emozioni possono essere diverse dalle tue. Ciò che emoziona me potrebbe non emozionare te. Però una cosa secondo me va detta… Ci sono emozioni che accomunano molte persone. Voglio dire, se negli ultimi 40 anni praticamente tutti, compreso mia nonna, si sono emozionati ascoltando una canzone dei Beatles, un motivo ci sarà. Se negli ultimi 30 anni tantissimi, e dico tantissimi non uno ogni tanto, si sono emozionati ascoltando gli U2, se tantissimi, e ripeto tantissimi, ancora oggi, si emozionano a un loro concerto, un motivo ci sarà. Significa che questa gente qua è capace di emozionare tante persone. Significa, in sostanza, che questa gente qua ha creato, a livello artistico, qualcosa di universale. E quando qualcuno crea qualcosa di universale, giù il cappello. Per cui non capisco l’accanimento: se gli U2 faranno un altro album, non sarà Achtung Baby. Questo lo sanno anche i bambini. Ma non è obbligatorio ascoltarlo, come dici tu. Resta il fatto che quasi tutti lo ascolteranno e quasi tutti vorranno andare a vedere il loro tour. Perchè? Per via di quell’emozione quasi universale di cui parlavamo. E davanti alla quale, più che criticare, bisogna togliersi il cappello.

  9. “..It’s no secret that a conscience can sometimes be a pest
    ..It’s no secret ambition bites the nails of success..” – P.Hewson

    get a life man..

  10. Si scelga un’altro tema x farsi pubblicità..lascia stare gli U2.. Non è il primo a dire due caxxate x far parlare poi i seguitori e cosi farsi conoscere un po in giro…ma mi faccia il piacere!!!

  11. Spero che per vivere tu non faccia il giornalista.
    Hai scritto un sacco di cose obiettivamente non vere.
    Ho notato che i tuoi articoli sono dei copia incolla con la stessa ironia e lo stesso sarcasmo dedicato allo sfortunato di turno. Tu probabilmente non hai mai assistito ad un concerto degli u2…. sempre che tu sappia chi siano. Da un lato mi piacerebbe confrontarmi con te argomentando ogni singola imprecisione che hai scritto, dall’altra penso di aver gia’ perso fin troppo tempo a scrivere queste righe che non capirai.

    1. “Sempre che tu sappia chi siano”.
      E ne citassi UNA, delle cose obiettivamente non vere che ho scritto.
      E me ne mostrassi UNO, di articoli che ho scritto copiaeincollando.
      E ne menzionassi UNA, delle imprecisioni che ho scritto.

  12. Articolo molto provocatorio,però credo che gli U2,a prescindere dalle vendite,sono ancora un gruppo amato a livello planetario.La loro forza, è stata quella di essere stati in grado di regalare canzoni meravigliose nel corso dei vari decenni.Forse il problema per molti fans,compreso me per un certo periodo, è stato quello di capire che gli anni 80 sono finiti da molto tempo,e la bellezza di album come The Joshua Tree sta nel fatto di essere stato unico nella carriera degli U2,senza aver riproposto altri album copia,sinceramente inutili.La forza di cambiare nel tempo,è stata la chiave del loro attuale successo.

  13. Ma sì è ovvio la fase propulsiva degli U2 si è esaurita (come quella della rivoluzione d’ottobre….); ed è accaduto con Achtung Baby (l’album della mente, quello del cuore è The Joshua Tree). Dopo si sono divertiti a fare canzoni e soprattutto concerti; la loro parte nella storia del rock l’hanno avuta: lo hanno preso e gli fatto fare un bel balzo in avanti. Adesso tocca a qualcun altro se ne avrà la capacità, la forza e la passione/fuoco sacro (oltre all’intelligenza, chè un po’ di sale in zucca ci vuole sempre…). E se rimangono comunque gli U2 è perchè hanno classe e la classe non è acqua, e anche se scrivono una canzone puttanata lo fanno con classe. Chapeau.

  14. Lascio un ultimo commento a Paolo riferito alla discussione precedente (non mi appare il tasto rispondi). Chiedo scusa di aver abusato della sua infinita pazienza, d’altra parte se Lei fa un blog è per parlare con la gente. So abbastanza dei Pearl Jam per aver capito la sua frase finale su Jeremy (anche se ne ho un vago ricordo, perchè ho letto la sua recensione più di un mese fa). Evidentemente non mi ricordavo che Lei aveva usato la parola mainstream e chiedo scusa. Io non sto affatto cercando di dimostrare di essere più furbo di Lei, dio mi scampi dai furbi. Ma in questo blog è chiaro da tutte le risposte che Lei dà (che sono più polemiche che simpatiche), che non si può discutere di alcun argomento, a meno che non si è d’accordo con quanto dice il recensore. Mi viene da pensare che il furbo sia Lei. Se per Lei esprimere opinioni significa petulare, allora le ricordo che il lavoro del critico è proprio esprimere un’opinione. Applichi la proprietà transitiva e tragga le sue conclusioni. Detto questo, tolgo il disturbo perchè ci sono piaceri più gratificanti che parlare con qualcuno che ti tratta con inferiorità, come Lei ha fatto nella sua ultima risposta. Evidentemente qui quello che si crede molto furbo non sono io. Cordialità.

    1. O Davide, io parlo volentieri con le persone che non vengono qui a spandere spocchia.
      Lei mi fa delle domande, io rispondo, e Lei spocchieggia sulle mie risposte, liquidandole come “pelo nell’uovo”. Dopo di che, mi accusa di incoerenza per qualcosa che non ho scritto. Infine si scusa, che permaloso che sono a prendermela se ha costruito una polemica su qualcosa di inesistente – “evidentemente” non si ricordava, e che sarà mai. Mi perdoni, ma a questo punto parlo più volentieri con gli automobilisti che mi tagliano la strada.

  15. Concordo su tutta la linea, io a Vedono c’ero (seconda serata). Li ho ADORATI fino a POP, dal disco successivo non hanno avuto granché da dire, diventando i fantasmi di loro stessi. Peccato non abbiano smesso allora entrando a maggior ragione nel mito

  16. Premessa: massimo rispetto per gente che resterà nell’olimpo del rock grazie a magnifiche canzoni.

    La questione non è tanto perché siano diventati irrilevanti: tutti lo diventano prima o poi. Perché sono diventati quasi ridicoli, è questo il punto. Bono vent’anni fa era una rockstar ipercarismatica, adesso fa quasi tenerezza. Eppure obiettivamente non si sono mai coperti di ridicolo, nemmeno al tempo dei duetti con Pavarotti. I dischi attuali non sono né meglio né peggio di quelli degli altri ex-grandi. Nei concerti sono ancora delle belle macchine da spettacolo, la passione c’è ancora. Per loro non c’è quella condiscendenza che riserviamo a tutti i grandi del passato: oggi è cool rivalutare persino il McCartney solista. Ma gli U2 no. A loro il declino non si perdona. Sinceramente non me lo spiego. Forse perché si sono sempre rifiutati di passare alla categoria master delle “leggende” e hanno sempre voluto giocare in quella di “rock band più grande del mondo”.

    1. Sì, forse quello è il problema. Non fanno più dischi per se stessi e quelli come loro. Pur essendo riusciti a farne per un periodo, lo ribadisco che non si sa mai, molto più lungo rispetto ad altre band. Solo che da anni fanno dischi per rimanere un main act.
      E dire che se vuoi essere quella roba lì, puoi fare come i Rolling Stones, che tutti ne dicono male, ma loro ci sono arrivati: niente più dischi.

