AMARGINE

Si sono sciolti i PopTopoi

Normalmente, quei pezzi in cui un critico ne omaggia un altro sono ameni e leggiadri come nuotate nel cemento – e solo a un critico rock poteva pungere vaghezza di cantare l’epilogo di uno stilista del pop, il contrario non potrebbe mai capitare. Forse perché sotto sotto siamo tendenzialmente cattolici, mentre loro sono tendenzialmente protestanti. Siamo vecchi cani tontissimi che fino all’ultimo rantolo continueranno a ululare alla luna per lo struggimento di non poterla afferrare, mentre i felini del pop vedono nella sua irraggiungibilità il presupposto stesso della magia.

Penso che la recentissima decisione di PopTopoi di sciogliere il gruppo da lui stesso formato sia stata un evento più significativo del recentissimo Disco Da Dieci di Fiona Apple (a proposito, lo state ancora ascoltando, sì?). Nella mia testa insana la associo al singolo che vede assieme Lady Gaga e Ariana Grande. Che nella mia testa tarata (tarata punzi) è come il singolo che vide assieme David Bowie e Queen.

Ovvero: sì – però, no.

Nella mia testa ariosa e con finiture di pregio, suppongo che il giorno dopo il tweet essenziale quanto elegante con cui ha annunciato il proprio ritiro, Saverio abbia ricevuto diverse offerte da testate italiane, da caporedattori-fan dispiaciuti e incapaci di rassegnarsi – in qualche caso forse anche incapaci di cogliere. Nella mia testa conica e laconica, è andata come per Michel Platini (“Non mi diverto più”).

Il pop in questo periodo va a gonfie vele, Ariana e BTS e Dua Lipa raccolgono quanto seminato, nuovi nomi si affacciano sempre più colorati e deliziosi, le fandom cinguettano e cuorano irrefrenabili. E chi individua la matematica del pop nell’equilibrata equazione che combina perfezione formale, suono alla moda e successo

(soprattutto, il successo) (e forse, legittimamente: chi sono io per contestare)

non ha mai conosciuto un periodo più soddisfacente.

Ma nella mia testa ronzina, ronza una possibile spiegazione – è la mia, non la sua, ma è costume dei critici rock sovrapporre la propria idea alla realtà. Sicché con arroganza consapevole interpreto l’uscita di Pop dai Topoi come la resa di fronte a una eventualità che non era contemplata: il pop ha effettivamente afferrato la luna. La produzione (di massa) è ineccepibile, sempre più spesso vengono rispettate le premesse dei PEZZI CHE FUNZIONANO (ossessione virulenta del giornalismo di questo secolo), gli ingredienti indispensabili per pezzi che siano efficienti e facciano il loro mestiere come quelli dell’Ikea, dalla tempistica del ritornello ai versi-meme. Eppure, anche se è innegabile che una parte della (one)boy-band che è stata PopTopoi abbia a sua volta dato un piccolo contributo a questa visione formale del pop, a un certo punto non potevano non venir fuori alcuni insanabili conflitti nel gruppo.

Non so se sia dipeso anche dal fatto che rispetto all’inizio del secolo, le nuove popstar siano prevedibili, e che persino nelle loro mosse apparentemente imprevedibili si possano scorgere riunioni di decine di manager e spin doctors. Sta di fatto che da un po’ di tempo PopTopoi sembrava deluso dai Topoi. Dopo la dichiarata fatica nello scrivere sul suo blog i cosiddetti articoli mi è parso di notare nei suoi tweet-recensioni una strisciante nostalgia per chi inventava pop senza manuale di istruzioni. Tra l’altro, a proposito di manuale, non mi viene in mente nessuno che affidasse quasi del tutto la propria critica a dei tweet (a volte, sei-sette in fila, come degli EP), disdegnando gli altri social per quanto più alla moda o con più pubblico potenziale, e potendosi permettere – avendo un altro lavoro e probabilmente tutt’altro scopo nella vita – di fare il critico a modo suo, che a volte è il modo migliore.

(…non sempre)

Ma per me che appartengo a un’altra generazione e che fantastico ancor oggi che chi dice “We’re so pretty, oh so pretty” lo faccia digrignando i denti e minacciando il pubblico, era stato un piacere leggerlo nella sua fase imperiale (cit.). Mentre al contrario, era stato con un vago sgomento che avevo iniziato a intravvedere le sue difficoltà nell’adeguarsi allo scientifico dosaggio di lustrini e pose del megapop contemporaneo. Sembrava sempre più incerto su come tenere a bada le scope che come nell’Apprendista Stregone di Disney, lui stesso aveva aiutato a danzare. Forse la verità è che nei suoi giudizi c’è sempre stato molto più istinto e giudizio soggettivo di quanto il pop moderno possa più tollerare. Mentre nell’evo di Spotify e dei numeri, chi ha più stream ha sempre ragione: del resto non si fa che ripeterlo nel rap, che ormai è sempre più il genere del neocapitalismo. Così, davanti a ogni n.1 il critico pop deve necessariamente ammettere un talento straordinario, monumentale, olimpico, galattico. Altrimenti, sta facendo altro. Sta facendo RockTopoi. E quello, si è rifiutato di farlo – e non so dargli torto.

PS

Io poi non lo so se in realtà è stato ingaggiato da una casa discografica, eh. Non sarebbe il primo – però sarebbe il primo a dimettersi da critico una volta presi i soldi dalla controparte. Altri non usano questa finezza.

2 Risposte a “Si sono sciolti i PopTopoi”

  1. Commento serio: non sai che piacere mi ha fatto leggere questo tuo post. Ho sempre seguito Saverio con gran piacere, e avevo i tuoi stessi dubbi: un colto critico pop, dove può andare a parare in un mondo di pop perfetto? (Poi, sulla perfezione del pop odierno, facciamo pure nottate di ragionamenti, ma ci siamo capiti).
    Mi mancherà, ed è bello vedere che non sono il solo.
    Saluti, Madeddoni

  2. Quindi alla fine è successo: il pop si è magnato sé stesso?
    Anche io seguivo PopTopoi, ma vedinpo’, ho smesso di farlo in maniera (rel.) assidua dopo il passaggio su Twitter. Da un certo punto di vista sono relativamente stupito.
    Non sono mai stato bravo a vedere “the big picture”, ma a istinto (naso, pelle, quel che vuoi) da tempo non mi tornano le cose, perché quel che provo leggendo di musica, ascoltando e vedendo musica è una grande noia. In parte lo imputo all’età che avanza, ma qualcosa mi dice che non è solo quello, perché ormai anche quelli che parlano dei “bei tempi” hanno un po’ rotto le balle, no?
    [Mojo non è lontano da “Sono passati 10 anni dal primo numero celebrativo di Mojo sui Beatles!”] Nel frattempo tutta la musica degli anni zero che era così fichissima e imprescindibile su Pitchfork adesso sta a 1/2€ al pezzo su Discogs (figata!)
    Trovo un minimo di aria fresca leggendo questa pagina (posso dirtelo senza tema di sbrodolare, perché è così) e su Bandcamp, dove vanno avanti discorsi apparentemente a sé stanti e dove resta quel vago alone contrastante di mistero e vicinanza che – pensa te – è un po’ tipico della luna forse. E niente, l’ho buttata lì. Non so se si capisca, non credo serva a nulla, dubito che interessi a qualcuno: forse ti suona : ) Ciao Madeddu.

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