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A che ora è la fine del Liga? – ClassificaGeneration, Stagione III, ep. 9

Qualche giorno fa sono entrato in un MediaWorld.
Uno grande.
C’erano tre clienti.
Forse alcuni di loro (facciamo la metà) (uno e mezzo) erano lì per guardare; poi avrebbero cercato il pezzo su amazon, ebay, subito.it, quelchevolete.
Me lo ricordavo con sei casse. Le avevano chiuse, c’era solo una cassa centrale. Forse saranno aperte a Natale. Se saranno aperti a Natale.
Mi è sembrato che persino le luci fossero meno luminose, per risparmiare. Pareva strano provare disagio tra televisori, stampanti, frigoriferi, telefoni, frullatori, cuffie. Era come se tutti quegli aggeggi si sentissero in colpa per non essere più sexy. Sono ancora utili, sono nuovi, sono in offerta, oppure no. Ma anche solo cinque anni fa (quindi dopo l’inizio della Crisi Che Non Finirà Mai, che non ha diminuito le vendite di televisori e certamente non ha diminuito le vendite di ipertelefoni) la gente veniva qui attratta come da un magnete, anche solo per vedere lo spettacolo della tecnologia, dei prodotti fighi, dell’euforia dei tasti. Ora non importa quanto questi televisori e telefoni e frullatori siano più smart di cinque anni fa (…ma anche di cinque mesi fa). Sembrano opachi, imbarazzati. In parte, non sembrano nemmeno reali – non quanto le loro immagini su uno schermo di un telefono, un computer, un televisore.

Io credo che Luciano Ligabue, ovvero MiticoLiga, si senta un po’ così. Ha cercato di aggiornare il suo prodotto. Ha cercato di rimanere fedele a se stesso. Ha cercato di guardarsi attorno – i titoli dei suoi album di questo secolo sono piuttosto indicativi: Made in Italy, Mondovisione, Fuori come va?
Insomma, lui ci prova.
Ma ha l’aria opaca e imbarazzata.

Occhio, sto parlando di uno che accanto al n.1 tra i presunti album italiani e al brano più trasmesso dalle radio italiane, ha in programma un tour negli stadi italiani. Quelli grossi. Perché caspita, come per i telefoni e i televisori, per lui c’è mercato. Però ho la sensazione che Liga World si rivolga sempre e solo alla sua clientela abituale. Alla quale non sa più cosa dire. Come se i suoi problemi alle corde vocali fossero la cosa più simbolica che poteva capitargli. Non dà nemmeno più le sue verità sulla vita, che ho fedelmente annotato nel corso del tempo (allego prova). Forse prima o poi finirà per dire quello che dice il suo collega più illustre. MiticoVasco. Ovvero “Beh, sono qui”. E anche, immancabilmente, “Beh, siete qui” – come nel tristissimo inno da stadio Ancora noi.

Eppure ci sono pezzi in cui lo riconosco, in cui mi ricorda cos’era all’inizio, quando la critica Mucchiobuscadera lo incensava – e sono quelli che somigliano ai suoi film e soprattutto ai suoi libri, che da anni sono la cosa migliore che fa. Momenti in cui si racconta, recuperando un po’ di struggimento vero (e di nuovo gli succede ripensando ai suoi genitori e all’infanzia, come qualche anno fa in Per sempre). Segnatamente: Io in questo mondo, Il tempo davanti e Quello che mi fa la guerra. Anche musicalmente, si impegna un pochino di più: se come me lo sentite da quando ha iniziato, non potete non notarlo, in mezzo alla pastura light-rock in stile The Killers che ha ottenuto affidandosi a Federico Nardelli, giovane produttore di Gazzelle, il vibrante artista che tutta Viterbo ci invidia. Nel resto dell’album, di questi 10 pezzi buttati giù per non presentarsi negli stadi a mani vuote, dalla impresentabile Luci d’America a Certe donne brillano, ennesima ode alle sue fan, le sue Lighe di legno, c’è la sua idea di quello che il pubblico gli chiede. Ed è un’idea grigia quanto la copertina, quanto le fotocopie di Certe notti, quanto i ricamini di pianoforte a suggerire traboccamento emozionale come faceva Roy Bittan per Springsteen duemila anni fa e come fanno gli U2 oggi. Grigia come la consapevolezza che la via italiana al rock, matta utopia arrivata al suo apogeo nei primi anni 90, barcolla in agonia da anni. L’unica cosa che darebbe dignità a questa fine ingloriosa sarebbe una collaborazione MiticoVasco-MiticoLiga. Un’alleanza tra vecchi supereroi innaturale ma strategica, come quella tra Batman e Superman o tra Alien e Predator; l’incontro finale tra il Roxy Bar e il Bar Mario, la convergenza della Vita Spericolata e la Vita da Mediano, il cocktail di Valium e Lambrusco & Popcorn, il compromesso storico tra Portatemi Dio e Hai un momento, Dio?
Ma soprattutto, tra “Eeeeh!!!” e “Uououo”.