  17. Vedo che a distanza di mesi il dibattito è ancora vivo. Parto da due capisaldi: uno: non toccatemi gli U2. Due: non toccatemi Madeddu. Altro che scribacchino, è una firma del giornalismo musicale. Il critico deve fare una cosa: instillare dubbi, suscitare riflessioni. Anche provocare, se è costruttivo. (andatevi a leggere su Rockol cosa ha scritto su Kurt Cobain, non unendosi all’unanime coro celebrativo, eppure dimostrando di amare la sua musica). Come in fondo ama gli U2. Come li amano molti di noi. Io sono uno di questi, non credo che non interessino più, eppure leggendo il pezzo di Madeddu, che dal titolo credevo mi avrebbe fatto molto male, mi sono trovato spesso a sorridere per lo stile usato, e a trovarmi d’accordo su molte cose (leggete on line cosa hanno scritto Il Giornale e Il Fatto Quotidiano). Lasciando stare il discorso sull’impegno sociale, e sulla sindrome di Gesù (cosa che dà fastidio a molti, me ne sono reso davvero conto), resta il fatto che sì, gli U2 sono altro da quello che erano. Resta da capire se quello che sono oggi ci basta, o no. Un critico musicale ha il dovere di pretendere sempre il meglio da artisti di cui conosce il potenziale (io sono un critico cinematografico e posso capire), un innamorato, cioè un fan, ama e basta.

    Le canzoni post 2000 effettivamente non sono come i classici, ma è vero che i Franz Ferdinand e i Green Day se le possono sognare. Gli U2 forse non sono la band più grande del mondo, ma la band più grande del mondo oggi non c’è. Ed è vero che i Coldplay hanno fatto il botto quando hanno iniziato a fare gli U2.

    Quanto ai nostri eroi, credo che sia successo tutto dopo POP, disco che in questo dibattito viene salvato, ma che all’epoca fu massacrato. Un disco di grandi canzoni, un suono troppo legato a quel tempo per restare. E, soprattutto, un disco incompleto, non finito per fretta. Furono massacrati.. Soprattutto da molti fan. Da quel momento è nata la voglia di non tradirli più. E un disco, come ATYCLB, fin troppo timoroso. Mi ricordo che all’epoca, mentre tutti inneggiavano al ritorno al passato, ci restai un po’ deluso, soprattutto della seconda metà. HTDAAB, poi, sì, c’era Vertigo, ma il disco sembrava un Greatest Hits, un pezzo di Joshua Tree, un pezzo di Achtung Baby, e anche il tour, visivamente, era più o meno così. L’ultimo disco, un paio di canzoni a parte, mi ha soddisfatto: più coeso, più coraggioso, con più atmosfera. Però non ha avuto un singolo di successo, ha venduto di meno (ma oggi tutti vendono di meno). Il tour è un altro discorso, quelli nessuno li mette in dubbio. E allora è tornata fuori questa parola: “rilevante”.

    Per Bono e soci essere rilevanti vuol dire andare in radio, avere i singoli di successo, vendere. Ok. Per qualcun altro essere rilevanti potrebbe dire riscrivere le regole del rock, cosa che i nostri hanno fatto almeno due o tre volte. Mi sembra siamo tutti d’accordo che oltre i trent’anni è dura conservare il sacro fuoco. E anche che è il rock stesso che ha problemi a reinventarsi, lo dice lo stesso Madeddu. Però loro hanno questa ossessione di piacere a tutti (ragazzi, ai concerti ho parlato con gente che non conosceva Pride e sapeva cantare solo Vertigo). Ma da James Joyce, irlandese come loro, dovrebbero aver imparato che piacere a tutti significa piacere a nessuno. E’ anche vero che chi ha cominciato a fare i dischi per se stesso e non per il pubblico, come i Radiohead, ha ancora la stima della critica. Ma la rilevanza? I loro classici sono solo i brani dei primi tre album, poi sinceramente non saprei canticchiare una loro canzone. E rilevanti per me sono i Beatles: canzoni che sono arrivate a tutti e non sono mai morte. Quindi, anche il chiudersi in se stessi come fanno alcune band, non so se abbia senso.

    Allora è così, gli U2 oggi vogliono essere programmati in radio, è il loro modo, quello che credono migliore, per arrivare a tanti. E le nuove canzoni, Ordinary Love e Invisible, vanno in questo senso: sono molto radiofonicche, molto pop, in un certo senso hanno un suono “levigato”, eppure sono allo stesso tempo molto U2. A me la cosa non dispiace. Sono molto trasmesse, se loro sono contenti lo sono anch’io. Magari ritroveranno il successo radiofonico e torneranno a fare un album sperimentale. Certo, è verissimo quello che dice Madeddu: è il concetto del singolo da iTunes che ha cambiato la musica (io sono uno di quelli che continua a comprare dischi, in formato fisico, e amo ancora il vecchio concetto di album). E una cosa che mi tormenta è che gli U2 spesso continuino a sbagliare singoli.. Da HTDAAB, mi sarei aspettato MIRACLE DRUG, ma niente. E gli U2 di cui parla Madeddu, quelli di One, Stay, With Or Without You, dall’ultimo disco avrebbero lanciato MOMENT OF SURRENDER, UNKNOWN CALLER. E non Crazy… Un caro saluto a tutti. Buonanotte, e buona fortuna.

  18. e io son troppo d’accordo con madeddu e maurizio perché voi non siate d’accordo con me! io li ho amati la prima volta che ho ascoltato pride (che ora non sopporto più ma vabbè) e gli voglio ancora adesso un gran bene, e continuo ad andare a vedere i concerti perché lo spettacolo vale sempre la pena.
    però han finito, ammettiamolo… si son “commercializzati” (si può dire?) fino alla nausea, inseguendo nuovi fans e perdendo di strada i vecchi (un po’ come vuol fare renzi con gli elettori). un’unica aggiunta al bell’articolo: la “poppizzazione” (pure questa si potrà dire? bohhhh) delle canzoni secondo me è obbligata a sto punto, semplicemente perché bono gnafà più… gli ultimi pezzi son fatti apposta per far cantare la gente ai concerti (tutti quegli ohohohoh) perché lui non ci arriva più… (la stecca su stay ancora mi fa venire i brividi peggio del gesso sulla lavagna).
    detto questo, son stati grandissimi, e magari ce l’avessero i modà (tanto per fare un nome a caso) il pezzo più brutto degli u2…

  19. Sai mi sono fatto un sacco di risate leggendo il tuo post perché in soli 10 minuti due sere fa gli U2 sono ridiventati rilevanti e interessanti distruggendo punto per punto i tuoi 10 commenti

    1. Sono molto contento per te, Lost Glorfindel. Giaccio in un angolino, distrutto e umiliato, ma mi consolo sapendoti in preda all’allegrezza.

  20. Sono felice che tu sia felice per me Paolo, non sono un fondamentalista ma quando uno scrive un articolo dal titolo ’10 motivi per cui gli U2 non interessano più a nessuno’ credo che possa aspettarsi una reazione perlomeno stupita. Poi Paolo Madeddu fa il suo mestiere e provoca, io nel mio piccolo commento con allegrezza il ritorno degli U2 mi spiace per chi non li apprezza perché nel bene o nel male ne sentirà parlare parecchio ancora per i prossimi anni.

