“Non ho mai dato un calcio a un pallone”. (1993)
“Io, schizofrenico? Forse una parte di me lo è, ma l’altra ha i piedi per terra”. (1976)
“Il futuro sarà incredibilmente tecnologico. Non torneremo mai più a un’esistenza semplificata. Non succederà”. (1974)
“A un certo punto ho avuto un moto inconsulto verso la canzone autobiografica alla James Taylor, ma grazie a Dio ne sono uscito”. (1997)
“Le persone fanno fatica a tener dietro alla velocità del cambiamento nel mondo, che è diventata certamente eccessiva. Sin dalla Rivoluzione Industriale c’è stata una crescita vertiginosa cui le persone hanno disperatamente cercato di tenersi aggrappati. Ora stanno iniziando a cadere. E sarà sempre peggio”. (1977)
“Mi spiace se la gente ha trovato certe mie cose insopportabili, ma faccio anche cose che SO essere buone. E sfortunatamente, per fare quelle cose buone devi fare degli errori”. (1997)
“Il Duca Bianco non sono io. E’ soltanto un clown. L’eterno clown che tenta di superare la grande tristezza del 1976”. (1976)
“Mi piace molto aiutare la gente. Penso che sia grandioso per il mio ego”. (1983)
“Il rock è sempre 10 anni in ritardo rispetto alle altre arti. Ne tira su dei pezzi e frammenti. Sta costeggiando il dadaismo solo oggi. Io stesso ho letto Burroughs anni dopo che era venuto fuori, e ho iniziato ad applicare la sua tecnica – che in letteratura aveva già fatto il suo corso”. (1980)
“La mia rissa con Lou Reed è stata descritta in modo epico, ma penso sia stata più una gara di schiaffetti. Ci furono un sacco di ‘Fatemelo rovinare!’ ad alta voce e ‘Tenetemi!’ a bassa voce”. (1997)
“I Queen vennero a registrare a Montreux, non lontano da dove vivevo. Scoprirono dove abitavo e andammo in studio a fare un’inevitabile jam, che portò a uno scheletro di canzone. Poteva venire molto meglio, ma fu messa in piedi in 24 ore”. (1983)
“Non riesco a capire metà delle cose che scrivo. Però un sacco di gente me lo spiega – specialmente americani”. (1975)
“È una fortuna il fatto che nella musica una così ampia parte del subconscio possa rivelarsi tramite la melodia e la collocazione di una particolare parola su una particolare nota. L’informazione è nella canzone, non nelle intenzioni dell’autore. Forse la mia principale convinzione è che io scrivo in modo evocativo in termini di musica ed espressione verbale”. (1993)
“Laurie Anderson e mia moglie e Lou ed io ci vediamo spesso, andiamo al cinema e tutta quella roba da borghesi”. (1997)
“Se pensate che gli inglesi non sappiano ballare, non avete mai visto dei bianchi americani”. (1993)
“Non credo ci stiamo evolvendo. Non stiamo andando da nessuna parte”. (2004)
“Non sono un grande fan di Dylan. Penso che sia uno stronzo, quindi non sono interessato”. (1975)
“Ci sono artisti e band che hanno fatto cose su cui potrei sentirmi possessivo. Ma poi penso a tutte le cose che ho rubato, quindi è meglio che io eviti. Come diceva Picasso, non è ciò che rubi, è come lo usi”. (1997)
“Credo che la gente vada a un concerto rock per ottenere informazioni, e l’artista è quello che gliele dà. Non so quale sia esattamente l’informazione, ma ha a che fare con la sopravvivenza. Sono sicuro che il rock’n’roll ha a che fare col sopravvivere”. (1978)
“La mia canzone più conosciuta si ispira a 2001 di Kubrick, a Salvador Dalì e ai Bee Gees”. (1970)
“Penso di aver fatto la mia parte nel rock’n’roll. Non voglio una carriera nel rock’n’roll. Nel rock’n’roll l’artista diventa rapidamente un archetipo, e quando accade, il suo senso è ottenuto”. (1976)
“Qualsiasi cosa la cultura occidentale abbia da offrire, io l’ho provata”. (1996)
“La prima volta che ho sentito musica jungle ho pensato: Dio, questo è uno degli stili più eccitanti che abbia mai sentito! È il futuro del rock! Sono le stesse sensazioni che ho avuto sentendo per la prima volta gli Who”. (1993)
“Il rock’n’roll è questione di rimanere in circolazione a lungo”. (1989)
“Just a gigolo è la mia versione dei 32 film di Elvis, tutti in uno solo”. (1983)
“La gente non è molto furba. Dicevano di volere la libertà, ma quando ne hanno avuto la possibilità hanno rifiutato Nietzsche per prendere Hitler perché era carismatico, e la musica e le luci sottolineavano quello che diceva nei momenti più adatti. Somigliava a un concerto rock”. (1976)
“I tre album incisi quando vivevo a Berlino sono il mio DNA”. (1983)
“Almeno una volta, provate a confrontarvi con un cadavere. L’assoluta assenza di vita è il confronto più disturbante e stimolante che si possa affrontare”. (1990)