Resto della top 10. Start di MiticoLiga debutta al n.1 nella classifica dei presunti album scalzando dalla vetta Lazza, il giovane rappuso del conservatorio – che però non si schioda dal podio, accomodandosi al n.2 mentre risale al n.3 Playlist di Salmo. Entra al n.5 Mondo Marcio, completano la prima diecina Ultimo (sempre con due album, al n.4 e al n.9), Mahmood, Lady Gaga, Queen e Il Volo. Escono dal club la Platinum collection dei Queen (n.12) e Marco Mengoni (n.14).

Altri argomenti di conversazione. Momento MorteDegliAnni90 della settimana: il nuovo album di Dido entra al n.27. L’album da più tempo in classifica è sempre Hellvisback di Salmo (163 settimane, che festeggia salendo al n.41), seguito da The dark side of the moon e Divide di Ed Sheeran, che da più di un paio d’anni beccheggiano tra i primi cento.
Dai quali escono invece Murubutu dopo 5 settimane, Anna Tatangelo dopo 4 settimane, Ex-Otago dopo 4 settimane, la raccolta di Mia Martini (2 settimane), Avril Lavigne (3 settimane) ed Eugenio in Via Di Gioia subito dopo l’ingresso al n.15 della scorsa settimana.

Sedicenti singoli. Soldi di Mahmood non molla il n.1, anche se Daddy Yankee feat. Snow impazzano sulle spiagge e salgono al n.2 grazie a Con calma, da non confondere con Calma di Pedro Capò feat. Farruko che sale al n.4. Spero non abbiate fatto confusione, converrete con me che si tratterebbe di un equivoco increscioso tra queste due composizioni visionarie che con sensibilità diverse ma pulsanti scandagliano lo spirito del tempo. La più alta nuova entrata è Mademoiselle di Sfera Ebbasta, n.5. Del singolo di Takagi & Ketra feat. Jovanotti feat. Tommaso Paradiso feat. Calcutta dirò solo che è rapidamente uscito dai primi 20. Il verdetto parrebbe chiaro: con tutte le arie che si danno, in tre non fanno una Giusy.

Miglior vita. Sette album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di autorizzazioni a procedere. Nevermind dei Nirvana, che è un po’ la stella polare di tale piccola galassia, è al n.84.

Pinfloi. The dark side of the moon accusa una lieve flessione, dal n.46 al n.56, mentre The wall rimane fisso al n.79, cosa che ci indica chiaramente che il POPOLO non è preoccupato per lo spread e il clima e le altre sciocchezze con cui voi élite radicalchic vi riempite la bocca: diventare Comfortably numb è una soluzione brillante e inattaccabile.

7 Risposte a “A che ora è la fine del Liga? – ClassificaGeneration, Stagione III, ep. 9”

  1. Ma “Lighe di legno” l’hai inventato tu o è un termine già esistente? mi ha fatto ridere tantissimo.

    1. Grazie – sinceramente non lo so, bisognerebbe googlare. Ma mi imbarazza farlo, anche perché ogni ricerca su google si porta dietro conseguenze impreviste, così come ogni ascolto su Spotify. Già aver ascoltato l’album di Liga mi porterà come minimo gli Stadio e Francesco Renga nella playlist del venerdì.
      Metti poi che google entra in modalità: “FORSE STAVI CERCANDO…” :-/

  2. Dopo Despacito “piano piano”, Con Calma e Calma mi aspetto che il prossimo tormentone latibo si chiami Tomo Tomo, Cajio Cajio.

  3. Due cose veloci: ma Con Calma è la vecchia Informer di Snow, vero? Non sanno più cosa fare
    E poi, parlando di sedicenti singoli, a me fa piacere che JovaParaCalcu non facciano una Giusy: diciamocelo, è ora di rivalutare la nostra cassiera , in fondo è l’artista con più settimane al primo posto nei singoli di tutti i tempi .
    E in fondo ha davvero un timbro particolare e internazionale. Poi, non stiamo a sottilizzare troppo su quello che le danno da cantare, all’Esselunga non sono così schizzinosi, ascoltano anche MiticoLiga e le sue Lighe di legno (sono morto)

    1. Su LaGiusy sono d’accordissimo, se in Italia la vita non fosse così dura per gli autori di canzoni se la giocherebbe con le divas dell’età dell’oro, le Mine e le Patty e le Berté.
      Su Con calma, spero in ogni caso che gli diano due lire di diritti perché se non lo fanno, è proprio una cosa Infame (…spero si capisca che ho provato a tutti i costi a fare una battuta sul modo in cui metà della gente, con lo spiccato senso umoristico dei 90s, cantava Informer).

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