  21. Fredde io non avendo mai commentato ero curioso di cosa ne pensasse Paolo Madeddu degli sviluppi degli ultimi giorni, a parole il simpatico commento degli U2 che sponsorizzano un orologio non ho letto nulla in riferimento al disco

  22. Lost, premetto che io qui scrivo agratis, questi articoli non mi procurano danaro, quindi in questo caso non sto facendo “il mio mestiere”. Scrivo la mia misera opinione. Certo, riconosco una dose di provocatorietà nel titolo, ma questo pezzo, che risale a più di un anno fa, nasce da una constatazione a suo modo choccante, almeno per me: la band che è stata al centro del mondo per una buona fetta della mia gioventù, è gradualmente diventata, mi autocito: “un gruppo che si fa vivo di rado e fa parlare parecchio”, e incide “pezzi carucci che non hanno cambiato la vita a molta gente. Intanto, l’influenza degli U2 viene rinvenuta in pochissimi gruppi contemporanei, che sono più bastonati che riveriti dalla critica”.
    Mi guardo in giro, e questo è quello che continuo a vedere.
    Poi, se vogliamo dire che la loro esposizione mediatica di questi giorni mi smentisce categoricamente, bene. Ma credo che tutti si siano accorti che a fare da protagonista siano stati la modalità e lo scenario in cui il loro disco è stato presentato, e non le canzoni. E a questo proposito, quando dici che non hai letto nulla in riferimento al disco, ho scritto un paio di cose, proprio su amargine, tre-quattro giorni fa.

  23. Sinceramente sotto qualche punto di vista hai ragione, ma a me sembri soltanto un comunista a cui sta sul cazzo un band cattolica che dopo decenni ha ancora successo e ha influenze su tutta la musica contemporanea (e lo dichiarano tutte le band rock, quindi non so da dove hai preso questa tua affermazione che non hanno influenzato nessuno). Per tornare al punto di Gesù, almeno loro provano a trasmettere un messaggio e non cantato solo per soldi o fama.

  24. Ho letto ora l’articolo. Sono totalmente d’accordo. Aggiungerei solo che, rispetto ad altre grandi band che suonano da decenni, gli U2 hanno forse mantenuto un livello musicale sempre accettabile (furbescamente o no)

    1. Sai Luca, non è tanto che tu non abbia portato argomenti alla tua ricca opinione, che mi ferisce. Quanto il mancato uso di punteggiatura e di maiuscole.

  25. Io ero a Verona nel 93, avevo ventun anni e il fuoco dentro. Condivido quasi tutto del tuo bellissimo articolo, se mi permetti mi sembra che manchi un accenno al risvolto piu’ prettamente ‘politico’ della loro arte. In particolare del periodo zoo tv-zooropa, dove secondo me hanno anticipato di 20 anni quello che sarebbe stato il processo di integrazione europea che allora era agli albori. Consapevolmente o no, avevano già capito che sarebbe stato un disastro sotto tutti i punti di vista. Cosa ne pensi?

    1. Penso che sia vero, e che non gli venga riconosciuto. Non vedo in giro nessun altro gruppo consapevole di quello che sta succedendo oggi di quanto lo fossero (o tentassero lodevolmente di esserlo) gli U2 vent’anni fa. Sono contento che il pezzo ti sia piaciuto e che tu abbia capito con che spirito l’ho scritto.

  26. Quando scrivi che canzoni come walk on vertigo magnificent o beautiful day non hanno cambiato la vita a nessuno, hai detto tutto quello che c’era da dire. Le altezze di joshua tree, achtung baby e zooropa non sono più state raggiunte perché, semplicemente, era impossibile ricreare quell’alchimia che si può rivedere nel ‘magic note section’ del film ‘from the sky down’. Quanto agli ultimi exploit, su tutti l’affaire itunes e lo spot Apple, credo che il quinto U2, e parlo naturalmente di Paul McGuinness, non li avrebbe avallati.
    Ne approfitto, e chiudo, per chiedere un tuo parere su quanto e’ accaduto nell’intervista tv in Rai con l’uscita dell’album. Io non avevo mai visto Bono impappinarsi in quel modo, e mi ha stupito inizialmente perché mi ero accorto che stava invecchiando male, ma fino a sto punto, che cavolo, non pensavo! Poi qualcuno ci ha letto un tentativo di mettere in difficoltà e ridicolizzare il conduttore, e in effetti la battuta del valium va a rafforzare questa tesi..non so, sono rimasto nel dubbio..non siamo a livello di notti insonni, ma volevo sapere se avevi una tua idea in merito..ti ringrazio per l’attenzione

    1. Figurati, grazie a te. Però dell’intervista Rai non sapevo niente (ma parli di Fazio?). Cercherò su YouTube.

  27. Mi hai fatto ridere e pensare, con i tuoi dieci punti. Molto più frizzanti degli ultimi dieci album degli U2. Bellissimi. (IMHO)

    ll suono di The Edge (nome da Wrestler più che da chitarrista) è insopportabile, quoto in pieno. I suoi riverberi infiniti ci arrivano direttamente dagli anni 80.
    Un po’ come alcune stelle, la cui luce arriva fino a noi anche se si sono spente da millenni. Gli U2 erano una supernova nel 1993, e dunque per sei mila anni la loro luce ci raggiungerà. Pensa che palle.

    PS. Mi scuso con i fan integralisti, già sapendo che la sharia s’abbatterà su di me.

    1. Non ti preoccupare, ti farò scudo col mio corpo.
      PS
      Che poi, forse sono più integralista io di loro.
      PPS
      Che poi, ho appena pubblicato una cosa in favore di Bono.

  28. Critica musicale, dunque sui musicisti e non sulle persone. Si parla di Bono e The Egde, non di Paul e David.

  29. L’articolo più stupido che abbia mai letto!
    Parole più inutili di queste non sono state mai spese.
    Ho 19 anni e personalmente non riuscirei ad immaginare la storia della musica senza gli U2,siccome li seguo da sempre e poi leggendo quest’articolo dopo che è uscito Song of innocence lei si è immortalato da solo con questi commenti ridicoli che non hanno ne arte ne parte,penso che debba farsi un esame di coscienza prima di pubblicare certe cose per rispetto alle innumerevoli persone che per anni si sono emozionate con questo gruppo inimitabile. Thank’s U2.