“Non credo che un artista possa dire più di due cose nuove nel rock”. (1980)
“Gli americani, essendo una nuova nazione con radici che vengono discusse, cercano di mettere in piedi una loro cultura più velocemente che possono. Quello che non è necessario viene assorbito dai media e diventa parte della American way of life”. (1974)
“Quando mi è arrivato sentore del punk, era già virtualmente finito. Le poche punk band che vedevo a Berlino mi sembravano ripetere quello che Iggy faceva anni prima. Però mi è spiaciuto essermi perso l’intero circo dei Sex Pistols, mi avrebbe fatto passare la depressione più di ogni altra cosa”. (1980)
“La musica diventerà come l’acqua corrente o l’elettricità. Approfittate di questi ultimi anni, perché nulla di quanto avete visto accadrà più. I concerti rimarranno la sola situazione irripetibile”. (2001)
“E’ incredibile il modo in cui la musica rock è diventata un soggetto accademico. Entro in un negozio e vedo pile di libri su qualsiasi aspetto del rock. Scrittori che scrivono di rock. Giornalisti che scrivono di giornalisti rock. Ne stanno facendo una cultura”. (1974)
“Io e Eno parliamo molto seriamente di scrivere musica per fare il bagno. L’idea di sottili stimoli emozionali per le varie attività di una persona durante la sua giornata potrebbe risultare una ragione sensata per comprare musica, diversa da quella vecchia, anni 60, nella quale l’idea era comprare per sviluppare una propria identità con l’aiuto di qualcun altro”. (1978)
“Si potrebbe pensare che una rockstar che sposa una top model sia una cosa grandiosa. Lo è”. (2002)
“Le parole non sono strettamente necessarie, la musica ha un messaggio implicito che le parole non sanno esprimere – se così non fosse, secoli di musica classica non avrebbero resistito al tempo”. (1987)
“Non saprei contare quante volte qualcuno mi ha detto: “Hey, David, Let’s dance!” Io odio ballare. Dio, è una cosa così stupida”. (1997)
“Dopo un po’ la sperimentazione non è più così appagante. Perché non è molto utile, tranne, come direbbe Eno, per creare un nuovo tipo di vocabolario. Ma ora che ce l’ho, devo pur farci qualcosa”. (1983)
“Ora che capisco meglio me stesso e gli altri, dovrei morire? Che palle! Vorrei vivere fino a 200 o 300 anni”. (2004)
“Non so dove andrò ora. Ma so che non sarà noioso”. (1997)
“I giovani artisti pensano: morirò entro i 30 anni. Diventerò grandissimo e morirò. Ma se non capita devi andare avanti. E compierne 30, e 40, 50, 57… Ed è un territorio nuovo. In cui io e quelli come me siamo pionieri. Dobbiamo capire in cosa consiste, essere un rock’n’roller a 57 anni. E quelli dopo di noi ci studiano. E dicono, oh sì, quanto è vecchio ora. Ma in segreto pensano – mmh, meglio che guardi come lo fa… Vedo che lì seduti ci sono i Travis. E so cosa stanno pensando. Pensano: …Okay, si tinge. Quello NON PUO’ essere biondo naturale”. (2003)
“Non sono un grande fan di Dylan. Penso che sia uno stronzo, quindi non sono interessato”. (1975)
Bugiaaaaaaa
Sì, notoriamente uno dei due ha scritto Song for Bob Dylan, e uno NON ha scritto Song for David Bowie.
Però era quattro anni prima – forse nel 1975 avevano bisticciato.
“Forse nel 1975 avevano bisticciato.”
Chissà… Certo è che Dylan, a ben guardare, se ne è presi di attacchi e insulti da giornalisti e colleghi, nel corso degli anni. Nonostante quest’aurea di leggenda e intoccabilità che lo pervade.
Ciao scusate posso chiedere la fonte di “Ci sono artisti e band che hanno fatto cose su cui potrei sentirmi possessivo. Ma poi penso a tutte le cose che ho rubato, quindi è meglio che io eviti. Come diceva Picasso, non è ciò che rubi, è come lo usi”. (1993) ? dovrei inserirla come citazione in un elaborato, e mi piacerebbe farlo in lingua originale! grazie
Se ricordo bene è un’intervista che avevo trovato su un numero monografico di Uncut (il che potrebbe voler dire: archivi di NME). Ma se non hai fretta, cerco di recuperarla in questi giorni.
Confermo. E’ un’intervista del 1997, il giornale era NME e l’intervistatore Stephen Dalton. Trascrivo:
“There have been some artists and bands that have done things that I’ve got momentarily possessive about. But then I think about all the things I’ve stolen, so it’s not my job to get possessive. I co-opt as much as the next person. As Picasso said, it’s not what you steal, it’s how you use it”.
visto ora, grazie mille!
In realtà Picasso aveva detto:
good artists copy, great artists steal
ma vabbè, chissene
Il che presuppone che la frase sia in realtà di Bowie e che abbia rubato il nome di Picasso per legittimarla. Ribadendo il concetto 😀