  30. Sono daccordo x meta..posso solo dire da vecchio fan e attuale..che gli U2 degli anni 80/90 sono svaniti ma non lo dico io essendo obiettivo se li si ascolta li c’era pura vitalità, energia,,passione,sex apeal,oscurita,gelo,mistero nei loro album..giustamente un giovane che si ascolta all that..htdab e no line come Songs of i.puo dirci a noi reduci del JOSHUA T.ZOOTV TOUR E POP Tour ecc..che vale pure x loro giustamente, alle emozioni non si comanda..e quando si invecchia sia da ascoltatore che artista viene difficile provare emozzioni come regalarne a un pubblico cosi vasto e pieno di diversità..io esprimo un mio pensiero che sicuramente stanno cercando l’impresa impossibile..e de giusto e il modo x andare avanti e sperimentare e al giorno d’oggi non e facile con tutta là spazzatura che c’è intorno a noi..penso che l’ultimo album sia discreto ma perché dico discreto provate a sentire sleep like baby to night è l’album.perche non si sono concentrati a riempire il 33 con il sound che aspettavamo da anni questo e linfa pura un mix di Achtung, Zooropa,POP!!Sound Europeo il nostro Sound controverso Dolce,Amaro,Crudo,Sexy,giocoso,espressivo,Carico con Voglia di vita..penso che abbiano avuto delle restrizioni da parte della casa discografica e di penso..poi con danger mouse anno fatto là differenza la stottura dei brani e notevole!!il resto dell’album e un po come glii antecedenti album melodici malinconici con i soliti ohohohoh dovrebbero fregarsene e picchiare x una volta per tutte edge e veramente limitato sembra che abbia paura di esagerare nei riff come carote e bastone e no!!!comunque del nuovo sleep like e trouble, volcano, every breaking,raised by Wolves sono Ottime.Avrebbero dovuto piu Osare..spero nel Songs of Experience dicono che sia piu cupo e Hard incrociamo le dita.Achtung Baby x tutta la vita chi non avesse ascoltato i demo “Baby kindergarten”edizione superdeluxe lo faccia e spazziale Very Figo!!!Thank you so much!!!

  31. Dopo la mia litigata virtuale con Paolo, che mi ha dato del furbino (ma non era mia intenzione far tutta quella polemica), sono tornato a vedere i commenti di questo post… Chiedo un’opinione a Paolo, e senza polemica. Hai per caso visto il loro live a Torino? Se sì, cosa ne pensi? Sai che sono un fan incallito, proprio li adoro, ma per la prima volta ho assistito a due concerti in cui non è successo nulla. Sai, ho sempre pensato (e vale anche per i Pearl Jam o altri) che succede QUALCOSA a un concerto degli U2, a livello emozionale. Altrimenti non si riesce a spiegare perchè tutti li vogliano vedere. Non ho visto questo QUALCOSA stavolta. Sono io che sono diventato vecchio? Sono loro che sono diventati vecchi? Perchè ho trovato l’album (sebbene non sia un capolavoro, ma nessuno si aspetta un capolavoro da loro) comunque moderatamente rilevante, niente di nuovo, ma un buon disco. Quello però che mi è sembrato strano, a fronte di una grande aspettativa, è il non aver visto gli U2 rilevanti nella dimensione che per loro ritengo migliore: il live show. Un mio amico dice “sono uscito STANCO dal concerto”. Bè, ha reso l’idea, ho provato una sensazione simile. E me ne rattristo. Se sei andato, vorrei sapere cosa ne pensi. Ciao!

  32. Olà, Davide. Quanto tempo 🙂

    Allora, comincio dal “diventare vecchi”. Nessuno intorno a noi diventa più giovane. Nemmeno Jovanotti. Io credo casomai che la frase “tutti li vogliono vedere” (che peraltro forse non è del tutto vera, perché temo che ai 17enni di oggi interessi vedere altro) contenga parte del problema. Nel senso che “tutti vogliono vedere” anche i Rolling Stones, nel 2016 come nel 1971, solo che è un diverso “voler vedere”. Io scrissi questo articolo tanto tempo fa, prima dell’ultimo album (che, concordo, è un buon disco), e lo scrissi in una fase in cui – con un certo dispiacere – constatavo che gli U2 erano dolcemente scivolati via dalla posizione centrale che occupavano nell’immaginario del rock.
    Era una semplice constatazione, che per molti è stata tutt’altro che amichevole: in realtà ho più stima e riconoscenza per gli U2 della maggior parte dei critici, ma non potevo non prendere atto di certi nodi che poi sono venuti al pettine in modo fastidioso e deflagrante con la famosa joint-venture con Apple, quando sono stati bersagliati in modo (credo) ben più gratuito.
    Io credo che da un concerto attuale degli U2 non ci si possa aspettare l’intensità quasi inaudita degli anni belli (che peraltro sono stati tanti, a differenza di certi gruppi che tengono per tre-quattro anni ma godono di maggiore status leggendario). Forse dovrebbero tornare a una dimensione più sobria, tipo il Bowie degli ultimi tour. Io ho molto amato il periodo post-Achtung Baby, ma potrebbe essere il momento per un ritorno nel deserto, alle radici del Joshua Tree.

  33. Ciao Paolo!
    A parte che mi hai fatto ribaltare dal ridere dicendo che “nemmeno Jovanotti diventa più giovane”. Capisco quando dici che i nodi sono davvero un pò venuti al pettine. Auspico anche io un ritorno alle radici dell’albero, che sarebbe una ripetizione, ma forse ora come ora non è più tempo di reinventarsi, anche perché le infinite reinvenzioni a volte tolgono invece che aggiungere. Per me gli U2 migliori sono quelli di Achtung e di ciò che ne consegue, e un assaggio di Achtung c’è nell’ultimo album, con la poco considerata Sleep Like A Baby Tonight. Tornando al concerto, ho alcune considerazioni che vorrei proporre alla tua attenzione:
    1) Il suono. Siete una delle band più famose al mondo? Avete mezzi illimitati? Allora mi fai, per cortesia, che siamo nel 2015 con possibilità tecniche incredibili, un concerto in cui io possa sentire non dico bene, ma decentemente. Al giorno d’oggi è difficilissimo sentir male, si sente quasi sempre da Dio. Il suono a Torino era invece un pastone incredibile. Non mi capitava di sentir così male da 20 anni. L’80% di quanto tu ti possa divertire a un concerto è dato dalla bontà del suono. Forse è ora di mandare il vecchio Joe, quello con la barba, a casa? Ma possibile che se vado a sentire i Muse, sento da Dio? Possibile che se vado a vedere The Wall, che sono in 346 sul palco, sento distintamente tutti gli strumenti? Io credo che, prima dello spettacolo multimediale, prima degli orpelli, devi soprattutto offrirmi un suono superlativo e non una roba così. E’ uno show rock and roll (forse), baby. Sinceramente, mi ha tolto tutta la carica. Eppure nel 360 Tour il suono era buono e, in alcune serate, davvero superlativo. Qui no. Ma proprio, anche no.
    2) Lo spettacolo è bello come concept e, se vuoi, anche innovativo. Ma per come è strutturato, chi è nelle due curve non vede una beata fava. E ciò non è bello. La scaletta non è male, specialmente quella Bullet ancora più mantra di un tempo…. Per me il momento più alto dello show. Quindi non male… però…. però… mi togli il finale psyco-chitarristico di Mysterious Ways (la parte più bella del pezzo) e fai una Sunday imbarazzante. Qualcuno gli ha spiegato che la versione pseudo-acustica di Sunday non funziona? Forse non c’è più McGuinness a tirargli due madonne? E piano piano (io non dico che devi fare come i Pearl Jam, perché hanno un altro spessore tecnico e non hanno uno show multimediale che deve correre a pari passo con la musica), dicevo, piano piano, sera dopo sera, malgrado le promesse iniziali di cambiar spesso scaletta, si ricade nell’immancabile greatest hits, per paura che la gente non faccia i coretti da stadio stile Povia. E così mi tocca di sentire per la milionesima volta it’s a beautiful daaaaaaaaaaayyyyyyyyy…
    3) Adam è la dimostrazione vivente che al mondo ci vuol del culo. Non puoi suonar così male eppure essere nella band più famosa al mondo. I suoi ingressi durante Sunday erano imbarazzanti. Ogni tanto arrivava questa nota singola, ovviamente fuori tempo, bassa e cupa, BOOOOOO. “I can’t be” BOOOOOO “lieve the” BOOOOO “news to” BOOOOO “day”. Ma insomma. Ma dai. Un mio amico che è andato a Berlino si è beccato Zoo Station (quanto mi sarebbe piaciuto risentirla dal vivo invece del solito di-sa-a-a-a-airo). Adam non ha infilato una nota per tutto il pezzo. Ma la vuoi provare? Ma volete provare? Forse le troppo distrazioni umanitarie impediscono di preparare un tour mondiale come Dio comanda? Oppure fanno si che ci voglia 5 anni a fare un album, seppur buono? Come dice il mio amico, chiamasi approssimazione.
    4) Quando vado da un cliente, mi metto la giacca e la cravatta, anche se a lavorare sto più comodo col maglione. Chiamasi rispetto, per chi ti sta dedicando del tempo e ascolta cosa hai da proporgli. Lo so che è stupido, ma il mondo funziona così. Io spettatore sono il cliente. Quindi Bono, prima del tour mondiale, vai in palestra per un mese e togli la pancia. Così forse ti muovi un po’ di più e hai anche un aspetto più accettabile. Mick Jagger, che ha quasi gli anni di mio nonno, è molto ma molto più in forma ed è molto ma molto più carico. Dove è andata la carica? Non è che devi correre di qua e di là, la carica ce l’ha anche Eddie Vedder che sta fermo al microfono. La carica ce l’hanno i Muse, che ti piacciano o no. La carica è intrinseca e Bono non ce l’ha più, perché continua a ciondolare. Mi aspetto che la mia rockstar sia così cool, ma così cool che di più non si può. E qui ritorno al tua articolo, dove avevi visto giusto. A proposito, ho finalmente capito con che SPIRITO avevi scritto. Non avevo capito, scusami. Tornando all’essere fighi, la mia ragazza, che è parecchio più giovane di me ed è straniera, ed era con me al concerto, mi fa: “I have never seen in my life a so UNCOOL rockstar like Bono. Maybe this is why young people don’t follow them so much”. Dio mio, è vero. E’ vero! Se penso a quanto erano fighi nello ZooTV Tour: ragazzi, non c’era niente di più cool di loro nel periodo da Achtung a Zooropa. Mamma mia.
    5) A proposito di cool. The Edge. Perché si continua a ostinare a ballare mentre suona, saltellando dalla gamba destra a quella sinistra e viceversa? Destra-sinistra. Destra-sinistra. Destra-sinistra. Si ballava così ai tempi di Donna Summer. Donna Estate, chiaro? Ma piuttosto sta fermo come l’onesto Gilmour, che fa parlare la sua chitarra e basta. E ogni volta che allunga una noticina alta mi spacca il cuore. Fai come lui piuttosto. Che se mi ricordo bene, dopo 2 ore di concerto, ha spostato il piede sinistro di 3 cm, mi sembra prima di Confortably Numb (eh bè…).
    6) Bono sta cantando veramente male. Per me è la voce più bella del pianeta. Potrebbe anche farmi un pezzo di Alberto Camerini (mito!) che son contento. Però, dai, non puoi farmi una End Of The World o una Streets che sembri Lou Reed. Mi spiace per il povero Lou, che era un genio, però non è il modo di cantare che preferisco e che mi aspetto da te. Così non mi puoi rovinare End Of The World, una della mie 5 canzoni preferite o il monumento (per ogni fan uduesco) di Streets. Se mi rovini Vertigo, mi può anche star bene…. Però dai…. E anche sui pezzi nuovi (a parte una fenomenale Iris), diciamo che, col potenziale che avrebbero in versione live, si poteva e si può far di meglio.
    7) Ritornando al tuo articolo, parliamo di sermoni. Sai, io credo nella sua buona fede. Fisco a parte, apprezzo che chi ha avuto molto dalla vita, provi in un certo senso a dare indietro qualcosa. Apprezzo chi ha la possibilità non comune di parlare con i potenti, e la usa per alti scopi. Potremo discutere il metodo e le contraddizioni, ma credo nella buona fede. Io non sarei capace di fare altrettanto, quindi posso solo tacere. Però, il sermone… Arriva costante e permea tutti i concerti. E in un certo qual senso, anche se è vero che il rock and roll ha avuto i suoi fasti migliori quando ha cercato di cambiare il mondo, è pur vero che il rock è anche e soprattutto FUN. Divertimento. Sono lì e voglio passare la più bella serata che ci sia. Per cui se mi sermoni tutto il tempo, mi rovini un po’ la festa. Non siamo nuovi a questa contraddizione. Bologna, Zooropa tour: al Dallara Bono ci fa presente che a soli 300 km in linea d’aria da noi, che siamo in uno stadio a divertirci, c’è chi muore e non ha da mangiare in Bosnia. C’è la guerra. E mentre ero lì, io demente giovine che pensava a passare il sabato sera in disco a Milano Marittima, mentre ero lì, per la prima volta ho realizzato che a volte siamo proprio tanto fortunati. E che a volte siamo davvero dei menefreghisti. Ma però…. Però mi hai anche spaccato la serata in due. Il concerto, da One in avanti, non si è più ripreso. Perché se mi colleghi a Sarajevo dove il reporter in questione ci accusa via satellite di averli abbandonati, mi togli la voglia di partecipare a una festa. Apprezzo lo scopo (sono riusciti a farmi pensare) ma allo stesso tempo, per egoismo, lo rigetto. E anche a Torino, ci siamo ciucciati il sermone (allungato per tutto lo show, un pezzettino alla volta). Che ho apprezzato e rigettato.
    8) Voglia. E la conseguente carica dovuta alla voglia. Vedi, non c’era mordente in quei pezzi lì, a Torino. Non c’era divertimento. Gli U2 del 360 tour erano già vecchi. Ma avevano voglia e mordente. Mi ricordo alcune serate memorabili. Ero rincuorato che fossero memorabili malgrado vecchi. Ma a Torino c’era qualcosa che, non so trovare la parola, assomigliava forse alla supponenza. Siamo gli U2. Ecco qua. Si, ma non funziona così. Se vado a vedere i Pearl Jam, ho la sensazione che vogliano trasmettermi questo messaggio: “ohè, ragazzi, siamo contenti che siete qui con noi, adesso vi facciamo sto pezzo che non vi aspettate, oppure vi facciamo sto pezzo ultra famoso così vi emozionate e divertite e magari ci divertiamo anche noi”. Sembra ti voglian dire quello. Mancava questo agli U2. E non dipende dall’età. Hai la sensazione che te lo dicano anche gli Stones: “adesso ti faccio Jumping Jack Flash che vediamo chi salta di più, e magari salto anche io”. Vedi, io non ho pregiudizi, per me non esiste musica commerciale e non commerciale, esiste che passo una serata bella o meno. Vado a vedere di tutto, perché mi piace la musica dal vivo. Senza che mi togli il saluto, per far contenta la ragazza sono andato a vedere anche Ellie Goulding…. Che dire, non mi interessa niente di Ellie, ma mi son pure divertito… Invece gli U2…. Voglio dire, Paolo, guarda che quasi nessuno può avere un set di pezzi live così emotivamente potenti come loro. Quasi nessuno. Ma se togli il mordente e la voglia, quei pezzi non sono più emotivamente potenti. E’ come se fai la torta al cioccolato in forno: a volte viene bella dura, a volte collassa e diventa un budino molle. A Torino è stato un budino molle. Persino I Will Follow (oh, è una canzone emotivamente splendida e potente) era un budino molle. Questo mi ha sconcertato. Un po’ di umiltà a volte non guasterebbe. E un po’ di energia spirituale.
    9) Detto questo, rimango il fan più incallito che ci sia. Che non significa però che non posso giudicare. E sarò in fila al prossimo tour come sempre. Perché, a differenza di tutti gli altri artisti, 10 minuti prima di un concerto degli U2 mi sale il cuore in gola e penso “su quel palco lì fra 10 minuti ci sono gli U2, gli udue, chiaro?”. Son gusti. Ma quell’aspettativa lì ce l’ho sempre. Spero che la prossima volta sia meglio ripagata.
    10) Aggiungo il punto 10, come il tuo articolo sui 10 motivi. E ti chiedo: dimmi la verità, non sei andato per paura di vederli come li ho visti io?

    Scusa il romanzo, e ciao!
    Davide

  34. Stuzzicato da Davide mi sono andato a vedere alcune clip del concerto di Torino, dove non ero fisicamente presente, e devo dire che e’ stato fin troppo benevolo nei suoi commenti.. agli occhi e alle orecchie di chi ha visto e sentito concerti nei mitici tour di zooropa, achtung baby, o -esageriamo- joshua tree, quella robaccia e’ l’immagine limpida di un declino evidente, nella voglia e nella passione prima che in tutto il resto, tralasciando commenti tecnici sulla qualità del suono e dell’esecuzione che mi sembrano abbastanza superflui.. chi li ha comunque amati in passato spera solo che questo declino non sia irreversibile, ma forse in cuor suo sa che così deve essere

  35. Okay, fondamentalmente non riesco a capire il perché ci debbano essere 10 motivi per cui debbano sparire, sono partiti come 4 ragazzi che non avevano nulla e che avevano il sogno di diventare qualcuno con la propria musica, ai tempi che furono avevano creato un sound e un marchio di fabbrica, distinguibile ancora oggi in maniera inconfondibile, hanno fatto cantare mezzo mondo le loro canzoni anche senza averle sentite, e sono arrivati all’età che hanno raggiungendo il loro sogno, facendo ciò che gli piace, perché mai dovreste criticarli? È vero hanno perso la verve di un tempo, ma cosa hanno da dimostrare in fondo? Che sono migliori di tutti? Nel 2016 dove ormai tutta la musica è ormai satura? Trovate voi le palle e la forza al giorno d’oggi di sfornare un album sincero, completo, ben mixato e soprattutto bello, perché diciamoci la verità, Songs of innocence è uno degli album migliori dell’ultimo decennio se non di più, siete veramente convinti che gli U2 possano cambiare ancora e magari fare un album che metta d’accordo tutti gli ascoltatori compresi voi fan ingrati? Perché diciamo la verità, Un fan che suggerisce alla propria band di sparire dalla circolazione non è che un fan ingrato…
    Gli U2 se volessero avrebbero i mezzi per fare qualcosa che possa mettere d’accordo tutti, ma non soddisferebbe loro stessi, sinceramente io preferisco ascoltarmi l’album 100 volte e cogliere la sincerità che si cela dietro questo e apprezzare quello che loro hanno da dirmi, è inutile fare stupidi paragoni con i loro album di successo, erano altri tempi, c’erano altre tendenze, altre mode, altre tecnologie, ma Riflettete un attimo, la copertina di zooropa oggi se la compari con quella di Joshua Tree sembra uno schifo più totale, dalla serietà di JT alla satira, l’ironia e l’elettronica di zooropa, all’epoca era dannatamente innovativo.
    Cambiando punto, gli U2 hanno ormai 60 anni in media di età, poco meno, vi aspettate forse che Bono Vox sculetti ancora con una bandiera bianca sulle note di Sunday Bloody Sunday solo perché Mick Jagger sculetta ancora come quando aveva 20 anni? Vi rendete conto che i rolling stones( per quanto io li adori) sono la tribute band di loro stessi? Come gli AC DC, come i Queen e Adam Lambert, apprezzate il fatto che gli U2 si sforzino ancora di mostrare un volto nuovo della loro musica, apprezzate il fatto che si tengono al passo con i tempi, che se ci pensate è stata la loro fortuna, caro tuDavide non puoi pretendere che The Edge non balli finché suona, lui non si attacca a nessun stereotipo, lui è spontaneo , non ha bisogno di stare fermo per emulare Gilmour o di mettersi come Slash con il piede sulla classa spia, non lo capite che lui fa quello che si sente di fare perché spontaneo, lui se ne frega e se ne deve fregare se tu sei la a criticarlo per come si muove, poi anche me sunday acustica ha lasciato perplesso…1000 volte meglio quella originale ma va sempre tutto messo nel giusto contesto, nel contesto del messaggio che loro vogliono trasmettere con il nuovo lavoro non prevede una sunday bloody sunday come veniva fatta nel disco, e lo stesso vale per the Fly, inoltre ricordo a tutti quelli che dicono che the edge avrebbe dovuto azzardare di più che forse è stato quello che ha azzardato di più nel momento giusto… Prima con il Delay dei Primi 5 album e poi con l’effettistica sofisticata degli anni 90, entrambi hanno influenzato direttamente o indirettamente molti chitarristi e musicisti del panorama musicale attuale, prima di songs of innoncence probabilmente ha voluto giocare dove era certo di poter ottenere buoni risultati soddisfacenti per lui (così come tutta la band), Magnificent è un chiaro esempio di un riff scontato ma efficace, quasi al pari di quello di Bad o I Still Haven’t Found What I’m Looking For, forse ha sbagliato o forse no… Dopotutto un chitarrista (essendolo anche io) prova a reinventarsi ma alla fine tornerà sempre su quello che gli ha permesso di distinguersi, comunque avete avuto la giusta smentita sull’ultimo album e secondo me sul successivo rimarremo ancora più stupiti; Adam Clayton, poveretto, non è mai stato un bassista troppo presente, non è Flea, non è Duff mcKagan, Mike Dirnt o Mark Hoppus solo per citarne alcuni di cui potete fare collegamenti immediati, è Adam Clayton, Un altro stile, un altro genere e altri obiettivi, per quanto voi potete essere pagati capita anche ai migliori di sbagliare e non credo che nessuno di voi sia nella posizione di crocifiggere quel povero Bassista perché non imbrocca tutte le note di una canzone. Essere approssimativi significherebbe sbagliare un po’ tutte le canzoni ma non mi risulta essere così, è sempre meglio di quelle fighette che suonano in playback, credetemi. Non dimenticatevi però che With or without you è riconoscibile fra mille canzoni solo per l’attacco di basso, quindi definirlo incapace e paraculato mi pare eccessivo; poi, per quelli che dicono che la resa live dell’ultimo tour sia mediocre, devono tenere conto di una cosa, l’acustica non può essere al massimo perché si tratta di luoghi chiusi, e si sa, non sarà mai eguagliabile al sound di un concerto su un’arena all’aperto come erano i concerti del 360 tour o, esempi più eclatanti, del ZooTV e PopMart tour; considerate che i palazzetti in cui si sono tenuti questi concerti erano anche oggettivamente piccoli e la cosa che è interessante è che è voluto, probabilmente e voluto che sia così “mediocre” perché è scarno, pulito, senza troppi fronzoli e abbellimenti, magari può capitare che a volte si senta male, magari sei stato tu sfortunato a beccare la data in cui si sentiva male. Io però c’ero quanto te e pur essendo sotto la schicciato dalla folla mi è risultato comunque emozionante e pulito. sarò
    Ridondante ma è SINCERO, sono loro stessi a dirlo, SOI è il loro album più intimo e personale, e personalmente io preferirei vedere gli U2 sperimentare ancora, e non che tornino “nel deserto” tornando al sound di quegli album, perché dovrebbero farlo? Per far contenti voi? Per fare soldi non credo affatto visto che ne hanno già moltissimi, quello è un genere e un sound già collaudato, addirittura saturo… Gli U2 che vi piacciano o no, sono questo, nessuno come avete già detto voi deve aspettarsi da loro che ribaltino lo scenario musicale attuale, la loro secondo me non è presunzione perché ” sono gli U2 e quindi loro possono farlo” ma è proprio perché sono umili che si stanno buttando ad esplorare nuovi lidi e sfaccettature della loro musica per permettere a voi di amarli come li avete amati un tempo, sono i fan che molte volte hanno la presunzione e l’arroganza di dire “questo fa schifo perché non è come quello che avevano fatto 30 anni fa”, non avete nemmeno idea di quanto sia frustrante per un artista vedersi apprezzato solo per le HIT perché il resto nessuno lo apprezza o lo scarta proprio a prescindere; poi per quello che diceva che loro si limitano a fare la greatest hits come scaletta nell’ultimo Tour per “paura” di vedere sempre meno gente ai loro concerti o che non facciano gli urletti, il concerto tenutosi a Parigi nel dicembre 2015 ha una scaletta di 30 canzoni circa, tutte hit come dici te( a parte il fatto che vengono tutte “scelte” in base al contesto; voglio vedere quanto bene sarebbero state Gloria o Stay, o Staring at The Sun o Numb e potrei continuare) considerato che voi pagate lo stesso il biglietto, loro potrebbero un giorno veramente arrivare e fare solo b sides come scaletta, io personalmente sarei felice perché se non mi piacciono tutte mi piacciono il 95%, dimmi, tu saresti contento? O forse infondo vai a vederti il concerto per svagarti e ascoltarti le canzoni che ti piacciono e che sei abituato a sentire? Mi sembra un po’ inappropriato fare la morale a loro sulle canzoni meno conosciute e meno famose e poi dire che non azzardano sulla scaletta. Parlando poi della voglia, alla loro età mi sembra che di voglia ne abbiamo ancora tanta, sempre parlando di contesto, secondo me non hai colto la sobrietà e il messaggio che loro stanno cercando di comunicare con l’ultimo lavoro, francamente vedo una vogli diversa, la voglia di mostrare al pubblico la propria intimità e la propria origine in maniera discreta e naturale, Gli U2 sono scesi dai loro troni di leggende del pop rock diventando uomini comuni con una storia da raccontare nel modo più diretto e più sobrio, chiaro che se tu per voglia intendi i cliché da rockstar dei bei tempi concordiamo, io però vedo negli occhi degli U2 le stesse emozioni di quei tempi. chiudo con le due questioni più delicate, francamente ho trovato anche io nei sermoni di Bono parecchio buonismo pesante e scontato, io però personalmente preferisco una persona che mi dica cose magari scontate e giuste, invitandomi a riflettere, perché alla fine la loro musica verte su questo, sui problemi etici, la religione, la politica, l’amore e la gente, mi viene quindi il dubbio che la gente non conosca le parole e i testi ma si limiti ad ascoltare l’orecchiabilita della canzone, si tratta quindi di un semplice ampliamento discorsivo su quello che dicono le loro canzoni, infondo i discorsi calzano sempre, e non sono in realtà quasi mai scontati, sempre meglio che un cantante che sputa sul pubblico no? Poi, per chi ha criticato la diffusione dell’ultimo album, è vero, diciamo che all’apparenza può sembrare una cosa invasiva e presuntuosa, fatta da gente che si esalta troppo e che è troppo convinta di se, e forse questo ha in parte danneggiato la bellezza pura e innocente dell’album in se, però c’è da dire che la loro idea ha funzionato alla grande. per esperienza personale gli U2 li ho proprio conosciuti così, avendoli per caso sulla mia libreria iTunes. Ero scettico, sia delle modalità di diffusione sia sulla loro musica, non conoscevo affatto nessuno dei loro primi album se non i titoli famosi, e devo dire che ho avuto l’idea di non essere prevenuto, così prima di ascoltarmi i loro album precedenti ho ascoltato tutto SOI più e più volte, arrivando a capire e ad apprezzare ogni singola canzone, e devo dire che questo è stato un album che per carità non toccherà certi vertici raggiunti in passato, ma certamente ha segnato per gli U2 il raggiungimento del loro obbiettivo, essere moderni ma allo stesso tempo sinceri con qualche strizzata d’occhio al passato (every Breaking Wave, Sleep Like a Baby tonight). Sono fiducioso quanto voi per Songs of Experience, e ho alte aspettative, aspettative personali, ascolterò attentamente quell’album dalla prima all’ultima traccia apprezzandone ognuna Fino a fare di auell’album un album di successo almeno per me, senza essere troppo presuntuoso, io credo che gli U2 vogliano questo, fare dei loro lavori dei capolavori personali e non dettati dalle vendite o dalla critica, fare delle canzoni che entrino soprattutto nei cuori della gente non fermandosi solo alle orecchie. Chiedo scusa a tutti per la lunghezza del testo e se sono sembrato offensivo.

    1. Giacomo, devi perdonare il sistema antispam, ma aveva bloccato il tuo commento, forse per la lunghezza. Che poi non è nemmeno così lungo, appena avrò un anno sabbatico prometto di leggerlo 🙂
      (…no, lo leggo e rispondo entro 24 ore, prometto!) (scusa ancora per il contrattempo)

  36. E’ arrivato Giacomo, l’avvocato difensore di Paul Hewson. Che non ha capito che sta parlando con il più grande fan degli U2 che ci sia, un poveretto di nome Davide Passoni. Che a suo tempo fece lo stesso errore: attaccare Paolo Madeddu, senza capire che Madeddu aveva scritto quell’articolo proprio perché lui stesso è un fan. Essere fan non significa a volte non essere delusi: si può apprezzare qualcosa e nello stesso tempo sputare nel piatto dove si mangia (frase cara allo stesso Bono, by the way). Ma è interessante come l’avvocato Giacomo voglia leggere ciò che vuole leggere: per sua stessa ammissione, ha scoperto gli U2 nel 2014 perché se li è trovati sul telefono. E’ un po’ come quelli che hanno scoperto i Floyd con Division Bell. O i Pearl Jam perché hanno visto il video di Sirens. O hanno visto Into The Wild (“scusa, chi è quel cantante che si sente ogni tanto nel film?”, disse una mia amica). L’avvocato ha visto un concerto bellissimo, mentre io ne ho visto uno fiacco: a niente vale il fatto di aver spiegato che, senza andare troppo indietro, solo 5 anni fa gli U2 avevano un’altra voglia dal vivo (c’ero e posso dirlo). Nel frattempo, sono interessanti le considerazioni che fa su noi fan di vecchia data: secondo l’avvocato, io ho sostenuto che gli U2 devono sparire (dimmi dove l’ho scritto), io sono un nostalgico e ho fatto stupidi paragoni con album di 30 anni fa, io mi auguro che facciano Joshua Tree parte 6, io voglio un Bono che sculetta come Mick Jagger o, meglio, aggiungo io, come Beyoncè, io voglio che Edge emuli Gilmour, io non apprezzo Songs Of Innocence (album che ho ascoltato tutti i giorni per mesi), io voglio un concerto di b-side, mi fa schifo la chitarra di The Edge (!!!), non ho capito l’arte che sta dietro al basso fuori tempo di Adam, è inappropriato da parte mia “fare la morale a loro sulle canzoni meno conosciute e meno famose e poi dire che non azzardano sulla scaletta” (il concetto si arrotola un po’ su se stesso), io volevo Stay, Gloria e Numb in scaletta, io sono un nostalgico perché non capisco che Magnificent è come Bad (come no). Magnificent è un bel pezzo, Bad è un pezzo che quando la ascolti dal vivo ti vengono giù le lacrime. Se a te vengono giù con Magnificent, non so che dire. Son gusti, non si possono giudicare. Ci sono anche quelli che hanno comprato la Fiat Palio. Ma, tornando a noi, è soprattutto la mia scarsa capacità di comprendonio che non mi ha permesso di apprezzare lo spettacolo: io “non ho colto la sobrietà” e il concept che sta dietro lo show. Hai ragione, non l’ho capito. Come no. Non ho capito che il viaggio dall’innocenza all’esperienza prevede una Sunday semi-acustica, stonata e fuori tempo. Più tardi telefonerò a Roger Waters, che di concept se ne intende, per chiedergli cosa sarebbe cambiato, nell’economica del concept dello spettacolo, fare a quel punto ella storia una Sunday elettrica. Sai cosa mi risponderà, probabilmente? Che non sarebbe cambiato niente e che la gente sarebbe stata più contenta. D’altra parte io non conosco i testi degli U2 (ahahaahahahahhaha), ma mi “limito alla orecchiabilità della canzone”. E’ interessante anche come l’avvocato conosca i pensieri reconditi che stanno dietro al lavoro degli U2, probabilmente è amico di Bono quanto Gavin Friday che a proposito ringrazio per il bellissimo mix di The Fly (è davvero bello), ma la cui figura mi suggerisce al contempo un’altra domanda da fare a Roger Waters: la narrazione del concept ne avrebbe risentito se fossero stati gli U2 a suonare The Fly, invece che un nastro registrato di Gavin? L’avvocato, senza citare la fonte da cui arrivano le stesse informazioni, ci informa che “gli U2 se volessero avrebbero i mezzi per fare qualcosa che possa mettere d’accordo tutti, ma non soddisferebbe loro stessi” (te l’ha detto Bono?). E sono spontanei, aggiunge l’avvocato (lui lo sa), pienamente spontanei, compreso il ballo sincopato di The Edge, talmente cool da essere riproposto da Avicii nei suoi rave party a Ibiza. Io rimango del parere che se sono infimo a fare una cosa (in questo caso ballare), evito di farlo (ci sono altri 1000 modi di essere cool su un palco) ed evito di farmi ridere dietro da mezza arena. A proposito di arene: ringrazio l’avvocato per avermi spiegato la differenza tecnica tra i concerti negli stadi e quelli nelle arene, differenza che, a causa della lobotomia che ho subito da bambino, io non avevo colto. D’altra parte, io, conclude il difensore dei diritti dei musicisti, sono UN FAN INGRATO. Ah, sono un fan ingrato? Diventando più vecchio, sono diventato più pratico e meno metafisico. Poche poesie. Contano i fatti. E sai cosa ti rispondo? Che dopo 27 (ventisette) concerti degli U2 (molti all’estero, fai i tuoi conti di quanto costa), dopo aver comprato qualsiasi deluxe edition di qualsiasi cosa abbiano fatto, sono gli U2 che dovrebbero essere GRATI a me. Scusa se te la metto giù poco poetica: io sono il cliente e loro sono il fornitore. E’ grazie a qualche milioncino di clienti come me, che al venerdì sera (pardon: al lunedì pomeriggio, dopo le consuete, stressanti, stremanti 2 ore settimanali di lavoro in studio) i nostri 4 eroi prendono l’aereo privato per andare a cazzeggiare in Costa Azzurra. La loro gratitudine come si esterna? Nella loro sincerità e spontaneità secondo te. Secondo me, nel permettere a Live Nation di fare le aree VIP sotto al palco al prezzo di 500 euro a biglietto, anzi a package, dove nel package trovi anche un panino al salame + insalata, la hostess che ti porta dentro al palazzetto (nel caso da fuori ti fosse sfuggito il luogo in cui si trova il portone di ingresso), e un poster di Adam che suona “BOOOO”. La gratitudine si esterna anche, per i poveretti che hanno speso solo 170 euro a sera, nel deliziarci col suono più confuso e orrendo che si sia mai sentito a un concerto. Ma l’avvocato, che ha parlato con il tecnico Joe, mi dice “che è voluto” (ahahahahaha) e che fa parte dell’economia dello spettacolo fare in modo che la gente non senta un cazzo. Come no. Questa del voluto te la sei inventata di sana pianta e non è sostenibile: nemmeno una punk band vuole che si senta male. Vuole che il suono sia rude e scarno, e non che si senta male. La gente, nessuno escluso, non va ai concerti in cui si sente male. Detto questo, fra 7-8 anni, dopo 15 cambi di produttore, dopo 89 proclami che ci sono 7 album pronti, dicevo, fra 7-8 anni quando, tra un cazzeggio e l’altro (la voglia di lavorare diciamo che non è la caratteristica principale dei nostri eroi), avranno messo giù le 10 canzoni che compongono Songs Of Experience, ci risentiremo per i commenti. Dopo inizierà il tour, che sarà preceduto dai soliti proclami di Bono che “stavolta cambieremo scaletta ogni sera”. Lo dice dal 1980. Magari stavolta è sincero e spontaneo. Quindi magari stavolta ce la faccio a risentire Gloria dal vivo. O Numb. Io voglio Numb. Se vuoi andiamo insieme, così mi vedrai piangere di emozione all’attacco di Numb.

  37. Giacomo, hai sentito The Best Thing? Nuova collaborazione di DJ Kygo con gli U2? Sono spontanei, come vedi. Il suono è Unz Unz perché è voluto. Ti dirò una cosa: sarà perché son appena tornato da Ibiza dove ho fatto la vita da clubber credendo di avere 19 anni, sarà perché Avicii mi ha contaminato le orecchie, ma il pezzo non mi dispiace affatto. Forse passare per DJ Kygo è l’ultima speranza che abbiamo perché gli U2 tornino COOL. Non scherzo, potrebbero essere vecchi e cool nello stesso tempo, alla faccia di Jagger. Dai che forse riescono ad aumentare i follower di Instagram. Dai che ci fanno il tour nei club. Adam alla consolle.I’m sexy and I know it.

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